Alcune considerazioni dell’ambientalista Giampiero Castriciano sui danni dell’inquinamento elettromagnetico e sui possibili rimedi
5G: tecnologia e mercato a tutti i costi
Nel numero scorso del Pontino il presidente del Comitato di Quartiere Nuova Lavinium Francesco Di Ruocco si è fatto portavoce delle preoccupazioni di molti cittadini allarmati dalla probabile installazione di antenne 5G su alcuni palazzi del quartiere.
In merito ci siamo rivolti a Giampiero Castriciano, un ambientalista serio e preparato che da tempo segue anche questo problema.
“I servizi di telecomunicazione mobile sono così diffusi che ormai in Europa si contano più cellulari che persone. Tuttavia, nonostante l’enorme diffusione, quasi la totalità degli utilizzatori sa poco o niente del sistema che ogni giorno utilizzano, non ne conoscono il funzionamento né, tantomeno, sono al corrente dei gravi danni che può loro provocare.
Tale disinformazione è frutto, ovviamente, di una cronica rassegnazione e pigrizia ed è responsabilità delle istituzioni pubbliche, scuola compresa, che non hanno accolto l’appello dell’Europa, rivolto a tutti gli Stati membri, di informare la popolazione su questo tema e di applicare la più rigorosa prudenza nell’utilizzo della tecnologia della comunicazione mobile soprattutto fra i bambini. Soltanto in tempi recenti si è verificata una certa attenzione e preoccupazione per l’avvento del 5G.
Lungi la pretesa di esaurire un tema così complesso in poco spazio, questo articolo vuole limitarsi ad alcune considerazioni generali e a focalizzare l’attenzione sui danni dell’inquinamento elettromagnetico e sui possibili rimedi.
Già dal 1945, con il rapido diffondersi dell’uso massiccio delle onde elettromagnetiche nel campo delle comunicazioni a distanza, dei radar e di altre applicazioni anche mediche, sono cominciate le ricerche sui possibili danni dell’elettromagnetismo sulla salute umana e sull’ambiente.
Ad essere oggetto di studio sono state quindi le onde comprese tra la frequenza di 30kHz a 300GHz, quindi tra le onde lunghe e quelle millimetriche. Una stima per difetto degli studi effettuati fino ad oggi è di oltre 1860 studi sulla cancerogenicità dei campi a radiofrequenza, di oltre 7800 studi sui danni all’apparato riproduttivo e sullo sviluppo.
Ricordiamo che le frequenze utilizzate dal 2G, 3G e 4G sono comprese tra 900 e 2600MHz mentre quelle del 5G ne comprendono alcune di queste ma presto verranno ampliate fino a comprendere le bande medie e alte che vanno da 3,6 a 27,5GHz.
Fatta questa premessa, possiamo trarre dagli studi citati e da quelli più recenti una ragionevole conclusione secondo una classificazione per intervalli di banda:
1) da 450 a 6000MHz vi sono prove limitate sulla cancerogenicità che però studi del 2011 rafforzano associando all’esposizione a radiofrequenza insorgenza di tumori al cervello e alle cellule del sistema nervoso periferico nonché di neuromi acustici. Esistono invece prove certe che tali frequenze influenzano chiaramente la fertilità maschile e possibilmente anche quella femminile e che sono possibili effetti avversi sullo sviluppo degli embrioni, feti e neonati;
2) da 24 a 100GHz non sono stati condotti studi adeguati sulla cancerogenicità ma si ha certezza sui loro effetti termici a carico dei tessuti umani;
3) in particolare, relativamente al 5G, per le frequenze 700MHz-3600MHz si hanno limitate prove di cancerogenicità nei saggi biologici sperimentali, prove sufficienti di effetti avversi sulla riproduzione e lo sviluppo nell’uomo e infine prove sufficienti di effetti avversi sulla riproduzione e sviluppo negli animali da esperimento;
4) da 3,4GHz-3,8GHz sono stati svolti studi epidemiologici e sperimentali mentre per le frequenze da 24,25 a 27,5 Ghz non è stato condotto adeguatamente alcuno studio.
In tempi più recenti, dal 1990 al 2020, diversi studi hanno messo in evidenza come l’esposizione ai campi elettromagnetici può essere causa di danni al DNA nelle cellule cerebrali, iperplasie e cardiomiopatie. Un ampio numero di studi, inoltre, ha messo in evidenza come le onde millimetriche possono alterare le proprietà delle membrane cellulari aprendo così la strada a numerosi effetti biologici e possono altresì alterare la sensibilità di batteri dannosi per l’uomo con conseguenze di cui ancora non si conosce la reale portata. Alla luce di questi risultati emerge chiaramente il fatto che, relativamente alle frequenze del 5G, nulla si può affermare con certezza né sulla loro pericolosità né, tantomeno, sulla loro innocuità sulla salute pubblica. Ne discende pertanto che la diffusione di questa tecnologia rappresenta, di fatto, un esperimento di massa con conseguenze totalmente ignote di cui soprattutto le istituzioni pubbliche sono i maggiori responsabili.
In realtà, anche le prime quattro generazioni di telecomunicazioni mobili sono state un esperimento a danno della popolazione tant’è che soprattutto nel corso della loro attività sono stati condotti studi che hanno accertato l’alta pericolosità dei vastissimi campi elettromagnetici generati dalle stazioni fisse di emissione e dagli stessi apparecchi cellulari, ancora più insidiosi delle stazioni fisse. E’ allora appena il caso di citare come il Regolamento CE n. 1907/2006 (REACH), che disciplina il comparto della chimica, ha fatto proprio il motto “nessun dato nessun mercato” per intendere, appunto, che, in mancanza di dati certi sulla sicurezza, non si può permettere l’adozione di tecnologie potenzialmente dannose. Tale approccio dovrebbe valere per tutte le tecnologie e invece, per quanto riguarda il 5G e per altri settori di interesse dell’industria e la finanza, si permette di tutto, in nome del dio mercato.
I servizi dei privati sono utili ma non sempre indispensabili pertanto, quando vi è in gioco la salute pubblica, è quanto meno ragionevole far valere il principio di precauzione. Ciò è stato riconosciuto anche dalla magistratura. I sindaci, allora, in qualità di maggiori responsabili della salute collettiva, hanno il diritto-dovere di far rispettare tale principio. Pare, tuttavia che il futuro non ci riservi buone cose.
Il 5G genera una serie numerosa e complessa di campi elettromagnetici per poter garantire la comunicazione tra le varie apparecchiature. Tutti questi campi magnetici determineranno inevitabilmente una interferenza con altri campi magnetici generati da altre fonti (radiocomunicazioni, tv, radar, ecc.). Tale fenomeno già esiste ma sarà ampliato enormemente senza che noi siamo ancora in grado di comprendere e di accertare gli effetti che produrranno sull’uomo e sull’ambiente. Nel frattempo, tuttavia, in maniera incosciente, abbiamo concesso l’utilizzo dei cellulari ai bambini e perfino la scuola sollecita l’utilizzo di dispositivi mobili wifi come tablet ed altro per fini didattici.
Gli effetti avversi prima citati sono ancora più dannosi per i bambini e per tuttii i giovani in età fertile. Voglio ricordare che il principio di induzione elettromagnetica ci dice che ogni campo elettromagnetico variabile induce a sua volta campi elettrici e campi magnetici per induzione in tutti i materiali permeabili.
Ciò avviene anche nel corpo umano: i campi elettromagnetici variabili, quali sono quelli, appunto, delle telecomunicazioni, inducono nei tessuti umani correnti elettriche la cui intensità dipende dalla conformazione del tessuto stesso. Tali correnti possono generarsi nel cuore, nel cervello e in tutti gli organi del corpo umano.
Gli effetti di tali campi elettrici e magnetici possono generare modificazioni biologiche che spesso sono i precursori di neoplasie ed altre degenerazioni. Una delle raccomandazioni sarebbe quindi quella di utilizzare il meno possibile il cellulare, cablare le scuole, le università e perfino le abitazioni private.
Insomma, in altre parole, dobbiamo seriamente pensare di tornare ad utilizzare il vecchio telefono fisso e la linea internet via cavo (fibra o altro). Opporci in maniera democratica e pacifica affinché non si adottino tecnologie della cui sicurezza non si è certi e che non si innalzino arbitrariamente le soglie massime di potenza degli emettitori e infine dobbiamo chiedere alle istituzioni pubbliche di favorire la salute pubblica prima ancora che soddisfare le esigenze del mercato.
Giampiero Castriciano”