Nel Comune apriliano ci sono svariate situazioni di opifici dismessi o messi sotto sequestro che contengono rifiuti speciali
Diverse bombe ad orologeria nel territorio
Chiudere tutti i varchi di accesso al sito e scongiurare il pericolo di eventuali crolli mettendo in sicurezza gli stabili andati in fumo. Mentre le opposizioni attendono la convocazione di un Consiglio comunale speciale per discutere sull’incendio divampato all’interno del complesso industriale dismesso dell’ex Freddindustria, l’ente comunale di piazza Roma sta continuando tutte le verifiche del caso per evitare che la situazione all’interno del sito di via Enna possa peggiorare.
L’intera area andrà messa in sicurezza il prima possibile, anche perché i quattro capannoni divorati dalle fiamme non lasciano dormire tranquilli. In caso di forte vento e maltempo c’è il rischio che possano cedere ulteriormente. Per questo l’amministrazione comunale sta sollecitando la proprietà, la società “Aprilia 2012” a velocizzare le operazioni di chiusura di tutti i varchi attualmente aperti.
L’obiettivo è che nessuno possa entrare in maniera abusiva con il rischio di farsi male. Intanto il rogo scatenatosi all’interno del complesso industriale dell’ex Freddindustria ha fatto tornare prepotentemente sul tavolo della discussione la questione ambientale legata alla presenza di siti, sull’intero territorio apriliano, al cui interno sono stati ammassati rifiuti. C’è, per esempio, la vicenda dell’Enotria.
Il complesso situato in via Nettunense, ex cantina sociale di Aprilia, fu oggetto di un sequestro nel lontano 2008 e divenne rifugio per senzatetto. Dopo lo sgombero del 2012 la situazione è rimasta sostanzialmente ferma.
“Quella struttura è una bomba ad orologeria – spiega l’ex assessore all’ambiente del Comune di Aprilia Monica Laurenzi – vi sono al suo interno copertoni abbandonati che possono rivelarsi, in caso di rogo improvviso, estremamente tossici e dannosi per le persone. Ma oltre all’Enotria c’è il problema della Ecoimballaggi in zona industriale. Anche quel sito venne posto preventivamente sotto sequestro dalla polizia locale in considerazione della grande quantità di rifiuti ammassati al proprio interno. C’era una procedura fallimentare in corso e, per questo, incontrammo anche la curatrice fallimentare della società che ci confermò il problema della mancanza di soldi per la rimozione dei rifiuti. Anche quella è una situazione oggi completamente ferma e molto pericolosa”.
Ma ci sono almeno altri due siti che preoccupano non poco. Il primo si trova lungo la via Nettunense all’altezza del sottopasso di Vallelata dove furono ammassati fusti e spazzatura varia. A seguito di un incendio che lambì i rifiuti, il Comune di Aprilia intervenne per la messa in sicurezza dei terreni. Ma oggi i rifiuti sono ancora lì.
Il secondo, invece, si trova sempre nella zona industriale e fa riferimento alla società Asea srl. Anche in questo caso sono stati ammassati rifiuti e nonostante un’ordinanza del sindaco ed un procedimento di inottemperanza, nulla è cambiato.
“Serve un maggiore controllo del territorio – continua la Laurenzi – oltre ad un atteggiamento meno morbido da parte di chi amministra. Quando ero assessore all’ambiente facemmo lo sgombero all’ex Freddindustria e stilammo un cronoprogramma di interventi per la bonifica dell’area. Spesso abbiamo inviato la Polizia Locale a controllare che il privato rispettasse gli impegni e se non lo faceva scattavano le sanzioni. L’incendio di mercoledì si poteva evitare”.
In generale, c’è una oggettiva difficoltà degli enti locale a gestire queste vicende. Non sono previsti infatti finanziamenti regionali per la sola rimozione dei rifiuti, come invece accade nei casi dove è prevista la bonifica dei luoghi. Ciò paralizza gli entri locali che spesso non hanno la forza economica per andare a sanare situazioni potenzialmente critiche da un punto di vista ambientale.
Alessandro Piazzolla