Il nuovo presidente Gabriele Palomba si presenta
Alternativa Per Anzio
Inizio col dire che aver partecipato alla fondazione e alla crescita di Alternativa per Anzio è una cosa che mi ha riempito di orgoglio ed entusiasmo. Sono quindi molto grato a tutti i compagni di questa avventura per avermi affidato questo compito.
Sono stato eletto insieme al nuovo Direttivo con un mandato che è in continuità con l’azione svolta nell’ultimo periodo. Vogliamo infatti continuare a dare il nostro contributo alla costruzione di un progetto politico credibile e vincente, che possa dare ad Anzio la speranza di avere qualcosa di meglio della crisi drammatica che sta vivendo a causa di (almeno) 25 anni di cattiva amministrazione del centrodestra, culminati nello scioglimento per infiltrazioni mafiose e in un periodo non facile di commissariamento.
Tutte le forze progressiste devono dunque essere consapevoli del momento storico difficilissimo che la città sta vivendo. Abbiamo una responsabilità enorme e non possiamo permetterci sterili e incomprensibili divisioni che riconsegnerebbero la città alle mafie. Per questo siamo fermamente convinti che questo progetto debba essere il più ampio possibile, coinvolgendo le forze politiche del campo progressista, le realtà civiche più vitali e sane, il mondo dell’associazionismo, i cittadini stanchi del degrado, insomma tutto ciò che in questi decenni si è opposto al disastro della politica e al dilagare delle mafie.
Il nostro atteggiamento sarà quindi massimamente unitario e non abbiamo veti da porre. Crediamo però che perché il progetto sia davvero credibile e vincente, vadano rispettate due condizioni:
1. una netta discontinuità politica, programmatica e di metodo rispetto alle politiche fallimentari delle giunte De Angelis e Bruschini;
2. che non vengano tirati dentro coloro che, a vario titolo, hanno fatto parte nel corso degli anni delle coalizioni che hanno portato Anzio allo sbando.
Ci sembrano due presupposti di puro buonsenso, senza i quali sarebbe difficile dimostrare alla cittadinanza la serietà delle nostre intenzioni. Speriamo che finalmente tutte le organizzazioni e le persone interessate possano cominciare a lavorare insieme su queste basi e, per quel che ci riguarda, faremo di tutto perché questo avvenga al più presto.
Gabriele Palomba, Presidente
di Alternativa per Anzio
Un duro colpo al politically correct viene dal Santo Padre Francesco
Il Papa contro i seminaristi gay
Se la proposta Zan fosse diventata legge dello Stato dovremmo perseguire il Papa e magari chiedere la sua estradizione per il reato di lesa gaytà. Bisogna tornare nel mondo delle cose reali, quelle logiche in cui il rispetto è un fatto concreto e non l’applicazione pedissequa di neologismi inventati per essere violati e fare scandalo. Ho sempre rispettato le persone e non l’ ho mai fatto per la modalità con cui venivano chiamate ma per i comportamenti tenuti nei miei confronti ed il Papa ha fatto lo stesso a meno che non si voglia tacciare il Santo Padre di persona che offende: è lo stesso Papa che a bordo di un aereo alcuni anni fa disse “chi sono io per giudicare un gay?”. Ben altra cosa è, invece, se si stratta di dettare le norme con cui ammettere i seminaristi e cioè i suoi futuri pastori, gli ufficiali dell’esercito cattolico. Disse, come riportato da altri, “c’è troppa frociaggine in giro”. Apriti Cielo, è proprio il caso di dire, subito i fautori del politically correct di casa nostra si sono affrettati ad attribuire la gaffe al fatto che il Papa non conosce bene la nostra lingua. Dopo qualche giorno, durante un incontro con i vescovi, il Papà ha inteso chiarire, certamente dopo essersi fatto spiegare il significato del termine, che “In Vaticano c’è aria di frociaggine; gay in seminario? Sono ragazzi buoni ma meglio di no!”. Non potendo attaccare il Papa, la lobby gay non ha replicato ma ha dovuto ingoiare il rospo senza criticare l’opinione di Francesco, il più popolare e popolano Papà degli ultimi decenni. Ma poi non comprendo quale sia la pietra dello scandalo. L’omosessualità è una libera espressione dell’essere umano, libera e, nei paesi democraticamente avanzati, insindacabile. Genera comportamenti che negli stessi paesi devono essere rispettati da ognuno ma, nonostante la predicazione degli ideologhi progressisti dei diritti, essa è una devianza rispetto ai ruoli che la natura ha affidato agli esseri viventi. Per assurdo: se il mondo fosse composto solo da omosessuali….l’umanità si estinguerebbe. Il Papa va oltre l’affermazione che fece vendere migliaia di libri all’On Vannacci: in quella la normalità aveva un significato solo numerico, nell’affermazione di Papa Francesco, invece, la normalità ha un valore esistenziale: Non giudico gli omossessuali ma ritengo che inquinino la normalità di coloro che dovranno guidare la Chiesa di domani e che, in suo nome, dovranno predicare e fare proseliti. D’altra parte, al Papa non è permesso fare della famiglia il miscuglio innaturale che una certa politica, quella dei diritti sempre e comunque, ha fatto nel nostro Paese e non solo. La famiglia del Papa non può che essere quella di betlemme, con una donna che porta in grembo un figlio, la stessa rappresentata in migliaia di immagini sacre in tutto il mondo. Che famiglia predicherebbe un sacerdote gay? La domanda è oziosa, perché la risposta è sotto gli occhi di tutti gli osservatori delle cose cristiane e anche perché essa è nelle statistiche del Papà che non è soddisfatto della situazione attuale e vuole condizionarla per il futuro. Spero che la considerazione del Santo Padre, paladino dei diritti degli ultimi e degli oppressi, possa contribuire a riportare comportamenti ed atteggiamenti nel contesto dei valori fondamentali, quelli che esistono da quando esiste l’essere vivente umano. Far divenire diritto tutto ciò che la scienza permette, violentando i limiti del naturale, non può essere mai un concetto eticamente accettabile: come non lo è uccidere un feto umano, per tutelare in modo indiscriminato, il diritto di una donna a concepire liberamente; o quello di mettere al mondo un essere umano attraverso un corpo alieno preso in affitto. In modi ed in livelli diversi, questi non sono diritti ma aberrazioni. Il Papa lo sa ed il suo modo di dare equilibrio alla famiglia parte dalla difesa dell’identità di genere e, pur nel rispetto della diversità di ognuno, non può derogare da ciò che Dio e cioè la natura hanno creato.
Sergio Franchi