La giovane ventenne venne trovata morta l’11 aprile 1953 sulla spiaggia di Torvaianica a confine con la tenuta di Capocotta
70 anni fa il caso Wilma Montesi
Il pomeriggio del 9 aprile 1953 Wilma Montesi, vent’anni, bruna, figlia di un falegname, uscii di casa e salì sul treno per Ostia.
L’11 aprile successivo fu trovata morta sulla spiaggia di Torvaianica, a confine con la tenuta di Capocotta. Aveva indosso la sola sottoveste e non risultava che avesse subito alcuna violenza. In un primo tempo si pensò all’annegamento; poi si parlò di una orgia nella riserva di caccia di Capocotta, alla quale avrebbe partecipato anche la ragazza. Wilma, colta da malore a causa della droga, sarebbe stata quindi portata sulla spiaggia dai suoi compagni di baldoria, impauriti dallo scandalo. Intorno alla vicenda ci fu da parte di tutti una curiosità morbosa. Rimasero implicati personaggi famosi, fra cui Piero Piccioni, figlio dell’allora Ministro degli Esteri Attilio Piccioni, importante notabile democristiano.
Sulla vicenda si innescarono anche speculazioni politiche, tanto che Attilio Piccioni fu costretto a dimettersi dalla carica di Ministro nel settembre del 1954.
Il processo si chiuse con l’assoluzione completa di Piero Piccioni, che poi diventa un apprezzato musicista. Eppure da quest’oscura morte nasce il “caso Montesi”, ancora irrisolto a 70 anni di distanza, il delitto più clamoroso dal dopoguerra in poi, perché finisce per coinvolgere governo e opposizione, magistrati e giornalisti, prelati e poliziotti “e porterà la società politica democristiana sull’orlo di un baratro”, annotano gli storici. Una vicenda che divide l’Italia e gli italiani in due campi contrapposti mettendo in rilievo luci e ombre del loro carattere: sete di giustizia, moralismo, rissosità, mitomania, sospetto, intrigo. Dovremmo aspettare tangentopoli per rivedere ripetersi lo stesso fenomeno di accanimento mediatico, lo stesso coinvolgimento di tutta l’opinione pubblica e le medesime contrastanti reazioni. “In quel periodo, soprattutto la domenica, - ricorda Amedeo Nardi – era un via vai continuo di curiosi che chiedevano o volevano sapere dove era avvenuto il fatto; soprattutto c’era un nugolo di giornalisti e fotografi, a caccia di notizie e foto sensazionali. Allora, noi a Torvaianica, piccolo centro ove non si contavano più di duecento persone, eravamo tutti un po’ frastornati d ciò che stava accadendo”.
Per mesi l’opinione pubblica si appassiono alla vicenda. Poi pian piano dalla prima pagina la notizia passò all’interno; le colonne si restrinsero, fino a scomparire del tutto. Ma la gente, e soprattutto i costruttori, scoprirono una spiaggia bellissima a quattro passi da Roma. Da quel tragico avvenimento ebbe inizio un processo di crescita che adeguò il nostro litorale a quanto si stava sviluppando in tutto il Paese. In una nazione che stava scoprendo la motorizzazione di massa, lo svago e il divertimento, il piccolo borghese di Roma e dei Castelli scopriva il mito della seconda casa al mare.
Da quel momento iniziò una rapida crescita abitativa che vide tutti impreparati non solo a contenerla ma nemmeno a organizzarla.
I guasti che ne derivarono sono sotto gli occhi di tutti: la macchia mediterranea venne distrutta, l’edificazione attuata fin sul bagnasciuga, centinaia di case aperte solo d’estate, una economia turistica in costante crisi considerando che la crescita abitativa non viene accompagnata da servizi adeguati. Mentre Torvaianica è nel 1953-54 è sulle pagine dei giornali per il caso Montesi, quasi alla chetichella, subito dopo, un avvenimento del 1955 cambio radicalmente il volto del nostro territorio. Stava per arrivare la Cassa per il Mezzogiorno.
A.S.