SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
9 OTTOBRE 2025
«Esultanza e manifestazioni di gioia» è la notizia che ricevo appena alzata da Radiotremondo, nella lettura delle prime pagine internazionali.
Quanto è avvenuto in un giorno solo, mi obbliga a cambiare l’ordine di ciò che avevo preparato per queste pagine. Nulla, ovviamente, va messo da parte, non l’orrore al quale abbiamo assistito. Ma un po’ di fiducia è necessaria. «Forse è iniziata la pace» è il titolo in prima pagina di uno dei quotidiani odierni, con la necessaria cautela per un accordo che ancora non è un vero trattato. «Due popoli una speranza» titola un altro giornale.
Ognuno ascolterà la “voce” che preferisce, ma come si spera in un trattato di pace che avvenga il più presto possibile, altrettanto ne temiamo le condizioni e lo svolgimento per arrivare alla sua affermazione. C’è un popolo che ha perso tutto, casa, famiglia, esseri umani annullati dalla fame e dalla morte: ci vogliono basi sicure perché rabbia e vendetta non esplodano vanificando tanto dolore.
Questo dramma ha il solo privilegio di essere arrivato all’attenzione dell’intero mondo, mentre il Global Peace Index (GPI) ha registrato l’anno scorso «56 conflitti di diversa estensione e intensità che hanno coinvolto oltre 92 Paesi (più o meno direttamente)». E quest’anno evidenzia un peggioramento della pace globale. Giuliana
CANTARE LA PACE
10 anni fa, 2015, appuntamento al Simposio con il poeta Naim Araidi.
Beppe Costa e Stefania Battistella erano i promotori dell’incontro e a loro va il merito e il nostro grazie per averci fatto crescere da piccoli innamorati di provincia del verso poetico. A buon diritto, ci sentiamo ora di appartenere ad una nuova dimensione senza confini, che solo l'amore per la poesia può dare, avvicinandoci alla consapevolezza di una comune identità.
Naim ci ha permesso di toccare con mano la realtà della sua poesia, concepita dentro situazioni drammatiche di popoli in conflitto. Al tempo stesso, è esaltata la capacità catartica del messaggio universale che promuove il dialogo e l'amicizia tra gli appartenenti ad opposte fazioni.
Daremo spazio nel nostro quaderno numero 7, chiamandolo semplicemente “Dedicato a Naim Araidi”, perché dietro quel nome c'é un mondo non riassumibile in poche parole.
Gli chiedemmo cosa pensasse del conflitto israeliano-palestinese dal punto di vista del poeta?
«Da un poeta è vissuto con molto dolore; non dico che gli altri non lo soffrano allo stesso modo, ma il poeta cerca di vedere le soluzioni, anche le più complesse e difficili, di spiegare anche agli ‘altri’ la necessità di una pacifica convivenza. Vivo fra arabi di ogni religione ed ebrei appena decimati.
[…]
Per me non fa differenza scrivere per Israele o per la Palestina, la mia poesia infatti è studiata in arabo e israeliano. Ricordo che al raduno internazionale dei poeti, due amici e poeti palestinesi, dopo aver ascoltato la mia poesia “Molti uomini accorreranno”, mi vennero incontro felici, dicendomi: - questa è poesia nazionalistica palestinese, perché descrive la natura e i luoghi della nostra terra, ne esalta la bellezza e l’essenza! - a significare che non c’è differenza nella mia poesia se penso alla Palestina o penso a Israele, le ho care nello stesso modo, e spero che un giorno arrivi per loro la pace. Mi piace definirmi un uomo libero-pensatore e poeta.
[…]
(insegnare) Questo è stato il mio impegno maggiore, ho fallito come Ambasciatore, non era mio mestiere ubbidire ad alcuna scuderia, soprattutto quando non ero d’accordo, ma l’insegnare letteratura e arte sono ben altro. Sembro nato per questo ed è una grande gioia insegnare agli arabi l’ebraico e agli ebrei l’arabo: significa
comprendere le loro storie nella diversità delle lingue ma nella unicità dei bisogni, desideri e sogni» .
Molti popoli accorreranno
Molti popoli accorreranno
e io sarò in mezzo a loro
un uomo che porta agli uomini
la poesia.
E hanno preparato le loro
spade
aratri
e hanno portato solo le loro
falci
a volte salmi
e io sarò fra loro
un uomo che porta agli uomini
la poesia.
I nemici diventano amici
[…]
Naim Araidi (1950 – 2015)
Da Canzoni di Galilea
UNA GUERRA
SENZA FINE /6
di Francesco Bonanni
A seguito delle persecuzioni subite nei secoli, gli ebrei si sono dedicati non solo alle attività mercuriali, ma con enorme enfasi approfondirono lo studio della lettura e l’interpretazione critica dei Testi: La Torà e il Talmud. Una profonda cultura dell’apprendimento e il costante dibattito intellettuale ha creato un terreno fertile per lo sviluppo delle capacità analitiche e del pensiero critico che sono fondamentali alla ricerca scientifica. Figure come Albert Einstein, Rita Levi Montalcini, Lise Meitner o Enrico Fermi hanno dato contributi universalmente riconosciuti e fondamentali in diversi ambiti, tra cui la fisica, la matematica e la medicina.
La violenta polemica antisemitica, all’origine assimilava gli Ebrei alla figura di Caino e di conseguenza di un popolo “ramingo e fuggiasco sulla terra” (Libro della Genesi) che doveva espiare questa colpa con la conseguente punizione divina.
L’Abate Cistercense Bernardo di Chiaravalle (1091-1153), venerato come Santo sia dalla Chiesa Cattolica che da quelle Anglicana e Protestante e nel 1838 dichiarato “Dottore della Chiesa” da Papa Pio VIII, scrisse che gli Ebrei non dovevano essere perseguitati ma, essendo responsabili della Passione di Cristo, per scontare la loro colpa erano costretti ad essere dispersi in tutto il mondo fino al giorno della Redenzione.
Anche in ambito laico non furono risparmiati. Accusati di essere responsabili delle calamità che colpivano i Paesi europei divennero i capri espiatori.
Nella stessa Francia illuminista fu forte l’ostilità nei loro confronti. Voltaire (1694-1764), autore del “Trattato sulla tolleranza", descrisse gli ebrei come «un popolo ignorante e barbaro che unisce l’avarizia più sordida alla peggiore superstizione». Nel suo Dizionario Filosofico (1764), alle voci: “Antropofagi”, “Giobbe”, “Tolleranza” usò espressioni forti e crudeli.
Persino Immanuel Kant, gigante del Pensiero Occidentale e il più significativo esponente dell’Illuminismo tedesco, ebbe una posizione profondamente ostile nei confronti del Popolo Ebraico.
Anche il Padre dell’Anarchismo e Membro del Parlamento francese nonché inventore del simbolo con la “A” cerchiata, Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865) contribuì a diffondere un odio indiscriminato arrivando addirittura a proporne lo sterminio.
Purtroppo un secolo dopo ci fu chi seguì i suoi consigli.
Gli stereotipi antiebraici non vennero mai meno. Charles Fourier (1772-1837), teorico della eguaglianza tra uomo e donna e Precursore del Socialismo e del Femminismo francese, nelle “Ouvres Completes” questi preconcetti vennero espresse in modo violento e nel “Nouveau Monde Industriel” viene attaccata la Rivoluzione Francese per aver emancipato gli Ebrei.
Posizione che sposò in pieno Amantine Aurore Lucile Dupin, nota con lo pseudonimo George Sand che trasferì le idee di Fourierin “Mississipiens”, la sua opera teatrale che ha come protagonista un Finanziere ebreo, Samuel Bourset, rappresentato come un essere repellente.
Persino lo Scrittore e Medico francese Louis Ferdinand Celine, noto esponente delle Correnti Letterarie del Modernismo e dell’Espressionismo che esercitò una rilevante influenza nella Cultura del XX secolo, chiese la distruzione fisica degli Ebrei che li definì "Bastardi cancerosi”. (continua)