La guerra nella Striscia di Gaza sta causando un massacro di civili inermi
Un genocidio auspicato
Anche la guerra in Palestina sta dividendo gli animi e divide l’opinione pubblica come in una partita di calcio con la sola differenza che in palio non c’è una vittoria ma, comunque vada, un massacro generalizzato. Ancora una volta appare difficile toccare una materia così delicata senza tingerla di ideologia per cui quelli di sinistra inneggiano alla Palestina libera mentre quelli di destra difendono i diritti di Israele a vivere in pace. Cercare di analizzare i fatti al solo lume della ragione e della storia è un esercizio che non viene apprezzato da chi ha una tesi da difendere piu che un verità da trovare. Faccio alcune riflessioni nella speranza che esse possano rivelarsi asettiche. Israele è una Repubblica Parlamentare istituita nel 1947 dalle Nazioni Unite con una risoluzione che prevedeva la formazione di due stati: La stato di Israele e lo stato di Palestina. Dalla Fondazione ad oggi lo Stato di Israele è diventato l’unica repubblica genuinamente democratica fra tutte e 15 le entità statuarie che costituiscono il medio oriente e che sommano una popolazione totale di 396 milioni circa di abitanti a fronte dei meno di 10 milioni di abitanti che costituiscono lo Stato d’Israele. Israele è oggi una piccola nazione circondata da stati, ai vari livelli ostili, alcuni dei quali rifiutano il deliberato dei due popoli- due stati ma rivendicano l’anacronistico concetto di una Palestina dal Giordano al mare, che significherebbe l’estinzione dello Stato di Israele che, ricordiamolo non è lo Stato “ebraico” ma un’entità in cui il 75,4 dei cittadini sono di religione ebraica, il 20,6 sono arabi mentre il 4,1 sono cristiani o di altre religioni. Israele è un paese ricco con un reddito pro capite 3 volte quello dell’Egitto, 4 volte quello dell’Iraq e 5 volte quello della Giordania, dispone di uno dei più potenti eserciti del mondo, un armamento modernissimo ed una costituzione che gli permette di mobilitare centinaia di migliaia di soldati in poche ore. Israele è uno dei nove paesi del mondo che dispone di armamento nucleare. Nelle condizioni geopolitiche in cui Israele si trova non può permettersi nessuna debolezza di nessun genere e nessuna smagliatura difensiva perché verrebbe immediatamente fagocitato dai mille nemici che vorrebbero la sua estinzione. Questa breve analisi porta ad una domanda retorica: Quale era lo scopo dell’operazione che Hamas ha condotto il giorno 7 ottobre? Quella non era un’operazione militare, non doveva conquistare il terreno nemico e nemmeno aveva come scopo l’indebolimento delle capacità offensive dell’avversario sul campo. Ma allora quale scopo doveva raggiungere? Lo dice Ismail Haniyehil capo del gruppo militare di Hamas che ha organizzato l’attacco “Abbiamo bisogno del sangue delle donne, dei bambini e degli anziani per risvegliare dentro di noi lo spirito rivoluzionari”. Il Capo di Hamas lo dichiara apertamente daDoha nel Qatar: l’assassinio di persone civili israeliane, alcune delle quali anche arabe, con modalità tali da far inorridire i medici patologi che ne hanno analizzato i cadaveri, aveva come unico scopo quello di provocare il sangue di donne, di bambini e di anziani palestinesi. Il massacro che è in atto nella striscia di Gaza fa inorridire chiunque sia capace di distinguere il bene dal male ma è stato dichiaratamente voluto per gettare il problema della Palestina sui tavoli delle cancellerie di mezzo mondo e per evitare che gli accordi in corso fra Israele e l’Arabia Saudita potessero portare a quella pace che è il pericolo peggiore per Hamas. Nessun analista politico,libero di pensare e di scrivere, può negare la validità di un concetto sociologico basilare: se il leone sbrana i visitatori dello zoo la colpa non è del leone ma esclusivamente di chi ha deciso di aprire la gabbia. Se il branco di miliziani ha inteso di perpetrare il massacro del 7 ottobre e se ha deciso di farlo nel modo più orrendo che si possa immaginare sapeva benissimo, come era chiaro a tutti, che il mondo sarebbe restato inorridito e che la rappresaglia sarebbe stata senza limite. Lo si è fatto proprio per causare quella rappresaglia, per lanciare un sasso nello stagno globale, per provocare le ripercussioni che stanno occupando le piazze di mezzo mondo e per risvegliare sopiti rancori nell’area quel “risveglio dello spirito rivoluzionario” auspicato dal capo di Hamas. Ritengo che sia facile azzardare sentenze come ritengo che il diritto di Israele alla sua sopravvivenza sia altrettanto valido di quello del popolo palestinese a vivere in pace in una propria patria; ma le logiche, come in questo caso, cozzano contro la realtà tortuosa di menti insane di persone che non sono degne di rappresentare il loro popolo, un popoloche irretiscono utilizzando la droga del fanatismo e la frusta della violenza fisica. Israele ha il diritto di reagire con la violenza con cui sta conducendo le operazioni nella striscia di Gaza? Certamente si, perché se così non fosse il piccolo stato verrebbe annientato e solo quella violenza e quelle atrocità possono, purtroppo, costituire un deterrente per il Libano, per l’Iran per la Siria e per lo stesso Egitto con cui qualche conto è restato aperto. Quello che non appare chiaro è che non si può mettere in dubbio la sopravvivenza di uno stato legalmente costituito da circa 140.000 persone superstiti dell’Olocausto, che aveva visto morire milioni di correligionari nelle camere a gas dei campi nazisti; non si può perché sarebbe una violenza inaccettabile dal consesso internazionale, non si può perché quella gente ha il diritto di vivere, non si può perché quella gente reagirà in modo esagerato, non si deve perché quel piccolo popolo non si lascerà mai annullare senza aver messo in campo tutte le sue capacità e tutta la sua deterrenza da quella convenzionale ed oltre.
Sergio Franchi
La giudice Apostolico ha dato un altro esempio di una Magistratura guidata da ideologia
Garantire l’indipendenza della politica
Tra le provincialissime e ricorrenti affermazioni dei nostri media c’è quella per cui la nostra è la piu bella Costituzione del mondo; mi domando quante leggi fondamentali abbiano letto per fare un’affermazione che riguarda un’infrastruttura legislativa che appare oggi arrugginita e che necessita di un radicale adattamento ad un mondo drammaticamente cambiato. I Padri costituenti hanno fatto un grande lavoro per trasformare unostato monarchico con governo autoritario in una democrazia repubblicana e parlamentare, assimilabile a quella delle potenze occidentali. Ma era secoli fa. L’atmosfera e le esperienze dei Costituenti suggerivano allora grande cautela nello stabilire confini, creare equilibri e compensazioni e lasciare spazi anche con il rinvio di fatto a leggi di attuazione che il Parlamento avrebbe dovuto emanare ma che spesso non ha mai emanato; a volte per la radicalizzazione di poteri e di rendite di posizione, altre volte per la difficoltà oggettiva di trovare il consenso necessario. Secondo la nostra Costituzione l’indipendenza della Magistratura è una colonna portante del sistema giudiziario; ma col falso assunto che le sentenze si applicano ma non si possono criticare, si è creata la sacralità di un sistema di persone alle quali viene dato un potere enorme, alle quali è permesso sbagliare anche dolosamente senza pagare di fatto per i danni arrecati. Un sistema giudiziario, in cui si chiamano giudici anche coloro che in altri sistemi a democrazia avanzata si chiamano accusatori, ha prodotto, nel 2022, 547 ingiuste detenzioni per errori giudiziari accertati e provoca milioni di risarcimenti ogni anno. Un sistema in cui si pretende che un giudice, che si è apertamente espresso contro il Governo attraverso il metodo eclatante della dimostrazione di piazza, possa annullare un provvedimento emesso dallo stesso governo democraticamente eletto. Credo che l’indipendenza del potere esecutivo dovrebbe essere piu tutelata di quanto oggi non lo sia. Quel potere che può essere messo liberamente in discussione da persone che hanno vinto un concorso in Magistratura per servirlo e non con libertà di accedere nell’Olimpo dell’intoccabilità. La storia recente, almeno quella da Mani Pulite in poi, ha dimostrato che la Magistratura italiana inquirente ha inteso, in alcuni casi significativi, modificare gli indirizzi politici di questo Paese in tutti i modi, ha cioè utilizzato l’ondata di corruzione che Bettino Craxi stigmatizzò in Parlamento e che riguardava tutto il sistema dei partiti, per portare un continuo attacco ai governi moderati. Eppure il “giudice” Di Pietro, che riuscì a trovare i destinatari di tutte le tangenti e che poi fu eletto nelle liste dell’Ulivo, non riuscì a trovare a chi fosse diretta la valigetta col miliardo di lire della tangente di Enimont che entrò, con certezza, nel palazzotto delle Botteghe Oscure. Da allora entrò in funzione il sistema Palamara che lo stesso ex capo dell’ANM ha documentato in ben due libri senza essere smentito. Il mondo sacro ed intoccabile gestito come il mercato delle vacche, documenti inoppugnabili e mai contestati raccontano di registrazioni telefoniche ed incontri tra magistrati per influire nell’attività politica e di governo fino a far diventare un martire Berlusconi che certamente martire non era. La giudice dott Apostolico, pretende di essere creduta nella propria imparzialità in un giudizio contro un provvedimento di governo, dopo la sua documentata partecipazione a manifestazioni ed attività anti-governative. Pretende di annullare un provvedimento restrittivo verso tre cittadini tunisini, che hanno fornito giustificazioni risibili,quasi offensive, per giustificare il loro accesso illegale e che erano già stati espulsi, perché la giudice Apostolico ha deciso che il loro ritorno in Tunisia non è ritenuto sicuro. La Tunisia, paese a forte flusso turistico, è nell’elenco dei paesi sicuri del Ministero degli Esteri Italiano, ma la solerte giudice imparziale ha autonomamente deciso che non lo sia. Naturalmente, una volta rilasciati i tre giovani tunisini sono diventati uccel di bosco; ma questo non interessa alla Giudice Apostolico. Un giudice che firma la sua malafede quando si affretta a cancellare, sulla rete, tutte le tracce di anni di attività politica. La sua è la stessa credibilità di quel noto PM che aveva nella parete del proprio ufficio un grande ritratto di Che Guevara e si trovava ad indagare attivisti dell’allora Movimento Sociale. La Giudice Apostolico fa il paio con il Giudice Degni che, in un ambito fortemente significativo, quello della Corte dei Conti, rimprovera un partito di opposizione perchè non ha duramente ostacolato l’approvazione del bilancio fino a costringere il governo all’applicazione del bilancio provvisorio, che è una condizione decisamente deleteria e penalizzante per lo Stato Italiano, quello Stato che il Giudice Degni ha giurato di servire. Nel mondo moderno occidentale si assiste spesso a sistemi giudiziari in cui la parte che accusa, che è sempre profondamente separata da quella giudicante, èlegata al potere politico; negli Stati Uniti i magistrati inquirenti (Prosecutor) sono eletti dai cittadini in regolari turni elettorali. Solo nel nostro Paese il Pubblico Ministero, a cui sarebbe affidato il ruolo della ricerca della verità, mentre in realtà “vince” un processo quando la sua accusa è premiata da una condanna dell’accusato, può invadere il campo della politica, come fa da anni, ed influire nel Governo del Paese. Può farlo e può continuare a farlo finchè la politica non riuscirà a comprendere che solo con un grande rigurgito di orgoglio di tutti i partiti, anche di quelli che sono stati beneficati per anni, sarà possibile cambiare le regole del gioco per garantire la vera indipendenza dalla Magistratura. Quell’indipendenza che oggi non esiste.
Sergio Franchi