Dal libro “Pomezia-Origini-genti-personaggi” realizzato nel 1990 dal professor Antonio Sessa ed edito dalla Angelo Capriotti Editore
Scuola e sport nei primi anni di Pomezia
La scuola elementare era a via Pier Crescenzi, nella sede della G.I.L. (Gioventù Italiana Littorio), al piano terra e dipendeva dal Circolo Didattico di Nettuno. All’inizio vi era un corso completo di scuola elementare; altre sezioni erano a Santa Palomba, Campo Selva, Pratica di Mare. Gli insegnanti di Pomezia erano Pierina Pancali, Marta Rutili, Isolina Carnosi; nel 1941 arrivò il maestro Blancodini. Non era facile insegnare a tanti ragazzini provenienti da regioni così diverse e anche dall’estero; ma quasi tutti hanno un buon ricordo di quegli anni di scuola.
Gli insegnamenti seguivano le direttive del regime, ma i più grandicelli leggevano i fumetti; fra gli altri, Dick Fulmine, personaggio del settimanale Aurora, e Romano, il Legionario del Vittorioso.
Nel plesso di via Pier Crescenzi era sistemata anche una prima classe della scuola di avviamento professionale diretta dal prof. Bombelli.
“Ricordo un manipolo di giovani studenti: Porcelli, irreprensibile, tutto dabbene; Piscitelli, scapigliato, cavalcante i banchi della scuola; i Celori, tra cui Marcello oggi a Torvajanica; la Drusi di Pratica di Mare e altri che la memoria perde nella nebbia del tempo” ricorda Pietro Bassanetti.
Le istruzioni del sabato
Naturalmente si osservavano con puntualità tutte le disposizioni del regime e il sabato vi era l’appuntamento con le esercitazioni premilitari. Si arrivava con divise striminzite, a piedi o con la bicicletta, pedalando sotto canna.
“L’istruttore capo, un tenente della milizia - ricorda Pietro Cucchi - arrivava con il treno alla stazione di Santa Palomba; andavo a prenderlo e a riportarlo, caricandolo in canna.
l convenuti si schieravano tutti insieme e poi si dividevano in gruppi a seconda delle varie categorie. Erano circa cento ragazzini che, più che applicarsi al passo romano, aspettavano con ansia la fine dell’esercitazione per la grande sfida al pallone”.
Lo sport
“Il primo campo del territorio, se si poteva chiamare tale - ricorda Mario Celori - è stato il Remissino, lo spiazzo che sta di fronte al castello di Pratica. Prima della guerra, noi ragazzi del borgo giocavamo lì. I più assidui eravamo io e mio fratello, De Bardi, Foco, Rutili, Milordi, Navisse, Bello, Toso, Penna, Marsiglia e altri ragazzetti del posto. Dopo l’inaugurazione di Pomezia, noi di Pratica continuavamo a giocare al “Remissino”; il sabato, dopo l’istruzione obbligatoria nella zona di largo Columella, si ingaggiavano accesissime sfide fra pratichesi, trentini, romagnoli e italo-francesi. Di questi ultimi i più bravi erano Pietro Bassanetti, che giocava in porta, Chiaradia e Mario Locatelli. Dei trentini emergevano i fratelli Aldrighetti. Noi di Pratica avevamo bravi Marone, figlio del capo guardia, e Toso, figlio dell’amministratore di Casa Borghese”.
Anche per quei giovani allegri, inconsapevoli che di lì a poco la maggior parte di loro sarebbero partiti per la guerra, i miti erano il grande Meazza e poi Olivieri, Foni, Piola.