Non è mai troppo tardi
“Il problema sai qual è? Che nel corso di decenni non si è voluto investire in istruzione. Perché il potere non vuole un popolo istruito, vuole un popolo ignorante, il potere vuole un popolo bue, un popolo che ride davanti alle barzellette, davanti alle trasmissioni leggere, ti fa vedere trasmissioni di ragazze della tua età seminude, che non sanno la tabellina del 5, che prima sono passate due o tre volte dal chirurgo plastico, poi vanno in televisione ed escono su quei giornali patinati, che costano un euro, un euro e mezzo. Poi nessuno va a intervistarla l’anno dopo, perché magari per mangiare si deve prostituire, ma intanto quella che non sa la tabellina del 5 è lì in televisione. E quindi, in un modello sociale dove c’è un’ignoranza abbondante, è ovvio che tu segui quel modello”.
Parole amare ma molto vere queste di Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli.
L’ignoranza regna non sono nell’istruzione in generale ma anche nella fede, in religione. Già gli antichi profeti denunciavano come ignoranza la venerazione di immagini sacre. A questa idolatria si è aggiunta l’idolatria del proprio corpo, del denaro, del sesso, della nazione, della macchina costosa che dimostra uno status, eccetera.
Ma Gesù oppone all’ignoranza il suo insegnamento sapiente quando dice: «Il mio insegnamento non è mio, ma di colui che mi ha mandato. Se uno vuole fare la sua volontà, conoscerà se questo insegnamento è da Dio o se io parlo di mio».
Il catechismo serve a poco, basta guardarsi attorno. La riflessione sulla Scrittura invece può generare ottima educazione alla «giustizia» del Signore. Allora si potrebbe comprendere la fallacia dell’«apparire» in TV, l’errore del prostituirsi fatto contro il proprio corpo, la follia di un modello sociale malato basato su apparenza e denaro. Coraggio! Non è mai troppo tardi per tornare al «modello delle sane parole» di Cristo che Paolo apostolo presenta parlando della fede fiduciosa tutt’altro che ignorante ma anzi ben consapevole: «Io so in chi ho creduto».
Gli anziani demoralizzati così come i giovani senza futuro possono trovare nelle «sane parole» e nell’esempio di Cristo la forza per costruire le proprie esistenze sulla «pietra» che è Cristo. Il «potere» ci vuole ignoranti, Cristo ci chiama alla conoscenza della fede buona (chiesa del Signore in Pomezia – C.: 320 222 9106 – email: cnt2000@alice.it).
Permangono mille difficoltà per rinnovarlo
Disagi per il passaporto
Il progresso tecnologico, l’intelligenza artificiale, l’evoluzione organizzativa della struttura pubblica e la sempre auspicata deregulation dovrebbero portare alla prestazione di servizi sempre più rapidi e sempre più semplificati. Non è proprio così o almeno non è così per la procedura di rilascio o rinnovo di un passaporto. Di recente, ma non ancora completamente smaltita, c’è stata un mezza crisi che ha impedito a molte persone di recarsi all’estero per il mancato rinnovo o emissione di un nuovo passaporto. Di recente, anche per la parziale affidamento del servizio passaporti a Poste Italiane, servizio di la da venire nella periferia delle grandi città come Anzio, si comincia a vedere qualche miglioramento. Ricordo quando la tecnologia non era così avanzata che bastava andare all’Ufficio Passaporti del Commissariato di Anzio con tutti gli allegati richiesti e si faceva il passaporto. Ora. che il passaporto è “elettronico” e contiene un microchip che lo rende leggibile da un lettore ottico, bisogna prenotarsi on line presso il portale della Polizia di Stato, che ti dice esattamente tutto quello che devi fare, ti fa compilare un modello e ti permette di fissare l’appuntamento presso il tuo Commissariato per assolvere alle modalità di consegna dei documenti, di registrare le tue impronte digitali, poi il documento, se lo avrai richiesto, ti verrà inviato a casa. Questo dovrebbe essere ma non è proprio così perché, per diretta esperienza, all’atto di fissare l’appuntamento i commissariati disponibili erano quelli di Roma e l’unico, più vicino ad Anzio, che offriva la possibilità limitata di appuntamenti era quello di Albano. Quindi un cittadino di Anzio, con o senza limitazioni o fragilità, che abita a 10 minuti dal proprio Commissariato, che dispone del parcheggio più grande d’Italia, deve fare 34 chilometri, per recarsi presso un ufficio posto al centro di una cittadina congestionatissima, con zero possibilità di parcheggio, per consegnare la documentazione. Un garbato tentativo per conoscere le ragioni per cui non fosse possibile registrare la richiesta presso il Commissariato di zona è miseramente fallito di fronte ad un “vuol dire che non si può”. Ma non finisce qui. Nonostante la richiesta di consegna presso il proprio domicilio, prevista in modo oneroso sul sito della Polizia di Stato, accade che al Commissariato di Albanoabbiano deciso di consegnare direttamente il documento ma di non spedirlo. Questo significa duplicare il disagio per provvedere al suo ritiro. Si disagio, perché non sempre e non tutti hanno la capacità di facile movimento per recarsi in un ufficio lontano anche perché tale incombenza non può essere assolta da una terza persona o da un’agenzia in quanto è prevista la registrazione delle impronte digitali del titolare del documento. Comprendo e sono grato per il lavoro duro che le Polizie in Italia svolgono con professionalità e dedizione, quello che non è chiaro è il motivo per cui un Passaporto debba essere richiesto presso un ufficio di polizia che potrebbe destinare invece le proprie risorse a compiti di ordine pubblico.
Sergio Franchi