L’intervento di Piergiorgio Benvenuti dopo la condanna del Comune di Pomezia
Eliminazione barriere architettoniche
Ha fatto scalpore la recentesentenza emessa il 13 dicembre 2022 dal Tribunale di Roma che ha condannato il Comune di Pomezia per la tardiva adozione del PEBA e all’eliminazione delle barriere architettoniche e sensoriali presenti nel Comune.
Ma ecco in merito il comunicato inviato da Piergiorgio Benvenuti presidente del Movimento Ambientalista “Ecoitaliasolidale”
“Per le barriere architettoniche, assistenza per pochi e lunghe liste d’attesa. Situazione analoga o addirittura peggiore nella Capitale ed in altre realtà nel Paese, noi proseguiremo con le nostre iniziative. Che Pomezia non sia una città a misura di persona disabile è noto da molto tempo, concetto ribadito fin dalla denuncia che ormai risale al 2018 da parte del Movimento ambientalista “Ecoitaliasolidale” nella persona del Presidente Piergiorgio Benvenuti e dal Vicepresidente Antonio Pelagattidi “Rete SupeRare” che sottolineavano fin dall’ora come le politiche di welfare locali incidessero troppo negativamente sulle famiglie con a carico persone non autosufficienti, molte delle quali, malgrado il grave disagio che si trovavano ad affrontare, intendevano ugualmente prestare assistenza e prendersi cura di un familiare convivente con handicap grave. Si denunciavano tariffe orarie per prestare assistenza domiciliare troppo elevate con quote di compartecipazione alle spese insostenibili per moltissime famiglie, per una assistenza spesso continuativa h24 che una comunità solidale dovrebbe garantire a tutti i cittadini con handicap grave.
Cosicché per i cittadini di Pomezia prendersi cura di una persona convivente in stato di grave disabilità è sempre stato difficile non solo per le altissime spese di compartecipazione all’assistenza domiciliare, ma anche per la complicazione di interminabili liste d’attesa per ottenere il servizio. Queste famiglie disagiate sono così costrette loro malgrado a scegliere di ricoverare la persona disabile o non autosufficiente in un istituto pubblico o privato, in una RSA o in una casa di riposo, lontano dagli affetti familiari, dalla sua casa di origine.
Una situazione assistenziale gravemente discriminatoria legata a scelte di bilancio comunale che produce disomogeneità territoriali e disuguaglianze sociali. Le due organizzazioniEcoItaliaSolidale e Rete SupeRare fin dal 2018 denunciavano lo stato di grave immobilismo per quanto riguarda il Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA) a Pomezia, un obbligo di eliminazione introdotto nel 1986, con l’articolo 32, comma 21, della legge n. 41, e integrata con l’articolo 24, comma 9, della legge 104 del 1992, che ne ha esteso l’ambito agli spazi urbani quali strumento individuato dalla nostra normativa per monitorare e superare le barriere architettoniche insistenti sul territorio.Concetti espressi in modo specifico con un nostro articolo pubblicato sul periodico “Il Pontino Nuovo” n. 10 – 16/31 Maggio 2018. In questi anni il Comune di Pomezia avrebbe dovuto individuare proposte progettuali, fare la stima dei costi dei P.E.B.A., pianificare e coordinare gli interventi insieme ad ottenere gli adeguati finanziamenti. Un immobilismo che ha ridotto Pomezia ad una città non a misura di persone con deficit di mobilità: anziani fragili compresi. A Pomezia si è dimostrata straordinaria indifferenza verso i più deboli e si è avvalorata la cosiddetta pseudo “cultura dello scarto” alla quale ognuno di noi deve opporsi con tutte le sue forze, come ci raccomanda spesso Papa Francesco. Un degrado evidenziato dalla recente sentenza emessa il 13 dicembre 2022 dal Tribunale di Roma che ha condannato il Comune di Pomezia per la tardiva adozione del PEBA e all’eliminazione delle barriere architettoniche e sensoriali presenti nel Comune.
Una sentenza che ora impone al Comune di Pomezia di cessare la condotta discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità mediante l’adozione del PEBA, entro il 31 dicembre del 2023.
Una storica sentenza a favore delle persone con disabilità che passa attraverso Il diritto all’accessibilità, e fruibilità degli spazi pubblici previsto anche dall’articolo 9 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, e che si scontra ancora con la situazione di grave inadempienza della maggior parte dei Comuni italiani che non hanno ancora adottato il PEBA. All’obbligo di dotarsi di un PEBA non sono quasi mai seguite le indicazioni utili per la sua redazione e per i suoi contenuti. Molteplici analisi effettuate in varie Regioni hanno documentato la scarsità di piani elaborati ed attuati e la mancata applicazione delle sanzioni previste.
Situazione di gravità che si può evidenziare anche nella Capitale che in 36 anni deve far partire ancora la fase preliminare di studio di fattibilità.
Una lunga storia che passa per la delibera n.39 del 28 febbraio 2020 nella quale la Giunta Capitolina ha dato via libera alla nuova metodologia operativa per la realizzazione dei Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A.), con la quale si doveva avviare una mappatura degli interventi su tutto il territorio della città sia per gli spazi pubblici che per l’accesso agli edifici di proprietà di Roma Capitale, comprese le nuove costruzioni. La citata Delibera dava il via ad un elenco di progetti pilota, costruito con i cittadini e con le associazioni rappresentative della disabilità.
Gli uffici dedicati avrebbero dovuto programmare corsi di formazione per i tecnici con gli ordini professionali ed elaborare convenzioni con i Dipartimenti di Architettura e Ingegneria per la “progettazione inclusiva” e con le scuole superiori nell’ambito del programma “alternanza scuola lavoro”;
A distanza di quasi due anni dalla Delibera, dallo studio degli atti amministrativi si evince con certezza che il Comune di Roma Capitale non è ancora in possesso dei suddetti PEBA e che non esiste nemmeno una mappatura delle criticità territoriali e una pianificazione di interventi atta a garantire alle persone con disabilità il diritto alla accessibilità, alla mobilità, all’autosufficienza all’interazione con l’ambiente in cui si svolgono la vita quotidiana e le relazioni lavorative e sociali.
A Roma come a Pomezia ed in tanti altri Comuni occorre quindi ridare slancio a tutti i livelli a questo fondamentale strumento di pianificazione utile a programmare e coordinare sistematicamente gli interventi di miglioramento l’accessibilità di percorsi ed edifici.
Proseguiremo con la nostra rete di Associazioni con iniziative di denuncia, sensibilizzazione delle Istituzioni, di trasparenza. Tante persone aspettano di poter avere piena fruizione del contesto nel quale si trovano a vivere”.
A.P.
Valore Civico chiede l’intervento del Comune
Veleni a Valle Caia
Sette mesi fa, martedì 28 giugno 2022 un grave incendio devastava la discarica di amianto di Valle Caia a Pomezia, vera e propria ‘bomba ambientale’ al centro nel 2009, ai tempi dell’ex sindaco di Pomezia Enrico De Fusco, di arresti a causa di un traffico illecito di amianto in matrice friabile, pericoloso per la salute.
A distanza di parecchi mesi dalla devastazione causata dalle fiamme, nulla di visibile è stato fatto nella discarica, che continua a permanere in uno stato di totale abbandono ed incuria che si protrae da anni e anni senza alcun intervento risolutivo da parte né del Comune di Pomezia né di altre istituzioni.
La situazione, come denunciato più volte sia da associazioni che dai cittadini, appare gravissima da molto tempo. Infatti, l’incendio della scorsa estate è seguito di appena due anni il precedente focolaio, altrettanto violento e distruttivo, del 06 luglio 2020.
Lo sa bene l’ex sindaco di Pomezia, Adriano Zuccalà, che il 04 aprile 2019 ed il 30 luglio 2020 ha emesso ben due ordinanze con le quali intimava alla società proprietaria dell’area di ‘redigere ed attuare un piano di manutenzione periodica del sito, ed in particolare il ripristino dei teli di protezione del materiale contenente amianto che risultavano mancanti, ed inoltre al taglio della vegetazione secca ed infestante ed alla realizzazione di una fascia parafuoco perimetrale’.
Ebbene, le ordinanze sono rimaste praticamente lettera morta visto che dall’epoca, a quanto è dato saperne, non si è visto il benché minimo ripristino dei teli di protezione né il taglio della vegetazione.
Al contrario, l’ultimo incendio ha definitivamente distrutto i teli, posti a protezione dell’enorme cumulo di lastre di amianto esposte a vista, i quali apparivano già del tutto consunti e strappati dopo il precedente incendio del 2020. La situazione continua, quindi, a permanere in uno stato di abbandono e degrado con le lastre di amianto esposte a vista in mezzo alle erbacce. Tutto pronto, insomma, per il prossimo incendio.
Si tratta di una bomba ambientale ad orologeria. Già dai tempi del Sindaco De Fusco del Partito Democratico, il Comune di Pomezia era perfettamente al corrente della gravità della situazione, allorquando, nel 2009 con una sventagliata di arresti, venne alla luce un traffico illecito di amianto, di matrice pericolosa per la salute. Allo stesso modo, come visto, la gravità della situazione era perfettamente nota agli ex sindaci Fabio Fucci e Adriano Zuccalà, entrambi del Movimento 5 stelle, i quali sono intervenuti senza attuare nulla di risolutivo che mettesse definitivamente al riparo, una volta per tutte, dai rischi connessi per la salute pubblica.
Ad oggi, come indicato perfino nelle ordinanze del Comune, “sussiste e perdura un serio rischio per la salute pubblica e per l’ambiente”, connesso con l’innesco accidentale di focolai ed in particolar modo l’aero-dispersione delle fibre, pericolose per la salute.
Dov’è il Comune di Pomezia? Dove sono le istituzioni che devono tutelare i cittadini? Dov’è, da anni, la politica (maggioranze ed anche opposizioni), incapaci di risolvere questo grave pericolo per la salute pubblica e la cittadinanza?
Non possiamo far finta di non vedere. È necessario avviare le opere di manutenzione della discarica e di predisporre il sito in maniera tale che non possa più costituire un rischio per i cittadini.
Il team di Valore Civico
per Pomezia
Attivato reparto oncologico ai Castelli
Attivo dal 9 gennaio il day Hospital Oncologico presso l’Ospedale dei Castelli. L’attività della Uoc di Oncologia Aziendale presso il nosocomio è iniziata il 30 novembre con l’avvio delle prestazioni ambulatoriali ed è diretta dal dott. Mario Barduagni, con la collaborazione della Dott sse Valentina Leoni, Lorena Rossi e Patrizia Trenta. Il servizio ambulatoriale comprende prime visite e visite di controllo nell’ambito dei percorsi di follow up oncologico. Il day hospital è attualmente dotato di 4 posti letti per il trattamento delle neoplasie solide a maggior incidenza in particolare quelle del tratto gastroenterico, toracico e genito urinario. La presenza della UOC oncologia all'interno dell'ODC migliora l'efficienza del percorso diagnostico terapeutico per i tumori del colon (PDTA colon retto). Inoltre, l'attivazione dell'oncologia medica all'interno del presidio ospedaliero favorisce la gestione multidisciplinare del paziente ed un più semplice e rapido accesso alle cure. Uno degli obiettivi è la continuità assistenziale attraverso equipe mediche dedicate.
Si può accedere al servizio tutte le mattine dal lunedì al venerdì previa prenotazione al CUP con prescrizione del MMG o dello specialista per le visite ambulatoriali, mentre la programmazione del DH oncologico per i trattamenti è a cura del personale medico.
“L’attività di Oncologia dell’Ospedale dei Castelli va ad aggiungersi a quella già presente presso i presidi di Anzio e Marino, rafforzando la capacità di presa in carico dell’azienda, i tempi di attesa per le cure e il miglioramento della gestione dei nostri pazienti” ha commentato il Direttore Generale Cristiano Camponi.
Ufficio Stampa ASL ROMA 6