Caravaggio
Credo di non sbagliare se penso a Caravaggio (Michelangelo Merisi – Milano 1571/spiaggia di porto Ercole nel 1610) come a una figura mainstream, protagonista di non poca ‘mediaticità’ nello scenario della nostra modernità, e non solo per la rilevanza dello stile pittorico, le qualità artistiche, per l’attualità delle sue tecniche o dei soggetti rappresentati, i colori, le ambientazioni, l’uso rivoluzionario del chiaroscuro ecc. Caravaggio è contemporaneo e ‘mediatico’ anche da un punto di vista umano ed esistenziale: una figura controversa, che vive contraddittoriamente la complessità dei suoi tempi, come l’uomo attuale vive conflittualmente le odierne contraddizioni delle attuali condizioni umane. Un personaggio di transizione, post rinascimentale e solitario, che non ebbe discepoli diretti né scuole. Una figura che molti assimilano o paragonano alla figura di un poeta, scrittore, regista P.P. Pasolini, idiosincratico protagonista dei nostri tempi, anche lui -ormai- a diversi anni di distanza dalla morte. Il pomeriggio del 10 ottobre nella Sala Consigliare del Municipio a Nettuno si è svolto un incontro pubblico dal titolo “Caravaggio, la storia del suo tempo e l’arte nella sua storia”. Parlando sull’attualità della sua produzione artistica e sul suo percorso esistenziale. Il Prof. Bonanni Francesco, docente, storico della contemporaneità, ha tracciato le tappe principali della sofferta e travagliata biografia del pittore, inquadrandola nel contesto storico-sociale dell’epoca. Il Prof. Antonio Silvestri, storico dell’arte, si è poi soffermato sullo specifico artistico della sua opera, sul suo essere precursore del naturalismo moderno che allora si contrapponeva con le più ortodosse correnti del manierismo e del classicismo.
Ottimo il riscontro del pubblico, mentre un plauso va a questa Amministrazione comunale che ha aperto le porte della sala del consiglio non solo per le vicende amministrative, politiche e istituzionali, m a anche per eventi e manifestazioni di carattere socio culturale.
Giuseppe Chitarrini
Il secondo articolo di Giuseppe Chitarrini sui censimenti dal 1951 a quello del 2011 nella Città del Tritone
Storia della popolazione di Nettuno
Breve storia della popolazione di Nettuno, dal censimento del 1951 a quello del 2011. (1951, 1961, 1971, 81,91, 2001, 2011)
Censimento del 1961
Nettuno al censimento del 1961 (il secondo dopo la guerra e dopo quello del 1951 che abbiamo visto nel numero precedente di questa pubblicazione), conta 18620 abitanti (+5223 rispetto il censimento precedente; un aumento dovuto a cause ‘naturali’: nascite e morti, ma anche a causa dei movimenti migratori). I maschi sono 9273 e le femmine 9347. La densità per kilometro quadrato è di 261 unità e la fascia d’età più numerosa è quella dai 6 ai 14 aa (2672): i nati nell’immediato dopoguerra. La seconda fascia più rappresentativa è quella dai 0 ai 5 aa (2343). Una popolazione, tutto sommato, giovane -come lo era tutta l’Italia-, non a caso si era al culmine del baby boom (che coincideva poi con il presunto boom socio-economico nazionale, con l’avvio dei processi di industrializzazione e d’urbanizzazione). La fascia d’età adulta maggiormente rappresentata è quella fra i 25 e i 30 aa = a 1638 unità: un’età ‘prolifica’ che lascia prevedere una natalità elevata per i prossimi anni a venire.
Aumenta anche l’età anziana, mentre la composizione media della famiglia nettunese si allinea -superandola leggermente- alla media dei componenti su scala nazionale: a Nettuno i componenti medi sono 4,3 (poco più che nel 1951) a livello nazionale in alcune regioni il numero risulta più elevato che in altre, comunque si può calcolare una media generale di 4 componenti. Anche l’immigrazione (oltre la dinamica fra nascite e morti) caratterizza l’incremento della popolazione sul territorio, come lo era, anche se meno elevata rispetto quella rilevata al censimento del 1951, anche se poi a ben vedere l’immigrazione degli anni 60-70 è diversa rispetto le precedenti: diminuiscono le immigrazioni dai centri laziali dell’interno (Cori, Sezze, Ienne, Piglio…) e aumenta quella da altre regioni (soprattutto dal sud e dagli Abruzzi) insieme a provenienze dall’Africa del nord(Libia e Tunisia) e i cosiddetti ‘panteschi’; come già nel 1951, molte sono le presenze non residenti (si calcola più di duecento presenze al momento della rilevazione censuaria), pendolari, stagionali, militari molti di loro di prossima residenza.
Le forme della socialità nettunese agli inizi degli aa 60 erano ancora -in gran parte, -non totalmente- improntate dalla informalità, basata su rapporti ‘faccia a faccia’ e di ‘vicinato’: il negozio di prossimità, la parentela e il comparaggio, le consuetudini e la tradizionalità; l’economia era prevalentemente primaria basata sulla piccola proprietà famigliare: la vigna. E’ proprio nel primo quinquennio dei 60 che comincia a delinearsi (anche se i prodromi erano antecedenti) un certo declino di queste caratteristiche sociali economiche antropologiche. Le vigne vengono ripartite dalle nuove generazioni, i terreni vengono edificati man mano da casette famigliari, mentre si inizia a costruire negli appezzamenti messi in vendita; le cantine, le fraschette cominciano a trasformarsi in negozi, garage, le prime boutiques e i negozi di elettrodomestici anticipatori dell’avvento del cosiddetto consumismo. Avanza l’affitto stagionale per la villeggiatura e molti di queste cantine divengono le residenti estive delle famiglie nettunesi che affittano al villeggiante. L’artigianato tradizionale si trasforma in artigianato a supporto della meccanica e dell’edilizia; il terziario (amministrativo e commerciale) avanza mentre l’area di conurbazione fra Nettuno, Anzio, Aprilia dove sono già attivi alcune aziende, si amplia con la creazione di insediamenti industriali piccoli e medi, dove trovano lavoro molti nettunesi e molti neo nettunesi.
Giuseppe Chitarrini
(I dati numerici sono di conte Istat e sono estratti dal mio: “Nettuno a memoria. Un’autobiografia fra comunità, società e società complessa” Edizione Fusibilia 2020 (introduz di U. Magnanti)