Continua la pressione per un trattamento speciale per la maestra in Ungheria
Cum grano salis
Continua ad apparire sorridente ad ogni udienza ostentando con orgoglio catene e manette come lo strumento che le ha dato la notorietà internazionale. Lo fa dopo aver autorizzato con apposita dichiarazione scritta sia il tribunale e sia la stampa a trasmettere le sue immagini in Italia ed in tutto il globo terraqueo. La vicenda di Ilaria Salis dovrebbe esserequella banalissima delle altre 2400 persone che hanno avuto ed hanno problemi con la giustizia di un altro Paese; chi ha fatto qualche truffa, chi ha trafficato droga, chi ha commesso reati sulla persona e chi ha creduto di poterpraticare la propria concezione della libertà di espressione in un paese in cui ne vige un’altra.
Per semplificare: la signora Salis, un’insegnante italiana, è accusata dal Tribunale Ungherese di aver contribuito a bastonare una persona, da lei ritenuto un fascista, in un paese straniero in cui bastonare il prossimo costituisce reato grave. Semplice come l’acqua fresca. Un presunto suo accompagnatore nell’impresa punitiva, Tobias E. non ha voluto pubblicità, ha confessato ed è stato condannato a tre anni di reclusione senza che il governo del suo paese fosse coinvolto. Non posso affermare che la signora Salis sia colpevole ma è certo che lei ha numerosi precedenti di antagonismo violento ed è abituata in Italia dove si può bastonare impunemente un fascista. Ricordo quando, dalla stessa parte politica, si affermava che ammazzare un fascista non è reato. Non comprendo quale sia la ragione per cui se ne parli così tanto e perché si continui a chiedere al Governo Italiano di intervenire per far tornare la Salis in Italia. Non convince la favoletta della vergogna di apparire in catene, quando la signora Salis ha espressamente autorizzato la divulgazione delle immagini e né tanto meno quella dell’onta di un trattamento carcerario non accettabile quando si chiede il suo trasferimento nel sistema carcerario italiano da anni e per anni condannato dall’Europa per le pessime condizioni dei suoi istituti penitenziari. E’ procedura ungherese tradurre certi imputati in aula di giustizia in quel modo come lo è in molti stati americanie come avviene per tanti altri italiani che subiscono processi nel mondo che, sul piano giudiziario e sul quello etico meriterebbero forse più attenzione del caso Salis.Non è motivato Il rumore mediatico, le richieste ridicole di fare pressioni sul governo affinché la Signora Salis abbia un trattamento diverso da quello previsto, le visite del solito Fratoianni che è disponibile in ogni occasione di visibilità movimentista, gli appelli del povero padre che pratica l’unico comportamento comprensibile come può esserlo quello di un genitore per la propria bambina in catene, e poi le catene che sembrano essere il dito su cui concentrarsi per non tener conto del fatto che la luna è un reato grave, quello di cui la Salis è a giudizio.
L’ambasciatore ungherese a Roma ha ribadito senza mezzi termini quello che era noto ed è noto a tutte quelle persone che sono capaci di mettere fatti e circostanze al loro posto e cioè che il sistema giudiziario in tutti i paesi europei, ed anche in Ungheria; è autonomo rispetto al potere politico e che le leggi ungheresi sono quelle che valgono in Ungheria. A ribadire il concetto della diversa concezione dei reati c’è il fatto che un altro del gruppo che ha bastonato il fascista ungherese, Gabriele Marchesi era riuscito a scappare in Italia. L’Ungheria ne ha chiesto l’estradizione ma il Tribunale di Milano l’ha negata e lo ha rimesso in libertà. Nasce spontanea una domanda: dove c’è democrazia e senso della giustizia? in un paese in cui chi bastona il prossimo viene messo in galera oppure quello in cui in cui picchiare il prossimo non costituisce reato? Sembra che vi sia stato un invito della segreteria del PD a candidare la signora Salis a deputata europea per farla godere del diritto di non perseguibilità, ma che lo stesso sia stato rifiutato da suo padre . A parte la riflessione sulla modalità del PD di selezionale i rappresentanti al parlamento europeo, sono sempre più convinto che si stia continuando a far danni in tutta questa faccenda. Un governo sovrano, criticato ed attaccato per i suoi metodi di amministrare la giustizia, non farà mai nessuna concessione, per spirito patrio, a chi lo critica. Se i vari difensori del diritto a picchiare il fascista se ne stessero nei propri alloggiamenti e lasciassero decantare gli eventi, se si evitasse l’ostentazione dei primi piani di manette e catene che, a parte l’effetto estetico, costituiscono una sofferenza sopportabile, se il signor Salis evitasse interviste inutili, sarebbe molto più facile intervenire in quell’ambito di flessibilità che ogni sistema concede. Se si continua ad attribuire alla Presidente del Consiglio il peso delle ipotetiche bastonate al fascista, non si fa un buon servizio alla logica e certamente si fa un cattivo servizio alla signora Salis.
Sergio Franchi
I timori per eventuali infiltrazioni mafiose nelle gare
Concessioni balneari
In questi giorni leggiamo diversi interventi riguardanti la futura, ma non troppo, messa a bando delle concessioni balneari, le voci in campo sono quelle preoccupate degli operatori del settore che in questo momento focalizzano l’attenzione sulla possibilità di infiltrazioni mafiose nelle gare.
La preoccupazione è legittima e condivisibile ma richiede alcune riflessioni
Sul territorio di Anzio sono già presenti e attivi nuclei di criminalità organizzata di tipo mafioso, certificata non dalle chiacchiere ma da decenni di sentenze vedi sentenza Gallace, Appia, Mithos, Touchdown, e di recente le prime sentenze dell’operazione Tritone.
Questi fenomeni criminali sono estremamente permeati tanto da arrivare a lambire l’Ente locale che per questo è stato sciolto. E da così tanto da essere presenti nel tessuto economico.
Eppure per troppi anni abbiamo assistito a un negazionismo del fenomeno, a un chiudere gli occhi davanti all’evidenza, da parte delle amministrazioni che si sono succedute ma anche purtroppo da una parte del tessuto sociale e economico della città.
La realtà negata porta come conseguenza l’abbassamento delle difese contro la mafia e un certo “fastidio” alla diffusione di una cultura che fornisca gli anticorpi.
Ad oggi quindi possiamo ben affermare che qualsiasi bando o gara è soggetto al rischio paventato e ripetuto adesso da molti come fosse una novità.
Si chiedono misure di prevenzione e sicurezza sulle gare ma molti sembrano dimenticare che il comune è amministrato da una triade prefettizia, e dunque dallo Stato. E quindi chi meglio di loro è in grado di garantire trasparenza e legalità?
Perché dunque non chiedere che sia la stessa Commissione a indire le gare visto che hanno appena ottenuto la proroga del loro mandato per ulteriori sei mesi?
Di tempo ce n’è a sufficienza, che non se ne perda altro.
Sarebbe una richiesta più utile e sensata che fare polemiche sui motivi della proroga del commissariamento, polemiche che se vengono da esponenti del centro destra che ci ha messo in queste condizioni, francamente fanno anche un po’ ridere.
Alessio Guain
Coordinatore provinciale
M5S Roma sud