Installate ed operative le sofisticate attrezzature di nuova generazione
Due Tac agli Ospedali Riuniti
Taglio del nastro agli Ospedali riuniti di Anzio e Nettuno per due nuove Tac (tomografia assiale computerizzata) di ultima generazione, già installate e subito operative.
Entusiasmo e partecipazione hanno animato il reparto di radiologia in un sabato mattina assistito anche dal bel tempo.
Il Commissario Straordinario dott. Francesco Marchitelli ha ringraziato tutti i medici, gli operatori e i professionisti che hanno lavorato su questo grande obbiettivo: “Proseguono importanti acquisizioni di moderne tecnologie da destinare ai nostri Ospedali che ci pongono tra le aziende sanitarie al passo con nuovi tempi dettati dalla ricerca e lo sviluppo. Grazie al percorso di rinnovamento dei macchinari riusciamo sempre di più a soddisfare le esigenze dei nostri pazienti e dare loro risposte certe: questo è ciò che abbiamo più a cuore”.
Il Direttore Sanitario Dottor Vincenzo La Regina si è detto emozionato e ha lanciato un messaggio di ottimismo puntando su una “ricetta” che ha trovato tutti d’accordo: “Umanizzazione delle cure e benessere della persona al centro. Questi macchinari - ha detto - altamente sofisticati, ci permetteranno, grazie a tecnologie di ultima generazione, d’effettuare esami sempre più accurati garantendo immagini ad altissima risoluzione in tutte le applicazioni cliniche cui è destinata e in tempi rapidi. Cerchiamo di fornire la massima attenzione alle persone che si affidano a noi. Coscienti di questa grande responsabilità, siamo davvero molto contenti oggi di restituire un ulteriore servizio ai nostri utenti che troveranno risposte all’avanguardia presso gli Ospedali riuniti di Anzio e Nettuno. Ringrazio tutti coloro che nell’azienda si impegnano ogni giorno per rendere la nostra Asl un’eccellenza. Insieme si riescono ad affrontare grandi sfide”.
Parole di apprezzamento sono arrivate anche dal presidente del Consiglio regionale del Lazio On. Antonello Aurigemma: “La nuova apparecchiatura di tomografia assiale computerizzata (tac), inaugurata oggi presso gli ospedali riuniti di Anzio e Nettuno rappresenta una misura importante che rafforza i servizi di un presidio sanitario, vero punto di riferimento per i cittadini del litorale, e non solo. Così - aggiunge - si valorizza la sanità dei nostri territori”.
Sono due le Tomografie Computerizzate nuove installate ad Anzio. La Revolution Maxima totalmente finanziata con Fondi Europei del Piano di Ripresa e Resilienza ha sostituito la esistente. La Revolution Evo è totalmente finanziata con Fondi Statali con obiettivo ‘Piano Operativo Regionale per il recupero delle liste di attesa’. Sono due Tomografie computerizzate di ultima generazione, entrambe da 128 slices in ricostruzione e dotate di sistemi di controllo della Dose di radiazione in linea e nel pieno rispetto del Dlgs 101/20.
Sono intervenuti anche il dottor Ciriaco Consolante Direttore Sanitario dell’ Ospedale di Anzio, il procuratore capo di Velletri Giancarlo Amato, il commissario straordinario del comune di Nettuno Dottor Antonio Reppucci, la dottoressa Nicoletta Guatelli Direttore Unità Complessa di Radiologia Ospedale Anzio, il Monsignor Carlo Passamonti. Franco Quaranta, geometra che ha diretto i lavori esecutivi di installazione.
Presenti il Dott. Matteo Mauro Orciuoli, gli Ingegneri dottoressa Alessandra Candreva direttrice Uoc Ingegneria Ospedaliera e delle Tecnologie Sanitarie e il Dottor Alessandro Banin, il dottor Carlo Capotondi, Direttore UOC Radiologia Diagnostica ed Interventistica e cura il coordinamento di tutti i responsabili delle radiologie aziendali e il Dott. Daniele Panichelli.
LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLE DUE TAC
Revolution Maxima è stato progettato per l’esecuzione di indagini diagnostiche di imaging nei vari distretti corporei di pazienti anche in situazioni di urgenza medica e chirurgica. Il macchinario è adatto per applicazioni di oncologia e di routine radiologica (vascolare, toracico, encefalo, addominale, ortopedico).
Revolution EVO garantisce tempi di scansione più veloci che consentono di ridurre le apnee e di evitare la sedazione, contribuendo contemporaneamente a ridurre gli artefatti causati dal movimento del paziente o dell’organo. Per esempio, utilizzando un pitch più elevato, è possibile eseguire la scansione total body di un trauma di 1000 mm in soli 6 secondi.
Ufficio Stampa
ASL Roma 6
Ulivo donato
L’associazione “Foresta che Avanza” dona e piantuma un albero di Ulivo all’Istituto comprensivo Anzio II sede Gregoretti di via Jenne. Alla manifestazione, tenutasi all’interno del plesso hanno partecipato la sezione III scuola dell’infanzia e tutte le sezioni della prima e seconda elementare.
I volontari dell’Associazione “Foresta che Avanza” prima della piantumazione hanno spiegato ai piccoli studenti l’origine dell’Ulivo e tutte le sue benefiche proprietà alimentari, i bambini invece hanno partecipato con canti e poesie per inneggiare e omaggiare la giornata dedicata al più importante essere vivente.
Nella Patria dei “figli di mamma” si inventa il reato di genere
Patriarcato inquinato
Il dramma della giovane Giulia Cecchettin, trucidata dall’ex-fidanzato, ha scatenato l’ennesima inutile discussione sul femminicidio che non si è limitata ai fatti ed alle solite ed altrettanto inutili affermazioni del tipo “affinchè non accada piu”, maè debordata nella politica diventando una vera e propria opera di sciacallaggio. Di che cosa stiamo parlando? Dell’ennesima donna uccisa dal partner, un omicidio che lascia ancor piu l’amaro in bocca perché riguarda due giovanissimi studenti. Perché diventa una cosa diversa da coinvolgere stampa, televisione, sociologia e politica? Cerco di mettere gli elementi in ordine perché in questi casi si possono fare due cose: seguire il “mainstreem” del sensazionalismo e del politically correct, che ci viene propinato da una stampa spesso addomesticata, oppure cercare di vedere i fatti col distacco necessario per tentare di comprenderne contenuto e significato.
Utilizzando i numeri, che sono sempre imparziali: Dall’analisi redatta dall’Office of Drugs and Crime delle Nazioni Unite riguardante i reati di “femminicidio”, l’Italia è fanalino di coda nella classifica dei 32 paesi occidentali presi in esame nel periodo 2004-2015 con 51 omicidi su 100.000 donne contro i 450 della Lituania, i 220 degli Stati Uniti, i 120 dell’Austria, i 100 del Canadà, i 95 della Germania, gli 80 della Norvegia i 75 del Regno Unito, i 70 della Svizzera ed i 60 della Spagna. I valori si mantengono stabili e costanti del triennio 2018- 2021. In Italia nel triennio 2018-21 sono stati commessi 657 femminicidi di cui solo 630 hanno portato alla condanna di un colpevole; 142 dei colpevoli non sono Italiani ma immigrati regolari e clandestini.
Le chiacchiere dei sociologi della domenica e degli analisti “tanto al chilo” valgono zero se non partono da dati inconfutabili e paragonabili. Attribuire a quello che ha confessato di essere l’assassino l’attenuante di non essere un mostro ma “figlio sano del patriarcato italiano” non è solo una pericolosa stupidaggine ma è il corpo di reato della macchinazione politica posta in atto da un certa sinistra. A fare da esca è stata la sorella della povera Giulia coadiuvata dal padre. Ho un mia opinione su come si dovrebbe consumare il dolore per una perdita così grande; una modalità che certamente non prevede struggenti e ripetute dichiarazioni davanti alle telecamere, interviste a 24 ore di distanza dal ritrovamento del corpo e prima che il presunto assassino sia stato trasferito in Italia. Di fronte a drammi di questo genere ai familiari piu stretti si deve solo silenzio e rispetto ma se essi preferiscono fare dichiarazioni socio-politiche in modo saccente ed accuse strampalate alla Società maschile di questo Paese allora si espongono a chi porge loro dati che mettono in ridicolo le loro affermazioni.
Tacciare di patriarcato una Societàfondata sul “mammismo diffuso”, significa responsabilizzare il genere maschile di tutti i femminicidi e quindi non responsabilizzare nessuno ma, fatto ancora piu grave, significa nascondere sotto il tappeto le responsabilità che questa nostra organizzazione sociale e giudiziaria si porta dietro da anni. Eviterò l’elenco delle disfunzioni nel modo con cui la Giustizia viene amministrata in Italia e mi limiterò ad una considerazione drammatica che riguarda, in qualche modo, anche questo omicidio per il quale ci fu una chiamata al 112 che sembra non abbia avuto seguito e che comunque non è servita a niente. Molte delle donne uccise avevano denunciato alle autorità di Polizia le minacce e violenze e stalking del loro assassino ma l’assassinio è avvenuto e l’organizzazione sociale non le ha protette.
Questo è il Paese in cui si uccide una donna e si esce di galera dopo qualche anno tanto da permettere ad alcuni assassini di reiterare il reato. Ma se si vuole portare l’analisi nel campo viscido dell’approfondimento sociale allora si guardi nelle famiglie di origine, da cui nessuno dei casi di giovani omicidi può prescindere, si prendano in esame il comportamento ed i segnali, si considerino le condizioni economiche e le situazioni aberranti che spesso accompagnano i fatti omicidiari e non si venga a proporre una soluzione che fa il paio col patriarcato. Non si pensi all’educazione scolastica al rispetto della donna, all’insegnamento a sopportare l’abbandono da parte della propria compagna o qualcosa del genere. Si vada nel concreto, si lavori sulla prevenzione di reati che nella grande maggioranza mostrano sempre segni e premonizioni e spesso denunce sottovalutate. E’ sciacallaggio tentare di far rientrare dalla finestra un’educazione sessuale in difesa della comunità LGBT che la politica ha fatto uscire dalla porta, un’educazione che con la povera Giulia non ha niente a che fare.
La foto che certifica la deriva ideologica della ridicola lotta contro il patriarcato italiano e che, purtroppo, distrae dai veri problemi che riguardano le donne e la loro protezione contro la violenza di genere, è stata scattata durante la grande e bella manifestazione del 25 novembre al Circo Massimo; durante la quale non poche erano le bandiere contro Israele e in difesa della Palestina….ma che c’entravano? Bandiere che alludevano ai diritti di Hamas, ed inneggiavano, di fatto, agli stupri di tante donne avvenuti il 7 ottobre ed all’umiliante condizione delle donne nel mondo islamico, in cui il patriarcato è normato dalla legge e dal Libro sacro.
Una lotta inquinata, perché resa di parte, mentre le migliaia di ragazzi ed uomini in quella piazza dimostravano per un difesa della donna sempre, ovunque e da chiunque.
Sergio Franchi