Umberto Santino, “La borghesia mafiosa. Le relazioni di cosa nostra”, Di Girolamo edizioni, Trapani 2023, pp. 244, Euro 22,00.
Seconda edizione, aggiornata e rivista di una prima risalente a quasi trenta anni fa, di un importante testo che ha avuto una sua importanza nell’analisi del fenomeno mafioso in Sicilia e non solo. Il ponderoso testo è una raccolta di saggi, interventi, relazioni a convegni, articoli che, partendo dalla fine degli anni settanta arrivano fino ai giorni nostri, conferendo uno spessore anche storico a una raccolta che è essenzialmente politica-culturale e socio antropologica, anche se, proprio in virtù di questo assetto diacronico, alcuni passaggi del testo, possono sembrare anacronistici e datati.L’autore ha pubblicato diversi studi, saggi, articoli giornalistici ecc., ed è fra i fondatori del Centro Siciliano di documentazione di Palermo, il primo Centro studi del fenomeno mafioso in Italia attivo fin dal 1977, e ora intitolato al militante di sinistra Peppino Impastato, assassinato dal tritolo mafioso nel maggio 1978.
Il testo si sofferma analiticamente sul concetto di ‘borghesia mafiosa’, che potrebbe sembrare un concetto linguistico retrogrado e ideologicamente connotato, ma non è così: se non si inquadra il ‘fenomeno’ mafia all’interno dei rapporti di forza e del sistema capitalistico italiano (e ora con la globalizzazione del sistema capitalistico mondiale), non si riuscirà mai a comprenderla e a contrastarla efficacemente.
Non è solo una efferata consorteria criminale predatoria e assassina, ma è soprattutto un sottosistema del capitalismo: un modo di produzione che usa metodi delinquenziali e criminali, pienamente all’interno del modo di produzione capitalistico e dei mercati internazionali. In passato, la mafia ha preso parte all’accumulazione del capitale originario attraverso i cosiddetti ‘gabellotti’, che non erano solo fiduciari dei capitalisti latifondisti e signorotti agrari, ma anche quelli che hanno favorito il ‘transito’ del sistema socio economico dal feudalesimo al capitalismo e oggi la mafia può essere definita come violenza delle classi dirigenti, violenza funzionale al processo di accumulazione e di dominio (p. 91).
Dal protocapitalismo e la protomafia (Beati Paoli, Cavalieri vendicatori), alla mafia agraria (mano nera, campieri e gabellotti), alla mafia urbana e terziaria, transnazionale e finanziaria (Sindona, Banco Ambrosiano, Calvi ecc.), non un antistato parallelo, ma un sottosistema funzionale ed organico. Anche la sua ‘cultura’, non è mai stata una mentalità e cultura subalterna, retaggio (più o meno folclorico) persistente di forme di produzione precapitalistiche, ma di una cultura presente di “ceti che già esercitavano (e continuano ad esercitare) il dominio economico e politico dell’isola”(p.91).
Non solo una rete più o meno ampia, più o meno articolata e organica fatta di complicità, omertà, sopraffazione, azione omicidiaria, non solo un milieau socio culturale economico, ma una strutturale stratificazione sociale connaturata al sistema di produzione capitalistico italiano e ora non solo italiano, ma transnazionale. Un sistema di rapporti, senza di cui molte attività dagli appalti al riciclaggio alla corruzione al traffico di armi e droga al grande abuso d’ufficio sarebbero impensabili; non si tratta, come dicono molti, di un ‘cancro’ o di una patologia sociale ed economica (cfr. p. 138), ma un integrato processo di accumulazione sia in campo produttivo che finanziario (a tal proposito vorrei ricordare che dal 1952 a oggi gli sportelli bancari in Sicilia sono aumentati del 600%: unica regione in Italia e più dell’intero corpo nazionale. Cfr. p. 139. Un insieme plurale e stratificato di capibastone e esecutori, imprenditori, professionisti, pubblici amministratori, politici, portaborse… Si delinea così un perimetro socio economico funzionale allo sviluppo del sistema: una classe o frazione di classe, che invece della generica denominazione di ‘mafia’ (o camorra o ndrangheta), pensata come organizzazione criminale in sé, andrebbe denominata appunto ‘borghesia mafiosa’. All’interno di un capitalismo sempre più vorace e di una democrazia bloccata ed espropriata (cfr. p. 15): “capitalismo e mafia sono anelli della stessa catena”(p. 18). Insomma la “mafia attuale la si può definire una borghesia che accumula ricchezza ed esercita il dominio intrecciando metodi legali ed illegali” (p. 162).
La lettura di queste pagine inevitabilmente ci porta a riflettere e interrogarsi sulle ‘presenze’ mafiose sul ns territorio. Una presenza circostanziata a degli ‘affari’, a vicende legate per lo più a singole operazioni economiche, infiltrazioni appunto; o, viceversa, si tratta di presenze di carattere strutturale, incardinate nella rete e nella stratificazione sociale locale, non più ‘infiltrazioni’ ma presenze consolidate.
Nettuno e Anzio sono due realtà estremamente complesse e socialmente molteplici, pertanto dare delle risposte a questi interrogativi non è cosa facile; di sicuro è che, ci sia o non una ‘borghesia mafiosa’, occorre contrastare questa deriva diffusiva e pervasiva, ciascuno nelle proprie possibilità e competenze nell’agire quotidiano.
Giuseppe Chitarrini
Si è trattato di un pomeriggio all’insegna dell’innovazione tecnologica quello trascorso il 22 novembre presso il Cinema Moderno di Anzio. Lo hanno organizzato i vertici della BCC di Nettuno: ‘AI & FUTURO’ (prospettive sociali ed economiche). Il Cinema era super gremito anche da tanti Direttori di altre BCC, perché è stata assicurata la presenza del famoso psichiatra, sociologo, scrittore di fama internazionale dott. Paolo Crepet. Altre due personalità presenti al Convegno, moderato dalla giornalista RAI Nathania Zevi, erano il direttore generale del Gruppo BCC ICCREA dott. Mauro Pastore ed il Dott. Roberto Basili, professore nella Facoltà di Ingegneria a Tor Vergata (esperto AI). Si è dissertato sull’intelligenza artificiale ed il suo impatto, in un futuro ormai prossimo, sulle relazioni umane nella nostra società. Ma l’AI sarà la panacea di tutti i mali? Soppianterà ogni nostra azione? In effetti, ci impigrirà o ci stimolerà ad agire sempre meglio?
Il presidente della BCC Aldo Anellucci, ricordando la solidità della Banca che quest’anno compie 125 anni dalla sua fondazione, ha messo in luce che in fatto di tecnologia l’Istituto sa interpretare i vari cambiamenti per servire al meglio le famiglie e le imprese del territorio che a lei si rivolgono. Parole di elogio le ha formulate il Commissario Prefettizio di Nettuno, dott. Antonio Reppucci, poiché anche in questi ultimi due anni la BCC ha sempre supportato il Comune di Nettuno nella realizzazione di alcune opere pubbliche e nelle manifestazioni culturali. S.E. il Vescovo Vincenzo Viva ha ricordato che a capo della fondazione dell’allora Cassa Rurale vi era un prelato, Don Temistocle Signori. E’ stata la volta del prof. Crepet che ha riportato l’uditorio con i piedi per terra. Sì l’AI è uno strumento che può aiutarci, ma non deve soppiantare la nostra testa, il nostro modo di ragionare, anche di sbagliare in tutta libertà, di scegliere. Purtroppo oggi siamo troppo condizionati dagli influencer. Se si delegasse la nostra vita ad una macchina, ci impoveriremmo tutti. Aumentando sempre più l’AI, la nostra intelligenza sarebbe a rischio. Ciò che facilita al massimo l’esistenza dell’uomo, lo rende più stupido.
L’AI è stata elogiata dal prof. Basili e dal dott. Pastore: fa risparmiare molto tempo, soprattutto in un Istituto di Credito e rende ogni operazione molto sicura. Il presidente Anellucci ha premiato con targhe d’argento tre aziende del territorio all’avanguardia in quanto a processi innovativi, poi ha ricordato che il Gruppo ICCREA possiede tredici Banche in tre regioni (Lazio, Umbria, Sardegna) con ben 95.000 soci, affermando che occorre essere lungimiranti e guardare al futuro con ottimismo. L’evento si è concluso con la consegna di una medaglia d’argento, riproducente la fontana del Dio Nettuno, al M° e socio da 45 anni Giacomo Antognarelli che durante un video, girato al Borgo di Nettuno, dal regista Christian Antonilli, ha declamato con tanto fervore una sua poesia dialettale per esaltare l’iniziativa di quei maggiorenti nettunesi che decisero nel lontano 1899 di far nascere l’allora Cassa Rurale a sostegno dei cittadini nei periodi di crisi: quello che la BCC ha sempre fatto ottimamente.
Rita Cerasani
Di seguito alla nota n. 70239 del 21 ottobre scorso, con la quale l’area LL.PP. ha espresso il proprio nulla osta all’affissione di una targa commemorativa presso la Fontana Vecchia, si ritiene doveroso rappresentare, con sentimenti di viva e forte gratitudine, il sentito ringraziamento di questa Commissione Straordinaria per aver voluto ricordare con una targa commemorativa l’opera, veramente lodevole e meritoria, del sig. Corrado Forcina, prematuramente deceduto, che in tanti anni, con amore, scrupolo e dedizione, si è prodigato disinteressatamente per la valorizzazione del sito, adoperandosi per conservarlo in condizioni decorose, garantendone la fruibilità e spiegandone la storia a turisti e visitatori, specie nel periodo estivo.
Al “grazie” a codesto Istituto per aver assecondato l’iniziativa del ricordo di una persona sicuramente permeata di valori autentici e genuini, uniamo il “grazie” ai famigliari del Forcina, che potranno trovare conforto, per una così grave perdita, nelle espressioni di vicinanza formulate da chi si trova attualmente al governo della Città.
La commissione straordinaria
Giallongo, Reppucci,
Infantino