Il tour di Giuseppe Conte a raccontare una realtà che non esiste
Il Governo e le piccole manovre
E’ durato alcuni giorni il dibattito sulla manovra finanziaria, un rito che si consuma ogni anno sotto Natale ed anche successivamente e che ripropone la sempiterna dicotomia fra i difensori di “un pacchetto di provvedimenti per i più deboli e per lo sviluppo” ed “il fallimento della politica finanziaria del governo”. Due giudizi inconciliabili anche perché ambedue ideologici. Negli anni passati, quando le vacche erano grasse ed il debito pubblico non preoccupava, di manovre “sociali” ed anche espansive ne sono state fatte ma non ho mai visto un’opposizione dare il benché minimo merito al governo che le aveva fatte.
Questa è la politica del nostro Paese, il procedere per slogan retorici e non di merito, ed è anche uno dei motivi per cui molti Italiani non credono più ai partiti che la praticano. Quest’anno: con un’economia stressata dal covid, una guerra che altri stanno combattendo per noi, un ricatto energetico che strangola le industrie e le famiglie italiane ed un’Europa a cui, obtorto collo, dobbiamo allinearci, non potevamo aspettarci rose e fiori per cui: un pezzetto piccolo di torta per tutti. Senza toccare il debito perché, anche se non li vediamo, migliaia di occhi vigili trovano nell’andamento del nostro debito le ragioni per acquistare o vendere i nostri titoli ed a che prezzo. Se al Governo ci fosse ancora Giuseppe Conte non ci sarebbero problemi: darebbe lo stipendio a tutti ed ai più meritevoli comprerebbe anche un’utilitaria di piccola cilindrata “scostandosi dal bilancio” fino a precipitare nel burrone. Per fortuna Giuseppe Conte non può più fare i massacri che ha fatto nel periodo in cui ha governato l’Italia ma, mentre si permette vacanze a 5 stelle, si limita a giocare il gioco sterile e pericoloso di aizzare le fasce più marginali della nostra società in una rivendicazione illogica ed ingiusta, quella per cui si può stare seduti nel salotto di casa e percepire una retribuzione spesso più alta di quella percepita da chi è invalido, da chi ha versato contributi per decenni ed anche da chi si alza al mattino presto e va al lavoro. Il reddito di cittadinanza doveva essere un provvedimento di “politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà” di durata limitata, ma è diventato una delle ragioni di truffa allo Stato più praticata, di durata sempiterna e tale per cui la povertà è significativamente aumentata: è stato un fallimento completo e sottolinearne l’aspetto assistenziale serve solo a ribadire la consistenza del suo insuccesso.
Sentire nuovi protagonisti della politica del “partito di Conte”, come un certo on. Gubitosa, che attribuiscono il fallimento della legge a motivazioni ed ad azioni mancate che il loro partito avrebbe dovuto fare negli anni in cui era al governo, da la cifra della povertà della politica del Movimento e dei suoi impreparati protagonisti. Il reddito di cittadinanza è stato la ragione unica per cui un partito “non-partito” è riuscito a sopravvivere, nelle ultime elezioni politiche, a tutte le contraddizioni e gli errori commessi. Trovando in questa sua tattica un prezioso alleato in un Partito Democratico condotto allo sbaraglio da un Segretario senza visione politica. In assenza di uno straccio di strategia politica e di struttura ideologica Conte ha continuato a mungere la mucca dell’indigenza e dell’ignoranza che gli aveva portato un risultato più che accettabile nelle elezioni politiche. E lo ha fatto in giro per l’Italia continuando a millantare un peso politico che non ha, ingannando le piazze di Napoli e di Palermo che lo avevano votato “ad personam” come il messia del “reddito senza far niente”: si perché, ricordiamolo, che in italiano “reddito” è “l’utile che deriva da un attività di lavoro o dall’impiego di un capitale”. E’ andato in giro per le piazze a raccontare che quel reddito verrà tolto da un governo che affossa i poveri per dare ai ricchi, una tiritera che evoca il comunismo stalinista e lo fa aizzando una platea sensibile e facilmente influenzabile verso esiti incontrollabili. E’ andato in giro raccontando il falso e cioè che il reddito verrà annullato e che “farà le barricate” per impedirlo, sapendo che il sussidio non verrà affatto annullato ma verrà mantenuto per il suo aspetto sociale più significativo e cioè come contrasto alla povertà. La gente viene imbrogliata da numeri e calcoli del tutto addomesticati per mantenere in piedi il castello di ipocrisia costruito per attrarre consenso. Le cose stanno in un altro modo: il reddito verrà tolto in prevalenza a quella platea di giovanotti e ragazze che ora, in buona parte, lo percepiscono magari integrandolo con lavoretti in nero.
Vedere giovanottoni tatuati che rivendicano uno stipendio pagato dai contributi di giovani lavoratori che, magari, percepiscono un mensile inferiore al loro, è indecente e Conte, con i suoi discepoli, non potrà fare niente per convincere il Parlamento del contrario. Ma tutte le minacce e tutte le falsità con cui il Movimento 5 Stelle sta combattendo questa sua unica battaglia possono essere facilmente smontate da un elemento numerico incontrovertibile: il reddito di cittadinanza costa alla finanza pubblica circa 9 miliardi l’anno, il prelievo di cui è stato ridotto è di circa 800 milioni di Euro, vale a dire meno del 10%. Il reddito anzi il sussidio per le cosiddette fasce deboli, che includono una larga gamma di categorie, verrà mantenuto integralmente nonostante quanto gli emissari del “partito di Conte” vanno in giro a raccontare.
La bandiera dell’”eliminazione della povertà” appesa fuori il balcone di palazzo Chigi dall’allora “capo politico Di Maio” sarà presto ammainata a favore di provvedimenti più coerenti con la logica, ma rimarrà il pennone a cui il Movimento rischia di rimanere appeso quando molti cittadini avranno compreso che è il lavoro che offre una reale prospettiva di vita e non un immeritato reddito e che il Movimento 5 Stelle non conta più in Parlamento per mantenere quelle promesse per cui è stato votato.
Sergio Franchi
L’occidente guarda il l’attuale dramma iraniano con distacco
Donna Vita Libertà
Un tempo era considerata “una di sinistra” poi le vengono attribuite idee di destra e viene definita dalla cultura addomesticata come una “Cassandra dei nostri tempi”, dimenticando che Cassandra prevedeva sventure che puntualmente si avveravano.
Il tempo ha già cominciato a dare prove concrete del fatto che Oriana Fallaci sia stata un gigante del nostro giornalismo ed una visionaria con le idee chiare: “illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l’Islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l’affogar dentro lo stagno, è contro Ragione”. Invece no. Ad ogni ennesimo esempio di scempio del diritto fondamentale della donna perpetrato nel mondo occidentale da islamici si cerca sempre di dare una giustificazione banale per allontanarne le ragioni da motivi religiosi ed è cosi che l’efferato omicidio della giovane Saman Abbas viene giustificato con “barbare usanze tradizionali”; perché l’Islam rispetta la donna che nell’Islam gode degli stessi diritti e dello stesso rispetto dell’uomo.
Oriana Fallaci, dopo il crollo delle torri gemelle scriveva: “Sono anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare, Troia brucia, Troia brucia. Anni che ripeto al vento la verità sul Mostro e sui complici del Mostro cioè sui collaborazionisti che in buona o cattiva fede gli spalancano le porte. Sveglia-Italia-Sveglia. Continua la fandonia dell’Islam «moderato», la commedia della tolleranza, la bugia dell’integrazione, la farsa del pluriculturalismo. E con questa, il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un’esigua minoranza. E ce l’abbiamo in casa. È un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità. Un nemico che le moschee le trasforma in caserme, in campi di addestramento, in centri di reclutamento per i terroristi, e che obbedisce ciecamente all’imam.
Un nemico che in virtù della libera circolazione voluta dal trattato di Schengen scorrazza a suo piacimento per l’Eurabia sicché per andare da Londra a Marsiglia, da Colonia a Milano o viceversa, non deve esibire alcun documento. Può essere un terrorista che si sposta per organizzare o materializzare un massacro, può avere addosso tutto l’esplosivo che vuole nessuno lo ferma, nessuno lo tocca”.
Negare che esista un disegno strategico da parte del mondo Islamico per la conquista dell’occidente cristiano con la demografia non è solo materia discussa e divulgata ma è nel flusso inarrestabile di migliaia di islamici che entrano ogni giorno in Europa violandone le frontiere, è facilitato da politiche scellerate e dalla crisi drammatica del cristianesimo nei paesi occidentali.
Si accetta la litania ripetuta da rappresentanti islamici nel mondo occidentale che l’Islam considera la donna come un essere libero di decidere e che le costrizioni dell’hijab, del chador, del niqab o del burka sono solo usanze tradizionali e non imposizioni religiose usate per tenere sottomessa la donna. Ciò che sta accadendo in Afganistan ed in modo ancor piu drammatico in Iran mette un punto esclamativo su una verità diversa: quella della schiavizzazione della donna e non nel nome della tradizione ma per imposizione religiosa.
Chi non osserva questi dettami antistorici viene punito “per reato contro Dio” e viene impiccato. Quello che sta accadendo in Iran è una vera e propria rivoluzione che non tende a liberare la donna da orpelli inutili ma vuole liberare il paese da una dittatura teocratica che uccide nel nome di Dio.
Ed il mondo occidentale, già permeato di islamismo, resta incapace di prendere una forte posizione nel nome dei diritti umani e di denunciare il massacro in atto nel Paese in cui il capo del governo è un ministro di Dio. Il giorno 8 gennaio si è tenuta a Roma una manifestazione di protesta di fronte all’ambasciata iraniana; i partecipanti erano in gran parte giovani iraniani, pochi gli italiani, poco significativa la partecipazione, scarsa la presenza di politici. Se qualcuno ha pensato che quella fosse una manifestazione femminista ha sbagliato: quella era una manifestazione per la libertà contro una dittatura islamica per la democrazia.
L’errore paventato da Oriana Fallaci nel suo famoso articolo “svegliati Europa” viene commesso nel sottovalutare oggi il significato di una lotta contro un regime che si sta gradualmente espandendo nei paesi cristiani e che sta cercando di minare anche la presenza del crocifisso nei luoghi pubblici.
L’occidente deve reagire al lento declino della civiltà giudaico-cristiana su cui sono basati tutti i regimi democratici e deve farlo anche appoggiando tutte le istanze di libertà dei cittadini contro le violazioni della carta fondamentale dei diritti. Il governo italiano deve accompagnare con azioni concrete il messaggio di sdegno con cui il Presidente della Repubblica ha accolto il nuovo ambasciatore dell’Iran nella sua visita ufficiale al Capo dello Stato per il suo insediamento.
Sergio Franchi