COMPRENDERE
FUORI DAI CONFINI
Béla Bartòke la ricerca del
patrimonio musicale popolare
di Antonio D’Augello
Andando nel cuore della musica si riesce
a far dialogare tutti gli esseri umani fra di loro.
L’idea di questa ricerca nasce da una mia forte convinzione delle potenzialità e dell’universalità della produzione didattica del compositore ungherese anche al di fuori dello specifico pianistico. Cioè la possibilità di razionalizzare concretamente idee e percorsi pedagogici per me importanti nel mio insegnamento di chitarre in un Liceo classico musicale.
Nell’ottica di una corretta collocazione storica di un quadro di informazioni indispensabili, è necessario iniziare con la conoscenza della vita dell’autore. L’Autobiografia, scritta nel 1921 e pubblicata in Italia nel 1955 a cura dell’etnomusicologo Diego Carpitella: “Scritti sulla musica popolare”, è un testo storico che oltre ad avvalorare in Italia l’importanza dell’Etnomusicologia intesa come disciplina scientifica, ha destato interesse crescente tra gli studiosi e i musicisti italiani verso la figura trasversale di Bartok nel panorama musicale del Novecento.
Bela Bartok nasce il 29 marzo 1881 a Nagyszentmiklos, allora Ungheria e oggi appartenente alla Romania.
Un’infanzia travagliata fu quella di Béla Bartòkper le condizioni di una salute cagionevole che incideranno sul suo spirito molto sensibile. Disagi soprattutto psicologici, lui mingherlino e malaticcio ai quali seppe gradualmente metabolizzare contribuendo in maniera decisiva non solo alla formazione di un grande artista e ricercatore, ma lasciando un segno indelebile nella sua futura funzione di didatta.
Grande fu anche l’importanza che poteva suscitare nella sua infanzia l’avere entrambi i genitori insegnanti e cultori di musica. Inoltre la prematura scomparsa del padre rafforza in lui il rispetto per la professione della mamma che permette la sopravvivenza della famiglia e la possibilità, per il piccolo Bartok di intraprendere lo studio della musica.
La Tragedia Umana
Assistiamo ogni giorno a fatti di cronaca sempre nuovi. La violenza domina ovunque obbligandoci in qualche modo ad assistere e non poter scegliere altro. Ma sembra essere il passatempo più “gradito” nei video giochi e nella filmografia, quest’ultima predominante in ogni canale televisivo. Gli stessi fatti di cronaca sono documentati nei dettagli più intimi e raccapriccianti proprio dai notiziari serali trasmessi nell’ora di cena. Possiamo continuare a mangiare e contemporanea sentirci sconvolti da tanto orrore? Il Vangelo che professiamo non ci ha reso migliori e nemmeno la Costituzione che garantisce l’uguaglianza di tutti i cittadini. Abbiamo smarrito un Valore che, pur nella conflittualità, ci teneva uniti. Adriana Cosma ci porta in quel tempo, in quella società arcaica, primitiva sostenuta dal senso “sacro” dell’appartenenza e del mutuo soccorso, una società in formazione con le sue ritualità che noi consideriamo primitive e superstiziose. Nella realtà era una società che garantiva l’unione dei suoi membri e la loro difesa. Una società già evoluta, quella dell’antica Grecia che viene trasferita nella tragedia sulla scena del teatro per accogliere in nome delle divinità di Dioniso e Apollo i problemi che affliggono l’umanità.
Siamo all’inizio della 2ª metà del VI sec. a.C. quando con il tragediografo Tespi che attraverso il ditirambo in onore di Dionisio durante le feste dionisiache, si passa lentamente alla rappresentazione della tragedia con il coro ai successivi attori.
DUE PASSI NELLA
TRAGEDIA GRECA
Domenica 7 gennaio 2024 - ore 16.00
con Adriana Cosma
Il senso del tragico ieri, oggi e domani?
IL TURBINIO del DIONISIACO CREATIVO, è legato ciclicamente al MARE APOLLINEO in costante bonaccia. DIONISIO CREA in una esplosione estatica -APOLLO CURA le ferite umane. Questa la formula dell’arte tragica, una arte che RI-CREA CURANDO lo stato patologico della sofferenza umana che viene tradotta dal pubblico spettatore all’ATTORE come in un abbraccio catartico, liberatorio: l’attore assume le fogge del capro espiatorio che carica su di sé tutti i problemi umani. Il senso tragico dell’esistenza umana risolto in forma spettacolare in un ambito teatrale ha funzione politica, sociale, educativa, attraverso la recitazione di personaggi che,forti delle loro posizioni sociali, (l’eroe tragico è sempre un a aristocratico di contro al popolo innocente), raccontano come risolvere i contrasti fra morale e politica, e dilemmi religiosi fra un DIO silenzioso che manipola la vita ed un uomo molto loquace mentre entrambi subiscono il peso intollerabile di una “necessità”. La colpa domina l’avvicendarsi dei fatti rappresentati ed è quella che impera su ogni esistenza umana e divina, tutti in qualche modo pagano il caro prezzo dell’esistere.
IERI e OGGI
Il senso tragico ieri legava gli uomini fra loro e ad una natura pur matrigna, rendeva la sensazione della Comunità in un DESTINO COMUNE in cui non ci si sentisse soli. IL SENSO TRAGICO è rimasto nei nostri tempi moderni ma l’uomo lo affronta senza PATHOS. Anestetizzato da ogni emozione cammina nel mondo che non lo riconosce fra gente cui non interessa nulla. Ieri la colpa era comune e accomunava le persone spettatrici, oggi la colpa è sempre personale e quando si assiste ad uno spettacolo ciascuno è consapevole che i personaggi sono responsabili di colpe soggettive, ma l’individuo nascosto in sceneggiature di travolgenti rumori e colori paga da solo le sue colpe. Ieri lo spettatore si liberava delle proprie passioni nella tragedia, oggi si cerca di rivitalizzare le stesse passioni in ogni spettacolo, passioni per le quali la rappresentazione serve a rivitalizzare sofferenze e sentimenti dimenticati. Ieri tutti gli spettatori uniti dallo stesso senso tragico che oggi divide ognuno di noi in una straziante solitudine
E DOMANI?
Sono un ottimista di natura in qualche modo già ora le persone stanno scaricando il senso tragico della vita tramite i canali social, ma il rischio è che i social non contribuiscano a CREARE un senso TRAGICO NUOVO quello del sospetto e della persecuzione invece di trovare ristoro nel sentimento della comunanza.
Simposio in via Venezia, 19,
Lido di Cincinnato - ANZIO
Domenica 14 gennaio 2024 - ore 16.00
ISRAELE
CONTRO PALESTINA
lontane radici di un attuale conflitto
con Francesco Bonanni
Simposio in via Venezia, 19,
Lido di Cincinnato - ANZIO
CANTARE LA PACE
Molti popoli accorreranno
e io sarò in mezzo a loro
un uomo che porta agli uomini
la poesia.
E hanno preparato le loro spade
aratri
e hanno portato solo le loro falci
a volte salmi
e io sarò fra loro
un uomo che porta agli uomini
la poesia.
I nemici diventano amici
come il cavallo del buon cavaliere
i soldati uccisi in guerra
loro sono martiri,
e quelli che vivono in pace
vivono grazie a quelle morti
Ma i poeti nella vita e nella morte restano
poeti,
e io sarò fra loro
un uomo che porta agli uomini
la poesia.
[…]
Naim Araidi
Da “Canzoni di Galilea”
Trad. Beppe Costa – Stefania Battistella
NAIM ARAIDI (1950-2015), poeta, insegnante e diplomatico palestinese con la cittadinanza israeliana è stato ospite al Simposio nel gennaio 2015 a pochi mesi dalla sua scomparsa. A lui abbiamo dedicato il Quaderno numero 6. Naim credeva nella capacità catartica della poesia che aiuta il dialogo e l’amicizia tra le genti. Nel 1999 Araidi fonda l'organizzazione Nissan per la Letteratura, un Festival internazionale che si tiene ogni anno in aprile a Maghar per ospitare poeti indistintamente appartenenti a opposte fazioni e religione di tutto il Medio Oriente.