Il Consiglio dei Ministri non ha ancora esaminato la situazione apriliana
Niente scioglimento per mafia
C’è stupore tra le associazioni dopo che il Consiglio dei Ministri ha deciso di non procedere con lo scioglimento per mafia per il Comune di Aprilia. Se si è trattata di una decisione definitiva o semplicemente di un rinvio della questione alle prossime settimane, sarà chiaro solo con il passare dei giorni. L’amarezza per un mancato intervento del Governo però resta, anche perché, nel frattempo, è partito l’iter amministrativo per il rinnovo del Consiglio comunale. Le elezioni sono state indette per il 25 e 26 maggio, con eventuale ballottaggio alla metà di giugno. Mentre la politica locale è già in fibrillazione e cerca di farsi trovare pronta ad ogni evenienza, l’universo associativo critica aspramente la non-decisione del ministro Matteo Piantedosi.
“Il consiglio dei ministri durante la seduta di ieri – attaccano Reti di Giustizia, Rete No Bavaglio ed il coordinamento antimafia - avrebbe potuto applicare la legge, deliberando sullo scioglimento per mafia dell’ente apriliano ma ciò non è avvenuto, rimandando, forse la decisione ad una data da definire. Come associazioni chiediamo con forza l’assunzione di una tale decisione il prima possibile in modo tale da garantire al tessuto sociale di provare a ripensarsi e ricostruirsi intorno ai principi di giustizia sociale e legalità e alla cittadinanza di esercitare un voto libero e consapevole. Chiediamo che vengano rese pubbliche le risultanze del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza di Latina che alla presenza del procuratore distrettuale antimafia di Roma si è pronunciato sulla relazione della commissione di accesso. Il radicamento mafioso nella regione Lazio è una realtà che merita risposte adeguate e non “soluzioni politiche” come avvenuto in passato per la ben nota vicenda di Fondi. Chiediamo che la commissione parlamentare antimafia intervenga al più presto”.
Ale.Pia.
Il Consiglio di Stato dice che Rida deve pagare
Il Comune vince
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del Comune di Aprilia ai danni della Rida Ambiente per una vecchia querelle che riguardava i cosiddetti contributi di costruzione. In ballo, tra l’ente di piazza Roma e la società privata, c’erano 162mila euro richiesti dal Comune a Rida a seguito della realizzazione dell’impianto autorizzato di recupero e smaltimento dei rifiuti.
Una decisione che ribalta un precedente ricorso, arrivato in primo grado, da parte della società del gruppo Altissimi accolto dal Tar del Lazio con il quale fu stabilito che il contributo di costruzione per l’impianto Rida non era dovuto.
L’ente di piazza Roma si oppose a quella sentenza ricorrendo, a sua volta, in appello. Secondo il Comune apriliano, infatti, l’impianto di trattamento rifiuti, realizzato da un soggetto privato, persegue chiaramente finalità lucrative e ciò comporterebbe il pagamento del contributo di costruzione.
“Questione centrale del contenzioso – si legge nella sentenza del Consiglio di Stato – è l’interpretazione secondo cui il contributo non è dovuto nel caso di impianti, attrezzature, opere pubbliche o di interesse generale realizzate dagli enti istituzionalmente competenti, nonché per le opere di urbanizzazione eseguite anche da privati in attuazione di strumenti urbanistici. L’esenzione dal pagamento necessita che l’opera sia finalizzata ad un utilizzo a tempo indeterminato dell’intera collettività. Nel caso di specie, manca questo connotato, non risultando presente alcuna forma di convenzione o di utilizzazione a favore del territorio. I
l collegio ritiene inoltre che l’appellante costituisce un soggetto imprenditoriale che per sua natura persegue uno scopo di lucro. In tal caso, il costo di costruzione assume una particolare giustificazione in ragione proprio della finalità lucrativa. L’opera non rientra quindi nel caso di esenzione del contributo che pertanto è dovuto”.
Alessandro Piazzolla