Nella ex cava è stato riscontrato di tutto, dal piombo allo zinco, berillio, ed altro
I veleni di Sassi Rossi
Valori anomali di piombo, zinco, stagno e altri metalli potenzialmente inquinanti come il vanadio, il berillio, il selenio ed altri idrocarburi pesanti. E poi tracce di varie tipologie di rifiuti come inerti, plastica, vetro, scarti tessili e derivati da vagliatura. E’ stato trovato un po’ di tutto nella ex cava “Sassi Rossi” situata nel territorio comunale di Aprilia tra le zone di Casalazzara e Campoleone. Nelle settimane scorse l’ente di piazza Roma ha ricevuto la relazione relativa all’indagine ambientale prodotta dalla società incaricata dal Comune, la Geores Srl. Lo studio del terreno aveva lo scopo di verificare le condizioni geologico-ambientali e geochimiche del suolo e delle falde acquifere presenti nell’ex cava di tufo che, a partire dagli anni ’70, venne utilizzata in maniera indiscriminata come vera e propria discarica a cielo aperto. Per questo nel 2002 l’area venne inserita all’interno dell’elenco dei siti “ad altissima priorità” contenuto nel piano regionale delle bonifiche del Lazio. Per realizzare l’indagine ambientale di Sassi Rossi l’ente comunale ha speso circa 96mila euro, soldi messi a disposizione dalla stessa Regione Lazio. La Geores Srl ha quindi eseguito indagini geofisiche preliminari, mediante rilievo elettromagnetico e poi con tomografia elettrica. Successivamente sono state eseguite indagini ambientali medianti sondaggi a carotaggio continuo per verificare l’eventuale contaminazione dei terreni e delle acque sotterranee. Sono stati quindi effettuati i campionamenti dei terreni, dei rifiuti e delle acque di falda. L’indagine con il rilievo elettromagnetico ha permesso di evidenziare diverse anomalie nel terreno. Dall’analisi è emersa infatti la presenza di alcuni settori a più elevata conducibilità elettrica imputabili ad un maggiore spessore dei rifiuti di natura antropica.
“Per esempio – si legge nella relazione – sono stati individuati nel corso delle perforazioni brandelli di plastica, di tessuti, vetro. In altri settori sono stati individuati più elevati valori di polarizzazione indotta e non è pertanto possibile escludere la possibilità della presenza di fluidi a chimismo anomalo nel sottosuolo”.
L’indagine elettromagnetica ha indirizzato poi i successivi sondaggi, nove in tutto di cui 5 spinti ad una profondità massima di venti metri e quattro giunti fino a 60 metri nel sottosuolo, che sono stati eseguiti proprio in coincidenza delle principali anomalie rilevate. Sono stati rinvenuti rifiuti di varia natura, costituiti prevalentemente da plastica, vetro, brandelli di tessuto e inerti. L’analisi chimica delle terre invece ha fatto registrare parametri non conformi rispetto alla normativa vigente, con valori sballati che hanno riguardato piombo, berillio, zinco, stagno, vanadio, selenio ed in alcuni casi anche altri idrocarburi pesanti.
“Ora che abbiamo identificato e quantificato l’inquinamento ambientale – spiega il consigliere Roberto Boi – il Comune di Aprilia deve trovare risorse adeguate per la bonifica del sito. A Sassi Rossi, vista la forte presenza di metalli pesanti, ci sono stati anche scarichi industriali. Fortunatamente, la conformazione naturale del terreno sembra abbia protetto la falda acquifera dagli sversamenti illeciti. La priorità ora deve essere il risanamento dell’area”.
“L’obiettivo del comune di Aprilia è quello di bonificare l’ex cava di Sassi Rossi. Abbiamo iniziato un processo realizzando la caratterizzazione del terreno ed eseguendo l’indagine ambientale. Ora parte il secondo step dei lavori in cui prevediamo ulteriori rilievi che determineranno la tipologia ed il perimetro dell’intervento nell’area”.
L’amministrazione comunale appare intenzionata a procedere con il risanamento dell’ex cava di Sassi Rossi situata tra Casalazzara e Campoleone. L’area, che dagli anni ’70 venne utilizzata come vera e propria discarica a cielo aperto, è stata in questi mesi oggetto di studio da parte della società Geores Srl che, su mandato del comune di Aprilia, ha redatto un dettagliato studio ambientale con lo scopo di verificare le condizioni geologico-ambientali e geochimiche del suolo e delle falde acquifere presenti nell’ex cava di tufo. Il terreno venne anche inserito dalla Regione Lazio nel 2002 all’interno dell’elenco dei siti “ad altissima priorità” contenuto nel piano regionale delle bonifiche del Lazio. Proprio per questo l’amministrazione Terra ha richiesto e ottenuto un finanziamento dalla Pisana per iniziare il lungo processo che porterà al risanamento dell’area.
“Dopo lo studio eseguito dalla Geores – spiega il sindaco Terra – procederemo con ulteriori rilievi. Dobbiamo determinare a che profondità si trovano i rifiuti e la tipologia di intervento che faremo al momento della bonifica. Sono interventi che già sono stati finanziati dalla regione Lazio e che faremo nei prossimi mesi. Dai primi rilievi effettuati dalla Geores sembra che i rifiuti rinvenuti siano concentrati in un’area, grande circa un ettaro, abbastanza circoscritta”.
Dalle analisi effettuate dalla società incaricata dall’ente di piazza Roma emergono valori sballati relativi ai metalli pesanti. I campionamenti hanno infatti stabilito valori oltre la norma soprattutto per piombo, zinco, stagno e vanadio. Senza dimenticare le varie tipologie di rifiuti interrati, come inerti, plastica, vetro, scarti tessili e derivati da vagliatura, emersi dall’indagine ambientale. Una primissima stima parla di circa 50mila tonnellate di spazzatura presente all’interno dell’ex cava. Ma saranno proprio i successivi rilievi a chiarire la portata dell’inquinamento ambientale.
“Vogliamo chiudere questa storia di degrado ambientale – spiega Terra – quando avremo terminato la progettazione relativa alla bonifica chiederemo i finanziamenti necessari al Ministero dell’Ambiente o alla stessa Regione Lazio”.
Ma c’è anche una seconda discarica che l’ente di piazza Roma vorrebbe bonificare, quella di Sant’Apollonia.
“Abbiamo già richiesto degli stanziamenti al Ministero dell’Ambiente, si parlava di un intervento da circa 14 milioni di euro. La nostra speranza è di ottenerli e di partire immediatamente con le caratterizzazioni del sito”.
Alessandro Piazzolla
Vuole acquistare dei beni della Regione Lazio
Il Comune fa shopping
Il Comune di Aprilia si impegna ad acquistare gli uffici dell’ex sportello agricolo (ed ex sede del Psi) in via degli Oleandri e il terreno tra via Pergolesi e via Monteverdi. Beni di proprietà della Regione ma che per l’ente potrebbero servire a realizzare progetti in cantiere. Il Consiglio comunale ha approvato la delibera di indirizzo che impegna l’amministrazione Terra a rilevare i due beni di proprietà della Regione Lazio al costo di 411 mila euro. Un’opportunità da non perdere secondo la maggioranza, dal momento che il prezzo complessivo sarà scontato del 50% rispetto al valore totale e soprattutto nel caso del terreno di via Pergolesi l’ente potrà realizzare un nuovo asilo.
“La nostra volontà - ha spiegato il vice sindaco e assessore ai Lavori Pubblici, Luana Caporaso - è quella di acquistare l’immobile di via degli Oleandri per 154 mila euro e il terreno nel quartiere Toscanini per 257 mila euro, nel primo caso pensiamo che un edificio in pieno centro potrà servire come luogo di incontro e di socializzazione per i giovani, mentre sul terreno in via Pergolesi abbiamo chiesto un finanziamento per realizzare un asilo”.
Progetti criticati dall’opposizione e in particolare dal capogruppo di Piazza Civica, Giuseppe Petito, che ha sottolineato l’assenza di copertura finanziaria in bilancio e ritenendo che il quadrante vada destinato alla realizzazione dell’ istituto comprensivo Gramsci.
“Quello della nuova scuola Gramsci è un problema annoso - ha detto Petito - che è finito nel dimenticatoio e che l’amministrazione non sembra intenzionata a risolvere, una parte del terreno in via Tiberio individuato dal Comune è stato usucapito e l’ente è in causa da anni. Perciò come gruppo, quando eravamo in maggioranza, avevamo lavorato per cercare un’altra soluzione che era appunto la zona in via Pergolesi. Quindi chiediamo l’inserimento dell’emendamento nella delibera, altrimenti non voteremo l’atto”.
La maggioranza ha però respinto gli emendamenti.
“L’amministrazione comunale non si è certo impuntata perché deve realizzare a tutti i costi la scuola Gramsci in via Tiberio - ha ribattuto - si tratta invece di una questione tecnica. Il sito che abbiamo individuato è più esteso di quello in via Pergolesi, lo si può notare a livello visivo, e i nuovi standard prevedono che su un’area di 6 mila metri si possano realizzare 3 aule; dunque la scuola Gramsci nella zona indicata da Piazza Civica non entrerebbe, se non riducendo il progetto e togliendo degli assett e dei servizi”.
Francesca Cavallin