Per natura si tende sempre ad ignorare il pericolo che non si vede o di cui non si apprezzano immediatamente i danni e che l’elettromagnetismo possa creare danni ed anche gravi lo dice la scienza. Ricordo un avvenimento avvenuto in uno dei paesi NATO dove un gruppo di militari addetti al controllo dei radar subirono gravi e documentate conseguenze messe in relazione con la loro professione. Quei giovani avieri non avevano minimamente percepito il pericolo dell’esposizione incontrollata alla forte intensità del campo elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature, non ne avevano apprezzato i sintomi ed hanno continuato per lunghi periodi ha subire gli effetti deleteri dell’azione EMF. Era tanti anni fa ma che l’esposizione ai campi elettromagnetici sia oggi un pericolo ancor più di ieri e non solo per categorie professionalmente esposte, anche questo è un fatto incontestabile; anche se oggi la conoscenza e la prevenzione sono aspetti che ne dovrebbero ridurre gli effetti deleteri. Ne dovrebbero, ma potrebbe non essere proprio così quando il fenomeno è causato da tecnologie fortemente innovative e fortemente remunerative, come la telefonia di quinta generazione. Giova ricordare che la 5G non è una semplice evoluzione della 4G ma essa è mille volte più efficace in senso tecnologico e cento volte più remunerativa in senso economico. Chi mi conosce sa che io sono un vecchio cultore dell’innovazione e che ritengo l’ideologia del pauperismo tecnologico un ostacolo allo sviluppo dell’umanità.
Ciò non toglie però che ogni fenomeno di evoluzione tecnologica deve sempre essere misurato col metro del rapporto vantaggio/prezzo, perché il progresso tecnologico ha creato già danni all’umanità e, quando i danni sono molto superiori ai vantaggi, il prezzo diventa esoso e quell’espetto dell’evoluzione tecnologica deve essere arrestato; quando la vita umana può essere il prezzo allora non ci deve essere vantaggio o guadagno che deve prevalere.
La trasmissione di quinta generazione, per la sua velocità di reazione, per la sua intensa presenza sulle zone servite e per la sua enorme capacità di trasporto dati è stata chiamata “internet of the things” in quanto sarà il veicolo di mille attività e si sposerà con l’intelligenza artificiale per dare vita ad una nuova era. Qui nasce il quesito esistenziale: dopo le prime avvisaglie di danno, col le versioni precedenti che operavano a frequenze molto meno invasive, quali sono i rischi del 5G per gli esseri viventi? Mentre esistono fior fiore di ricerche scientifiche che documentano possibili danni del 5G per tumori al cervello, all’apparato riproduttivo e non solo, non esistono, fra i tantissimi studi indipendenti o dipendenti, nessuno studio che affermi in modo tassativo la sua innocuità. Certo, contano molti fattori come l’intensità del campo, il tempo di esposizione, il tipo di frequenze a cui si è esposti, la predisposizione del soggetto esposto ecc., ma che il sistema sia ormai in uso mentre molti nodi non sono stati sciolti è il dubbio di molti e che la gente possa essere succubecavia di un sistema non sicuro non è una elucubrazione di un anti-progressista. Molti sindaci in Italia hanno emesso ordinanze di sospensione in base al principio di precauzione, anche se la frenesia del governo ad andare avanti sta precludendo anche il dovere dei sindaci di applicare il principio fondamentale di sanità pubblica.
In Anzio, nell’ambito di Uniti Per l’Ambiente, opera un settore che si occupa dell’inquinamento da EMF che, prima dell’avvento del commissariamento aveva iniziata un’attività di coordinamento tendente a controllare la disposizione dei ponti radio primari sul territorio. Al fine di dare voce alle tante persone, anche fragili, che nutrono dubbi e preoccupazioni, ha attivato un servizio informale per misurare l’intensità di campo elettrico e lo fa su segnalazione (unitiperlambiente1@gmail.com) degli abitanti di Anzio. Lo ha fatto recentemente sul ripetitore di via Goldoni, su quello delle Zodiaco e su quello che sovrasta la Stazione dei Carabinieri di Lavinio, trovando dati sensibilmente inferiori ai limiti di legge. I rilievi non possono avere il carattere della formalità in quanto eseguiti in modo privato anche se, nel caso che essi diano risultati oltre la norma potrebbero generare una segnalazione all’ARPA Lazio. Lo strumento usato è un PCE – EM 29 di produzione tedesca, inizialmente il valore misurato è quello più significativo dell’intensità elettrica, che viene rilevato inizialmente sulla durata di 15 minuti, sulla media dei tre assi e come valore massimo. E’ un tentativo di rompere la passività in questo campo, a cui nessuno ma proprio nessuno sta ponendo attenzione, ma che continua a preoccupare molti cittadini.
Sergio Franchi