L’elezione del Presidente del Consiglio da parte del popolo divide anche chi è d’accordo
Potere al popolo
Potere al popolo, era lo slogan, il grido di battaglia, che preludeva alla rivoluzione contro la classe borghese e l’oppressione del capitalismo; oggi ne è rimasto un micro-partito che tira avanti raccogliendo sempre nuove ragioni contro cui dimostrare il dissenso. Eppure il potere a popolo rappresenta l’essenza della democrazia: il popolo sovrano elegge i propri rappresentanti a governare il Paese; beh non proprio, spesso il popolo elegge rappresentanti scelti da un partito i quali poi devono mettersi d’accordo per scegliere chi dovrà governare il Paese e nel farlo, in passato se ne sono viste di tutti i colori; alchimie, accrocchi, imbrogli che non di rado hanno visto governare chi non aveva vinto le elezioni e quindi non era stato scelto dai cittadini per governare. 68 governi si sono avvicendati, spesso in modo disastroso, nel governo del Paese e, considerando che ogni legislatura dura 5 anni avrebbero dovuto coprire un periodo di 340 anni di storia italiana ma invece ne hanno coperti solo 78.
Una specie di instabilità cronica che ha spesso impedito la realizzazione di programmi strutturali e quindi ha contribuito ad una mancanza permanente della capacità di rinnovare il sistema ed all’accumulo di un debito pubblico stratosferico. Governi si sono susseguiti guidati da personaggi che il popolo italiano non si era sognato di eleggere e che erano calati dall’alto e sostenuti da maggioranze composte spesso da eletti che non vedevano di buon occhio di rinunciare ad un’elezione in Parlamento caduta loro dal cielo.
Il grillismo ne è stato un esempioi cui effetti ancora perdurano ed i cui danni al Paese dureranno ancora di più: chi avrebbe mai eletto uno sconosciuto come Giuseppe Conte alla guida del Paese? Dopo decenni di alchimie e governi tenuti insieme con la colla dell’opportunismo l’Italia ha trovato un governo omogeneo che, anche se composto principalmente da tre partiti ed anche se le opposizioni lo vorrebbero ogni giorno in fin di vita, procede su un binario che è molto difficile credere che non sarà lungo cinque anni.
Questo governo forte e coeso ha finalmente la forza di cambiare le regole del gioco per dare al Paese una diversa modalità di governare, un processo che modifichi la Costituzione e che preveda l’elezione diretta del Capo del Governo. Questo di fatto rappresenta un notevole cambio dei piani da parte di un governo di centro-destra che nel suo programma elettorale prevedeva l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Nonostante che tutti riconoscano la necessità di un cambio di rotta, nonostante che anche la sinistra di D’Alema abbia tentato sin dal 1997 di giungere ad un premierato forte, nonostante che sia da tutti riconosciuta l’urgenza di dare al Paese una capacità di essere guidato da governi che durino una legislatura, il ribollimento generale è in atto.
E’ iniziato il balletto del protagonismo dei costituzionalisti che si scannano sulla sfumatura di un verbo. Siamo solo agli inizi di quello che è un lungo processo per svecchiare la Costituzione almeno per quanto attiene alla forma di governo in un’atmosfera Gattopardesca per cui si deve cambiare tutto affinché non cambi niente. La frase ricorrente è “questo va a ridurre le prerogative del Presidente della Repubblica” come se l’obiettivo sia quello di preservare le prerogative del Presidente e non quello di dare uno strumento democratico che garantisca la governabilità del Paese.
Altri si preoccupano dell’eliminazione dei Senatori a vita, come se questi abbiano mai esercitato una funzione essenziale nel funzionamento del Parlamento. Altri si preoccupano dell’uomo (o la donna) “solo/a al comando” come se questo non avvenga già nei paesi occidentali a democrazia avanzata. Il ruolo di garanzia costituzionale del Capo dello Stato non viene modificato da nessuna delle proposte; ma quello che dovrebbe essere reso inutile è quel ruolo di sussidiarietà che alcuni Capi dello Stato hanno esercitato a fronte di risultati elettorali disastrosi o nella proposta di capi del governo selezionati al di fuori dalla volontà popolare.
I cittadini dovranno scegliere, come fanno con il Sindaco, colui o colei il cui programma elettorale soddisfa le loro aspettative e votare chi dovrà rappresentarli in Parlamento scegliendo da una lista di candidati. La melina politica ed i distinguo, specie in vista di elezioni con il proporzionale puro come quelle europee, sono comprensibili, ma il lungo tragitto deve essere percorso con le idee chiare e magari lasciando da parte le opinioni di qualche costituzionalista in vena di protagonismo.
L’Italia ha bisogno di stabilità perché la stabilità è credibilità e la credibilità è una moneta che fa ricco un popolo.
Sergio Franchi
Raccolta firme per Tor Caldara
E’ iniziata la raccolta firme per la salvaguardia del “promontorio di Tor Caldara” con la collaborazione di altri Comitati ed Associazioni e di tutti gli interessati, intendiamo portare all’attenzione di tutti gli Enti ed uffici interessati la grave situazione in cui versano la falesia del Parco regionale di Tor Caldara e l’arenile sottostante, richiedendo, a chi di competenza, di mettere al più presto in opera interventi atti a preservarne l’esistenza e la fruibilità da parte di cittadini e turisti.
La spiaggia libera di Tor Caldara non è più sufficientemente protetta dagli scogli antistanti.
La forza delle mareggiate ha già causato il crollo completo del vecchio bunker risalente alla seconda guerra mondiale, e mette a rischio la sopravvivenza di importanti reperti archeologici relativi alla struttura della antica “Villa di Mecenate” (che occupava gran parte del promontorio e che è stata messa in luce nelle campagne di scavi archeologici a partire dall’estate 1999) e che dovrebbe invece essere tutelata come un tassello della nostra storia secolare.
Da Lunedì sarà possibile firmare presso Hawaiian Surfing e presso l’edicola adiacente il Bar “Le Sirene”.
Le Associazioni che portano avanti questa iniziativa: Anzioicare, Antiummmxix, Lido delle Sirene, Torcaldara, Comitato Quartieri Cincinnato, Difesa del malato, Cittainsieme, Anziocolonia, Anziobeach, Villa Claudia, Anziovibes, PuliAmoAnzio, Cincinnato, Savethenature, Lido di Tormaterno, Comitato di quartiere Cincinnato.
Per preservare la propria identità culturale
Difendere la biodiversità
Difendere l’identità culturale dall’aggressione spesso ideologica di contaminazioni di ogni tipo è legittima difesa. Si parla, spesso a vanvera, di difesa della biodiversità in natura, biodiversità funzionale legata all’habitat ed all’ evoluzione e quindi alla storia della specie, ma un atteggiamento solo distruttivamente ideologico pretende di negarla al primate più evoluto. Tradire la propria realtà antropologico-culturale ela lunga e complessa storia che l’ha generata è solo il residuoe stantio sapore di un socialismo reale che emana ancora in ambienti che sono rimasti incapaci di sostituire l’aspirazione fallita all’egualitarismo utopico con un rigenerante neo-idealismo sociale e culturale. Certo, la condivisione di un approccio pragmatico a questo argomento è resa impossibile da un “intellighenzia “che continua ad attingere linfa vitale in diatribe morte e defunte, che trova produttivo continuare a dipingere mostridi cartone e che arriva a considerare “il merito” come una bestemmia.
Chi segue un po’ la vita e l’evoluzione sociale di altri popoli occidentali non trova difficile capire che, per tutti, il distinguersi rappresenta sempre la difesa di un valore e quindi qualcosa da preservare. Solo il retaggio di decenni di ripiegamento su se stessi ha fatto del nostro Paese il luogo in cui chi dovrebbe integrarsi impone di modificare il modello a cui l’integrazione dovrebbe tendere. Si mettono in discussione i simboli, che è sempre l’inizio di ogni conquista e così il diritto spesso solo millantato di una esigua minoranza diventa privazione e violenza per gli altri.
Il Presepe, quel modo con cui Francesco ha voluto commemorare il miracolo di Betlemme, non può essere allestito perché disturba quelle persone e quei bambini ai quali la propria cultura impone l’odio codificato verso la nostra civiltà. E così disturba la presenza del simbolo di fratellanza e di rispetto che è racchiuso nel Crocifisso, per difendere l’identità religiosa di chi proviene da un mondo in cui la stessa identità viene quotidianamente calpestata con violenza.
Parlare di difesa dei valori che hanno fatto diventare il nostro popolo quello che è oggi equivale a fare apologia del Fascismo. Il masochistico piacere di farsi penetrare da tutto ciò che tende a cambiarci è diventata una forma di sciovinismo al contrario come se la nostra realtà storico-culturale, che è spesso oggetto di rispetto daparte degli altri, debba rappresentare ragione di vergogna per noi.
Ci tengo a chiarire che i contenuti razziali non c’entrano niente e chi li vuole introdurre nel discorso mente sapendo di mentire, perché è un crogiuolo di etnie che ha creato l’italiano biologico di oggi ma è una storia di eccellenza nell’arte, nella musica, nell’architettura, nella creatività, nella moda, nell’eno-gastronomia ed in tutto ciò che ha richiesto secoli d’ impegno, d’ intelligenza e di lavoro, ciò che lo ha fatto diventare “l’italiano vero” che è diventato. Il tutto in un Paese che la natura ha dotato di mille bellezze ineguagliabili.
E perché un Italiano intellettualmente onesto non dovrebbe essere orgoglioso di essere parte di un Progetto di vita meraviglioso? Perché non dovrebbe difenderlo da culture, spesso espressione di barbarie contro la stessa natura umana, che, nell’impossibilità fisiologica di integrarsi, vivono la loro realtà quotidiana per disintegrarlo lentamente. Solo gli imbecilli o gli intellettualmente disonesti possono negare che alcune delle aree di questo Paese stiano gradualmente diventando altra cosa rispetto a quello che è la nostra cultura e, addirittura, la nostra condizione legale.
Solo gli ipocriti possono far credere che attribuendo due Madonne al Bambinello stiano difendendo il diritto di qualcuno se non quello di continuare a preservare un proprio ruolo contribuendo a quell’opera graduale di disgregazione dei valori fondanti della nostra cultura. Perché l’amore per la propria cultura e la propria terra, quella che milioni di nostri predecessori hanno chiamato Patria e per la sua difesa si sono sacrificati, deve essere scambiato per nazionalismo isolazionista? Questo Paese ha bisogno di crescere. Di ritrovare le ragioni di un orgoglio svenduto al mercato di un opportunismo becero che non ha un disegno di vita se non quello di lucrare sugli effimeri vantaggi politici che esso può produrre. Ritrovare, nella propria storia, i valori che ne hanno caratterizzato i momenti edificanti può solo essere elemento aggregante e stimolo al progresso sociale.
Sergio Franchi