SIMPOSIO
RINASCERE
Una nuova Pasqua, una nuova colomba che invano porta nel becco un ramo d’ulivo. Un'altra tragedia che l’umanità non sa affrontare perché troppo distratta e coinvolta nel proprio frenetico vivere quotidiano. Notizie allarmanti ci commuovono in quei brevi momenti di ascolto del notiziario, qualche accorato commento, poi ognuno ritorna al proprio cammino. Eppure, quell’inquietudine che affiora nei momenti di pensiero puro, richiama la nostra più profonda sensibilità, quella non ancora sedotta dal condizionamento di un sistema sovrano.
Si avvicina la Pasqua, portando il suo dono di primavera. Abbiamo bisogno di credere nella rinascita, nel sacrificio “necessario”, nella gioia di Demetra che semina le messi. Dobbiamo ritrovare l’equilibrio perduto, indispensabile per una vita di convivenza tra la Natura e gli esseri viventi.
Giuliana
L’OLIVO,
SIMBOLO COSMICO E
DI PACE
di Lia Bronzi
L’olivo è una nobile pianta, presente nel suolo italico, ma anche in molte parti del mondo. Il suo spandersi in modo nodoso ed orizzontale, lo rende materico, anche grazie alla sua chioma che, quando ondeggia nel vento, si arricchisce di riflessi i quali, passando dal verde brillante, giungono all’argento puro, specialmente nel periodo riproduttivo della mignolata, ovvero nello splendore della fioritura, dalla quale nasceranno i frutti, le olive appunto, raccolte poi nei mesi di ottobre e novembre fino ai giorni che preannunciano il Natale. In Toscana gli olivi sono addomesticati da una sapiente potatura, apportata dall’uomo, in modo tale che i raccoglitori possano asportarne i frutti senza contaminarli, al fine di ottenere un olio di bassissima acidità. Le olivete toscane costituiscono una vera e propria ricchezza, oltre che bellezza, per questa regione, poiché il loro prodotto è, senza dubbio, il migliore del mondo, un vanto per noi, per questo la bellissima pianta è amata dai toscani, fin da quando la realtà si fece storia.
Un altro albero, che si differenzia dall’olivo, è il cipresso che, svettando verso l’alto in modo verticale, con il suo manto scuro e raccolto, popola i nostri borghi, le nostre strade, le nostre campagne. Il suo frutto non è commestibile, la sua colorazione è argentea poiché ricoperta da resina profumata.
La tradizione culturale orale ci dice che all’olivo si ispirarono i costruttori delle pieve e delle cattedrali romaniche, mentre al cipresso, che svetta con grande austerità, fecero riferimento, materialmente e spiritualmente, gli architetti che dettero origine al gotico, creando cattedrali che si alzano verso il cielo, quindi più snelle e spirituali. Ambedue gli stili sono presenti nel nostro territorio, per questo l’armonia tra paesaggio ed architettura presente è in perfetto equilibrio, creando un ambiente quanto mai suggestivo. Per la tradizione antica l’olivo ci ricorda il dovere dell’uomo di mantenere la pace con tutti i propri simili, mentre da un testo antico si apprende come egli sia: «albero di grandissima ricchezza simbolica: pace, fecondità, purificazione, forza, vittoria, ricompensa». In Grecia, esso era consacrato ad Atena ed il primo olivo, nato dal litigio tra Atena e Poseidone, era conservato come tesoro dietro l’Eretteo. Dei polloni sembrano siano ancora oggi visibili sull’Acropoli.
Esso sembra partecipare ai valori simbolici attribuiti ad Atena cui l’albero è consacrato. Gli olivi crescevano in abbondanza nella piana di Eleusi, erano protetti e chi li danneggiava era processato. Questi alberi sono divinizzati da Omero nei Cantici dedicati a Demetra, esattamente nelle iniziazioni eleusine.
In tutti i paesi europei ed orientali l’olivo ha significati analoghi ed anche a Roma era dedicato a Giove e Minerva. Secondo una leggenda cinese il legno d’olivo sarebbe capace di neutralizzare alcuni veleni. In Giappone esso è simbolo dell’amabilità e del successo negli studi, ed è l’albero della vittoria nel periodo della guerra. Nella tradizione cristiana, l’olivo è simbolo di pace ed, in tal senso, ricordiamo la colombina che lo portò a Noè alla fine del diluvio, tenendolo nel becco. Lo stesso dicasi per i sacramenti in cui ne viene adoprato il prodotto come olio santo, sia nella cresima che nell’estrema unzione. Nell’Islam, l’olivo rappresenta l’asse del mondo come simbolo dell’uomo universale. Altrettanto dicasi per l’esoterismo ismaelita che simboleggia la cima dell’olivo sul Sinai come l’Imam quale fonte di luce. L’olivo quindi è metafora e simbolo del paradiso degli eletti. Abbiamo voluto ricordare questa pianta nell’equinozio di primavera, in quanto la tradizione ne ha creato il simbolo di pace adoprando i rami potati, che in questo periodo vengono raccolti, benedetti e portati nelle case degli abitanti che a questa simbologia si rifanno.
Ma in altri luoghi è nel giorno delle Palme che avviene la sua celebrazione in attesa della Pasqua. I suoi ramoscelli distribuiti ai fedeli porteranno in ogni casa serenità e pace.
YOUNG SOPHIA
Il pensiero dei giovani
LA MIA PASSIONE
PER LA CHITARRA CLASSICA
di Roberto Cardinali
La Storia dell'omaggio musicale/3
All’inizio nel XIX secolo, aumentò l’interesse nello studio della storia della musica come disciplina a parte. Ciò ha portato alla graduale creazione di un canone di opere musicali identificabili di varie epoche a cui i compositori potevano alludere.
Ludwig van Beethoven, Robert Schumann, Franz Liszte molti altri compositori facevano allusione alla musica di Bach e usavano il suo nome come cifra musicale rappresentata dalle note BACH in tedesco, (in inglese B-flat, A, C, and B -naturale).
Nella prima metà del XX secolo i cambiamenti furono più accelerati e la ricerca di un aumento dell’espressione musicale portò a esperimenti nella ridefinizione della musica. Una nuova direzione ci fu con l’impressionismo musicale di Claude Debussy attraverso l’uso di una varietà di scale non tradizionali e movimenti armonici non funzionali.
Arnold Schoenberg sviluppò l’atonalità e la dodecafonia che influenzarono molti altri compositori. Man mano che la musica diventava più sperimentale, alcuni compositori chiamati neoclassici, continuarono a prendere spunto dalla musica del passato, cercando di consolidare il loro legame con la tradizione, specialmente attraverso l’uso dell’equilibrio formale e della chiarezza tematica.
Il neoclassicismo è il termine che si applicò principalmente ai compositori del periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, che scrivevano musica basata su idee classiche ed elementi stilistici del passato, combinandoli con elementi del Novecento. In Francia, Erik Satiee Maurice Ravele Igor Stravinsky (1882-1971) furono tra i più celebri esponenti di questo movimento musicale.
La tradizione popolare
Alcuni compositori cercavano una rinnovata connessione con gli ideali classici, altri erano sempre più interessati a prendere in prestito canzoni popolari. Compositori come Bartòke altri hanno raccolto canzoni popolari e le hanno utilizzate nelle loro composizioni.
I compositori del XXI secolo hanno continuato ad arrangiare e rielaborare composizioni esistenti.
Una delle sfide nell’uso della citazione della musica tonale in una composizione post-tonale è quella che il materiale originale potrebbe suonare dissonante. La contrapposizione della musica tonale e post-tonale può essere utilizzata per evidenziare le differenze tra la musica nuova e la musica del passato.
Nella musica del secondo Novecento, molti sono i compositori che hanno cercato di allontanarsi ulteriormente dai modelli forniti dalla musica del passato, attraverso il ritmo, la dinamica ed il timbro.
Negli anni ‘80, ‘90 e all’inizio del 2000 al contrario, i compositori sottolineavano spesso somiglianze tra le loro composizioni e quelle di vari stili del passato e del presente, incorporando anche la musica pop.
Oggi la musica popolare include spesso prestiti musicali, a volte presi come spunto dalla musica folk.
Frequentemente nel jazz, la progressione di accordi di un lavoro del passato viene utilizzata come base per l’improvvisazione. Musicisti pop possono creare arrangiamenti di musica già esistente e spesso vedono queste idee come una fonte importante da cui si può liberamente comporre.
LA COMPLESSA STORIA
DELLA RUSSIA/16
di Francesco Bonanni
Nel 1796, alla morte di Caterina, salì sul Trono di Russia il figlio Paolo I che strinse inizialmente un’alleanza con l’Inghilterra e con la Prussia contro la Francia rivoluzionaria per avvicinarsi successivamente al primo Console Napoleone Bonaparte. Odiava la madre, alla quale rimproverava l’assassinio del padre, e che negli ultimi anni di Regno, ritenendolo inadatto, aveva deciso di escluderlo dalla successione al Trono ma la morte prematura non le permise di realizzare il suo progetto.
Paolo dopo solo quattro anni e mezzo di Regno fu assassinato da un gruppo di congiurati, membri dell’entourage di Caterina II, che misero sul Trono, come desiderato dall’Imperatrice, il figlio primogenito di Paolo, Alessandro I, il quale nel 1809 strappò la Finlandia alla Svezia e nel 1812 la Bessarabia agli Ottomani.
Nello stesso tempo i Russi colonizzarono l’Alaska dalla quale alcuni Coloni arrivarono ad insediarsi in California ma con l’arrivo degli Spagnoli furono costretti a ritirarsi.
Nel 1867 l’Alaska, a causa delle pressanti difficoltà finanziarie della Russia, fu venduta agli Stati Uniti per 2700.000 dollari.
Lo Zar Alessandro II aveva preferito venderla agli Stati Uniti in quanto considerati all’epoca meno pericolosi del Regno Unito, ritenuto troppo invadente nelle questioni europee.
Tra il 1803 e il 1806 avvenne la prima circumnavigazione russa della terra seguita da altri importanti viaggi di esplorazione marittima tra cui nel 1820 una che riguardò la spedizione che scoprì l’Antartide. A seguito della vittoria dell’Esercito russo sulla GrandArmèe di Napoleone, Alessandro I, alleato con la VI Coalizione, guidò la Delegazione Russa al Congresso di Vienna.