Domenica 3 novembre, presso l’Hotel Simon, in via P. F. Calvi, si è svolta la cerimonia di premiazione della XXXIII Edizione del Premio Internazionale Letterario Città di Pomezia da noi fondato, organizzato per ventisette edizioni e poi gratuitamente ceduto all’Amministrazione Comunale. Ora a presiederlo è la dottoressa Fiorenza Castaldi, che abbiamo incontrato in sala impegnata anche ad accogliere i partecipanti.
La sindaca Veronica Felici ha porto i saluti ed ha consegnato alcuni premi. Poca gente in sala (per noi una pena: neppure una quarantina, organizzatori compresi), assenti molti premiati. Cerimonia prolissa, interminabile, lontana dalla snellezza delle nostre affollatissime cerimonie (per esempio, la grande palestra del “Picasso” s’è dimostrata insufficiente l’anno che a vincere il premio è stata la francese Solange De Bressieux, docente alla Sorbona di Parigi). Quel che noi abbiamo regalato al Comune di Pomezia era un autentico orologio, che funzionava perfettamente e richiamava centinaia e centinaia di scrittori e poeti; la nuova formula che al Premio è stata data (da noi mai condivisa. Diritto di cambiare, s’intende, ma anche diritto di dissentire!) non sembra funzioni altrettanto se è vero che non è solo quest’anno che molti dei premiati disertino la cerimonia.
Tra i presenti in sala, non partecipanti al Premio, abbiamo visto anche lo scrittore Raffaele Rossi, coautore del volume collettaneo “Persone, Personaggi e Storie di vita” (ricordato su Il Pontino nuovo dell’1/31 luglio 2024).
A vincere uno dei premi speciali è stata la nostra amica Imperia Tognacci, anch’ella assente (per motivi di salute, come spiega lei stessa in una lettera agli organizzatori e alla Giuria), della quale lo scrittore Franco Campegiani, di Marino, ha letto un brano del volume “Il prigioniero di Ushuaia”, frutto di un viaggio dall’autrice nelle impervie e lontane terre della Patagonia. Il libro è del 2008, ma di recente (2021) è stato ripubblicato dalla Genesi di Torino - diretta dall’amico Sandro Gros-Pietro - con a fianco la traduzione in spagnolo di Angela Pansardi.
In una natura aspra, nel caotico zampillare delle metafore - spesso ardite, ma sempre fascinose -, si svolge una storia umanissima, il calvario di una creatura. Un grande affresco sociale quello che presenta Imperia Tognacci.
Nella Prefazione lucida e esaustiva, Sandro Gros-Pietro mette in luce quasi tutti gli aspetti e i temi dell’opera, evidenziando come l’Autrice - dando voce a un uomo che soffre, quasi un condannato in una bolgia dantesca - ci offre «una splendida metafora poetica che sopravanza la cronaca di vita condotta un tempo dai carcerati». Nella traduzione in spagnolo Angela Pansardi non solo rimane aderente all’originale e alla sua fluida e armoniosa narrazione, ma vi aggiunge una certa dose di esotismo, che rende maggiormente apprezzabile la vicenda del prigioniero argentino.
Tra i tanti temi che più coinvolgono, c’è senz’altro quello della Natura, con il suo «tiepido pulsare di linfe/tra aromi e fragranze» che irrobustiscono i ricordi e «la voce/del ghiacciaio» che, «con gelido alito/(…) parla di bellezza glaciale/e profonda»; c’è la partecipazione alle sofferenze che da sempre ci dilaniano, sicché, «In un tremore di luce, si alzano/ancora parole di sterminio/e si preparano asce di guerra».
La poetessa, inoltre, sa legare passato e presente e mondi lontani, come la Patagonia, al nostro, alle nostre città, con «il rombo/martellante del traffico,/la sofferente corrente di fanali,/i sibili di sirene».
Un’opera affascinante, che ha ben meritato, nel 2008, il Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito e, adesso, uno speciale della XXXIII edizione del Città di Pomezia.
Domenico Defelice
In occasione della “Giornata nazionale della memoria, per i caduti civili e militari nelle missioni internazionali per la pace, presso il monumento sito in Piazza San Benedetto da Norcia di Pomezia, martedì scorso 12 novembre, si è tenuta la cerimonia commemorativa, davanti al cippo che ricorda i civili e militari morti a causa di un attentato terroristico che devastò la base militare italiana “Maestrale” a Nassiriya in Irak il 12 novembre 2003. In quella occasione lo scoppio di un camion cisterna pieno di esplosivi, devastò la base militare italiana provocando la morte di 28 persone, 9 delle quali irachene e 19 italiane.
Ventuno anni sono trascorsi da quel fatidico giorno, eppure la memoria degli italiani, non si è sbiadita nel tempo che trascorre, anzi è nitida, cosicché ancora oggi si commemorano in tutto il Paese, con commosse cerimonie, quegli italiani che rimasero vittime di mano terroristica. Con questo spirito in una splendida mattinata novembrina, a Pomezia, davanti al cippo commemorativo, appositamente eretto dalla amministrazione comunale nell’anno 2009 e dedicato a quelle vittime, è stato il centro di una commovente cerimonia che ha visto la partecipazione di tanti cittadini e di tanti studenti della scuola media Publio Virgilio Marone, accompagnati dai loro docenti e dal Dirigente Scolastico prof. Stefano Colucci.
La cerimonia è iniziata con la deposizione sul cippo monumentale, di una corona di alloro da parte dal Sindaco Veronica Felici sulle note del “Silenzio”, il minuto di raccoglimento e la lettura della preghiera del Carabiniere.
Il momento ha riportato tutti i presenti arivivere la scomparsa dei 19 nostri concittadini tra militari e non: 12 Carabinieri, 5 appartenenti all’esercito più 2 civili, giunti per le riprese di un docufilm dal titolo “soldati di pace”.
Toccante è stata la partecipazione degli studenti che singolarmente, alla lettura di ogni nome dei 19 caduti hanno risposto in coro “PRESENTE” e depositato ognuno un fiore sul monumento recitando la preghiera a ricordo dei caduti martiri, composta dalla poetessa Maria Francesca Esposito.
Il presidente Adino Giorgi li ha ringraziati sottolineando che “Voi, cari ragazzi, siete il futuro, e per voi conoscere queste storie di sacrificio e dedizione è un grande dono, la vostra presenza ci ha fornito speranza e ci ha ricordato che la memoria non è solo un dovere, ma anche un legame che unisce generazioni diverse e che costruisce un futuro di consapevolezza e di pace”.
Egli ha poi ringraziato le associazioni civili e militari presenti che attraverso il loro lavoro, costante e appassionato, tengono alta la bandiera della memoria e della solidarietà che “in questo modo resta viva trasmettendola alle nuove generazioni, arricchendola di significato e diventando ispirazione per tutti”.
Egli ha successivamente aggiunto che “ricordare i martiri di Nassiriya significa ricordare uomini e donne che hanno scelto di servire un ideale spesso lontano dalle loro famiglie e dai loro affetti, in luoghi difficili e rischiosi. Ricordo poi che essi hanno messo a rischio, e in fine donato, la loro vita per costruire un mondo migliore, dove i valori di giustizia e libertà possono fiorire.
Tutti auspichiamo che il loro sacrificio non sia stato vano, custodiamo insieme la loro memoria, impegnandoci a costruire, giorno dopo giorno, un mondo di pace e di rispetto reciproco. La loro eredità ci insegna che la strada della giustizia e della pace è una strada difficile, ma necessaria”.
Dopo la aspersione con acqua benedetta della corona di alloro deposta dal Sindaco Veronica Felici e la benedizione impartita ai partecipanti dal parroco don Marco Cimini, ha preso la parola il sindaco che dopo i rituali ringraziamenti ai presenti e partecipanti, in particolare ai giovani studenti, ha illustrato il coraggio e la solidarietà di quegli uomini in divisa nello scenario di guerra a Nassiriya.
“Quelle vite spezzate, il sacrificio di quei nostri concittadini testimoniano il prezzo altissimo che l’Italia ha pagato in nome della pace e della stabilità in scenari internazionali critici. Pe questo la giornata odierna rappresenta la occasione di ricordare, ancora commossi, quei servitori dello Stato che perserola vita in terra irachena.
Oggi commemorando quei caduti riaffermiamo il nostro dovere di custodire la memoria del loro sacrificio come patrimonio condiviso della Nazione e come momento unificante del sentimento patrio”.
La cerimonia si è poi conclusa con l’ascolto della preghiera cantata del “Domine dona nobis Pacem”. Al rito commemorativo hanno preso parte: per la Associazione Nazionale dei Carabinieri sezione di Pomezia, che ha organizzato la cerimonia, sono intervenuti tutti i soci con il presidente luogotenente Adino Giorgi, il sindaco di Pomezia Veronica Felici con il gonfalone cittadino portato dalla Polizia Locale, accompagnata dal presidente del Consiglio Francesco Lamanna, dalla consigliera comunale Maria Russo, il comandante della compagnia carabinieri di Pomezia tenente Sandra Bugio, il comandante della compagnia della finanza cap. Diego Cuzzocrea.
Hanno presenziato inoltre le bandiere e i labari di tutte le associazioni culturali e d’Arma presenti in città con i loro presidenti. In particolare si è notata la presenza della associazione nazionale dell’UNICI (Unione nazionale ufficiali in congedi d’Italia) dell’Aeronautica, dei Bersaglieri, della Finanza, degli Alpini, dei Corazzieri, dei Marinai.
Presenti anche rappresentanti della Croce Rossa, dell’AVIS, deiColoni di Pomezia e Ardea, e dei Vigili del Fuoco della sede di Pomezia.
Attilio Bello