Dillo all’Avvocato: il risarcimento del danno da vacanza rovinata
Vacanze da incubo
Settembre induce nuovi inizi, con la memoria ancora densa di ricordi nostalgici sulle vacanze appena trascorse. Può succedere però che i ricordi non siano sempre piacevoli e che, al contrario, la vacanza lungamente attesa, minuziosamente organizzata e profumatamente pagata, si sia rivelata molto diversa da quella che ci eravamo aspettati; sistemazioni alberghiere fatiscenti, servizi promessi ma inesistenti, disservizi nel trasporto, tante possono essere le cause di una vacanza da dimenticare. Cosa fare in questi casi?
Il Codice del Turismo (CdT) soccorre il viaggiatore, indicando puntualmente responsabilità, termini, procedure, prescrizioni ed ambito d’applicazione. Sotto quest’ultimo profilo è opportuno specificare che le disposizioni di cui discorriamo “si applicano ai pacchetti offerti in vendita o venduti da professionisti a viaggiatori e ai servizi turistici collegati la cui offerta o vendita a viaggiatori è agevolata da professionisti”.
Lo spazio a mia disposizione non consente di trattare compiutamente tutta la disciplina predisposta dal CdT. Resto quindi a disposizione delle lettrici e dei lettori per ogni domanda non trovi risposta in questo articolo, nel quale mi limiterò a dare conto dell’estensione di tutela risarcitoria riconosciuta, che interessa tanto il danno patrimoniale che quello non patrimoniale.
In relazione a quest’ultimo, in particolare, voglio introdurre il c.d. “danno da vacanza rovinata” che può essere definito come il pregiudizio subito da un viaggiatore per non aver potuto godere pienamente del viaggio organizzato e delle occasioni di piacere, svago o riposo che esso rappresentava. E’ questa privazione di occasioni di benessere, o meglio i disagi e le sofferenze che seguono alla mancata realizzazione del programma di viaggio prospettato, che trovano tutela risarcitoria. Non a caso, il CdT collega questo danno al tempo di vacanza inutilmente trascorso ed all’irripetibilità dell’occasione perduta.
Ovviamente un risarcimento implica un responsabile, nel nostro caso il disagio lamentato deve essere conseguenza di un inadempimento delle prestazioni oggetto del pacchetto turistico.
L’ inadempimento inoltre, è bene precisarlo, non deve essere di scarsa importanza, così come non di scarsa importanza deve essere il pregiudizio lamentato. Infatti, “il danno non patrimoniale da vacanza rovinata richiede la verifica della gravità della lesione e della serietà del pregiudizio patito dall’istante, al fine di accertarne la compatibilità col principio di tolleranza delle lesioni minime e si traduce in un’operazione di bilanciamento demandata al prudente apprezzamento del giudice di merito, il quale, dalla constatazione della violazione della norma di legge che contempla il diritto oggetto di lesione, attribuisce rilievo solo a quelle condotte che offendono in modo sensibile la portata effettiva dello stesso” (Cass. 14/07/2015 n. 14662, Tribunale di Ravenna sent. 238/2023).
Il diritto al risarcimento si prescrive in tre anni con decorrenza dalla data del rientro del viaggiatore nel luogo di partenza, come recentemente ricordato anche dalla Giurisprudenza (Cass. 5271/2023). La prescrizione, come noto, è un modo di estinzione di un diritto, causato dal mancato esercizio del diritto stesso per un certo periodo di tempo. La legge prevede termini di prescrizione ed adempimenti diversi a seconda del pregiudizio lamentato, per cui è sempre opportuno consultare il proprio avvocato di fiducia per qualificare correttamente il danno subito, senza correre il rischio di pregiudicare i propri interessi.
Avv. Alessandra Lupi
Per chiarimenti sull’argomento trattato potete scrivere all’indirizzo mail studiolegaleal@virgilio.it.
L’Avv. Alessandra Lupi riceve a Roma e Lido dei Pini, previo appuntamento telefonico (Tel. 069178201 – Cell. 3496358027).
Quartiere Europa
Ad Anzio, su indirizzo della Commissione Straordinaria, in seguito al nulla osta del Commissariato di Polizia di Stato Anzio-Nettuno, sono iniziati i lavori per la riqualificazione dell’area al quartiere Europa, luogo del brutale episodio di violenza sessuale, subita da una giovane ragazza la sera del 12 maggio scorso.
L’Area Ambiente e Territorio ha iniziato la bonifica dei luoghi, attraverso il taglio della vegetazione e la rimozione di numerosi rifiuti abbandonati illecitamente.
L’Ufficio Tecnico Comunale, settore Lavori Pubblici, continuando gli interventi di bonifica, ha attivato le operazioni di demolizione del fatiscente manufatto e l’ulteriore messa in sicurezza della zona pedonale, con l’istallazione di dissuasori stradali.
Attraverso l’intervento di contrasto al degrado urbano, messo in atto in questi giorni, sarà possibile restituire al quartiere un sito sicuro, in particolare per i tanti cittadini e studenti che percorrono il sentiero pedonale, retrostante l’istituto scolastico, che collega la Nettunense con la località Anzio due.
Comune di Anzio
La reazione al libro del Gen. Vannacci dovrebbe essere a difesa della democrazia ma non lo è
Un inopportuno abuso d’autorità
Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. E’ il fondamento della democrazia; è scritto nella nostra Costituzione dove non si trovano articoli in cui si fanno eccezioni a tale principio essenziale, nemmeno per il clero, per la magistratura o per la classe militare. Poi ci sono le norme che regolano e disciplinano la vita delle differenti istituzioni alle quali i vari membri debbono attenersi ed infine vi sono le leggi dello Stato che vincolano la libertà di opinione e di espressione solo agli effetti che essa può provocare ad altri; ai quali resta il diritto di chiedere rivalsa di fronte ad un giudice.
Il Gen Vannacci, che è un cittadino italiano e che ha servito l’Italia in posizioni di alto rischio e di grande responsabilità, ha scritto un libro esprimendo le sue opinioni: se ha commesso un’infrazione al regolamento militare dovranno essere i suoi superiori gerarchici a prendere provvedimenti, se ha diffamato qualcuno sarà la magistratura a trovare la giusta punizione, ma che c’entra la politica? Il Ministro della Difesa ha voluto essere più realista del re, utilizzando il modo che ritengo del tutto inopportuno, le sue prerogative e sottintendendo così quel debito di democrazia che spesso si attribuisce alla destra italiana ed ha immediatamente rimosso il Generale dall’incarico di comando che ricopriva. Devo supporre che il Ministro abbia letto il libro ma se lo ha letto dovrebbe spiegare quale “reato”, anche se semplicemente d’immagine, sia stato commesso dal militare che, va precisato, ha firmato il proprio libro senza mai coinvolgere le Forze Armate, senza riferirsi al ruolo di comando ricoperto e senza fare politica di parte. Val la pena precisare che l’art 1472 del DL 66/2010 stabilisce che “i militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l’autorizzazione”.
Nel suo “Il mondo al contrario” il Generale non rivela segreti militari ma fa una critica alla realtà italiana che considera decadente e priva di valori. Richiama ai valori di Patria ed al significato simbolico dell’inno e della bandiera ed auspica che questi principi fondanti possano trovare posto nella didattica scolastica e costituire valori essenziali anche per acquisire la cittadinanza italiana. Il Generale rivisita il significato del termine normalità derivandolo dai principi sociali del conservatorismo storico e relegandone il valore ai concetti, di consuetudine e di prevalenza statistica. Mangiare un cane arrosto a Milano non è normale, mangiarlo a Shangai è normalissimo. Denuncia l’allontanamento dai principi culturali, tradizionali e naturali che hanno caratterizzato la storia recente di questo Paese. Ribadisce il diritto di ogni cittadino di esprimere in modo libero la propria attitudine sessuale e quindi il pieno diritto all’omosessualità ma afferma che essa, che non dovrebbe coinvolgere il modello di famiglia tradizionale, resta un comportamento che eccede la normalità naturale e cioè quella per cui la diversità dei generi esiste per permettere il riprodursi della specie. La frase “Cari omosessuali, normali non siete. Fatevene una ragione!” è tutto quello con cui una stampa, addomesticata da anni di politically correct, ha voluto sintetizzare il contenuto di un libro di 373 pagine.
Il libro tocca lo spinoso problema dell’immigrazione e del multiculturalismo rivendicando il diritto di difendere l’identità culturale contro un’invasione incontrollata di immigrati portatori di altri valori e di altri caratteri somatici e, pur nel rispetto dovuto alle varie culture, il Generale Vannacci rivendica il suo diritto a difendere la tradizione e l’identità italiana, cosa che anche la destra al governo rivendica quando parla di sostituzione etnica. Per quanto riguarda il discussissimo fenomeno del riscaldamento globale il libro, in sintesi, si schiera nella folta lista di coloro che ritengono che il nostro pianeta abbia vissuto fenomeni piu drastici di quello attualmente vissuto e che i governi dovrebbero lavorare per adattarsi alla nuova situazione climatica con una transizione energetica che non escluda il nucleare.
Il libro, che tocca anche molti altri aspetti del mondo contemporaneo italiano, non tralascia il dibattuto concetto della legittima difesa perorando la causa di una maggiore tutela dell’aggredito, una posizione che, per alcuni aspetti, appare anche più blanda di quella piu volte auspicata dal ministro Salvini ma anche dalla stessa Presidente del Consiglio. Insomma un libro, ben scritto, un po’ prolisso che denota una preparazione culturale che va ben oltre quella derivante dall’Accademia Militare, ma che esprime opinioni legittime in democrazia e se una o piu di queste opinioni sono lesive dell’onore o dei diritti di altri cittadini sia la magistratura e non la politica a regolare le cose. Decenni di bombardamento di una politica che pretende di contrabbandare, come diritti, aberrazioni come quella dell’utero in affitto o quella di disfarsi impunemente e liberamente di ciò che già vive; che attacca duramente i congressi che difendono la famiglia tradizionale, che impedisce dibattiti universitari perché non in linea con l’anti-liberismo radicale, che non permette la presentazione del libro del ministro Roccella nel Salone del Libro, perché difende la famiglia tradizionale; una politica per cui il motto mazziniano Dio, Patria e Famiglia è diventato una bestemmia discriminatoria, hanno portato ad una visione egemone del nostro assetto socio culturale tanto che, in nome di una falsa concezione di democrazia si rischia di perdere il senso dell’orientamento democratico e quello dei valori fondanti.
Le voci di dissenso devono essere messe a tacere e sorprende che a farlo sia chi, cavalcando quel dissenso, ha raggiunto il governo del Paese. Il generale Vannacci, ha detto quello che molti italiani pensano, ma che non hanno il coraggio di dire. Oppure ha scritto idiozie pubblicando in proprio un libro per qualche decina di lettori e che il Ministro della Difesa ha trasformato in un best seller. Ma non appare che abbia commesso reati, come dichiara chi quei reati dovrebbe provare e perseguire e cioè il Procuratore Generale presso la Procura Militare di Roma che afferma “il libro di persè non mi sembra ipotizzare profili di reato e non credo quindi, che qualche Procura intervenga d’ufficio”. Se la pubblicazione identifica un’infrazione al regolamento militare sia lo Stato Maggiore ad infliggerla ma, se il Ministro diventa il censore delle opinioni dei componenti del proprio ministero, allora questo è un grave vulnus della libertà e della democrazia. “Il generale odia i gay” sembra però una sintesi giornalistica troppo limitata anche se appare su giornali allineati. Il libro certamente impone una riflessione critica sulla nostra società che esuli da quegli schemi ideologici di cui è prigioniera da anni. Poi ognuno pensi quello che vuole delle opinioni del Generale Vannacci: una cosa è certa: nel pubblicare il libro non avrebbe mai potuto immaginare che il Ministro sarebbe stato il suo più grande agente pubblicitario: oppure lo aveva immaginato?
Sergio Franchi