La Procura ha annunciato ora i primi provvedimenti in relazione ai fatti che hanno determinato lo scioglimento del Consiglio comunale di Anzio
Operazione Tritone: cinque indagati
Sono convinto che la politica debba essere gestita da chi è preparato ad occuparsi della cosa pubblica in modo continuo e dedicato e ritengo insensato limitare il numero dei mandati parlamentari, come praticato dal M5S, che continua ad affidare le sorti del partito e dei suoi elettori nelle mani di inesperti.
Questo concetto vive, però, solo in presenza di un teorema fondamentale: quello di un rapporto limpido fra eletto ed elettore nei ruoli rispettivi di chi merita la fiducia e di chi la concede. Forse questa è politica dell’ottocento, quando gli eletti erano nobili e ricchi, oggi la democrazia impone che chiunque possa essere eletto, magari perché è famoso o perché un suo familiare ha perso la vita in un significativo fatto di cronaca, ecc. poi per la nobiltà…. lasciamo stare.
Una classe politica di “tengo famiglia” e partiti senza più idealità, trasformano spesso la competizione a rappresentare i cittadini in una gara per raggiungere un pezzetto di potere e se poi , coloro che competono, sono anche capaci di pagare per carpirlo allora è chiaro che essi si aspettano di riceverne un grosso guadagno che, spesso, va oltre il compenso ricevuto dallo Stato.
Fioccano esempi da destra e da sinistra ed Anzio non poteva non entrare nel novero dei comuni che, secondo gli inquirenti, sono stati campi aperti per il consenso politico acquistato. Era nell’aria che ad Anzio, il comune commissariato per mafia ubicato più a nord d’Italia, qualcosa di irregolare fosse avvenuto rispetto al modo di gestire le elezioni del 2018.
Con la lentezza di una tartaruga, la Procura della Repubblica di Roma, annuncia ora i primi provvedimenti in relazione ai noti fatti che sono emersi a seguito dell’attività investigativa denominata “Tritone”, rispetto alla quale, finora, ogni ipotesi di reato è stata rivolta nei confronti dei componenti ed affiliati delle famiglie ndranghetiste che operano nei comuni di Anzio e Nettuno e dei loro traffici di droga.
Candido De Angelis, ex sindaco di Anzio ed ex Senatore della Repubblica, è indagato per voto scambio politico-mafioso di voti, in relazione alla sua elezione nel maggio del 2018 alla guida del comune, poi sciolto per infiltrazioni mafiose. Fatto sorprendente perché in quella competizione elettorale il candidato sindaco De Angelis era dato, praticamente, senza competitori: vinse le elezioni, senza ballottaggio, col 55,3% e con il secondo miglior votato al 13,9%.
Il voto di scambio, secondo la tesi accusatoria, avrebbe però riguardato anche altri membri della sua coalizione come l’ex Assessore Ranucci, che molti ricordano per le sue frasi minacciose sdraiato per terra sotto la propria auto perché erano in corso controlli alla sua palestra, gli ex Consiglieri Cinzia Galasso, Lucia Pascucci, e l’ex Assessore Gualtiero Di Carlo che nessuno, che ha seguito i lavori del Consiglio Comunale, potrà mai dimenticare per suoi forbiti interventi sulla gestione della raccolta rifiuti nell’ambito comunale, di cui era appunto assessore.
Si muove qualcosa. Si muove qualcosa che comincia a dare un significato allo scioglimento del Consiglio Comunale. Non sappiamo se vi sono altre azioni giudiziarie a seguito delle indagini dell’operazione Tritone, che portò all’arresto di 63 persone, oggi a processo presso il tribunale di Velletri. Processo che non vede tra gli imputati politici o rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Anzio.
La notizia non ha fatto troppo scalpore e tranne le scontate dichiarazioni delle parti politiche, che si meravigliano per il “quadro preoccupante generato per la commistione fra politica e criminalità”, non ha provocato reazioni significative. Poi bisogna uscire dalla spasmodica ricerca del sensazionale per tornare alle notizie: i cinque componenti politici del Comune di Anzio, dopo due anni di indagine “sono stati iscritti nel registro degli indagati”, che vuol dire che un Magistrato ha comunicato loro che lo Stato sta indagando sul loro operato per verificare delle ipotesi di reato. Essi non sono soggetti a misure cautelari e risponderanno al Magistrato incaricato delle indagini che, ricordiamolo, ricadono sotto la Direzione Distrettuale Antimafia per i presunti collegamenti con la malavita organizzata. Questi i fatti, poca cosa direi, rispetto al clamore ed alla consistenza dell’intera operazione.
Quindi fra i reati, le ipotesi, i commenti, le dichiarazioni e le condanne, che sono le sole che sanciscono la colpa, manca molto e se le cose marciano a questa velocità saranno i nostri figli a vedere l’epilogo di una brutta storia che ha ferito i tanti cittadini onesti di Anzio.
Sergio Franchi