Quando l’assistenzialismo diventa deleterio e porta all’appiattimento
Statalismo a 5 stelle
Lo Statalismo è tipico dei regimi comunisti, è la modalità di esercizio del governo in cui lo stato controlla tutte le attività economiche e produttive del paese e garantisceai cittadini il godimento di tutti i diritti, in teoria. Nella totalità dei casi dove questa forma di governo è stata applicata essa non ha garantito la condizione di equità sociale e, dove lo ha fatto, quella equità si è rivelata un appiattimento su livelli molto bassi del vivere comune. Nella sua concezione ideologica e filosofica. quella marxi-leninista, lo statalismo ha dato ampia verifica del suo piu plastico fallimento. Ciò nonostante esistono ancora in occidente, anche se con presenze ininfluenti, partiti che auspicano forme di statalismo che, per la stessa concezione sociale che impone, è sempre fortemente limitante della libertà individuale. Anche in Italia esistono partiti, come il Partito Comunista dei Lavoratori, il Partito Comunista, Potere al Popolo, che cercano il consenso su politiche stataliste. Chi vota per uno di questi partiti sa che cosa vota e quali sono le prospettive del proprio voto; ma c’è un partito che continua a chiamarsi movimento che non si dichiara comunista ma che basa la sua attività politica sull’assistenzialismo, che è la piu subdola forma di statalismo. Il Movimento 5 Stelle, in nome di una propria pseudo razionalizzazione che, nelle intenzioni di Giuseppe Conte, dovrebbe porre fine all’inconcludente periodo grillino, ed alla sua postura negazionista, ha espresso ed esprime una forma di politica assistenzialista avulsa da ogni conseguenza strutturale. Gli “scostamenti di bilancio” furono lo strumento economico del Governo Conte per far fronte alla pandemia come oggi i provvedimenti “ a debito” restano le modalità del Movimento non tanto per governare il Paese ma per raccogliere il facile consenso dei beneficiati. Se il Reddito di Cittadinanza è stata la legge piu disastrosa sul piano della promozione del lavoro e del contrasto alla disoccupazione, quella del superbonus 110 ha rappresentato un vero e proprio dissesto pluriennale del sistema finanziario. I due provvedimenti costituiscono un esempio plastico di vero e proprio assistenzialismo camuffato da intervento strutturale. Il primo avrebbe dovuto, secondo il trionfante annuncio dopo la sua approvazione in CDM, porre fine alla povertà nel nostro Paese ed invece dal suo esordio i poveri in Italia sono quasi raddoppiati. Il secondo ha creato danni gravissimi di tipo strutturale. Chi non ricorda il “tutto gratis” “lo Stato pagherà ogni spesa e voi non dovete pagare niente”, ripetuti in decine di comizi da Conte? Ma la parola gratis non esiste in economia politica. Ma come si può concepire di esercitare l’azione di governo finanziando vere e proprie ristrutturazioni ed ammodernamenti di ville, villette ed anche castelli con fondi pubblici e non al 100% ma, con una modalità aritmeticamente incorretta, portando il finanziamento ad una cifra superiore all’importo dei lavori eseguiti. Davanti ai disastri finanziari ed al dissesto sociale causato dai due provvedimenti ora gli emissari grillini vanno in giro nei vari talks a raccontare che il reddito di cittadinanza ha dato pezzo di pane a milioni di poveri mentre il bonus 110 ha evitato una crisi dell’edilizia dimenticando che i provvedimenti erano di tipo strutturale ed avrebbero dovuto dare lavoro a milioni di persone e costituire un intervento risolutivo a livello di risparmio energetico. Fallimento totale per il reddito che non ha portato lavoro ma solo assistenza e fallimento totale per il bonus 110 che, a fronte di circa 86 miliardi a carico dei contribuenti, ha provocato benefici di risparmio energetico del tutto insignificanti, miliardi di truffe ed un’abnorme lievitazione dei prezzi dei materiali edili che ha penalizzato le piccole imprese ed i progetti dei tanti cittadini che hanno eseguito lavori edili. Andare oggi a giustificare gli effetti negativi con calcoli di ritorni in termini di lavoro e di stabilità delle imprese significa giustificare la cocaina per la padronanza che provoca sul drogato. Il rilancio del nostro Paese non può passare attraverso provvedimenti che vanno a far scoppiare un deficit finanziario che pone l’Italia al rischio di ricatto dei mercati e che costa ogni anno decina di miliardi di interessi. I danni economici causati al nostro sistema finanziario dal finanziamento pazzo del superbonus stanno oggi e lo faranno almeno per un quadriennio, limitando fortemente la disponibilità di risorse da destinare a provvedimenti di vero rilancio del Paese.
Sergio Franchi
Anche se la Costituzione lo prevede a tutela del mondo del lavoro
Lo sciopero generale non convince
Lo sciopero è uno dei diritti fondamentali posto dalla Costituzione a tutela del mondo del lavoro, un diritto che ha contribuito all’evoluzione ed alla crescita sociale nel nostro Paese. La Costituzione lo garantisce con un brevissimo paragrafo rimandandone l’applicazione alle leggi ordinarie. Alla stessa stregua la Costituzione garantisce in modo sbrigativo il sindacalismo e, dopo un ventennio di limitazioni e vessazioni, si preoccupa di dotarlo della piu amplia capacità e flessibilità operativa. Fiumi di storia sono passati sotto il ponte della società italiana e la Costituzione, che alcuni ritengono sia la piu bella del mondo, non sembra piu garantire i diritti dei cittadini in modo equo ed in linea con il ritmo di una democrazia compiuta. La regolamentazionedel diritto di sciopero non è certamente un esempio di organicità ed equità, mentre i sindacati italiani si mostrano come sempre piu come un groviglio di sigle e siglette, un sottobosco di piccoli e grandi centri di potere che danno la plastica immagine di una rappresentatività frammentata. Al tempo delle battaglie per i dirittifondamentali, i grandi sindacati italiani avevano assunto chiare connotazioni partitiche che di fatto ne rendevano meno credibili le battaglie, fino alla marcia antisindacale del 14 ottobre 1980 a Torino, che costituisce un forte ridimensionamento di un sindacalismo che era diventato a volte violento ma sempre unito ogni volta che serviva fare massa critica. Oggi i sindacati hanno perduto il grande appeal degli anni ruggenti e, a causa dell’inattuazione dei commi 2,3 e 4 dell’art 39 della Costituzione, restano associazioni prive di personalità giuridica e sono regolamentati dall’art 36 del Codice Civile, alla stregua di un condominio o di un comitato di quartiere. Una regolamentazione giuridica, che i sindacati hanno sempre rifiutato, avrebbe imposto loro paletti e comportamenti diversi e ne avrebbe limitato il campo di azione. Oggi parlare di limitazione e regolamentazione dei sindacati verrebbe visto come attacco ai diritti dei lavoratori, un rigurgito fascista e causerebbe un paio di scioperi generali in giorni rigorosamente prefestivi o postfestivi. I sindacati oggi restano partiticamente schierati, estremamente frammentati e utilizzano spesso il sacrosanto diritto dello sciopero come una clava, non per rivendicazioni di diritti contrattuali o per la conquista di vantaggi contro un padronato asfissiante, ma, spesso, per fare politica. Lo sciopero di fine novembre, voluto essenzialmente dal Segretario della CGIL, è posto in atto da sigle in modo diversificato e fornisce l’immagine di un sindacalismo che ha perso il senso della logica e della ragione. In occasione della manifestazione dello scioperodel 24 novembre a Roma è stato chiesto a molti partecipanti perché scioperassero; le risposte: “la Meloni deve andare a casa” , “scioperiamo contro il governo” “la manovra finanziaria è contro i lavoratori” ecc. Lo slogan era “sciopero contro la manovra”, una manovra del tutto sconosciuta quando lo sciopero fu proclamato.Sciopero a prescindere. Sciopero contro il Governo? Sciopero dei trasporti che penalizza milioni di lavoratori. Sciopero a piu riprese per fare un danno maggiore. Sciopero da parte dell’area politica che si oppone al governo, forse per sopperire ad un opposizioneistituzionale inefficace. Sciopero per alimentare le ambizioni politiche di chi vuol porre la propria candidatura alla guida del piu grande partito della sinistra che non è riuscito di recente a trovare una grande leadership. Con tutta la buona volontà non riesco a vedere i vantaggi che questo sciopero, o meglio questi scioperi, porteranno anche solo ipoteticamente ai lavoratori, mentre un altro grande sindacato si dichiara pronto al confronto col governo per rivedere alcuni aspetti della manovra finanziaria. Era questo a cui pensavano i Padri Costituenti quando volevano che il sindacalismo fosse libero e senza regole?
Sergio Franchi