Dalla risposta del ministro alla cultura Alessandro Giuli, sulla decadenza del vincolo campagna romana, la responsabilità sarebbe dell’Ente locale
Bonifica S. Apollonia: le colpe sono del Comune
La mancata bonifica del sito inquinato di Santa Apollonia, la decadenza del vincolo campagna romana: secondo il ministro della cultura Alessandro Giuli, la responsabilità sarebbe del Comune di Aprilia. È quanto si evince dalla risposta all’interrogazione presentata diversi mesi fa dal senatore di Forza Italia Claudio Fazzone, presentata nell’aprile scorso.
Il vincolo della
Campagna Romana.
“Il vincolo denominato “campagna romana” - si legge nella risposta - interessa una porzione di ben 4.000 ettari, investendo un’ampia area del territorio apriliano, nella quale è compresa anche l’area interessata dal progetto del deposito di rifiuti della società Frales. La proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico non è da intendersi quale strumento atto a congelare uno stato di fatto, quanto invece come strumento utile a governare le modifiche (fisiologiche e necessarie) del territorio in accordo con i caratteri di interesse paesaggistico riconosciuti”. Il vincolo quindi, secondo il Ministro non avrebbe potuto ostacolare la realizzazione del progetto di discarica, poi di fatto autorizzato e ora temporaneamente bloccato dal Tar.
“Giova inoltre - precisa Giuli nella sua risposta - ricordare che il vincolo paesaggistico ha la sua ragione d’essere in quanto collegato ai caratteri paesaggistici del territorio. Non possono rilevare questioni ambientali (intendendo con questo termine ciò che è legato al clima, all’ecologia, all’inquinamento, eccetera), se non per le ragioni eventuali in cui questi ultimi possano influire sulla qualità del paesaggio. Nel caso specifico il tema del deposito dei rifiuti andava valutato per la sua capacità o meno di inserirsi nel paesaggio, non certo in maniera ideologica o apodittica per il sentimento di detrimento ambientale che induce.
A riscontro della richiesta, si precisa che il delegato della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina nel corso delle sedute della conferenza dei servizi ha inteso constatare fatti oggettivi, che di seguito si richiamano: 1) non erano, in quel momento, pervenute le integrazioni richieste prima della seduta e, pertanto, non era possibile valutare compiutamente la compatibilità dell’intervento; 2) stante l’efficacia delle misure di salvaguardia, il progetto non poteva essere considerato conforme alla normativa vigente, in quel momento. Non sono state, pertanto, espresse opinioni o giudizi di merito sull’intervento.
Ciò è facilmente constatabile dal verbale della seduta del 26 novembre 2024, presente nel box pubblico regionale di cui si riporta lo stralcio. “Arch. Daniele Carfagna, funzionario di zona con delega, Soprintendenza ABAP, MiC. Circa gli aspetti di competenza della Soprintendenza, si richiama innanzitutto la nota di richiesta integrazioni inviata con prot. 2926 del 13/03/2024, che risulta evasa dalla Società proponente solo per quanto riguarda la verifica preventiva dell’interesse archeologico. Mancano quindi gli elaborati relativi allo studio paesaggistico e ai fotoinserimenti richiesti nella medesima nota. Fino all’immissione degli stessi nel box regionale non si è in condizione di valutare la compatibilità paesaggistica dell’intervento. Si richiama inoltre la proposta di notevole interesse pubblico che grava anche sull’area di progetto e che, attualmente, renderebbe l’intervento non conforme alla normativa paesaggistica. Su questo aspetto sono pervenute una serie di osservazioni che la Soprintendenza sta valutando, compresa la nota della Regione Lazio - Direzione Ciclo dei Rifiuti prot. 1450203 del 25/11/2024 pervenuta allo scrivente Ufficio in data odierna, che relaziona, tra l’altro, circa l’importanza strategica a livello regionale della realizzazione della discarica. Ai fini della completezza di valutazione di compatibilità paesaggistica, si richiama inoltre l’importanza dell’impatto generato dai mezzi di trasporto che graveranno verso l’area interessata, elemento questo richiamato nella stessa nota regionale e sul quale si chiedono approfondimenti progettuali”.
Nella seconda riunione della seconda seduta di conferenza di servizi, tenutasi l’11 marzo 2025, il delegato della Soprintendenza si è limitato a constatare che erano decadute le norme di salvaguardia e che, pertanto, l’area non era più sottoposta al regime di vincolo: “Arch. Daniele Carfagna, Soprintendenza ABAP, Mic. Interviene preliminarmente evidenziando che la tempistica per il decreto di vincolo è terminata per cui l’area ad oggi non è più sottoposta a norme di salvaguardia paesaggistica”.
Nell’ambito della stessa riunione, la Soprintendenza ha affermato quanto segue: “Si è proceduto a riscontrare le osservazioni che chiedevano la revisione del perimetro del vincolo essendo un’area molto vasta e tale revisione comporta molto tempo. Il MiC ha intenzione di avviare nuovamente la procedura per l’imposizione del vincolo e all’uopo sta coinvolgendo l’area pianificazione paesaggistica regionale e il Comune di Aprilia al fine di addivenire ad un regime vincolistico che non abbia vizi di sorta e problematiche gestionali”.
L’affermazione riportata è frutto di una serie di interlocuzioni per le vie brevi con il settore urbanistica del Comune di Aprilia che, sebbene avesse concordato con la Soprintendenza il perimetro del vincolo inizialmente pubblicato, ha successivamente espresso perplessità su una serie di aree interessate da piani di recupero dei nuclei ex abusivi intercluse all’interno del perimetro, per le quali l’approvazione del vincolo avrebbe potuto creare problemi nell’attuazione di opere di riqualificazione. Pertanto, a completamento delle osservazioni inviate dal Comune, nei termini, l’ufficio comunale si era reso disponibile a proporre una nuova perimetrazione capace di rivedere i confini, che risultasse più coerente con le previsioni pianificatorie già definite. Tali elaborati sono, tuttavia, pervenuti alla Soprintendenza, per le vie brevi, solo in data 14 febbraio 2025, quando le norme di salvaguardia risultavano decadute.
In concomitanza della terza e ultima seduta di conferenza di servizi, la Soprintendenza ha emesso il proprio parere negativo, motivandone le ragioni con l’incompatibilità del progetto rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti nell’area e alla base della proposta di dichiarazione, esplicitando, al contempo, come previsto dalla legge n. 241 del 1990, le possibili condizioni per il superamento del dissenso.
“Si specifica che i motivi alla base del parere negativo sono rintracciabili interamente nella tutela del contesto paesaggistico che, a parere della Scrivente, il progetto specifico presentato non governa, e non, in maniera acritica e astratta, con riferimento alla destinazione d’uso a deposito rifiuti. Infatti, si evidenzia che il progetto si preoccupava di proporre una serie di opere mitigative e di ripristino del paesaggio, che però sono state ritenute insufficienti a fronte degli interventi trasformativi previsti”.
Riguardo ai motivi del ritardo nella chiusura del procedimento di vincolo, essi sono facilmente rintracciabili nella complessità dell’area da tutelare, caratterizzata da grande estensione e differenziazione territoriale e nel copioso numero di osservazioni pervenute, che stanno richiedendo molto tempo in termini istruttori e valutativi, anche al fine di minimizzare i rischi di ricorso successivi all’emanazione del decreto finale. È necessario precisare che l’inefficacia delle norme di salvaguardia non inficia né incide sul procedimento dichiarazione e, pertanto, nel confermare i valori riconosciuti per l’area e valorizzando il lavoro di ascolto e approfondimento del territorio, si è stabilito di concludere il procedimento che renderà definitivamente cogenti le norme di tutela, una volta che verranno più precisamente e dettagliatamente individuati il perimetro, la classificazione dei “paesaggi” e le “norme di dettaglio”.
La mancata bonifica di
Santa Apollonia
Quanto alla mancata bonifica del sito inquinato di Santa Apollonia, il ministro non ha dubbi: sarebbe tutta colpa del comune di Aprilia, allora amministrato dal commissario straordinario Paolo D’Attilio.