L’esito delle elezioni USA ha sorpreso solo i sondaggisti
Trump ha fatto strike
L’elefante si è letteralmente ingoiato l’asinello democratico e lo ha fatto contro tutte le previsioni al punto che i sondaggisti e gli analisti politici sembrano scomparsi dall’orizzonte nei giorni che hanno seguito l’esito elettorale negli Stati Uniti. “Sono ad una incollatura”; “è un testa a testa”, “Kamala avanti su Trump” insomma una gara tra portatori di opinioni sgangherate. A guidare la nazione più potente e ricca del mondo, fra un personaggio tutt’altro che accattivante e di dubbia moralità, per dire un eufemismo ed una signora che viene ricordata dalla gente perché ride in modo sguaiato, ha prevalso il primo. Se la nazione dei grandi ricercatori, dei premi Nobel, dei grandi romanzieri, se la nazione della nuova frontiera e del “sogno” di milioni di persone di tutto il mondo, non è riuscita a fare di meglio vuol dire che anche negli USA la politica non è capace di fare selezioni apprezzabili. Nei salotti e nei talk shows italiani, poi, il ridicolo è arrivato a tessere le lodi di un presidente come Biden, che ha abbandonato in 24 ore l’Afganistan lasciando un dramma in quel paese ed a scovare meriti e capacità di leader nella sua vice, sconosciuta fino all’altro ieri e che ora gli addebita la sua sconfitta per il ritardonell’abdicare alla sua candidatura. Biden ha certamente preso atto delle sue innegabili limitazioni troppo tardi e questo ha impedito una selezione del Candidato Presidente tra le personalità di spicco che pure popolano il mondo democratico USA. L’errore è stato quello di essere costretto ad indicare la sua vice che si è limitata ad applicare la strategia ideologica dei diritti del tipo di quella perdente che i “democratici” italiani insistono a percorrere.
Ho vissuto per molti anni nello Stato di New York ed ho avuto occasione di assistere all’atmosfera elettorale federale ma anche delle istituzioni locali e mi sono convinto che, siccome spesso i candidati fanno quello che promettono,i cittadini vannoad iscriversi alle liste elettorali e votano per chi promette di portare loro dei vantaggi. Molto banalmente. Nel nostro Paese, un vecchio comunista romagnolo, è diventato pidiessino nel 1991, nel 1998 è diventato diessino e poi nel 2007 democratico dopo un passaggio nell’uliveto di Prodi. Insomma quel comunista, che si è fatto tutte le feste dell’Unità, che passa i pomeriggi a inveire contro il governo insieme ad amici e Sangiovese, non si è accorto di quello che succede in Italia, perché per lui il partito è il Partito.
Non esiste solo a sinistra ma l’ideologizzazione della politica è un aspetto ricorrente nella nostra storia repubblicana. Negli anni il fenomeno si è attenuato ma resta, specie nelle fasce di chi è in la con gli anni. Negli Stati Uniti ha vinto chi ha messo in evidenza che il prezzo delle uova è triplicato ed ha promesso di ridurlo; che la violenza di Detroit, di Washington DC, di New Orleansè in gran parte dovuta agli immigrati clandestini messicani e non solo, che le guerre in Europa ed in Medio Oriente sono in gran parte finanziate dai contribuenti americani e vanno fermate. Ha perso chi ha difeso i diritti delle donne, ha puntato sul fatto di essere donna, giovane e di colore ed ha perso proprio per i voti dei giovani, delle donne e delle minoranze ispaniche.
Proprio come in Italia, ha perso chi ha dato del fascista al suo avversario, chi ha coinvolto l’intellighenzia dimenticando le classi più emarginate in una drammatica inversione dei ruoli. La ciliegina sulla torta di Trump l’hanno messa i miliardari di Hollywood, le stelle della TV, i cantanti famosi che tutto hanno fatto meno che breccianel cuore dei milioni di americani che fanno colazione con le uova “scrambled” il cui prezzo è triplicato. “L’America prima di tutto”, più semplice da capire delle arzigogolate teorie sociali e degli inesistenti pericoli di dittatura. Trump ne hafatto un sol boccone prendendosi anche Congresso e Senato, visto che già la Corte Suprema è a prevalenza repubblicana. Ma non ci sarà nessuna dittatura, il sistema di pesi e contrappesi, compresa una Costituzione che concede, anche se può sembrare anacronistico, il diritto dei cittadini restare armati “per garantire la sicurezza dei cittadini ad uno Stato libero”, non permetterà al tycoon di diventare come Hitler. Per il resto, a livello internazionale, anche se ad un Europeo può non far piacere, mi sembra giusto che l’Unione Europea esca dalla culla e si paghi da sola la sua difesa e non si limiti a legiferare sulla dimensione delle vongole o su decarbonizzazioni impossibili.
Sergio Franchi
Un bar pasticceria storico che resiste ad ogni mutare dei gusti
Apollo 13, molto più di un razzo
Dopo l’annuale ubriacatura estiva, dopo una presenza altissima di turisti, dopo i soliti spettacoli in piazza, Lavinio torna a sonnecchiare un autunno che di autunno ha veramente poco e che, se non fosse una piccola aberrazione metereologica causata dal mutamento innaturale del clima, sarebbe una cosa bella da vivere. I ristoranti stagionali hanno chiuso da un pezzo e quelli aperti tutto l’anno hanno ristretto i posti all’aperto; insomma è quello che accade ogni anno.
C’è un locale in Lavinio che resta un punto di riferimento, il luogo in cui darsi l’appuntamento e prendere un caffè: ci vediamo da Apollo 13. Di futuristico e di spaziale ha solo l’insegna con il razzo che campeggia all’ingresso e che ricorda quella missione che doveva approdare, nel 1970,di nuovo sulla luna ma che fu interrotta drammaticamente per un’esplosione. L’insegna indica il 1969 come anno di inizio dell’attività dando vita ad una piccola insignificante incongruenza: L’apollo 13 decollò dal Kennedy Space Center l’11 aprile dell’anno dopo. Ma non credo che gli avventori dedichino qualche attenzione a questa inesattezza storica perché in quel posto l’attenzione è rivolta alla variegata produzione di pasticceria che fa bella mostra di se al bancone del bar, che viene rifornito in continuazione del laboratorio posto nel retro.
Apollo 13 è un rinomato bar pasticceria che, da oltre mezzo secolo, rappresenta un posto di eccellenza a Lavinio mare. Posto al n 600 di via Ardeatina è certamente il bar più frequentato del Lido di Enea, ha un locale tavoli all’esterno che in periodo estivo può ospitare anche un centinaio di clienti mentre durante il periodo più freddo vengono utilizzati i classici teloni per proteggere chi siede ai tavoli. In estate, fare colazione all’Apollo 13, è un’impresa; nei momenti di punta si procede per numeretti per essere serviti, in base al numero d’ordine dello scontrino. Quindi, Apollo 13 non è un locale elegante, non è ubicato al centro di un giardino fra gli alberi ma è posto lungo una provinciale molto trafficata, ha pure un’incongruenza nell’insegna, ma allora quale è la ragione del suo decennale successo? La pasticceria che produce e la cordialità di chi ti serve che durante tutto l’anno si chiama Monica. Le ciambelle fritte sono gigantesche e non di rado ne basta una per soddisfare una famiglia. E poi le bombe, le trecce alle noci e non solo, i cornetti di vario tipo e …dulcis in fundo, è il caso di dire, i danesi: quelli che in Danimarca chiamano “wienerbroed” e cioè pane di Vienna ed in Austria chiamano “danischbrot” e cioè pane danese, ma che da Apollo 13 fanno meglio che in Danimarca ed Austria.
Ma la “società” di Lavinio si rende evidente proprio in autunno ed in primavera quando il flusso di clienti che siedono ai tavoli è composto quasi esclusivamente da residenti. La coppia di attempati pensionati, il signore con un grande pastore tedesco, in questo locale i cani sono benvenuti, il gruppetto di ragazzotti punjabini che sostano nel loro giro di manutenzione dei giardini, gli operai che interrompono il loro giro di interventi di lavoro, il gruppetto di studentesse e le famigliole che si aggregano interno ai piccoli tavoli rotondi coperti dalle leccornie della casa. Apollo 13 è pragmaticamente un posto in cui si può fare colazione anche oltre le 10 del mattino con la certezza di trovare ciò che si preferisce che non è solo pasticceria ma anche torte, gelati, bevande, vini e…giornali e riviste e si possono pure ricevere i servizi sisal ma queste non solo le prestazioni per cui Apollo 13 ha fatto e continua a fare la storia di Lavinio.
Sergio Franchi
Progetto “Porto-città”
La vocazione marinara della città di Anzio ha radici antichissime le cui origini risalgono all’età preistorica con i “Latini Antichi” e i “Volsci anziati”, in seguito colonizzatori della costa tirrenica con la capitale Antium. Sottomessa dai Romani fu con l’imperatore Nerone, nativo di Anzio, che la città ottenne fama e lustro con il grande porto neroniano. A seguito del tramonto di Roma e le successive invasioni barbariche Antium e il porto caddero in sventura nonostante la creazione nel XVII secolo di un nuovo porto rimaneggiato da parte di Papa Innocenzo XII che lo realizzò a levante di quello romano creando però seri problemi di insabbiamento, mai risolti. Da allora la città continua a soffrire quel porto “sbagliato” e vani sono risultati i tentativi di allungarne e ritoccarne i moli dove, da più di trent’anni, ogni amministrazione, di qualsiasi colore politico, ha sbandierato alla cittadinanza il proprio progetto atto a risolvere, all’occasione, la fatidica soluzione del porto d’Anzio. Con il costituente progetto per “Anzio futura” si vuole proporre un esempio di “Porto-città”, tanto auspicato e condiviso dalla cittadinanza, che vuole essere integrato nel tessuto sociale come vocazione e appartenenza d’identità tradizionale e storica. Al di là dei “faraonici” e irrealizzabili progetti di una ventina di anni fa, quello da sottoporre alla nascente Giunta comunale, che s’insedierà con l’elezione del nuovo Sindaco, è la riorganizzazione e riqualificazione del bacino esistente con l’integrazione del molo a levante che possa ampliare e soddisfare nuove esigenze di posti barca e funzioni attualmente in essere, già costituite.
Un “Porto-città” con nuovi servizi e caratteristiche proprie dettate dalle nuove esigenze sostenibili ed ecologiche con la realizzazione di un’area verde con negozi e servizi, caratterizzata specificatamente davanti all’attuale Monumento dei caduti da una estesa piazzola con discesa fronte porto per ampliarne la vista e la vicinanza dei cittadini al cosiddetto “water front”. Un fronte mare amplio ed elegante che si estenderà su tutta la riqualificazione della via Zanardelli con nuove aperture e giardini inseriti tra strutture pubbliche e private. Alcuni cantieri nautici potranno essere collocati sui restanti moli frangiflutti per una vicinanza più diretta alle attività di restauro e di manutenzione nautica periodica. Ogni esercizio e identità che caratterizza lo spirito dello stile anziate verrà conservato: il collegamento dei traghetti e degli aliscafi per le isole, la flotta dei pescherecci, quelli della piccola pesca, i prestigiosi Circoli nautici e della Marina Militare. Nuovi spazi saranno dedicati alla creazione della Sede della direzione del porto e del nuovo Yacht club di Anzio, al Museo del Mare e della Pesca che restituiranno ad Anzio un ruolo di primo piano nell’ambito della portualità regionale e nazionale. In questo contesto si dovrà necessariamente trovare uno spazio portuale da intitolare, finalmente, al ricordo e al prestigio del grande navigatore antartico Giovanni Ajmone-Cat partito da Anzio con le sue avventurose spedizioni negli anni ’70, del secolo scorso.
Gianni Loperfido