SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
I preparativi per trascorrere l’estate
C’è chi è già partito per le vacanze, chi ha rinunciato e chi non si preoccupa o ha la fortuna di vivere in zone che sono luoghi di villeggiatura, sempre. Molti decidono in base alle proprie possibilità e qualcuno, più fortunato, può programmare secondo i propri desideri. Ma, comune ad entrambi, è la possibilità di
decidere del proprio tempo, un privilegio. Perché, in fondo, siamo liberi anche quando decidiamo di rimanere a casa.
E poi c’è chi libero non è. Ci siamo mai veramente chiesti cosa significhi essere privati della propria libertà? Difficile, per noi, anche solo cercare di immaginarlo. È un argomento di profonda riflessione, affrontato e analizzato dai giovani studenti di una scuola di Nettuno: essere impotenti di fronte alla reclusione nell’immobilità di scontare una pena chiusi dentro una cella.
Giuliana
YOUNG SOPHIA
Il pensiero dei giovani
Si è concluso il percorso educativo ideato dai volontari dell’associazione Vol.A.Re rivolto alle classi III e IV del Liceo scienze umane dell’Istituto Pie Filippini di Nettuno, sul tema il detenuto ed il mondo carcerario dal titolo: “oltre per abbattere i muri”.
Ospiti durante i sei incontri, la responsabile dell’area giuridico pedagogica dott.ssa Sabrina Falcone della Casa Circondariale di Velletri e l’avvocato penalista Massimo Salemi. Al termine della formazione, gli allievi in risposta al tema proposto, hanno redatto una testimonianza e una poesia che teniamo condividere con i lettori.
Non pensavo di ritrovarmi qui un giorno, di sentirmi più solo di quanto dentro di me non ne fossi già.
Vent’anni… ho solo vent’anni e mi sembra di aver vissuto una vita intera o forse quella che ho percorso non poteva essere definita vera?!
Solo ora la mia mente ha compreso cosa è successo davvero, ma ormai è troppo tardi. Sono immerso nei miei dubbi e non riesco a trattenere delle lacrime salate che scendono pensanti lungo le guance, cadendo qui, su questo pavimento freddo e grigio che probabilmente numerose calzature hanno calpestato.
Ho paura, ho la forza di rialzarmi, di ribellarmi, di difendermi. Non ho voce per urlare quel che sto provando. Sei anni, sei lunghissimi anni. Mi hanno sottoposto ad una condanna che merito; in verità non so che merito. Non ho più nulla da rischiare, né da perdere.
Una volta uno dei miei amici più cari, mi disse una cosa che mi affascinò molto: si riferiva ad una strana metafora usata da Pascal riguardo la condizione dell’uomo; questo filosofo definiva l’essere umano come una canna al vento. Forte e fragile allo stesso tempo.
Non si spezza può anche danzare con il vento… Ecco la mia danza si è conclusa, io che fino a pochi minuti prima credevo di poter affrontare il vento, mi sono spezzato.
È da vigliacchi temere? Ora cosa posso fare? Nulla. Non c’è nulla che posso fare. Sono pieno di domande: “quando uscirò da qui cosa farò? Cosa sarò agli occhi degli altri?” Un carcerato, un criminale con queste parole mi definiranno?
Ma ecco una luce. Uno spiraglio. Mi arriva un pensiero: ci sarà forse un altro vento per me che mi darà la forza di danzare ancora, forse anche di volare, fino ad essere capace di non spezzarmi e non cadere più?
III Liceo delle scienze umane
S. Lucia Filippini di Nettuno
Una fiamma tra i muri
Sospeso il tempo tra grigie mura,
sembran miraggio i sogni sperati,
il cuore giace nella paura
le sbarre trattengono i rimpianti.
Volteggiano le ombre lungo i corridoi,
le anime si liberano, i corpi rimangono
reietti della società ripudiati antieroi
che l’agognata libertà rimpiangono
in tal labirinto di pena,
nell’oscurità risplende una fiamma
nella speranza che la vita rende piena
che la libera da questo dramma
non serve che stargli vicino
anche serrar nelle oscurità delle avversità.
IV Liceo delle scienze umane
S. Lucia Filippini Nettuno
I RACCONTI DAL FARO
“UNA GRANDE ONDA AL
LARGO DI KANAGAWA”
di Katsushika Hokusai
Il mare s’oscura
Il grido delle oche selvatiche
Qualcosa di bianco
(MatsuoBashō, 1644-1694)
PERIODO EDO - Ci fu un’epoca durata più di due secoli e mezzo (1603-1868) conosciuta come Periodo Edo durante la quale il Giappone, sotto lo shogunato dei Tokugawa (dinastia ereditaria di comandanti dell’esercito), dal 1639 si chiuse al resto del mondo,in un isolamento quasi completo con l’Europa e con sporadiche relazioni con la Cina. Furono chiuse le frontiere agli stranieri e si proibì ai giapponesi di espatriare. Ai soli Olandesi, in quanto interessati esclusivamente al commercio e non all’apostolato cattolico combattuto dagli shōgun, fu consentito dal 1641 di approdare sull’isola artificiale di Dejima, nella baia di Nagasaki e di rimanere in contatto con la società e con la cultura dell’Impero giapponese. Il Periodo Edo fu una lunga età di pace e di sviluppo socio-economico, artistico e culturale, che ebbe il suo centro nelle città di Edo (l’odierna Tokyo), Osaka e Kyoto, in contrapposizione con il resto del Paese che aveva una struttura feudale (era suddiviso in circa 300 feudi). Durante il governo militare dei Tokugawa, il Giappone ebbe un rigoroso e piramidale ordine sociale: l’Imperatore, circondato da un alone sacro, che risiedeva a Kyoto con la sua Corte; gli shōgun; i signori feudali; i samurai (divenuti, in assenza di guerre, da guerrieri un ceto amministrativo nelle signorie feudali); i contadini delle aree rurali e i mercanti.
LA PITTURA - Nel Periodo Edo, il pittore e incisore Katsushika Hokusai (1760-1849) fu un importante interprete del movimento artistico-pittorico ukiyo-e, che proponeva la rappresentazione di “immagini del mondo fluttuante” (attimi fugaci della vita quotidiana nelle città e di paesaggi naturali) attraverso stampe xilografiche prodotte da matrici incise su legno. In particolare su temi legati all’onda marina, Hokusai riuscì con l’abile tratteggio di linee curve e di movimenti a spirale a dare al disegno una inconfondibile grazia e leggerezza.
Chiare cascate
Tra le onde si infilano
Gli aghi dei pini
(MatsuoBashō, 1644-1694)
Nella serie paesaggistica “36 vedute del Monte Fuji”, da lui realizzata intorno al 1830, la prima delle stampe è la famosa “Una grande onda al largo di Kanagawa” (ndr, Kanagawa è una provincia costiera): un’onda imponente sta per abbattersi su tre barche di pescatori chini a remare contro il mare in tempesta, con il sacro Monte Fuji sullo sfondo. Gli elementi centrali dell’opera (l’onda, le barche, il monte) sono tre, che -appunto “nel numero” (di tre) -egli derivò dai canoni compositivi della pittura cinese, mentre dall’Occidente importò sia la tecnica della prospettiva, sia l’intenso e costoso colore artificiale “blu di Prussia”. Diversi piani successivi scandiscono la profondità del quadro: una prima onda, una seconda, una terza e infine il Monte Fuji in lontananza. Tra questi piani, le imbarcazioni lottano contro le acque, i cui colori vivaci e contrastanti (il blu dell’onda e il bianco della schiuma cadente con un “effetto neve”) creano dinamismo e catturano l’attenzione dell’osservatore.
I tre elementi della composizione appaiono legati quasi circolarmente, con l’onda incombente sulle barche che si estende per tutta la scena a formare una spirale perfetta, al cui centro è il Fuji. Scorrendo l’immagine da destra a sinistra, secondo la lettura orientale, la situazione drammatica è attenuata dall’eleganza estetica e le barche sembrano quasi prendere la forma delle grandi onde che le minacciano, e danzare con esse.
LA POESIA - Della poesia del Periodo Edo abbiamo anticipato sopra due esempi di quelle brevi e folgoranti composizioni chiamate haiku, nelle quali tre versi, apparentemente slegati tra loro, cristallizzano visioni dell’attimo presente. Sarà ciascun lettore a trarne la propria interpretazione, riempiendo così lo spazio vuoto, ma ricco di sensazioni, da essi lasciato. I versi haiku si caratterizzano per l’esclusione dell’ego, per la semplicità, per la comprensibilità universale, per l’assenza di giudizi e di un titolo, e per la mancanza della rima al fine di trattenere l’attenzione sul “contenuto” delle singole righe e non sulla loro forma.
Mondo di sofferenza
Eppure i ciliegi
Sono in fiore
(Kobayashi Issa, 1763-1827)
Il Guardiano del Faro