Una tragedia che va punita e combattuta
Il grido di Saman
Una tragedia, che va punita e gridata quella di Saman Abbas, cresciuta in Italia, voleva vivere normalmente come tutte le sue coetanee, voleva vivere come si fa in Occidente e non nel suo Paese natale.
Purtroppo questa storia è frutto di una cultura arcaica, tribale e violenta che ancora resiste e che, almeno in Italia, va combattuta. I genitori, indagati per omicidio (le persone di cui ti fidi e che ti dovrebbero proteggere), la volevano costringere a un matrimonio combinato con un cugino in Pakistan. Un orrore, se le cose stanno così. Un orrore che va punito.
E’ difficile immaginare la brutalità di un padre
e di una madre che sopprimono la figlia perchè ha deciso di scegliere liberamente la propria strada.
È contro i diritti umani, tutte le donne devono essere libere di vivere la loro vita come vogliono.
È un femminicidio annunciato, che come al solito mette in evidenza l’incapacità di proteggere le donne.
Questa brutta storia ci insegna anche che dove ci sono segnali, è qui ci sono stati, bisogna intervenire subito, senza esitazioni, se è evidente un contesto di pericolo.
Non vogliamo piangere altre Saman.
Dal 2019 costringere alle nozze è reato anche in Italia grazie alla legge sul Codice rosso, ma non basta se non si migliora sulla prevenzione. Quindi servono “campagne di sensibilizzazione nazionali”, “formazione degli operatori” e maggiore velocità nella presa in carico. “Siamo ancora molto indietro”. Quando una ragazza decide di scappare dalla sua famiglia è sola. E da quel momento ha bisogno di una rete di assistenza che la sostenga.
Serve una risposta unanime dalla politica, ma si ha paura di essere additati come razzisti se si prende posizione.
“Io sono contro la violenza, ho scelto di mettere i diritti umani al primo posto“.
Non si può continuare ad aspettare che muoia qualcuna per reagire, il prezzo da pagare è troppo alto.
Anna Silvia Angelini
Presidente AIDE Nettuno APS
Addio Silvestro
Il giorno 9 u.s. è venuto a mancare ilnostro condomino Silvestro De Marco. Inquadrato nel corpo della Marina Militare, egli è stato l’ultimo guardiano del Faro di Anzio. Mi legava a lui una antica amicizia. Quasi ogni giorno ci vedevamo nel garage del condominio e ci scambiavamo affettuosi saluti. L’ultima volta fu il giorno precedente alla sua dipartita.
Silvestro, riposa in pace. Ti ricorderò sempre con il tuo abituale sorriso.
Cesare Zaccaria
Sul territorio di Anzio-Nettuno non si ha notizia di questo fenomeno sommerso
Combattimenti clandestini tra cani
Non si ha notizia di combattimenti clandestini tra cani nel territorio di Anzio-Nettuno. Questo però non vuole dire che le attività secondarie, come l’approvvigionamento animali e la loro detenzione, collegate all’attività finale, il combattimento, non vengano svolte anche nel nostro territorio. Il combattimento difatti è solo la punta della piramide. Vi è tutta un’organizzazione a più strati che regge questa attività. Vi sono necessità, quindi servizi dedicati, livelli, strutture propedeutiche all’evento finale di scommessa. Sul territorio di Anzio-Nettuno non si ha notizia nemmeno della presenza delle attività secondarie legate allo svolgimento delle lotte clandestine tra cani, ma, dato che stiamo parlando di un fenomeno clandestino e sommerso, complesso e che può essere anche non stanziale in alcuni suoi aspetti, in un territorio che ne presenta comunque sfumature, non possiamo esserne certi. In ogni caso è importante dare un’informazione maggiore sul fenomeno in generale. Il fenomeno di per sé nasce nell’antica Roma ma anche origini più antiche. Attualmente trova espressione in diversi Paesi europei sempre in modo illegale, ma in alcuni Paesi del Mondo è legale. Le razze maggiormente utilizzate per le loro caratteristiche sono Pitt bull, Rottweiler, American pit bull, Terrier, Bull mastiff, ed altri. Ma poi vi è l’utilizzo di randagi presi dalle strade, o di cani padronali, prelevati direttamente dai giardini dei loro proprietari e che sembrano scappati volontariamente, reclutati per la causa. Si ha conoscenza di incontri, per soddisfare la sete di spettacolo e di divertimento dell’essere umano, anche tra campioni e direttamente randagi non addestrati o piccoli animali, ma anche con cinghiali ed con altri animali. Ma nel dietro le quinte di questa attività e dell’addestramento anche i gatti servono, vengono rapiti dalle strade e appesi a testa in giù in giù in grandi e alte gabbie dentro le quali è tenuto il cane, che poi li sbranerà. Non vorrei essere così cruenta ma queste sono le informazioni che si trovano documentandosi sulla materia. E non voglio nemmeno dire che tutti gli animali spariti sul territorio finiscono in questo giro che potrebbe essere solo una delle causa della sparizione degli animali che avviene sul territorio, ed inciderne in minima parte. Resta il fatto che, anche se non si svolgono combattimenti sul territorio e non vi sono strutture per l’allenamento, il nostro territorio potrebbe anche essere semplicemente una prateria dove venire a caccia. Quanti animali che spariscono sul nostro territorio, tra cani e gatti, vengono in realtà rapiti e inseriti loro malgrado in questo girone dell’inferno? Che monitoraggio si fa sul territorio per gli animali spariti e sulla problematica in genere dei combattimenti? Il combattimento è un evento di scommessa che si esaurisce in pochi minuti. Le attività secondarie si svolgono nel corso dei mesi, prevedono allenamento, basi logistiche, aspetti commerciali, approvvigionamento di animali di supporto all’addestramento come cani e gatti. Il fenomeno è presente in tutte le regioni italiane, e movimenta un grande giro di affari, sia legati alle scommesse e sia per il supporto alla preparazione. La criminalità organizzata ne gestisce i compiti nella suddivisione dei vari aspetti. Anche il web è molto importante. Lo è diventato ancora di più durante la pandemia. Già in precedenza gli incontri venivano organizzati attraverso gruppi face book invisibili e su pagine segrete, in gergo e con parole criptate. In più la possibilità di assistere all’incontro da casa attraverso la ripresa di immagini (fonte antimafia365). Organizzare un combattimento tra cani, ma anche tra qualunque altro animale come galli o altri, è illegale, è vietato, ed è un reato penale. Il fatto che sia vietato aggiunge solo fascino ed interesse da parte di persone perverse per una pratica già violenta per la sua natura . Per la Legge è punibile anche chi fa una sola puntata di scommessa per un solo combattimento senza essere presente all’incontro. Ciò è logico perché anche una sola puntata di fatto coinvolge e finanzia un’attività illegale che si basa sul crimine contro gli animali. Il combattimento clandestino è reato non solo perché coinvolge un crimine contro gli animali ma anche perché coinvolge il gioco d’azzardo. L’art. 544 quinquies del Codice Penale “Divieto di combattimenti tra animali” stabilisce che “chiunque promuove organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica è punto con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 50.000 a 160.000 euro”. Anche gli art. 544 bis, ter, quater del Codice Penale, relativi a uccisione, maltrattamenti e spettacoli a danno di animali, possono essere riconducibili a questa attività. I maltrattamenti avvengono durante tutto il periodo di addestramento e riguardano non solo gli animali destinati a salire sui ring ma anche gli animali rapiti quali cani e gatti destinati ad essere sbranati come rivali e come cibo. Come ben spiegato da chi ha lavorato in capannoni dediti alla preparazione di questi “atleti” non è facile creare un campione e ci vogliono mesi per addestrare un cane. L’addestramento non prevede solo lo sviluppo muscolare ma anche lo sviluppo dell’aggressività. Sin da cuccioli i cani subiscono trattamenti per stimolarne l’aggressività. Vengono chiusi in sacchi e bastonati. Crescendo vengono tenuti al buio e a digiuno per giorni, per poi essere nutriti con animali vivi. Si conosce l’uso del coallare elettrico per punizione quando non rispondono ai comandi. L’utilizzo di sostanze dopanti. Subiscono allenamenti estenuanti, appesi con la bocca a dei copertoni, o correndo per fare il fiato su tapis roulant in queste palestre lager, capannoni industriali nelle campagne attorno alle città e in periferia, o nelle piccole palestre di casa di piccoli allevatori e proprietari. Alla fine dell’addestramento il cane diventa un’arma, una fionda micidiale contro il proprio rivale. Viene plasmato nei muscoli e nella mente attraverso esercizi e costrizioni fisiche e mentali. Di fatto torture psicologiche. Quando si priva un essere vivente degli stimoli essenziali del buon vivere, stimolandone solo la muscolatura e l’aggressività, attraverso condizionamenti e privazioni, lo si fa vivere in uno stato che è innaturale verso la propria possibilità di espressione positiva e verso il giusto diritto di vivere. Se questo non è l’inferno certamente gli assomiglia molto. Lo è certamente per quei cani che sin da cuccioli non conoscono altro che questo tipo di vita, privazioni ed allenamenti per svolgere delle lotte e per poi morire sul ring o essere bruciati ancora agonizzanti o essere lasciati morire in qualche scarpata. Lo è per quei cani che vivono bene insieme ad un padrone che credono un Dio ma che in realtà è un sasso e che li porta coscientemente al nel fondo di un macello scommettendo su di loro. Lo è per quei cani che vengono rapiti per essere legati e sbranati dai propri simili, che certamente se prima hanno conosciuto il Paradiso insieme ad un padrone e ad una famiglia amorevole poi hanno certamente conosciuto l’Inferno. Lo è per quelle cagne tenute prigioniere come fattrici obbligate a riprodursi senza scelta e dopo qualche cesareo fatte morire perché non più utilizzabili. Lo è per i gatti rapiti che vengo buttati in pasto a cani orco o legati alle sommità delle gabbie per essere sbranati. Chi può fare questo ad un animale? Certamente uomini senza Dio nelle vene. Eppure le persone che vi si dedicano sul territorio nazionale sono molte, tra criminalità organizzata, piccoli allevatori, e altre figure. Il tutto per soddisfare l’interesse commerciale insieme allo spasso superficiale goliardico ed insensibile dell’essere umano, spasso che tratta gli esseri viventi come cose ma che di fatto fa essere l’uomo una cosa. Il rapporto zoomafia preparato ogni anno dalla LAV che si occupa di crimini contro gli animali mostra il giro di affari legato anche alle lotte clandestine tra cani. Dati notevoli, indicativi del fenomeno, ed al tempo stesso sottostimati in quanto vi è ancora molto sommerso sulle attività legate al business delle lotte clandestine tra cani. Relativamente al nostro territorio: quanti capannoni abbandonati o dismessi possono nascondere un’attività collegata a questo giro? In quali sobborghi di periferia, campagne, o anfratti di società si nascondono luoghi o strutture dedicati all’attività secondarie di supporto ai combattimenti clandestini tra cani? Chi ha sentore di qualche cosa che coinvolge anche indirettamente questa attività, o che faccia comunque riferimento ad un maltrattamento nei confronti degli animali, non esiti a segnalarlo, anche in forma anonima, alle Forze dell’Ordine, e a mandare una mail a upadifesaanimali@gmail.com che segue questa ed altre problematiche legate direttamente o indirettamente al territorio. Grazie per la collaborazione!
Angela Ambrosi
UPA DA – GRUPPO GATTI