Mattarella ha conferito al Professore la Gran Croce dell’Ordine al Merito
Onorificenza a Marchiafava
Il 19 ottobre, la città di Nettuno ha vissuto un momento di grande prestigio e onore con la cerimonia di conferimento della Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana al professor Waldemaro Marchiafava. L’importante riconoscimento è stato consegnato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in virtù dei suoi riconosciuti meriti professionali, sociali, solidaristici e umanitari. La cerimonia si è svolta presso la sede comunale, dove il Prefetto a.r. Reppucci, in qualità di Presidente della Commissione straordinaria, ha avuto l’onore di apporre la spilla che identifica il prestigioso titolo. Questo gesto ha simboleggiato non solo il riconoscimento delle straordinarie qualità del professor Marchiafava ma anche la gratitudine della comunità nettunese per il suo impegno incessante. La figura del professor Marchiafava è nota per il suo contributo significativo in vari ambiti, inclusi l’istruzione e il supporto alle persone in difficoltà. La comunità di Nettuno si è unita in un coro di congratulazioni e rallegramenti, testimoniando la stima e l’affetto per un uomo che ha dedicato la sua vita al bene comune. Questo riconoscimento rappresenta un traguardo importante non solo per Marchiafava, ma anche per un’intera comunità che si sente orgogliosa di avere un rappresentante di tale calibro tra i suoi cittadini.
L’ingerenza della magistratura nella politica
Giudici contro
Le autoflagellazioni della politica si ripetono quasi quotidianamente ogniqualvolta qualcuno eletto dal popolo si azzarda a criticare una sentenza o l’operato di un magistrato. “difendere l’indipendenza della magistratura” è la litania ripetuta da politici timorosi di cadere nel tritacarne di qualche inchiesta che li rovinerà per sempre a prescindere dal suo esito, quasi sempre assolutorio. Non ho ancora sentito, un politico che conta, chiedere a voce alta di difendere l’indipendenza della politica, quella che esprime la democrazia e che è sottomessa al potere giudiziario dal tempo del ciclone “mani pulite”.
Fino ad allora vigeva la famosa frase “a Fra’ che te serve?”, per sintetizzare il torpore in cui si muoveva la magistratura nei confronti della politica. Solo gli ipocriti e gli imbecilli riescono a negare che esiste una piccola ma significativa componente della magistratura inquirente che si è dichiaratamente arrogato il diritto di rettificare le storture della politica; quasi esclusivamente quella di destra. Berlusconi, che sicuramente molte se le è cercate, resta l’esempio plastico di un accanimento che entrerà nei libri di storia come una vera e propria battaglia fra poteri di cui uno ideologicamente motivato e l’altro infarcito di compromessi ed assistito da un patrimonio da far paura. Palamara lo ha documentato in modo inconfutabile ed inconfutato ed il terremoto che avrebbe provocato in un’altra nazione a democrazia moderna si è ridotto in Italia a qualche dimissione e qualche trasferimento, lasciando magistrati come la signora Albano, liberi di dare interpretazioni della norma che sono guidate da ragioni ideologiche. La Dr. Silvia Albano, Giudice presso il Tribunale di Roma, con altri colleghi, ha ordinato il rientro dei migranti irregolari dall’Albania “per insussistenza dei presupposti”; alla base della motivazione è la definizione di “paesi sicuri” prodotta dalla Corte di Giustizia Europea, la cui interpretazione ed il cui campo di applicazione sono tutti da verificare.
La signora Albano, che dovrebbe essere come la moglie di Cesare, certamente non lo è. Presidente del sindacato di Magistratura Democratica, quello schierato alla sinistra della rappresentanza sindacale, è presente in ogni dibattito in cui si criticano le modalità di contrasto all’immigrazione clandestina, attacca il governo in carica in convegni a fianco delle ONG che operano in mare, ha fatto decine di dichiarazioni in favore della libera migrazione criticandone le limitazioni, ha chiaramente affermato che un giudice è soggetto, nelle sue sentenze, alla propria convinzione politica.
Insomma la signora Albano si esprime con lo stesso linguaggio e le stesse motivazioni di un componente di un centro sociale, uno di quei posti in cui la falce ed il martello non sono arnesi da lavoro. Detto questo il magistrato giudice Albano pretende di essere creduta quando emette una sentenza in favore di migranti clandestini e contro un governo di centro-destra come se nello stesso concetto di interpretazione di una norma non vi sia lo spazio per una iniezione di ideologia che nel caso specifico è una dose da cavallo.
C’è una cosa poi, che mina alla radice l’onestà giuridica della Dr. Albano e cioè di aver affermato, con arrogante sicurezza, che i migranti non sarebbero mai andati in Albania, ribadendolo con la frase “devono restare tutti quà”, sin da maggio 2024 e cioè 4 mesi prima che la Corte Europea emettesse la sentenza che era riferita alla Moldavia, che non era da considerare sicura perché la sua regione, Transnistria, non lo è. Il fatto che uno stato non può essere considerato sicuro, anche se solo un pezzetto dello stesso o un aspetto della sua struttura sociale non lo sia, è semplicemente ridicolo per due ragioni: la prima, perché con questo aspetto oltre Danimarca, Norvegia ed un paio di altri stati tutti gli altri non sono sicuri: gli USA non lo sono perché praticano la pena di morte e per qualche altra ragione discriminatoria; La Svezia non lo è perché ha respinto cittadini iracheni all’Iraq e la Germania, non ne parliamo, se ha respinto cittadini Afgani consegnandoli ai Talebani. Non parliamo della Spagna che spara ai barconi e anche il nostro Paese è tutt’altro che sicuro, dopo che qualche solerte e remuneratissimo funzionario europeo ha deciso che l’Italia ha una Polizia razzista.
La seconda, perché se fosse accettata questa fesseria, che la stessa Europa ha deciso che rettificherà, sarebbe l’ufficializzazione del fallimento europeo, perché nessun clandestino potrà piu essere rimandato in un paese sicuro e l’emigrazione economica, quella climatica, quella turistica o di qualsiasi altro tipo saranno la normalità con l’abolizione dei confini; il sogno di alcuni che vorrebbero vedere la fine di una civiltà realizzata con secoli di storia. Che un pezzo della Magistratura faccia chiaramente attività anti-governativa ce lo ricorda anche un alto magistrato della Corte di Cassazione che se ne esce con mail del tipo “la Meloni è un pericolo più forte di Berlusconi, dobbiamo porre rimedio”; dopo il “Salvini ha ragione ma dobbiamo attaccarlo” raccontato da Palamara, che cosa aspetta il Parlamento ed il Presidente della Repubblica a prendere storici provvedimenti? Ma c’è un’appendice ancora più illogica in tutta questa storia: i deputati europei del PD, di AVS e del M5s hanno chiesto alla Commissione Europea di aprire un’infrazione contro l’Italia, con il conseguente esborso di danaro italiano, per il tentativo che il Governo Italiano sta facendo per limitare l’immigrazione clandestina, dopo che per anni la stessa Europa ha lasciato l’Italia in balia di migliaia di arrivi, incastrata dalla direttiva Dublino. Non credo che il controcanto che i deputati della sinistra in Europa hanno fatto a danno del loro stesso Paese possa essere annoverato come un atto politico ma deve essere relegato al ruolo delle azioni ignobili. Quando la lotta politica diventa barbarie…
Sergio Franchi
Il Videocorto Nettuno alla Festa del Cinema
Domenica 27 ottobre nello Spazio Lazio Terra di cinema, il festival di corti Videocorto Nettuno, giunto quest’anno alla ventinovesima edizione, ha presentato in una cornice prestigiosa quanto informale un po’ la sua carta d’identità: la passione con cui viene portato avanti dai tempi in cui era soltanto un gioco di una festa di compleanno del suo ideatore, Elvio Calderoni, tuttora direttore artistico assieme a Giulia Bartoli. Passione condivisa dal pubblico, dagli addetti ai lavori e dai numerosi amici convenuti alla Festa del Cinema di Roma per festeggiare insieme questo momento. Tra i presenti, Sydney Sibilia, che ha mosso i primi passi proprio a Videocorto Nettuno, risultando più volte vincente o piazzato, e che ha ricordato come l’emozione di vedere il film assieme alla platea del festival gli abbia fatto proprio capire definitivamente che quella era la strada che doveva percorrere. Il regista, in queste settimane in primo piano grazie alla serie sugli 883, “Hanno ucciso l’uomo ragno”, ha ricordato l’originalità del premio del pubblico, un cornettone da 60 cm decisamente iconico per Videocorto Nettuno sin dalle primissime edizioni, e l’importanza di continuare a credere nei corti. Grande partecipazione anche per Graziano Diana, recordmen dei presidenti della giuria delle ventinove edizioni con ben tre presenze, e per Alessio Vassallo, nelle sale in questi giorni con “Italo Calvino nelle città”, che esordì proprio a Nettuno, in concorso, per poi tornare più di una volta in giuria. Tra le altre presenze, quella di Lucilla Colonna, padrona di casa dei salotti pomeridiani del festival da almeno quindici anni che ha presentato alcune scene tratte dal suo corto “La città oltre il tunnel” ispirato ai lavori di Fellini e Mastroianni, quella di Chiara Cerù per il Gruppo Poron, che ha parlato dell’importanza del rapporto tra cinema e impresa e, ovviamente, dello staff tecnico che sempre supporta Videocorto Nettuno. Nello stesso incontro, sono state rese note le date del trentennale: 22, 23, 24 agosto per un’edizione che si preannuncia imperdibile e che avrà luogo nella location dello Stabilimento Pro Loco, in riva al mare davvero, com’è giusto che sia per una cittadina di mare.
Lo staff di Videocorto Nettuno
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