I RACCONTI DAL FARO
L’EPOPEA VICHINGA
Parte Prima
Il presente articolo è il primo di due sull’espansione vichinga nei Secoli IX-XI: in Europa (Parte Prima) e nelle isole del Nord Atlantico, sino al Continente americano (Parte Seconda).
Vedi anche IL LITORALE, n. 7/2020, pag. 33.
La conquista normanna dell’Inghilterra,
Arazzo di Bayeux, (part.), metà XI sec.
GLI UOMINI DEI FIORDI - Verso la fine del Secolo VIII, i primi guerrieri scandinavi approdarono inaspettati e silenziosi a Lindisfarne, nel Nord-Est dell’attuale Inghilterra. Giunsero sulla spiaggia a bordo di agili navi (drakkar) dallo scafo non profondo, dalla vela quadra e con una testa di drago sulla prora.
Erano i Vichinghi, popolazione germanica di lingua norrena, stanziata nei fiordi delle penisole scandinava e danese (in norreno, “vik”=”fiordo” e “ingr”=”abitante”) composta da tre etnie: norvegese, svedese e danese.
Sarebbero stati i vichinghi norvegesi e danesi a sciamare sulle coste delle Isole britanniche per molti decenni, devastandole con sanguinose incursioni, mentre i vichinghi svedesi, più interessati agli scambi e ai commerci, si sarebbero mossi verso il Sud-Est del Continente europeo, lungo la vasta rete fluviale che dal Mar Baltico portava a Kiev e a Costantinopoli, e giunsero sino a Baghdad nell’Asia Sud-occidentale.
IL FURORE “NORMANNO” - L’attacco dei vichinghi norvegesi dell’8 Giugno 793 al monastero cattolico di Lindisfarne, nel corso del quale trucidarono i monaci e razziarono i sacri tesori, fu per gli storici l’inizio della c.d. Epoca Vichinga, durata più di due secoli e mezzo. Razzie e devastazioni si susseguirono contro isolati luoghi di culto e villaggi in particolare nelle Isole Ebridi e in Irlanda. Sul Continente europeo, la prima incursione vichinga avvenne nel 799 contro il monastero di Noirmoutier (nella Vandea franca). I popoli europei li chiamavano “normanni” (“uomini del Nord”) e i terrorizzati monaci nelle loro preghiere recitavano: “A furore Normannorum, libera nos, Domine!” (“Liberaci, o Signore, dal furore normanno!”).
CAPACITÀ DI EVOLUZIONE - Per alcuni decenni continuarono a presentarsi stagionalmente in piccole orde separate, ma poi nel tempo seppero organizzarsi e - insediatisi nei territori delle loro incursioni - divenire abili negoziatori, pronti a interagire con i sovrani costituiti, riuscendo a loro volta a stabilire propri domini in Europa. Nell’865, i vichinghi danesi sbarcarono con una vera e propria armata nel Nord dell’odierna Inghilterra e nel giro di circa vent’anni sconfissero sei dei sette regni anglosassoni della regione, ottenendo il riconoscimento di un proprio regno sul suolo inglese: il Danelaw. Si integrarono facilmente nella popolazione locale in quanto - poiché poche erano le donne scandinave al loro seguito - tendevano a unirsi alle donne anglosassoni.
IL DUCATO DI NORMANDIA - Verso la metà del Secolo IX l’attenzione dei vichinghi si spostò all’Europa continentale, e con i drakkar penetrarono all’interno del regno dei Franchi attraverso i bacini fluviali, sino a cingere d’assedio Parigi. I Franchi, incapaci a fronteggiarli, nel 911 concessero al loro capo Rollone (un norvegese che guidava un esercito di danesi) una parte della regione del Nord che già occupavano, con il suo impegno a impedire altre incursioni verso Parigi e a convertirsi con i suoi uomini alla fede cristiana. Da quell’insediamento, ampliato poi con altri territori, nacque il Ducato vichingo-normanno di Normandia. Trascorsero 155 anni e dopo Rollone seguirono altri sei Duchi divenuti di fatto normanno-europei, inseriti nella aristocrazia franca e imparentati con i regnanti anglosassoni. Ora, mancava loro la conquista di un trono prestigioso. L’occasione fu offerta dalla morte del Re di Inghilterra, alla cui successione il Duca di Normandia, Guglielmo II, reclamava il diritto.
LA CONQUISTA NORMANNA DELL’INGHILTERRA - Varcato il Canale della Manica con un esercito di soldati, di cavalieri e di arcieri, il 14 Ottobre 1066 ad Hastings (East Sussex) il normanno Guglielmo II, Duca di Normandia, sconfisse in una sola giornata l’anglosassone Aroldo II, Re di Inghilterra, sostituendolo al trono. Quel giorno di battaglia ad Hastings segnò la fine dell’Epoca Vichinga e - con Guglielmo il Conquistatore - la nascita del moderno popolo inglese.
NON SOLO …. - Nell’Est europeo invece, verso la fine del Secolo IX i vichinghi svedesi, chiamati rus’ (gente del fiume) dalle popolazioni slavo-finniche, avevano occupato una vasta zona lungo il fiume Dnepr, e - con Kiev a Capitale - avevano costituito un loro Principato, il Rus’ di Kiev. Nel Mediterraneo, all’inizio del Secolo XI gruppi di cavalieri normanni del Ducato di Normandia arrivarono nel Sud della penisola italiana e servirono come mercenari per i Longobardi e per la Chiesa romana. Per capacità militare, diplomazia e strategici matrimoni, ottennero nel 1059 la signoria dei Ducati di Puglia e di Calabria, e due anni dopo invasero la Sicilia occupata dagli arabi, conquistandola in trent’anni. Nel 1130 infine unirono tutti i loro territori creando il Regno di Sicilia.
I VICHINGHI SONO ANCORA TRA NOI - Studi scientifici su genomi umani antichi e moderni hanno portato a interessanti conclusioni: A) che discendenze genetiche vichinghe sono presenti in Paesi dell’odierna Europa, oltre che in Scandinavia; B) che nell’Epoca vichinga il flusso genetico “danese” interessò l’Inghilterra, quello “norvegese” l’Inghilterra, l’Islanda e la Groenlandia, quello “svedese” i paesi sul Mar Baltico; C) che circa il 10% degli scandinavi moderni hanno nel DNA geni vichinghi, mentre la popolazione delle Isole Britanniche ne possiede circa il 6%. (segue)
Il Guardiano del Faro
«Il mondo della Poesia non ha limiti, va oltre, vede avanti.
La creatività dell’arte intesa come linguaggio di amore e fratellanza è il linguaggio della Libertà». Lia Bronzi
FIRENZE 6 aprile 2024
Un altro giorno importante ci tiene uniti a questa splendida città della cultura. La Cerimonia della Premiazione è avvenuta nel Palazzo della Regione Toscana nella prestigiosa sala Pegaso concessa dal Governatore Eugenio Giani.
Il Concorso Internazionale di Poesia e Letteratura promosso dal Giglio Blu di Firenze con la collaborazione anche del Simposio ha sancito i molti legami che aumentano di tanta proficua attività attraverso un dialogo che si approfondisce sempre di più.
A partecipare erano davvero tanti, arrivavano da ogni parte d’Italia nonché dell’Europa e ognuno testimoniava con la propria opera una approfondita riflessione su il valore della vita specialmente in questo momento della storia che ci costringe a leggere in profondità dentro i nostri cuori.
E la poesia anche in questa iniziativa vuole essere intesa come espressione dell’animo umano che non ha confini.
Un grande “orgoglio” per il nostro Simposio perché tra i lavori più apprezzati dalla giuria presieduta da Lia Bronzi c’erano anche il racconto di alto valore simbolico di Maria Grazia Vasta (1° Premio - Sezione Narrativa Inedita) e per l’espressione di un amore intenso e passionale la poesia di Danila Venezia (1° Premio - Sezione Poesia Inedita).
Inoltre l’evento ha dato l’opportunità di arricchire il movimento ITALIA POESIA CHIAMA con il contributo (per i testi in lingua originale) di poeti italiani all’estero presenti all’evento. Stefano Patera già responsabile letterario a Parigi e Manuela Pana Mondi che vive a Londra (di nazionalità rumena, italiana e inglese).
Di quell’istanza che inizialmente si era concepita pensando a “Italia Poesia chiama Europa” per sensibilizzare i paesi di una stessa famiglia ad avere un’identità che ci unisse sull’esempio degli ideali di Giuseppe Mazzini in un “unione” forte e coraggiosa si è poi stabilito di portare il messaggio della “poesia” al resto del mondo per impedire la dispersione di questi ideali validi per ogni società.
G.B.
YOUNG SOPHIA
Il pensiero dei giovani
Come negli eventi di cronaca siamo coinvolti emotivamente e poi dopo qualche giorno il coinvolgimento si allenta fino a scomparire, così avviene nelle grandi ricorrenze.
Ma se nell’attesa il clamore era permeabile ai più, credenti e non credenti impegnati nei preparativi nell’attesa della grande Festa, appena essa è trascorsa, quasi ce ne dimentichiamo.
Anche questa Pasqua, appena trascorsa sembra aver dissolto quel pathos che sinceramente in molti avevamo provato durante la Settimana Santa.
Eppure, non solo per la nostra liturgia questo Evento non si è ancora concluso, ma solo per gli osservanti, le fasi consecutive si susseguono nella continua meditazione della vita che ritorna alla vita per garantire della sua immortalità.
Il manichino di Cristo è la tua coscienza.
Un morto che ti cammina dentro senza voce e molto lessico.
Fai della vista un miracolo!
Sempre pretendi la ragione mortificata su una spalla.
Canto il repertorio della nostra dipartita.
La morte è un'altra cosa come la vita
È un bacio senza sosta sulla spalla di Dio.
Gloria Sannino