Dal libro “Pomezia-Origini-Genti-Personaggi” realizzato nel 1990 dal professor Antonio Sessa ed edito dalla Angelo Capriotti Editore
Quando le strade erano delle carrarecce
Con l’insediamento del nuovo centro si intensificarono le corse delle corriere per Roma; ma molte delle strade erano ancora delle “carrarecce”. A Roma si poteva andare anche con il treno; ma la stazione di Santa Palomba risultava raggiungibile solo a piedi o con mezzi propri. Gli spostamenti avvenivano con il carro dei buoi; qualcuno aveva il calesse, i fattori dell’Opera e i carabinieri si spostavano a cavallo.
Il mezzo più usato restava comunque la bicicletta, usata da tutti: gli uomini con i figli più piccoli seduti sulla canna, i ragazzi pedalando sotto canna e le donne che arrotolavano la gonna prima di montare in sella.
Davanti al ciclista Castigliano, in via Virgilio, vi era sempre una lunga fila di biciclette in attesa di essere riparate. I pochi vigili urbani, per quel che riguarda la viabilità, avevano ben poco da fare.
“L’unica auto - ricorda il dottor De Giorgio - che in quei tempi girava per il comune era la mia, una fiammante Topolino che comprai nel 1939. Dopo la guerra acquistai una 1100 Musetto.
Oltre la mia auto si vedeva circolare solo un tassista di Marino che accompagnava giornalmente il segretario Cinque che abitava in quella città dei Castelli. Più tardi comprò l’auto Castigliani, una Cinquecento.
l Nardi avevano un piccolo camioncino. Invidiato era anche Remigio Giorgetta, che aveva una Guzzi, e subito dopo la guerra un camioncino e si mise a fare il “tassinaro”.
Ma chi poteva permettersi in quegli anni l’automobile? Nel 1939 la Topolino costava intorno alle 8.000 lire, appena mille lire in meno della Balilla più economica, la 508. Era decisamente un lusso che, non solo sul nostro territorio, pochi potevano permettersi. Infatti in quell’anno circolavano in Italia poco più di 290.000 vetture.
Quando il Duce veniva a Pomezia a visitare qualche podere, una folla di ragazzini si fermava estasiata accanto alle bellissime auto del seguito.
Il sogno era essere un Varzi o un Nuvolari e guidare una di quelle auto “proibite”, quale l’Aprilia della Lancia, prima vettura aereodinamica che costava ben 23.500 lire.
I più grandi sognavano l’Augusta che con rate da mille lire al mese, le famose mille lire, era disponibile al prezzo di £ 19.500. Era una cifra per quasi tutti irraggiungibile; ma di li a poco l’inflazione galoppante avrebbe annichilito anche quei sogni. Con quelle cifre, allora proibitive, si sarebbe comprato ben poco!”.