Visite al fine vita
La Asl Roma 6, da sempre attenta a porre al centro l’etica e l’umanizzazione delle cure, come già testimoniato con il “Manifesto Interreligioso dei Diritti nei Percorsi di Fine Vita” sottoscritto dall’azienda il 19 dicembre 2019 e dopo l’avvio presso l’Ospedale dei Castelli della Tenda degli Abbracci che consente ai familiari e ai pazienti Covid di abbracciarsi in tutta sicurezza, istituisce la “Procedura operativa aziendale per la gestione delle visite ai pazienti Covid e l’accompagnamento al fine vita”.
“A causa della pandemia da Sars CoV2 e della relativa patologia COVID-19 – afferma il Direttore Generale Narciso Mostarda - gli ospedali si sono trovati, dal marzo 2020, a dover limitare o proibire la presenza fisica di visitatori ai pazienti ricoverati, impedendo di riservare ai nostri cari l’amore, la dedizione e la cura negli ultimi giorni della loro vita, negando quel saluto che seppur triste, concede serenità.
La morte di una persona amata è considerato l’evento più stressante tra quelli che compongono l’esperienza umana normale sulla salute mentale e fisica. In caso di decesso di un parente ricoverato, le conseguenze fisiche, mentali e sociali dell’isolamento legato al distanziamento fisico possono incrementare il rischio di un lutto complicato per i congiunti. D’altro canto, per i pazienti che si trovano in condizioni cliniche particolarmente complesse e cariche di ansia, la presenza di persone significative della loro vita può alleggerire il percorso di cura della patologia.”
Il Comitato Nazionale di Bioetica ha riconosciuto l’alto valore delle cure durante il fine vita, che si manifesta non nella pretesa di poter strappare un paziente alla morte, ma nella ferma intenzione di non lasciarlo solo. L’attenzione non è più alla malattia, ma al centro c’è la persona sofferente, la sua famiglia e accanto ci sono gli operatori sanitari.
Permettere una visita in presenza al familiare/caregiver/persona di fiducia è discrezione del medico che ha in cura il paziente e che può meglio valutarne il beneficio.
Ufficio Stampa Asl Roma 6
Tra verità e leggende ecco la ricetta rivisitata dallo chef dell’Hotel Antonella Raffaele Lenti
Uovo soffice dei templari
Il progetto “Cammini templari nel Lazio” della Pro Loco Citta di Pomezia ha anche un aspetto storico- culinario. Dopo gli scudi templari realizzati dal maestro pastaio Marco Giuliani si è cimentato in una rivisitazione di un piatto templare Raffale Lenti, capo chef del ristorante dell’Hotel Antonella, molto conosciuto e stimato grazie anche alle sue performance televisive nella trasmissione Rai “GEO” e in importanti siti di cucina.
Una delle ricette templari della cucina monacale festiva erano “le uova sode fritte-dorate”.
Questa la ricetta rivisitata dello chef Lenti
Uovo soffice dei templari: per 4 persone: 4 uova di montagna freschissime; 120g di focaccia rafferma: 1 ciuffo di timo; 1 spicchio di aglio; 2 cucchiaini di strutto; sale; olio extravergine di oliva; 4 pirottini di alluminio; 320g di salsa carbonara
Procedimento:
Separa gli albumi dai tuorli, montali a neve e mettili da parte.
Con lo strutto ungi i pirottini, disponi dentro ogni uno un primo strato di albume, riponi al centro il tuorlo e copri con l’albume rimanente, inforna a 180° per 4 minuti.
Nel frattempo frulla al cutter la focaccia e poi saltala in padella antiaderente con l’olio extra, l’aglio in camicia, il timo sfogliato e un pizzico di sale.
In un piatto piano metti al centro un anello d’acciaio, cospargi la parte esterna di focaccia, metti la salsa al centro e l’uovo sformato sopra.
Come si può notare diventa attuale un piatto semplice realizzato secoli fa dai cavalieri templari, quando è rivisitato da uno chef di talento come Raffaele Lenti.
Intanto altre Pro Loco, quella di Priverno e di San Felice Circeo hanno condiviso il progetto enogastronomico templare. Priverno, coinvolgendo uno chef di un noto ristorante locale; San Felice Circeo invitando i ristoratori del suo territorio: “a partecipare all’iniziativa lanciata dalla Pro Loco della città di Pomezia, denominata “Piatti Templari”, che prenderà vita attraverso una serie di incontri online sugli aspetti della cucina templare e più in generale delle nostre origini”.
Ritornando a Pomezia l’azienda agricola Nardi, che produce vini di grande qualità ottenuti da vigneti situati dove una volta erano i terreni della tenuta Templare di Sant’Eramo, ha dato la sua disponibilità a inserirsi con un suo vino nel progetto Pro Loco. Nel contempo sono previste anche altre collaborazioni.
Contemporaneamente continuano ogni lunedì, con in studio il presidente della Pro Loco di Pomezia Claudio Mazza, il segretario Vincenzo Scherillo e il prof. Antonio Sessa, le dirette facebook sulle pagine della Pro Loco Città di Pomezia, dell’Unpli Lazio e del Pontino Nuovo.
Al momento sono stati coinvolti oltre 15 territori distribuiti nelle 5 province della nostra Regione. Il progetto con le limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, si svolge appunto con delle dirette sui social dove sono intervenuti ed intervengono storici ed appassionati, sindaci e assessori coinvolti dai presidenti delle Pro Loco interessate. Visto il successo è stato ritenuto opportuno far nascere un percorso parallelo, sviluppato sul tipo di alimentazione che ha favorito la longevità dei templari (oltre trenta anni di vita in più, rispetto alla media del periodo), coinvolgendo le attività di ristorazione dei territori interessati per l’elaborazione delle pietanze che essi consumavano.
Un progetto quello dei “Cammini Templari nel Lazio” originale e affascinante volto a far emergere la storia, tra verità e leggende, quella della presenza dei Cavalieri del Tempio nel Lazio, ancora tutto da scoprire.
T.R.