I servizi del Comune di Anzio non sono un esempio di efficienza
Comune ad una palla
Siamo ormai tutti abituati a dare sempre un’occhiata alle recensioni prima di fare un acquisto o la scelta di un servizio; lo facciamo in modo sistematico quando vogliamo scegliere un nuovo ristorante e concorriamo spesso ad esprimere in nostro livello di gradimento per un servizio ricevuto. L’obiettivo è sempre quello di scegliere chi è valutato cinque palle magari con recensioni espresse da un alto numero di utenti o clienti. Ma quando si tratta di un servizio fornito da un’istituzione pubblica c’è poco da scegliere. Chi vorrebbe scegliere un fornitore di servizi se mostrasse una sola palla come risultato di 14 recensioni tutte di una palla? Chi vorrebbe scegliere un ufficio di cui si scrive “maleducati, disorganizzati fino al midollo..”, “do una stella solo perché non posso dare zero”, “pessimo, è come se non ci fosse”…e chi più ne ha più ne metta; tutti giudizi rigorosamente a livello di una sola striminzita palla. Eppure un cittadino che vive ad Anzio e che vi risiede in modo legale non ha scelta: deve ricorrere ai servizi comunali e certamente non può esimersi dall’entrare in contatto col l’ufficio che eroga servizi demografici ed ha sempre la necessità di entrare in contatto con l’Ufficio Anagrafe, che rilascia e rinnova le carte d’identità e cheè quello che ha il peggiore indice di gradimento da parte dell’utenza. Non se ne comprende il motivo, ma il personale che vi opera sembra sempre che abbia seri problemi esistenziali, perché non riesce ad essere gentile o a sorridere a chi si trova di fronte.
Fino a qualche anno fa, prima che il progresso toccasse l’organizzazione del servizio, si poteva prendere il numeretto e, dopo una breve attesa, si poteva entrare in ufficio e con due foto e qualche Euro, rinnovare la propria carta d’identità, quella grande, nel contenitore di plastica a libretto. Poi è arrivato il progresso tecnologico e per rinnovare una carta d’identità ci vogliono mesi. Bisogna prenotarsi sul sito per fissare un appuntamento. Ma questo non dipende dal Comune di Anzio perché sono le nuove modalità per il rilascio della CIE la carta d’identità elettronica, ma è sempre presso l’Ufficio Anagrafe che bisogna recarsi e solo dopo che un appuntamento è stato fissato e comunicato all’utente, perché non so per quali ragioni di sicurezza, non si possa accedere agli Uffici per comunicare con un impiegato e per chiedere un’informazione. Nemmeno a parlare di contatti telefonici. Sono personalmente stato per ore al telefono a chiamare i due numeri che il sito del Comune riferisce all’Ufficio Anagrafe e tentato anche l’alternativa di farlo passando per il centralino, che il progresso ha reso automatico, per chiedere un semplice chiarimento relativo ad una piccola omissione fatta dall’ufficio. In orario d’ufficio e dopo, i numeri risultano liberi e nessuno risponde. Se ne resta frustrati e si spera che nessuno degli auguri rivolti all’indirizzo degli impiegati dell’ufficio giunga a destinazione.
E’ una vera e propria violenza psicologica costringere a dover recarsi presso un ufficio per avere un’informazione che l’ufficio avrebbe dovuto fornire al cittadino e per farlo il cittadino dovrebbe prendere un appuntamento usando il telefono a cui risponde nessuno. E’ frustrante ed allontana i cittadini dalle istituzioni. Se si dispone di un po’ di intraprendenza si cercano soluzioni alternative ed, utopisticamente, si cerca di parlare con chi quel servizio dirige e che, magari, contribuisce nella formazione del premio annuale di performance. Immaginate come possa essere facile entrare in contatto con un dirigente del Comune di Anzio se è impossibile ottenere un’informazione da un suo dipendente. Tentare di parlare con il Santo Padre ha qualche chance in più di esito positivo. Forse non tutti i servizi prestati dal Comune di Anzio sono a livello di quelli prestati dall’Ufficio Anagrafe ma non ne conosco nessuno al livello di eccellenza. Forse è una prassi consolidata, forse l’arroganza ed il disservizio sono diventate prerogative essenziali per gestire i servizi pubblici, quei servizi che in piccoli comuni come quello di Anzio dovrebbero essere facilmente fruibili. Non è così e senza andare sempre nel nord Italia si può disporre di ottime strutture amministrative in moltissimi comuni anche della nostra regione. Purtroppo la decadenza di un comune si deduce sempre dallo scadere dei servizi prestati ai cittadini. Quando i dirigenti politici, quella eletti dai cittadini, non si rivelano all’altezza, mancano di una visione imprenditoriale e prendono per strumento di sottopotere la delega a servitori pubblici, ricevuta dagli elettori. La difficoltà di ricevere assistenza da un ufficio essenziale come quello dell’Ufficio Anagrafe è sintomo di scarsa capacità di controllo da parte dei responsabili del servizio. Dopo lo tzunami che ha colpito il comune di Anzio si sono anche persi i punti di riferimento sul piano politico che almeno avevano la necessità di mantenere il consenso per la prossima tornata elettorale, mentre restano irraggiungibili quelli sul piano amministrativo. Resta solo lo sterile sfogo: quello di aggiungere recensioni con improperi e parolacce e rigorosamente una palla.
Sergio Franchi
Ormai si vive nel degrado malavitoso e delinquenziale
Spari a Nettuno
Ennesima sparatoria a Nettuno pochi giorni fa. E’ stato preso di mira il portone di una casa dove un detenuto stava scontando gli arresti domiciliari. L’autore dell’episodio è stato arrestato poco dopo dai Carabinieri di Anzio mentre in auto si dirigeva verso Ostia da dove era partito per venire a Nettuno e sparare contro il portone. Una sparatoria che segue molte altre, fra queste quella che ha destato più allarme sociale sono i colpi sparati in via Livatino a Nettuno nel pomeriggio del 25 settembre u.s. giorno delle votazioni. Pochi giorni prima il mortale accoltellamento di Anzio, a marzo 22 a Nettuno altra sparatoria con ferito grave. Poi l’inseguimento con sparatoria del gennaio 2022 ecc… Nel frattempo gli arresti, gli scioglimenti dei due Consigli comunali per infiltrazioni mafiose, i 65 arrestati e il processo. Insomma Nettuno e il territorio non vivono un buon momento riguardo la legalità e la criminalità: la grande criminalità e la microcriminalità spicciola, locale che forse contribuisce ancor di più a degradare la qualità della vita nella cittadina, una qualità della vita già invalidata anche dai numerosi atti vandalici, dalle risse, la malamovida ecc. Ormai macrocriminalità e microcriminalità, come scrivevamo su queste pagina qualche settimana fa, si mostrano speculari e si interfacciano con reciprocità, ambedue rappresentano quello che ormai sembra essere lo stigma di una città che sta attraversando, come anche è accaduto più volte nella sua storia, una fase di transizione e di grande mutamento, passando da una situazione geografica e culturale di tranquilla provincia a una condizione metropolitana, vedendo sempre più sbiadire il suo profilo identitario e le sue caratteristiche. Senza un reale profilo socio economico, Nettuno non può dirsi compiutamente turistica, non è mai stata industriale, da moltissimo tempo non è più agricola, non è sede di un terziario innovativo e anche la realtà delle piccole attività commerciali a gestione famigliare sta lasciando il posto alla grande distribuzione. Una attività in piedi a livello locale è quella edilizia con una serie di attività artigianali collaterali (elettricisti, istallatori, idraulica…), ma per quanto ancora e con quali effetti sul territorio?
E’ possibile che in questa fase di passaggio si possano generare condizioni di anomia, di sfaldamento dei precedenti legami sociali che possono lasciare spazio a culture eterogenee e anche malavitose. La complessità sociale è connaturata alla odierna contemporaneità, attraversando anche, in vari modi, tutte le realtà locali, ancor di più quelle realtà di profonda transizione e mutamento come Nettuno. Una realtà, una complessità, un mutamento che dovrebbero essere governate con perizia, accortezza e intelligente preveggenza e per questo occorrerebbe una classe dirigente politica, amministrativa, imprenditoriale, culturale ecc. che, ritengo, mancante da ormai diversi decenni. I 4 scioglimenti comunali (due dei quali, ricordiamolo, per infiltrazioni mafiosi) ne sono la sciagurata dimostrazione. A tal proposito occorrerebbe forse interrogarsi se si possa ancora parlare di ‘infiltrazioni’ e non dello strutturarsi, nella stratificazione sociale di una sciagurata rete di rapporti, affari ecc. consapevolmente o meno, direttamente o meno, contigua alla malavita.
Giuseppe Chitarrini