SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
MEDITERRANEO «Luoghi Sacri Condivisi» una mostra da vedere
Mediterraneo, acque ove i confini perdono il loro significato, così come libera è l’aria che ci avvolge. Dove le correnti si muovono senza che nessuno possa porre loro veti o imposizioni. Mare che divenne uno spazio aperto e navigabile fin dall’epoca antica, ben prima che l’uomo potesse incontrarsi nell’atmosfera celeste. Il Mediterraneo come un grande lago che si rivolgeva poi a sbocchi sempre più lontani per divenire un vivaio di scambi di mercanzie e di nuove abitudini e costumi di vita, nel quale era necessario trovare la via della comunicazione e della comprensione. La cultura viaggiava e si diffondeva insieme alle merci trasportate. I prodotti alimentari tipici di una regione si scambiavano con quelli assenti in un’altra e l’urgenza di materie prime sempre più richieste si muoveva oltre lo spazio conosciuto.
Dai relitti di navi naufragate, dormienti nei fondi marini, arrivano storie e scoperte che testimoniano contatti di culture diverse. Nei corredi funerari, in una terracotta o in un’anfora si rivelano forme funzionali che raccontano di usi e tradizioni, ma anche di gusto estetico da ricercare per essere imitato. La conferma che i popoli hanno sempre manifestato il bisogno di conoscersi e comunicare.
Il sacro
Se la vita pratica, ma anche quella estetica e del gusto, hanno influenzato usi e costumi di regioni lontane tra loro, il bisogno di spiritualità insito nella natura umana era una componente inseparabile dalla vita quotidiana e dei riti culturali. Nelle terre oltre le rive del Mediterraneo si diffondevano i tre grandi monoteismi e gli scontri che ne accendevano le genti si spostavano su confini mutevoli e fluidi. Eppure Islam, Ebraismo e Cristianesimo trovano la loro origine dallo stesso profeta Abramo, pur reclamandone ognuno il diritto di primogenitura.
Oggi, purtroppo, il mare divide e unisce anche nei cimiteri sommersi di corpi che hanno tentato nuove rotte di scambio, bloccate proprio dall’uomo e non dalle difficoltà della natura. In quel limbo invisibile e crudele i popoli si mescolano e testimonieranno la Storia di libertà negate da chi vuole decidere il destino degli uomini. È uno dei mali del nostro tempo, nel quale un nuovo dio decide le sorti dei meno fortunati.
La Preghiera, pratica costante più o meno osservata metodicamente, è la sola che eguaglia in quel bisogno impellente di spiritualità. Pregare come abbandono, sperimentare il “divino” che ci avvolge tutti indistintamente, per raggiungere una dimensione oltre gli istinti primari. E il nostro pensiero profondo, capace di parlare tramite la poesia, la musica e l’arte, obbliga la nostra osservazione di meraviglia verso il creato, divenendo parte consapevole di tutto ciò che palpita e vive insieme a noi.
Noi del Simposio ci siamo riuniti in questi giorni con lo stesso sentimento. La profonda semplicità dei versi di Pino Pieri, nel suo ringraziamento per la bellezza del creato, e le voci del Coro dirette da Cristian Alderete, si sono fuse in due incontri a distanza come un’unica preghiera. E la lettura di Maria Grazia Vasta degli splendidi versi di San Francesco, ha saputo vivificare le Creature, unite tutte nella lode ispirata dal Cantico di Frate Sole.
«Luoghi Sacri Condivisi» 9 ottobre 2025 - 19 gennaio 202 - Roma – Villa Medici
Giuliana
"Il Dolce Sentire" Coro Laeta Corda APS in Concerto
Forse il cielo questa sera è sceso giù nella Chiesina delle Suore Agostiniane di Cincinnato Anzio, e vicino a noi rapito dai canti si è unito in festa con i presenti. L'occasione è stato il concerto del Coro Laeta Corda diretto dal maestro Cristian Alderete, con al pianoforte Pierluigi Colaceci. Maria Grazia Vasta ha introdotto il Concerto con una esaustiva presentazione del tema dell'incontro, con la sua bella e passionale voce ci ha parlato della vita di San Francesco e del Cantico dei Cantici. La navata colma di persone ha accolto le voci meravigliose di questo Coro dirette in maniera esemplare dal maestro Alderete.
I canti si sono succeduti fluidi e armonici nel silenzio attento di tutti. Lunghi applausi hanno segnato le varie esecuzioni. In occasione degli 800 anni della composizione di San Francesco, Il Cantico di Frate Sole universalmente conosciuto come "Cantico delle Creature", uno dei primi scritti in volgare della lingua italiana, San Francesco poeta la scrive quando era ospite a San Damiano in Assisi nel 1225 di Chiara e delle prime consorelle. Il suo insegnamento ancora oggi ci indica la via della Pace, la via dell'amore verso Dio per i regali del creato, della vita, della natura, di fratello sole, della luna e delle stelle, di sorella morte.
Il Coro con il suo Direttore ci hanno fatto dono di momenti incantevoli, le voci ci hanno trasmesso con grande grazia e potenza gli insegnamenti del Cantico che è stato preceduto dai Canti a Dio: Jubilate Dio (Giubilate a Dio, tutta la terra; servite il Signore con gioia ); Lodate Dio (Lodate Dio, schiere beate del cielo, lodate Dio, genti di tutta la terra), Dolce Sentire (Dolce è capire che non son più solo ma che son parte di una immensa vita). A seguire dopo il Cantico delle Creature i Canti a Dio: Io penso a te; L'eterno ti benedica (Testo della benedizione biblica Numeri 6:24-27, Il Signore ti benedica e ti protegga, il Signore faccia risplendere il suo volto su di te); Cantate Domino (dal Salmo 96, Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra).
A finire un Ave Maria con la straordinaria voce del maestro Cristian Alderete che ha concluso il Concerto. Concerto che ha lasciato nel cuore delle persone presenti la gioia di essere un tutt'uno fraterno parte di una immensa vita, il "Dolce Sentire".
Maria Luisa Petroni
Mediterraneo
di Alfonso Marino
Pe’ ’stu mare, ca pe’ millenni ha visto
naviganti cu ll’arme e ’e mercanzie,
che hanno fatto sì ca chesta ggente
addiventasse nu popolo surtanto,
ce stanno tante e tante disperate
ca fujeno da ’e guerre e d’ ’a miseria
truvanno spisso ’a disumanità
’e chilli guvernante, brutta ggente,
ca senza core ’e llassa murì a mmare
senza lle dà na mano p’’e ssalvà.
Io che so’ nnato a Napule, ca tengo
mmiscato ’o sanghe mio cu chillo greco
fenicio, tunisino ed albanese
spagnuolo, turco, arabo e africano,
io ca me sento frate ’e chelli ggente
ca disperate cercano na strata
pe farse ccà na vita cchiù civile
nun pozzo vutà a capa ’a n’ata parte.
fujeno
lassa
mmiscato
frate
vutà ‘a capa
fuggono
lascia
mischiato
fratello
voltare la testa