Le bollette Enel includono costi per consumi inesistenti
Pagare la buio
Restiamo un Paese in cui la chiarezza nella gestione dei servizi è una chimera. Il sistema è così stratificato e burocratizzato per cui anche gli aspetti del tutto irrazionali vengono acquisiti come fatti logici solo perché qualche autorità li ha canonizzati.
E’ del tutto inutile rivolgersi ai call center della ditta che gestisce il servizio perché se ne ricaverebbe solo una frustrazione aggiuntiva. Prendiamo un esempio che tutti possono verificare, prendiamo una bolletta di Enel Energia di quelle una volta incomprensibili ed ora rese chiare ed anche eleganti nell’esporre i dati. Facciamo conto che uno abbia una cantina o un piccolo locale separato dall’abitazione in cui vuole mantenere l’allaccio elettrico per i rari casi in cui ci va a prelevare o ad accantonare ciò che in casa è diventato ingombrante.
Enel Energia, utilizzando un sistema di rilevazione a distanza riesce, nella maggioranza dei casi, ad emettere una bolletta sempre basata sui consumi effettivi. Tornando al piccolo locale utilizzato come ripostiglio dell’abitazione, esso non presenta, tranne casi eccezionali, un consumo diverso da zero. Dunque sulla bella bolletta colorata troverete la voce “consumo fatturato zero”.
A questo punto, considerando che si dispone di fatturazione paperless, ci si aspetterebbe di leggere “totale da pagare zero”, ma non è così. Nella distinta di pagamento appare la prima voce “spese per l’energia”, ho cercato di comprenderne il significato e mi è stato detto che si tratta delle spese per finanziare le diverse attività svolte dal venditore per fornire l’energia elettrica al cliente finale, dall’acquisto dell’energia al dispacciamento (la gestione dell’equilibrio del mercato) fino alla commercializzazione. Sempre in assenza di consumi e con il contatore di fatto distaccato, in bolletta appare una seconda voce “altri imposti materia energia”.
Il servizio informazioni dell’Enel mi dice che si tratta di un ammontare che viene addebitato per coprire i costi dei servizi di assistenza alla clientela.
Dunque per un utenza senza consumi e con il contatore staccato e per un bimestre senza aver mai acceso la luce il cliente deve pagare le attività del venditore ed i costi di servizi per una corrente mai acquistata. Ma non è finita qui perché manca l’onere più pesante: l’energia elettrica che non mi sono nemmeno sognato di consumare deve essere anche trasportata e quindi la bolletta aggiunge la “spesa di trasporto dell’energia elettrica” ed, “ad abundantia” quella della “gestione del contatore” che sfido chiunque a dirmi che cosa significhi in termini di onere effettivo. La ciliegina sulla torta: dopo aver pagato servizi relativi a corrente che non ho consumato lo Stato mi impone di pagarci anche la tassa sul valore aggiunto.
Insomma mantenere allacciata un’utenza, senza consumi, di una cantina o di un piccolo magazzino va a costare circa 220 euro l’anno. Una bolletta iniqua, una presa per i fondelli che i cittadini sono costretti a subire con il beneplacito di un’autorità consenziente ed a pagare somme per servizi non ricevuti relativi ad un prelievo di corrente mai avvenuto. Qualcuno potrebbe obiettare che, nel complesso sistema di generazione e fornitura dell’energia esistono spese generali che qualcuno deve pur pagare.
Giusto e sacrosanto ma la logica vorrebbe che a pagare le spese di una tavola imbandita siano i commensali magari in base a quanto hanno mangiato e non siano coloro che siedono nel locale al solo scopo di riposarsi.
Nel nostro sistema resta il retaggio storico di sentire un’utenza come un servizio fornito dallo Stato e come tale accettato e subito anche se non se ne comprende la logica. Nel tempo dei diritti e dell’equa ripartizione degli oneri l’Enel, come anche gli altri gestori, non dovrebbero essere autorizzati ad imporre pagamenti per servizi non prestati nell’intento iniquo di condividere le spese di gestione fra tutti. Chi consuma paga, non ha senso far pagare il trasporto di un’energia che non si è consumata e quindi mai trasportata.
Sergio Franchi
E’ mistificazione chiedere la pace senza giustizia. La pace è l’essenza di ogni attività umana
Pace e pacifismo
La mitologia greca racconta di Irene, figlia di Zeus e di Themis e sorella di Eunomia (Ordine) e Dike (Giustizia) e la pone a tutela della Pace. La cornucopia con cui Irene è sempre rappresentata è il simbolo del progresso e dell’abbondanza che solo la pace può dare. La figlia di Zeus è oggi oggetto di una grande mistificazione, è diventata strumento ideologico di modi diversi di contrastare la guerra. La pace è l’essenza di ogni attività umana, è “conditio sine qua non” di ogni progresso civile ed economico; non esiste ideologia che possa condizionarne la natura e certamente non sono coloro che si ergono a suoi difensori che possono accampare il diritto a farlo.
La pace è nella natura di ogni essere umano e non esige cortei e dimostrazioni per esistere come bandiera dei popoli. Quando la pace è violata è mistificazione reclamarne il ripristino in modo avulso rispetto a chi l’ha violata. Circa un anno fa l’esercito della Federazione Russa ha invaso il libero stato della Repubblica Ucraina senza alcuna ragione che potesse giustificare tale violazione, senza nessun motivo che non potesse trovare soluzioni in ambito diplomatico.
La Russia non aveva ragioni plausibili da far valere sul tavolo dei diritti internazionali ed ha inteso far valere la sua forza militare preponderante e quindi il diritto del più forte: la Federazione Russa ha violato la pace. Le manifestazioni dei pacifisti che ne reclamano il ritorno sono una mistificazione dei fatti perché essi sanno bene che, in un mondo di diritti fondamentali, senza la condanna e la redenzione di chi la pace ha violato essa non potrà essere reintegrata.
Evocare la pace in senso astratto equivale a porre l’invasore e chi l’invasione ha subito sullo stesso piano e, spesso, a prendere le difese di chi ha colpevolmente deciso di violarla. Le manifestazioni che si rivolgono al “consesso internazionale” affinché ponga fine alla guerra sono espressioni di violenza verso chi ha subito l’invasione.
Affermare che l’Ucraina non debba ricevere aiuti militari dal mondo democratico significa affermare il diritto dell’invasore di concludere la sua violenza senza resistenza. Andare alla ricerca di motivazioni ed eventi, da parte dei pacifisti di casa nostra, per giustificare l’invasione è un esercizio ipocrita perché serve solo a nascondere il loro anti-occidentalismo e anti-atlantismo.
L’odio verso l’egemonia degli Stati Uniti e verso la Nato dimenticando che sono gli Stati Uniti che hanno liberato l’Italia dal Nazi-Fascismo ed è la Nato che ha impedito al paese col primo partito comunista del mondo occidentale di cadere sotto l’egemonia sovietica, fra carri armati che soffocavano insurrezioni e muri che dividevano l’Europa.
All’arido ideologismo dei pacifisti deve opporsi l’azione dei “facitori di pace”, di coloro cioè che sono capaci di coniugare la pace con gli elementi necessari per ristabilirla, nell’ambito di un mondo fatto di regole e di rispetto fra i popoli. La mitologia da due sorelle ad Irene, Ordine e Giustizia, perché non può esserci la pace senza ordine e senza giustizia. Non è pace quella di chi ha subito violenza.
La pace in Ucraina potrà tornare solo dopo che l’ordine verrà ristabilito e la giustizia avrà svolto il suo compito. Ogni altra soluzione porterà solo la pace dei pacifisti ma non quella giusta.
Sergio Franchi
Corso sulle elezioni regionali
Si è svolto venerdì 13 gennaio, ad Anzio, nella Sala Consiliare di Villa Corsini Sarsina, in vista delle prossime elezioni regionali del 12 e 13 febbraio, il corso di formazione rivolto ai dipendenti degli uffici elettorali dei Comuni della Città Metropolitana di Roma Capitale.
Il corso, promosso dalla Commissione Straordinaria che amministra la Città di Anzio, in collaborazione con il Segretario Generale, dott.ssa Paola Moroni, che ha visto la partecipazione attiva del personale addetto, è stato tenuto dal dottor Iginio Del Vecchio, esperto ANUSCA, proveniente da Sannicandro di Bari. Tra gli intervenuti il Comandante della Polizia Locale della Città di Anzio, Antonio Arancio e il dottor Agostino Anatriello, in rappresentanza della Commissione, che ha ringraziato il dottor Del Vecchio per il corso formativo.
Comune di Anzio