Sul territorio apriliano sono stimati almeno 1600 immobili fantasma realizzati dopo l’ultimo condono edilizio e di conseguenza senza la doppia conformità
La piaga dell’abusivismo edilizio
È un iter lunghissimo e infinito, quello che accompagna la variante speciale dei nuclei abusivi di Aprilia. Un percorso che presumibilmente vedrà la luce tra alcuni mesi, ma che iniziò a muovere i primi passi sotto la Giunta Cosmi nel 1999, ma già nel 1985 in piena prima repubblica se ne parlava, perché si avvertiva l’esigenza di uno strumento che aiutasse a inquadrare tutte quelle abitazioni sorte in periferia, figlie dello spontaneismo e dunque realizzate al di fuori delle regole già gissate dal piano regolatore del 1973: il compito naturalmente non era solo quelli di legittimare quanto costruito al di fuori delle regole, ma soprattutto arginare le coseguenze dell’abusivismo. Quelle che saltano all’occhio oggi sono quelle che riguardano le conseguenze ambientali derivanti dalla sterminata mole di abitazioni ad oggi prive dei servizi essenziali, delle opere di urbanizzazione primaria e per accorgersi della gravità del fenomeno basta scandagliare i numeri. Negli anni sono pervenute presso gli uffici dell’ente 17 mila 409 domande di condono, di cui 11.700 ascrivibili al condono del 1985, 3620 a seguito del condono del 94 e la restante parte relativa all’ultimo condono del 2003. Ad aggravare il quadro, la presenza attestata dall’agenzia delle entrate di 1600 immobili fantasma, costruzioni solo in parte ad uso abitativo sconosciute al catasto e all’ente, realizzate al di fuori delle previsioni del piano regolatore e dopo i condono dunque prive del requisito della doppia conformità urbanistica. Per contro, degli 8 mila insediamenti periferici, solo 2000 si trovano nelle condizioni di essere servite da pubblica fognatura, ma se le richieste per realizzare o autorizzare scarica a norma pervenuti presso gli uffici dell’ente sono state appena 2.591 dopo l’adozione del regolamento e i pozzi artesiani registrati circa 4 mila 493, è chiaro che si configura un quadro ambientale critico e il rischio elevato di inquinamento impone livelli di guardia altissimi. In questo senso, lungi dal servire solo a ricucire le maglie di un territorio sbilanciato, la variante e i piani particolareggiati con le loro aree a servizi, possono rappresentare l’occasione più unica che rara per agire anche in termini di risanamento ambientale.
Francesca Cavallin
Se l’abusivismo edilizio ad Aprilia resta una piaga dura a morire, come rileva soprattutto la presenza dei 1600 immobili fantasma realizzati anni dopo l’ultimo condono edilizio e di conseguenza privi della doppia conformità, il vero nodo da sciogliere resta quello legato alla riqualificazione igienico sanitaria delle periferie. Realizzare le opere di urbanizzazione primaria in tutte le aree ancora non servite, richiede però uno sforzo immane che da sola l’amministrazione comunale non può sperare di riuscire a sostenere, senza l’aiuto dei finanziamento provenienti da Regione, Governo e Stato.
Proprio da questo punto di vista, Aprilia rappresenta l’emblema della distanza che intercorre tra esigenze concettuali e reali di un paese: mentre negli ultimi anni sono piovute risorse benedette soprattutto da parte di Regione e Ministeri – solo per citarne alcuni gli 11 milioni di euro dei progetti Plus, 5 milioni erogati per la riqualificazione di aree pubbliche lontane dal centro, altri 10 milioni garantiti per la mitigazione del rischio idrogeologico e di recente il maxi finanziamento da 40 milioni di euro per migliorare la qualità dell’abitare presso il quadrante centro- Toscanini, Vallelata e Campo di Carne- ben pochi euro potevano essere impiegati per finanziare opere basilari ma essenziali, come reti idriche e fognarie, depuratori e strade periferiche. Eppure, sono queste le opere essenziali che i residenti delle periferie apriliane attendono da tempo.
Tra le grandi opere previste per rispondere a queste istanze, la realizzazione del depuratore e il completamento delle reti fognarie a Campoverde, tratti di rete fognaria a servizio dei residenti di via Guardapasso e del quartiere Campoleone. In sospeso la c’è anche il progetto per la realizzazione di un depuratore a Campo di Carne, opera che Sorgenia ha promesso di realizzare nei prossimi mesi, mentre è all’attivo il depuratore del fosso della Moletta, in attesa di entrare in funzione a pieno regime. Tuttavia, i dati raccolti dal Comune di Aprilia parlano chiaro: solo per 2000 cittadini gli allacci alla pubblica fognatura saranno imminenti, mentre altri 8 mila insediamenti non serviti, per un totale di circa 42 mila abitanti, rischiano di restare ancora privi dei servizi. E se per realizzarli bisognerà attendere i tempi del comune - che deve ancora processare 17 mila domande di condono dalle quali potrebbe ricavare un tesoretto di 17 milioni di euro da impiegare per risanare dal punto di vista igienico sanitario almeno una porzione del vasto territorio periferico- ci potrebbero volere 21 anni per riuscire a chiudere il cerchio o quanto meno a vedere la luce.
Francesca Cavallin