La società che avrebbe dovuto costruire il nuovo porto e che gestisce quello attuale ha subito una perdita di esercizio di 400mila euro portando le perdite a 4 milioni
La Capo d’Anzio verso il fallimento
La complicatissima vicenda del “megaporto” irrealizzabile e della Capo d’Anzio spa è una delle più pesanti eredità lasciate dal centrodestra commissariato alla Città. Nonostante nel corso degli anni la gravità della situazione sia emersa sempre più chiaramente, i sindaci che si sono alternati dal 1998 al 2022 hanno sempre ignorato la realtà, promettendo svolte imminenti nella gestione societaria o finanziatori pronti a investire dietro l’angolo. Persino in uno degli ultimi consigli comunali prima dello scioglimento, con la società ormai decotta e il porto in condizioni disastrose, De Angelis rispondeva ai nostri fondati dubbi rassicurandoci che era “tutto a posto”. Puntualmente ad ogni passaggio i fatti hanno fatto crollare i castelli di carta. Il bilancio societario per l’anno 2022, pubblicato da pochi giorni, non fa eccezione.
Dalla sua lettura, infatti, risulta che:
- la questione relativa alla decadenza della concessione, avviata nel 2019 dalla Regione e poi passata in carico al Comune, è rimasta appesa: sia l’amministratrice unica della società che il revisore legale dei conti e il collegio sindacale hanno sollecitato il Comune (che è contemporaneamente responsabile della procedura di revoca e socio di maggioranza!) a dare risposte in merito, senza ricevere riscontri;
- nonostante il piano industriale approvato nel 2021 e mai più aggiornato, la società rimane incapace di gestire il porto (figuriamoci di fare quello nuovo) e in grave crisi finanziaria, con un forte indebitamento e una perdita d’esercizio importante, ulteriormente aggravata dagli accantonamenti conseguenti ad alcune sentenze sfavorevoli riguardo ai crediti vantati dalla società;
- quindi, la società è sull’orlo del baratro, come evidenziato sia dall’amministratrice, sia dal collegio sindacale, sia dal revisore legale dei conti, che chiedono praticamente all’unisono un “chiaro atto di indirizzo” rispetto al permanere di un “interesse pubblico e privato a continuare l’esercizio di un’attività che prevede la costruzione del Porto” e alla continuità aziendale;
- a proposito di quest’ultima, il collegio sindacale specifica che, se non risultasse possibile adottare un piano di risanamento (che, nel nostro piccolo, non vediamo su cosa si potrebbe basare data la situazione), rimangono solo due alternative: tentare una procedura di composizione negoziata della crisi d’impresa, oppure ricorrere agli strumenti della Legge fallimentare (liquidazione, concordato preventivo, accordi di ristrutturazione).
Pur capendo che si tratti di decisioni delicate per una Commissione Straordinaria, visto che implicano scelte che in parte sono a carattere politico, crediamo che sarebbe opportuno che si esprimesse in merito, sia rispetto alla procedura di revoca della concessione, sia rispetto alle indicazioni sollecitate dagli organi societari.
Inoltre, la gravità della crisi aziendale è certificata anche dalla determinazione con cui la Regione Lazio ha concesso al Comune i fondi per lo scavo del canale d’ingresso, storico e arcinoto problema a cui la Capo d’Anzio non ha mai saputo fare fronte. In questa, si legge che la Commissione imputa (correttamente) alla società partecipata le gravi criticità del porto a causa di “una carente programmazione delle attività” di sua competenza, “ne ha, al momento, la possibilità di reperire le somme necessarie all’intervento”.
Infine, è di ieri la notizia che il “quasi ex” socio privato Marinedi si è reso disponibile ad una ricapitalizzazione. Ci sembra un bluff, dato che non capiamo come un socio che al momento non è in controllo della sua quota e ha già perso i primi due gradi di giudizio possa ricapitalizzare una società, ma riteniamo anche in questo caso opportuno che il Comune si esprima, fugando ogni dubbio rispetto al fatto che un socio che non si è mai dimostrato affidabile e che è ormai quasi del tutto uscito “dalla porta”, possa malauguratamente rientrare “dalla finestra”.
Alternativa per Anzio
L’ultimo bilancio della Capo d’Anzio ci mostra quanto la situazione della partecipata sia ad un passo dal baratro. Una perdita di esercizio di 600 mila euro e oltre 4 milioni di euro di debiti.
Le relazioni del Collegio Sindacale e dei Revisori dei conti ci dicono che non c’è più tempo per tergiversare e che vanno prese decisioni circa il futuro della Società la quale non è più in grado di fare fronte all’indebitamento e non è nelle condizioni di perseguire l’obiettivo societario, ossia la costruzione del nuovo porto, e si limita invece a una marginale attività di gestione.
Oltre ai debiti verso l’erario abbiamo il debito verso il comune per 525 mila euro, quello per il dragaggio per 194 mila euro,c’è il problema dei canoni concessori non pagati alla regione, per circa un milione e mezzo, la quale delegando il Comune alla riscossione e al controllo ha reso l’ente di fatto controllore di sé stesso, creando un immobilismo amministrativo.
Ma ci sono soprattutto dei contenziosi per cifre importanti, come quello del l’ex direttore del porto, e di diversi studi legali, tutto per centinaia di migliaia di euro, per cui è stato indispensabile allocare dei fondi prudenziali in relazione al rischio molto alto di soccombenza nelle cause, così come spiega lo stesso Amministratore unico nella nota integrativa al bilancio, aggiungendo che “la società è fortemente indebitata e incapace di fare fronte autonomamente alle obbligazioni assunte passate e presenti”.
Queste erano le stesse cose che da consiglieri comunali facevamo presenti al sindaco, il quale amava ripetere: “non c’è bisogno”; “non dobbiamo niente a nessuno”; “è tutto sotto controllo”.
Oggi alla luce del bilancio non ci sembra affatto.
Alla drammatica situazione finanziaria a cui si è arrivati anche per una operazione trasparenza di cui va dato atto al nuovo amministratore unico Dott.ssa Cinzia Marzoli, si aggiunge il problema del dragaggio anche questo non più rimandabile per la sicurezza delle imbarcazioni.
Un ulteriore aspetto da non sottovalutare: con la perdita di esercizio della partecipata l’ente ha l’obbligo, per motivi prudenziali, di accantonare nel proprio bilancio dell’anno successivo una somma di importo pari al risultato negativo in proporzione al numero delle azioni possedute. ( art.21 dlgs 175/16).
Un ulteriore danno per i cittadini quindi, che vedranno diminuire la disponibilità di bilancio per i servizi.
Oggi che alla guida della città abbiamo la Commissione Straordinaria forse finalmente conosciamo le cose per come stanno davvero, ma questo non è sufficiente, i Commissari devono spiegare ai cittadini come intendono muoversi, perché non è pensabile che il problema venga traslato alla prossima giunta tra un anno circa.
Quanto ancora si deve prolungare l’agonia?
A meno che il bilancio del 2023 non presenti sostanziali novità il che allo stato attuale sembra un’utopia.
Il porto, il suo indotto, la concessione e tutto le sub concessioni 45bis non sono un affare da discutere in privato nelle stanze di Villa Sarsina ma una proprietà dei cittadini che vanno informati a dovere su tutte le possibilità e le conseguenze.
Vogliamo che il porto resti pubblico, messo in sicurezza e nelle condizioni di operatività e intendiamo rivolgere un’interrogazione alla Regione Lazio che sembra essersi completamente lavata le mani del problema. Perché nonostante la delega al demanio girata al comune, il porto resta comunque di interesse regionale.
Gli ex consiglieri comunali M5S
Rita Pollastrini
Alessio Guain
Gelato al gusto Shingle
Tra le diverse iniziative che, quest’anno, si stanno svolgendo lungo i litorali di Anzio e Nettuno per celebrare l’ottantesimo anniversario dello Sbarco degli Alleati, fondamentale per la fine della seconda guerra mondiale, c’è anche quella intrapresa dalla gelateria L’Arte del Gelato di Anzio Colonia.
Lo sbarco avvenne con successo il 22 gennaio 1944 a opera del VI Corpo d’armata statunitense, guidato dal maggior generale John Lucas, con l’operazione Shingle.
Dopo esattamente ottanta anni, il 22 gennaio 2024, Sanna Maria Chiara gelatiera della gelateria de L’Arte del Gelato di Anzio Colonia, in occasione dell’ottantesimo anniversario di tale operazione, ha presentato al Sigep, fiera internazionale del gelato, un gusto a cui ha dato il nome Shingle, in ricordo di tutte le vittime di quei tragici giorni, con l’obiettivo di tener in vita la memoria, anche quando si sta gustando un semplice gelato, con la speranza di costruire un mondo migliore, lontano da ogni guerra.