LA COMPLESSA STORIA
DELLA RUSSIA/15
di Francesco Bonanni
La Zarina Elisabetta sin dal 1742 aveva designato come suo successore un tedesco: il nipote Pietro Duca di Holstein, figlio della sorella e nel 1744 gli scelse per moglie un’altra tedesca: Sofia Federica Augusta, figlia quindicenne del Principe Cristiano Augusto di Anhalt-Zerbst, un nobile cadetto squattrinato che per vivere era costretto a militare nell’Esercito del Re di Prussia.
Sofia,nata il 2 maggio del 1729 a Stettino dove il padre era stato trasferito al comando di una Guarnigione prussiana, non ebbe un’infanzia felice. Trascurata dai genitori ricevette un’educazione luterana impartita da una governante francese, Babette, e da alcuni Tutori.
Sin da piccola era solita dedicare molto del suo tempo allo studio dimostrando una maturità inconsueta per la sua età.
Nel 1744, accompagnata dalla madre, arrivò a San Pietroburgo presso la Corte della Zarina Elisabetta che in gioventù era stata promessa ad un fratello della madre di Sofia poi deceduto. Nello stesso anno avvenne il fidanzamento ufficiale con l’Erede al Trono e, dopo il Battesimo Ortodosso col quale a Sofia fu attribuito il nuovo nome di Caterina (Jekaterina Alekseevna), nel 1745 fu celebrato il Matrimonio. Matrimonio che si rivelò infelice in quanto Pietro, personalità disturbata e violenta, si mostrò sin dall’inizio ostile alla moglie arrivando ad offenderla anche in pubblico. Inoltre mentre Caterina si immedesimò immediatamente nel ruolo di Granduchessa di Russia imparando perfettamente la lingua e assorbendo la Cultura e le Tradizioni russe, Pietro rimase sempre legato alle sue origini germaniche, dimostrando un gran disprezzo nei confronti del Paese sul quale era destinato a regnare. Ignorata totalmente dal marito Caterina si consolò con una moltitudine di amanti che poi li utilizzerà per la sua scalata al potere.
Da principio fu proprio la Zarina Elisabetta, delusa dal nipote, a gettare tra le braccia di Caterina un primo amante, in quanto allarmata dal fatto che il nipote e la moglie non avevano ancora generato alcun erede.
Caterina ebbe una relazione anche con il Ciambellano Sergej Saltinov dal quale, dopo due aborti, concepì il figlio Paolo oltre che una storia con il Generale Grigorij Potemkin col quale sembra che abbia contratto un matrimonio segreto. A Potemkin fu poi intitolata la corazzata Potemkin, famosa per l’ammutinamento del suo equipaggio avvenuto nel 1905 descritto nel celebre film di Sergej Eisenstein: la Corazzata Potemkin.
Caterina II Zarina di Tutte le Russie
Nel 1762 alla morte di Elisabetta salì al trono suo nipote col nome di Pietro III. Ma Caterina era ormai decisa a sottrarre il Trono al marito,che era malvisto da tutta la Corte per le sue stranezze ma soprattutto per i suoi forti sentimenti filoprussiani. Difatti dopo pochi mesi attuò un Colpo di Stato e il con l’aiuto del suo amante, Grigorij Orlov, detronizzò il marito e assunse il titolo di Caterina II Zarina di Tutte le Russie, meritandosi poi dagli Storici l’appellativo di Grande.
Il Colpo di Stato fu facilitato dal fatto che Pietro per la sua sconfinata ammirazione del Militarismo Prussiano e per il suo tenace attaccamento al Luteranesimo, rimanendo così estraneo alla Cultura e alla Società russa, era inviso alla Corte tanto che Elisabetta aveva pensato più volte di escluderlo dalla Successione al Trono.
Difatti Pietro dopo la morte di Elisabetta come primo atto concluse la pace con la Prussia, rinunciando ai territori acquisiti durante la Guerra dei Sette Anni e attuò riforme nell’Esercito sul modello prussiano.
Pietro, dopo la forzata abdicazione a favore della moglie, fu rinchiuso nella fortezza di Ropsa ove il 17 luglio 1762 morì, secondo la versione ufficiale per un attacco cardiaco, molto probabilmente per strangolamento. Caterina in Politica Estera proseguì la linea di Pietro il Grande e dopo la vittoria sull’Impero Ottomano, con il trattato di kucuk del 1774, acquisì vasti territori, il Diritto di Protezione sugli abitanti ortodossi della Sublime Porta, l’indipendenza della Crimea, che nel 1783 fu annessa alla Russia, e l’annessione di tutte le regioni orientali della Polonia.
Caterina, dotata di una raffinata abilità politica e di una notevole istruzione combinata ad una vivace intelligenza, fu però una Sovrana contraddittoria.
Da un lato, sin dal suo arrivo in Russia, ebbe rapporti epistolari con i più illustri personaggi dell’Illuminismo francese che furono ispiratori delle sue riforme da un altro lato esercitò il suo potere con una decisa impronta assolutistica. Morì il 6 novembre del1796 e, per volere del figlio Paolo, fu sepolta accanto al marito Pietro.
YOUNG SOPHIA
Il pensiero dei giovani
LA MIA PASSIONE
PER LA CHITARRA CLASSICA
di Roberto Cardinali
La Storia dell'omaggio musicale/2
PRENDERE IN PRESTITO DA ALTRI COMPOSITORI.
Nel Medioevo
I primi esempi rintracciabili li ritroviamo addirittura nel repertorio della monodia liturgica medievale ancora intonata da una sola voce o un solo strumento, che fiorì dal IX al XIII secolo.
Nel XIV secolo, i mottetti aritmici, (senza un metro ben preciso) dell'Ars Nova di Philippe de Vitry (1291- 1361) e Guillaume de Machaut (1300-1377) usavano una melodia esistente come voce tenorile di una nuova composizione. Il prestito musicale era evidente anche nelle prime composizioni strumentali che erano semplicemente intavolature di opere vocali.
Nel Periodo rinascimentale
I compositori furono finalmente apprezzati e rispettati per la loro creatività̀ e originalità. La musica strumentale spesso prendeva ancora in prestito melodie originali vocali che venivano riadattate per tastiera, liuto, vihuela o altri strumenti. La canzone strumentale nasce invece come arrangiamento del canto vocale e si evolve in un genere separato. La variazione, il cambiamento fu necessario ed è in questo secolo che cominciò a guadagnare importanza come genere strumentale ed una melodia presa in prestito spesso veniva usata come linea di basso, al di sopra della quale le variazioni venivano improvvisate o composte.
Durante il Barocco, sebbene ci fosse una crescente enfasi riguardo all'originalità, i compositori spesso utilizzavano brani corali sfruttandoli per creare preludi strumentali. I prestiti musicali sono diventati meno frequenti alla fine del XVIII secolo a causa del forte desiderio di originalità. I motivi popolari continuavano ad essere utilizzati abbastanza frequentemente perché erano considerati proprietà comune e pezzi di famosi compositori furono riutilizzati sempre meno.
Nel Settecento
Le pratiche di arrangiamento e medley furono ancora usate. Mozart ha creato arrangiamenti di brani di Bache Handele questa prassi era considerata una forma di intrattenimento popolare.
Nell’Ottocento
I compositori cercarono l'espressione individuale e l'originalità più dei loro predecessori, andando a rendere ogni opera diversa da quella del passato e anche univocamente identificabile tra le opere di un particolare compositore. Le allusioni al passato diventavano più velate e rivolte ad un pubblico di intenditori musicali, per ottenere effetti particolari, per associare il nuovo lavoro ad un'opera precedente o per associare un particolare significato (ad esempio la melodia di un'opera vocale citata in un contesto strumentale).
Di conseguenza, un pubblico che conosceva la canzone avrebbe associato meglio la melodia con le sue parole originali. Il compositore che usava l'allusione dimostrava quindi creatività, collocando materiali musicali precedenti in un contesto chiaramente nuovo.
I compositori dell'Ottocento a volte prendevano in prestito temi popolari e temi stranieri per invocare associazioni nazionalistiche o esotiche, un modo considerato espressione della creatività del compositore.
LA POESIA…
«[…] Ti ho portato un regalo; è una poesia. Non l’ho scritta io, è di un poeta greco, ma per me è come se l’avessi scritta tu.” Padre Vescovo prese la poesia incorniciata e la lesse a voce alta, come sempre usava fare. Leggeva e, via via, acconsentì alle parole del poeta di farsi spazio tra le sue intime preghiere. Leggeva, si fermava e riprendeva, senza che lo stupore lo lasciasse. Miguel ascoltò quella voce alta e docile e, a un tempo, toccata e commossa:
SE NON MI AVESSI DATO LA POESIA
Se non mi avessi dato la poesia, Signore, non avrei nulla per vivere. Questi campi non sarebbero miei. Mentre ora ho avuto la fortuna di possedere meli, di fare spuntare rami dalle mie pietre, riempire di sole il cavo delle mie mani, di gente il mio deserto, di usignoli i miei giardini. Allora, come ti sembra? Hai visto le mie messi, Signore? Hai visto le mie viti? Hai visto come cade bene la luce sulle mie valli serene? E ho ancora tempo! Non ho dissodato tutto il mio territorio, Signore. Il mio dolore mi scava a fondo e il mio lotto aumenta. Prodigo il mio riso, come pane che si spartisce. Tuttavia, non spendo a torto il tuo sole. Non getto neanche una briciola di ciò che mi dai. Perché penso alla solitudine e agli acquazzoni dell’inverno. Perché verrà la mia sera. Perché giunge tra poco la mia sera, Signore e, prima di andarmene, devo aver fatto della mia capanna una chiesa per i pastori dell’amore.
Una singolare pace traversò quel cercatore di Vita. Miguel lo guardò e vide una lacrima impossibile da trattenere e che Padre Vescovo, finita la lettura, asciugò con il fazzoletto. L’uomo di Chiesa pronunciò poche parole ma volle, lui che nessun quadro aveva mai gradito alle pareti, volle trovare la giusta collocazione a quei versi. Si guardava intorno. “Là no, là no, nemmeno là…” Motivava le contrarietà mentre continuava a cercare, finché cuore e sguardo concordarono: “là, appoggiamolo sul mobile, ai piedi del S. Giuseppe che tiene in braccio Gesù Bambino” (un quadro appoggiato sul ripiano del comò e solamente addossato alla parete).
Padre Vescovo era lì e non c’era; era quella Poesia accolta e ricoverata, ed era altrove. Era nell’aria tutt’intorno e, a un tempo, uno col Signore. Svanito e, al tempo stesso, radicato nel Sempre. […]»
Lello Agretti da “Azzurra”
Domenica 26 marzo - ore 16.30
Clemente Marigliani
MICHELANGELO
SCULTORE
e
ARCHITETTO
Simposio in Via Venezia, 19-Anzio-RM
Lido di Cincinnato presso l’Istituto Suore Agostiniane