L’ipocrisia di chi difende l’invasione dell’Ucraina si ferma davanti al rifiuto di Putin
L’impero del male
Lo strazio dei bollettini di distruzione e di morte continua in Ucraina; il tira e molla degli aiuti militari, che gli Stati Uniti forniscono e poi non forniscono e che poi forniscono, però paga l’Europa, aggiunge incertezza ad una situazione che il popolo ucraino sta sostenendo in modo eroico ma che non sembra voler sfociare in un cessate il fuoco. A livello internazionale, la graduale assuefazione, degli stati che sostengono i diritti del popolo aggredito, alla situazione tragica della guerra, è la preoccupazione più grande del Governo ucraino e del suo giovane leader.
Le aggressioni di uno stato sovrano non possono mai essere giustificate e le vergognose elucubrazioni che molti politici, osservatori e cittadini di questo Paese hanno voluto articolare per difendere la violenza egemonica di un dittatore, sono solo in segno di un’aridità intellettuale contro la democrazia e la libertà. L’anti-occidentalismo radicato in uno strato della nostra società, che trae origine da un anti-atlantismo viscerale, riesce a giustificare gli orrori di una guerra ingiusta.
La Russia ha un’estensione territoriale che copre 11 fusi orari ed è 56 volte più grande dell’Italia con poco più del doppio dei suoi abitanti: quale ragione, se non quella dell’arroganza e della sete di potere, può giustificare la necessità di occupare un paese che fino a ieri era fratello? In tre anni di guerra e con qualche centinaiodi migliaia di morti e con migliaia di miliardi di danni la Russia ha aggiunto 1.300 kmq di suolo occupato ai 17.075.400 kmq che già occupava e cioè circa lo 0,0001% in più. Solo la pazzia di un uomo può produrre tanta inutile barbarie. Se esistono illustri studiosi occidentali che hanno giustificato, con dati alla mano, la necessità dell’Olocausto e le buone ragioni di Hitler, non mancano coloro, studiosi di cose politiche e non, indipendenti e non, che giustificano l’operato di Putin e le sue ragioni per invadere un paese vicino.
Anche il Santo Padre ebbe a citare “l’abbaiare della NATO alle porte della Russia”; non fu un’espressione felice perché in pratica affermava che un paese che si trova nelle vicinanze della Russia deve chiedere al governo di questo paese il permesso di aderire ad un’alleanza di stati creata a scopi difensivi. Ma la tesi di coloro, che non amano essere definiti “putiniani”, era che gli Stati Uniti combattevano la loro guerra per debellare la Russia e che lo facevano per interposta Ucraina e sostenevano una tesi che è stata formalmente destituita di qualsiasi fondamento, e cioè che gli Stati Uniti si erano opposti ad una proposta russa di pace. Cosa che non è mai avvenuta. Col tempo però i nodi sono venuti tutti al pettine anche se gli stessi “putiniani” continuano difendere tesi sciagurate invece di andarsi a nascondere in attesa di un armistizio, per ricomparire successivamente e lodare la saggezza politica dello Zar. Attenzione ce ne sono sia a destra sia a sinistra.
Mettiamola in termini banali. Comunque vada, Putin ha perso questa guerra perché dopo tre anni sta ancora conquistando territori che, in gran parte, erano stati già annessi alla Federazione Russa con un atto formale siglato la sera prima dell’inizio dell’operazione speciale. Un’operazione speciale, che sin dal nome denota la grande ipocrisia, che sarebbe dovuta durare 3-5 giorni per la conquista di Kiev ma che si è impantanata sulla E-95 per l’eroica resistenza degli ucraini e per l’incapacità dell’esercito e dell’intelligence russa.
Ora lo Zar ha tirato fuori tutta la sua perfidia e nessuna ragione, nemmeno quella dei più accaniti oppositori della NATO e degli Stati Uniti, può essere sostenuta senza doversene vergognare. Affermare oggi che siano gli Stati Uniti che non vogliono far tacere le armi o che siano gli Europei, con i loro vuoti inviti alla pace, a volere il proseguimento della guerra mi sembra una tesi non più proponibile.
I tentativi, le minacce e gli intrallazzi di Trump nel negoziare le ragioni della pace, quelle degli assetti geografici nel medio Oriente e forse qualche altro banale business che nelle trattative di Trump non manca mai, non hanno convinto il dittatore russo che è ora di finirla.
Putin non vuole la Pace, perché se si fermasse ora, sarebbe ricordato come colui che ha fatto morire centinaia di migliaia di giovani russi senza nessuna vera ragione. Sostenere oggi, alla luce degli ultimi avvenimenti, che gli speaker della tv russa o le dichiarazioni dissennate di Medvedev, siano i segni di una postura volta alla pace e alla moderazione significa non aver mai sentito le minacce che vengono giornalmente lanciate verso l’occidente; come se l’occidente, luogo in cui vige la pratica della democrazia, sia il regno del male. Coloro che danno ancora un briciolo di credibilità o di ragione al presidente russo fanno del male al contesto in cui vivono e danno ceffoni sonori alla logica e calci alla storia.
Sergio Franchi
Il tè filosofico
L’assessorato alla cultura guidato da Roberto Imperato ha accolto la proposta di un progetto culturale gratuito, presentato dal professore Andrea Marcellino, che si articola in sei appuntamenti ospitati presso il Forte Sangallo di Nettuno.
Si tratta della rassegna “Il tè filosofico… in dialogo con la filosofia”.
Il progetto prevede di coinvolgere in un dialogo filosofico la terza età, si con chi ha studiato la materia e ne è appassionato, sia con chi si accosta per la prima volta all’argomento, “nella convinzione assoluta - spiega il professor Marcellino – che il dialogo filosofico faccia bene alla salute dell’anima e anche a quella fisica, poiché ci eleva da molte misere, ci salva dagli stereotipi e ci libera dai condizionamenti. Ci rende più liberi, forti e consapevoli”.
“Il progetto – spiega l’assessore Roberto Imperato – inizierà i primi di novembre e andrà avanti fino a metà dicembre con la possibilità di aggiungere ulteriori appuntamenti. Per noi è un vero piacere collaborare con il professor Marcellino, che ha un curriculum di tutto rispetto ed è un vero appassionato di Filosofia”.
Ufficio stampa Comune di Nettuno
Una soluzione che conviene e protegge l’ambiente
Boom del fotovoltaico
Complici l’altalenante mercato dell’energia elettrica, la necessità di consumi sempre maggiori e lo straripante mercato della componentistica, sui tetti degli italiani si moltiplicano le grandi chiazze scure dei pannelli che captano la luce e la trasformano in energia da utilizzare nelle nostre abitazioni. Il fenomeno gode anche di altre importanti complicità come le condizioni climatiche del Belpaese e gli incoraggianti incentivi fiscali da parte dello Stato. I costi per l’installazione di un impianto fotovoltaico per uso domestico sono decisamente crollati negli ultimi anni e ciò è dovuto in gran parte alla sovraproduzione dei pannelli, che nella quasi totalità vengono realizzati da ditte cinesi, come tutto il resto della componentistica con la conseguente caduta dei prezzi. Oggi conviene molto di più installare un impianto per la produzione di corrente di qualche anno fa. Ma quando è conveniente dotarsi di un impianto fotovoltaico? L’elemento di partenza è il consumo; se non si hanno consumi consistenti il prezzo di un impianto fotovoltaico non è conveniente perché sarebbe ammortizzabile il un periodo troppo lungo. Diciamo che al di sotto di consumi di 2000 kwh l’anno, con bollette inferiori a circa 140 Euro a bimestre, sul piano economico non è conveniente installare un impianto anche di modeste dimensioni. Non è opportuno installare impianti fotovoltaici condominiali per le ovvie difficoltà di gestione e, naturalmente, nelle zone in cui l’esposizione al sole è limitata. Il dimensionamento dell’impianto è condizionato dall’entità dei consumi e dalla sua struttura funzionale. Se è vero che la corrente prodotta in eccesso viene generalmente acquistata attraverso il Gestore dei Servizi Energetici, con il cosiddetto “scambio su posto”, è anche vero che la stessa viene retribuita ad un prezzo depurato dalle imposte e dai costi accessori che si pagano in bolletta e quindi a meno della metà del prezzo totale che costa all’utente acquistarla dal proprio gestore. Quindi è più vantaggioso l’impianto che produce quanto viene utilizzato direttamente dall’utenza ma, considerando i limiti temporali della presenza di luce in cui l’impianto stesso produce, la funzione di accumulo della corrente diventa un fattore chiave. Diciamo che un impianto fotovoltaico da 4,5 kw di picco produce in media 5.500 kwh l’anno dipendendo dalle posizioni e, a fronte di un consumo medio di 3.000kwh, produce un surplus di circa 2.500, che vengono venduti al gestore. La presenza di un accumulo dalla capacità di circa 7kwh renderebbero il sistema molto più equilibrato e quindi più conveniente dal punto di vista economico. In soldoni si può affermare che il costo delle batterie equivale a quello del resto dell’impianto utilizzando materiali di ottima qualità che, nel mercato attuale, è certamente una raccomandazione di cui tenere conto. Secondo la normativa in vigore ogni impianto collegato alla rete, per lo scambio sul posto, cessa di funzionare quando il flusso di elettricità sulla stessa viene interrotto per un guasto o per un’interruzione programmata e ciò per evitare i gravi danni checauserebbe la corrente prodotta dall’impianto agli operatori se venisse immessa in rete; ma ciò può essere evitato con l’adozione di un inverter dotato di funzione backup e di un quadro di scambio che garantiranno l’alimentazione dell’utenza anche in totale assenza della rete e con impiego della corrente accumulata. Un impianto da 6 kw, in presenza di un accumulo di 12 kwh, può portare un risparmio di circa 1800 Euro l’anno che si può facilmente identificare in un risparmio mensile di 80% sulla bolletta. Facendo un calcolo approssimativo, ma non lontano dalla realtà, un impianto fotovoltaico da 6 kw, per una unità familiare di medie dimensioni, nella zona del centro-sud dell’Italia, con un accumulo di circa 12 kwh, può costare intorno ai 14.000 Euro, con l’utilizzo di materiali di ottima qualità; e non ci vuole molto a capire che con tale prezzo l’impianto verrebbe ammortizzato in circa 8 anni che, con gli incentivi di legge attualmente in atto, che vedono uno credito d’imposta del 50% a carico dello Stato, il periodo di rientro del capitale si riduce drasticamente, Considerando che la vita media di un impianto è di circa 25 annisi può affermare che l’acquisto di un impianto fotovoltaico di tipo familiare costituisce oggi l’investimento più remunerativo di qualsiasi altro, escluso naturalmente quello rischioso nel mercato azionario. Un consiglio basato sull’esperienza è quello di evitare le scorciatoie, evitare di installare materiali di infima qualità perché non sarebbe conveniente. Un altro consiglio: selezionare un installatore qualificato, una piccola ditta, evitando le altisonanti offerte delle grandi società, che ricorrono sempre a subappalti cercando di risparmiare sulla qualità dei materiali. Un impianto fotovoltaico ben strutturato e di ottima qualità non è solo un sicuro e remunerativo investimento economico ma un gesto concreto in difesa dell’ambiente: ogni kwh prodotto equivale al risparmio di circa 500 g di CO2 e per dare un’idea empirica circa 80kwh prodotti equivalgono a piantare un nuovo albero. Quindi conviene e fa bene all’ambiente.
Sergio Franchi
Piano digitale
La Protezione Civile della Città di Anzio informa i cittadini riguardo all’importante Piano di Protezione Civile, ora accessibile in modo semplice e immediato. Attraverso il sito dedicato, disponibile all’indirizzo https://tegis.cloud/dpec, ogni cittadino può prendere visione delle informazioni cruciali per la propria sicurezza.
In particolare, grazie all’innovativa digitalizzazione del Piano, i cittadini possono utilizzare il proprio smartphone per inquadrare il QR code presente in vari punti strategici del territorio, come scuole, uffici comunali e cartellonistica emergenziale. Una volta scansionato, il QR code consente di accedere a diverse informazioni utili, tra cui:
Bollettino delle criticità di protezione civile: aggiornamenti sulle situazioni di rischio attuali.
Aree di Attesa: indicazioni sui luoghi sicuri da raggiungere in caso di calamità.
Servizi sanitari: informazioni sui servizi disponibili nel territorio comunale.
Indicazioni per il rischio: suggerimenti su come comportarsi a seconda del tipo di emergenza.
Inoltre, cliccando sul tasto “Area”, i cittadini possono scoprire cosa si trova nei dintorni nel raggio di 500 metri, facilitando così gli spostamenti in situazioni di emergenza.
Questa iniziativa, promossa dall’Amministrazione Comunale e realizzata grazie alla piattaforma TEGIS, rappresenta un passo significativo verso una maggiore sicurezza e consapevolezza della comunità. La Protezione Civile di Anzio invita tutti i cittadini a familiarizzare con queste risorse digitali, fondamentali per affrontare eventuali situazioni di emergenza con maggiore preparazione e tranquillità.