Numerose iniziative ad Aprilia nella Giornata della Memoria. Interessante testimonianza dell’apriliano Attilio Anticoli
“Abbiamo il dovere di non dimenticare”
Tante iniziative per la giornata della memoria. Ad Aprilia sono state organizzati momenti di studio e riflessione dall’amministrazione comunale, dalla scuola Toscanini e dal liceo Meucci. Presso la sala consiliare Luigi Meddi alla presenza dei ragazzi della 5b e 5c dell’Istituto Rosselli si è tenuto un convegno dal titolo “Per non dimenticare”. Presenti alla mattinata dedicata alla storia di uno dei passaggi più bui del novecento: il sindaco Antonio Terra, l’assessore alla cultura Gianluca Fanucci, il professor Filippo Fasano presidente Anpi sezione di Aprilia, l’apriliano Attilio Anticoli che ha raccontato per la prima volta in pubblico la vicenda del rastrellamento e della deportazione dei suoi parenti al campo di concentramento di Auschwitz e lo storico dirigente nazionale Anpi Vincenzo Calò. Durante il convegno, che è stato trasmesso live sul canale You tube del Comune di Aprilia, è stato proiettato il video “Non perdiamo la memoria” – cronaca di un viaggio ad Auschwitz-Birkenau degli studenti di Aprilia al termine del quale è seguito il dibattito con gli studenti presenti.
“Abbiamo il dovere morale di non dimenticare - ha ribadito al’assessore alla Cultura Gianluca Fanucci - abbiamo il compito di mantenere viva la memoria affinchè situazioni come questa non debbano mai più accadere. E’ stato importante stimolare gli studenti ad affrontare il dibattito su temi quali il rispetto delle diversità e delle differenze, il pregiudizio, il razzismo e la xenofobia. La nostra amministrazione si è sempre impegnata a questo tipo di sensibilizzazione, costantemente, anno dopo anno. Ringrazio i relatori intervenuti per il contributo e l’Istituto Rosselli per la partecipazione alla mattinata”.
“C’è speranza -riporta una nota stampa della scuola Toscanini a seguito dell’iniziativa - gli occhi dei bambini, più grandi del solito, il corpo teso all’ascolto di un racconto avvincente che non è fantasia, ci fanno sperare in un futuro in cui si riuscirà a essere un solo popolo, quello umano, che risolve le controversie con il confronto civile, parlando o al massimo prendendosi a cuscinate”. Ospite dell’Istituto il nostro concittadino Guglielmo Marchetti, il cui papà e nonno aprirono una porta, quando anche questo gesto poteva comportare prigionia e deportazione, tortura e morte. Era l’alba di 80 anni fa, il 16 ottobre del 1943, e la porta che aprì il nonno di Guglielmo, era quella del suo appartamento al Portico di Ottavia. Dodici ebrei entrarono nell’appartamento di una delle poche famiglie non ebree del palazzo e attraverso i tetti e le soffitte comunicanti, furono accompagnati in un luogo sicuro. Molti anni dopo, queste persone raccontarono questo atto eroico, che è diventato uno dei racconti di un libro per ragazzi che racconta “la Shoah e il Giorno della Memoria”. Alcuni ragazzi della scuola secondaria di I grado bambini delle classi quarte e quinte della scuola primaria sia del plesso centrale di via Amburgo che del plesso Elsa Morante, hanno chiesto tante informazioni al signor Marchetti, gentilissimo e disponibile, che ha raccontato tanti altri episodi che hanno interessato la sua famiglia, ed ha raccomandato di trarre da questo esempio l’impegno perché una storia così non si ripeta mai più. A seguire le ragazze e i ragazzi delle classi terze della scuola secondaria si sono esibiti in una piece teatrale, scritta da alcuni di loro, dal titolo “Caro diario”, per rappresentare la Shoah. La privacy non ci consente di mostrare i volti di tutti i nostri alunni: erano luminosi, assorti, ispirati, commossi da parole dette e ascoltate, che non erano vuota retorica ma emozione, sentimento, volontà di non dimenticare e fare in modo che non si ripeta più il male. Noi docenti nei loro occhi abbiamo letto l’impegno di futuri cittadini a porre termine al male immenso rappresentato dalla guerra alle porte dell’Europa e negli altri paesi del mondo, al male delle morti nel nostro mare, ma anche a piccoli episodi di sopraffazione quotidiana, perché il vero insegnamento della ricorrenza del 27 gennaio è di non essere indifferenti, di indignarci e reagire anche alla più piccola ingiustizia.
“Non iniziò con le camere a gas, iniziò con i politici che dividevano le persone tra “noi” e “loro”. Iniziò con i discorsi di odio e di intolleranza, nelle piazze e attraverso i mezzi di comunicazione. Iniziò con promesse e propaganda. Iniziò con le leggi che distinguevano le persone in base alla “razza” e al colore della pelle. Iniziò quando la gente smise di preoccuparsene, quando la gente divenne insensibile, obbediente e cieca, con la convinzione che tutto questo fosse “normale”. (Primo Levi)
P.N.