Il Governo vuole modificare il Codice per accrescere i risarcimenti
Balneari senza pace
Mentre l’Italia resta sotto la spada di Damocle di una onerosa infrazione europea, il governo continua prendere in giro la categoria dei balneari in un contesto di caos generalizzato. Facciamo il punto. Dopo 19 anni dall’emanazione della Direttiva Bolkenstein e circa 15 anni dal suo recepimento il governo ed i governi passati si sono ben guardati dal mettere ordine ad un settore che ha visto per decenni la totale egemonia dello “status quo” sulle concessioni per l’utilizzo, ai fini turistico-commerciali, del demanio marittimo, diventate titoli di possesso senza limite di tempo. La normativa europea promuove la concorrenza ed impone quindi che i permessi per utilizzare aree del demanio ai fini commerciali debbano essere concessi attraverso competizioni pubbliche. Dopo anni di discussioni ed inutili manovre in sede europea per aggirare il problema, dopo che il Consiglio di Stato ha bloccato ogni tentativo di allungare il brodo con ulteriori dilazioni, il 2027 è l’anno limite per rinnovare tutte le concessioni balneari attraverso gare pubbliche. Si è tentato allora di rendere più consistenti i risarcimenti per coloro che perdono la concessione ed anche questo è stato ritenuto, oltre i limiti di un ammortamento plausibile, troppo oneroso per il subentrante e quindi limitativo del principio di libera concorrenza. Mentre già gare sono state effettuate, alcune con risultati discutibili, altre sono in fase di attuazione, mentre ricorsi al TAR stanno facendo arricchire gli studi legali, il Governo, o meglio il Ministro Salvini, forse ispirato dal Papete di cui è assiduo frequentatore, si inventa la modifica di un articolo di legge per far fessa l’Europa.
L’escamotage consiste nel fatto che, modificando l’art 49 del Codice di navigazione, il quale prevede che “con la cessazione della concessione le opere costruite sulla zona demaniale siano acquisite dallo Stato senza alcun compenso o rimborso”, si possa di fatto costituire una modalità per gonfiare i risarcimenti attraverso il valore delle opere costruite. Se qualcuno è stato in stabilimenti balneari di Milano Marittima, della Versilia, della Costa Smeralda o di Portofino sa che sto parlando di somme rilevantissime. Sul piano della logica, questo provvedimento sarebbe sensato se non fosse ora del tutto inopportuno. Da Bruxelles, dove credo abbiano istituito un ufficio apposito per contrastare i tentativi italiani, hanno informalmente anticipato che una variazione del genere non potrebbe servire per modificare il computo del risarcimento al concessionario uscente. Le rappresentanze dei balneari si illudono e ritengono questo come un passo importante per risolvere il problema o meglio per aggirarlo. Se ne è parlato a Rimini, durante l’InOut Expo e Mauro Della Valle, presidente Confimprese Demaniali, ha dichiarato “La riforma dell’art. 49 del codice della navigazione, auspicata dalla nostra associazione è una, seppur tardiva, attività di buon senso da parte del Ministero guidato da Matteo Salvini. Auspichiamo che il Governo alzi la voce in Europa per il rispetto che le famiglie balneari italiane meritano, qui non si tratta di privilegiare qualcuno ma più responsabilmente tutelare da forti dominazioni di monopolio a cui le spiagge italiane fanno sempre più gola”.
A gelare le speranze degli impresari balneari ci pensa il Consiglio di Stato che, con sentenza del 14 ottobre, sancisce che “l’acquisizione immediata, gratuita e senza indennizzo” resta la modalità valida nella fase di restituzione del bene demaniale dopo il termine dellaconcessione. Mi domando perché il governo continui a tirare la corda sapendo che prima o poi si può spezzare con l’attivazione della procedura di infrazione da parte europea. E’ tempo di fare chiarezza e di smetterla con un tira e molla che dura da anni. È tempo di cercare di proteggere i concessionari con modalità di gare eque e controllate che valorizzino la loro esperienza, specialmente per le tante imprese a gestione familiare che sono una preziosa peculiarità dei nostri litorali.
Lo Stato protegga i concessionari dalle tante e documentate interferenze della malavita organizzata che si prepara ad ampliare il proprio business in un ambito in cui già opera da anni e che è ritenuto decisamente remunerativo.
Sergio Franchi
Un rapporto segreto ma non troppo sancisce il fallimento dell’integrazione islamica in Francia
L’Islam che converte l’Europa
Al pari di qualsiasi altro fenomeno evolutivo anche la demografia risponde a specifiche regole matematiche ed alle inderogabili motivazioni che tali regole sostengono ed alimentano. Se un fenomeno espansivo è ininterrottamente in fase crescente, se un diagramma mostra il continuo, costante e crescente incremento di quel fenomeno, la linea di tendenza può essere prolungata negli anni futuri estrapolando la media degli incrementi per definire una media di tendenza. Il flusso migratorio incontrollato in Italia è formato da cittadini che in forte maggioranza sono di religione islamica, gli immigrati di religione islamica sono in costante, ininterrotta e crescente ascesa ed, anche se è difficile stilare statistiche precise, anche a causa dell’illegalità in cui vive una parte consistente di immigrati islamici, la loro presenza ed il loro attivismo è ormai in ogni ambito urbano.
Da quando una profetessa dei nostri tempi, Oriana Fallaci, scriveva “Parigi è persa: qui l’odio per gli infedeli è sovrano e gli imam vogliono sovvertire le leggi laiche in favore della sharia”, molte profezie sono diventate triste realtà ed in Francia che, anche per ovvie motivazioni storiche, può definirsi come la porta principale di accesso dell’Islam in Europa, nessun tipo di integrazione è stato possibile. Esistono aree del paese in cui le leggi della Repubblica non sono valide; zone di grandi città francesi, ma anche belghe, sono ormai sotto controllo di autorità locali islamiche che nessuna votazione ha eletto e che rispondono alle leggi del Corano. L’inchiesta che è stata commissionata dal Governo Francese ha recentemente portato ad un risultato drammatico che prova in modo documentato la resa francese all’islamizzazione. Non era certamente il risultato che il primo ministro Attal, che aveva istituito l’inchiesta sull’infiltrazione dell’Islam nel Paese, si sarebbe aspettato. Una rete tentacolare riconducibile alla “Fratellanza”, finanziata da copiosi flussi di danaro proveniente dalla rete islamica che diffonde la Sharia sta, con metodo ed organizzazione, conquistando fisicamente la Francia.
Il rapporto, definito disarmante, doveva restare segreto ed essere utilizzato solo ai fini istituzionali, ma Le Figaro è riuscito a venirne in possesso, in una versione ridotta ed uno squarcio di verità si è aperto nel velo della connivenza, dell’ipocrisia e di un’ideologia malata. La versione integrale del rapporto definito come “Fratelli Musulmani e islamismo politico in Francia” è stata presentata, il 21 maggio dal Presidente Macron al Consiglio di Difesa. Anche se non si conoscerà mai l’intero contenuto anche perché, si dice, sarebbe un toccasana per la destra di Marine Le Pen, quello che è noto e documentato è drammatico sul piano della democrazia e della difesa dell’integrità laica e nazionale. L’inchiesta da evidenze di una realtà in cui la “presenza dell’islam legato alla Fratellanza è radicata in almeno venti dipartimenti. Il rapporto, inoltre, conferma che a fare da sfondo ad un fenomeno che pare fortemente in ascesa, è anche l’impatto della guerra scoppiata dopo l’attentato terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023. Il meccanismo d’influenza dei Fratelli Musulmani emerge con forza: attraverso strategie di separatismo e sovversione, la Fratellanza ha saputo portare avanti un processo di islamizzazione nel territorio francese, contribuendo alla destabilizzazione della République”.
Nell’estratto del rapporto di 70 pagine, in possesso del Le Figaro. emerge il controllo assoluto di alcune aree del Paese da parte della Fratellanza, che controlla 139 luoghi di culto in cui liberamente si predica l’odio verso l’occidente e si rivendica la Sharia come legge dello Stato. Il metodo scientifico di occupazione è dimostrato dal fatto che la presenza nel settore “istruzione” è fortissima come è fortissimo e fortemente facilitato ogni atto di conversione all’Islam e ben 21 sono gli istituti statali ormai controllati dalla Fratellanza. Decine di migliaia sono gli studenti che frequentano le 815 scuole coraniche. I servizi segreti hanno identificato che “nella regione di Lione sono non meno di cinquanta le associazioni musulmane che manifestano più generalmente un’inclinazione verso i Fratelli Musulmani” e che “a livello territoriale, l’organizzazione è capillare con le grandi moschee, di cui una probabilmente è quella di Villeurbanne, sono responsabili di svolgere la funzione di pilastri del sistema” L’attivismo è organizzato e ben documentato con “Le figure religiose, onnipresenti che esercitano un’influenza in tutte le direzioni nei campi della beneficenza e dell’impegno umanitario, dell’educazione religiosa, della famiglia, del matrimonio, dell’integrazione professionale, dell’imprenditoria musulmana, della tutela dei consumatori, dei servizi alla persona, dell’educazione degli adulti e, naturalmente, nella lotta contro l’islamofobia”. Questo controllo totale si traduce in una «rigorosa pratica religiosa con un numero molto elevato di bambine che indossano l’abaya e un aumento massiccio e visibile di bambine che indossano il velo, addirittura all’età di cinque anni”.
La Francia è stata, sin dai tempi della sua storica rivoluzione, l’apripista dell’evoluzione democratica europea.
La sua apertura verso il mondo ha accolto rifugiati di ogni tipo: ex governanti, dissidenti, perseguitati, rivoluzionari e anche terroristi e la sua passata e presente storia di potenza coloniale ha facilitato una permeazione islamica che ogni tentativo di integrazione non è mai riuscita ad assorbire nel tessuto sociale.
Non c’è stata integrazione in Francia, non c’è stata integrazione Inghilterra o in Belgio per il semplice fatto che i seguaci dell’Islamismo, quelli cioè che credono nel Corano come base di vita, non sono integrabili perché se si integrassero commetterebbero il peccato di apostasia, che prevede la pena capitale. Questa è una verità assoluta con cui chi governa deve fare i conti. In Italia, siamo sulla buona strada con un incremento continuo e costante di attivismo islamico, con centinaia di garage e magazzini trasformati, come catacombe moderne, in moschee con una permeante attività nelle scuole nel rivendicare diritti religiosi, con un proselitismo che stride con il crollo del cattolicesimo e dell’attivismo nelle chiese e nelle parrocchie in tutta Europa. Il terrorismo è solo un aspetto non desiderato di questa “conquista con la demografia” che è un approccio ormai ben teorizzato, divulgato e praticato dall’Islam moderno. Se le rilevazioni demografiche, oltre alla realtà che ci circonda, mostrano l’evoluzione di un sistema che è presente per distruggere il sistema basato sulla cultura della tolleranza di origine giudaico-cristiana, allora non si può semplicemente stare a guardare.
Sergio Franchi