Intervista a Massimo Falco, presidente del comitato “Coordinamento No Discariche No inceneritori IX Municipio di Roma e Pomezia”
“Non esistono inceneritori che non inquinano”
Il nostro concittadino Massimo Falco è presidente del Comitato “Coordinamento No discariche No inceneritori IX Municipio di Roma e Pomezia”
- Falco come mai questa sua scelta di impegnarsi in modo così rilevante in battaglie così difficili e complicate come la lotta contro discariche e inceneritori che spesso sono supportate da grandi interessi economici?
“Il motivo è semplice, tutelare l’ambiente in cui viviamo e la nostra salute come cittadini. La cosa certa è che dove insistono questi impianti, le malattie cardiovascolari, l’incidenza tumorale e tante altre aumentano di molto, questo lo attestano i dati pubblici, gli studi, le analisi etc. fatte negli ultimi anni da scienziati, medici, tecnici etc. Dobbiamo inoltre considerare che questi inquinamenti coinvolgono sempre, più di un territorio, nello specifico di S. Palomba i territori coinvolti sono diversi, IX Municipio di Roma, Pomezia, Albano, Ardea, Ariccia e altri ancora, le sostanze aeree e quelle che vengono assorbite dai terreni, si propagano per km. Per questo motivo più di 10 anni fa, costituimmo questo coordinamento di Associazioni e comitati, per unire le forze nelle battaglie ardue che di volta in volta ci trovavamo a dover perseguire”.
- L’incontro a Pomezia del 28 gennaio organizzato dal suo Comitato contro l’inceneritore di Santa Palomba ha visto una buona partecipazione popolare. In molti hanno però l’impressione che ormai è una battaglia persa. E’ proprio così, oppure ci sono ancora speranze di contrastare questa scelta?
“Non vi è dubbio che per l’inceneritore di S. Palomba questa volta la battaglia e molto più difficile, dovuto ai poteri speciali e la nomina a commissario straordinario che il Governo Draghi assegnò al Sindaco di Roma Gualtieri, per l’evento del Giubileo. Vista la completa chiusura a dialoghi, confronti etc. di quest’ultimo, come associazioni, abbiamo perseguito le azioni legali, dapprima con le controdeduzioni all’intero piano dei rifiuti di Roma, poi presentando ricorsi al Tar, quasi tutti respinti, ad eccezione di uno, ancora in attesa di sentenza, ci siamo rivolti poi ad un organo superiore, presentando ricorsi al Consiglio di stato, anche qui, appreso proprio in questi ultimi giorni, respinto, ora ci rivolgeremo al Corte Europea, non ci arrenderemo. Parallelamente alle azioni legali, stiamo portando avanti da mesi iniziative di strada, di piazze, smontando di volta in volta la propaganda ingannevole dei pro inceneritori, informando le persone dei reali rischi e problemi che questo mega impianto genererà per 33 anni e 5 mesi. Come Comitati riuniti (siamo più di 50) abbiamo costituito un nostro comitato tecnico scientifico, al cui interno ci sono ingegneri, medici, biologi, geologi ed esperti del settore, che stanno dando un enorme aiuto a titolo gratuito, ed è stato scritto un libro che uscirà nei prossimi giorni, dove all’interno si troveranno tutte le incongruenze del dichiarato nella bozza del progetto. Abbiamo 3 iniziative nelle prossime settimane, 23 febbraio Castelgandolfo assemblea pubblica, 24 febbraio corteo ad Albano Laziale, 22 marzo manifestazione a S. Palomba davanti al sito dell’inceneritore, seguiranno indicazioni più precise. Mai perdere la speranza, è quello che vogliono i signori dei profitti, noi non ci fermeremo, non ci arrenderemo, e faremo di tutto per contrastare questo mega impianto”.
- Una volta realizzato l’inceneritore di Santa Palomba quali rischi vi saranno?
“Dobbiamo partire da un punto fisso, non esistono inceneritori che non generano inquinamento, anche quelli di ultima generazione lo producono. Il primo problema è l’inquinamento gassoso, verranno dispersi in atmosfera polveri sottili, furani, nano particelle, diossine, anidride carbonica e altri, che nell’aria percorreranno km, per poi depositarsi sui terreni piante etc, e verranno assimilati dagli animali che li trasmetteranno alle persone attraverso i prodotti derivati. Per fare un esempio, la bozza del progetto depositata nel bando di gara, prevede un ulteriore sito per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica, abbiamo preso dei dati da diversi inceneritori di ultima generazione, 600.000 tonnellate di rifiuti bruciati, in base al tipo di rifiuto che si mette nel forno, generano 400.000 tonnellate di co2, l’impianto ne catturerà soltanto l’1x1000, cioè soltanto 400 tonnellate, il resto si riverserà nei territori limitrofi. False anche le dichiarazioni sull’acqua calda che genererà per le abitazioni, ne produrrà soltanto il 5x1000, come anche per l’energia elettrica, saranno quantità bassissime. L’altro grande problema e sul bene primario dell’acqua potabile, il progetto prevede una grande condotta di circa 5 km, che si allaccerà all’acquedotto dei castelli romani, precisamente al depuratore di Pavona, che sottrarrà ai Comuni coinvolti, 14.000 e 400 litri di acqua l’ora, 24 ore al giorno, per 365 giorni, per decenni a venire. Con la situazione della crisi idrica in cui versano i laghi, gli acquedotti etc. è una cosa inaccettabile. Gli inceneritori sono considerati impianti insalubri per legge, dove ci sono questi impianti tutte le aziende agricole, alimentari etc. perderanno automaticamente il marchio di qualità, subendo un enorme danno economico, danno che si riverserà anche sugli immobili nei territori vicini, chi comprerebbe mai una casa vicino ad un’inceneritore, ma anche a 10 o 20 km. Ci sarà una grande produzione di scorie (ceneri) altamente tossiche, poi l’inquinamento dei camion, che porteranno i rifiuti al sito, circa 200 al giorno che percorreranno le strade già condizionate dal traffico, essendo un’area industriale. Sulle dichiarazioni che il trasporto avverrà su rotaie, per ora è teoria, nella bozza del progetto non è menzionato”.
- Vedo che molti sindaci sono impegnati a contrastare questa opera, qualcuno anche contro le posizioni del suo partito. Ma quale sarebbe l’alternativa?
“Si è così, i Sindaci contro l’inceneritore sono circa 20, ed è un valore aggiunto per noi del terzo settore, e per la stessa azione di contrasto alla costruzione dell’ecomostro. L’alternativa per Roma, è la raccolta differenziata spinta, l’Europa indica il riciclo, la riduzione, il riuso dei rifiuti, mette gli inceneritori all’ultimo posto e non li finanzia più, anzi sta predisponendo una tassa da applicare agli impianti che producono co2. Molti paesi in Europa stanno depotenziando il conferimento dei rifiuti agli inceneritori, Copenaghen è costretta da anni a prendere rifiuti dall’estero, perché con l’aumentare della differenziata lo scarto diminuisce. Sappiamo di cosa stiamo parlando, negli anni come associazioni ci siamo dovuti formare su questi temi. A fine 2019 fu depositata in Campidoglio, una proposta di legge di iniziativa popolare, firmata da 15.000 cittadini, con decine di comitati, capitanati da zero waste Lazio, la delibera 104, redatta da tecnici, esperti, e aziende che progettano nei Comuni i piani di raccolta differenziata, un vero e proprio piano di gestione dei rifiuti, con tanto di documento economico, costerebbe la metà dell’inceneritore, e non prevede né incenerimento né biogas. Gualtieri doveva progettare da subito un piano simile, efficace e puntuale, togliendo i cassonetti stradali, programmando l’estensione del porta porta, domus ecologiche stradali presidiate (per indenderci, sono quelle strutture di conferimento che ci sono a Torvaianica), aumentare di gran lunga il numero di isole ecologiche, posizionare almeno 100 compostiere di prossimità per la frazione organica, creare siti di compostaggio aerobico e non biogas, che come gli inceneritori producono solo profitti alle grandi aziende, creando anche loro inquinamento e rischi di incidenti rilevanti.
Decentramento dei municipi, dando autonomia e fondi sulla gestione di servizi come i rifiuti, decentramento dell’azienda Ama con sedi specifiche per ogni municipio, impianti di recupero delle materie prime di piccole dimensioni e a servizio di 1 massimo 2 municipi, e tanto altro. In questo modo Roma arriverebbe rapidamente ad una grande riduzione del residuo indifferenziato, e nel periodo di transizione per il conseguimento di percentuali alte di raccolta differenziata, si usa l’impiantistica regionale, l’inceneritore di 600.000 tonnellate non serve, ma è chiaro che questa amministrazione punta ad altro”.
A.S.