La consegna ad Acqualatina ancora in alto mare
Depuratore La Gogna
La consegna ad Acqualatina del depuratore continua a subire ritardi e malgrado le rassicurazioni ricevute in più occasioni, con un iter che non vede la luce a distanza di 20 anni, il Consorzio La Gogna si dichiara pronto a tornare in piazza per protestare già a gennaio 2020. L’amministrazione aveva infatti promesso ai cittadini che l’opera sarebbe stata consegnata al gestore entro novembre 2019 e poi messa in funzione nel giro di un mese. Nuovi problemi tecnici invece hanno fatto slittare ancora la consegna dell’impianto.
“Il 14 dicembre - spiega il Consorzio La Gogna - abbiamo ricevuto una comunicazione dell’assessora Luana Caporaso, con la quale ci informava che dei tre documenti riguardanti il depuratore ancora mancanti, due erano finalmente arrivati e prevedeva che nel giro di due tre giorni sarebbe arrivato anche il terzo. Purtroppo però, siamo ormai arrivati a fine settimana e la richiesta che abbiamo fatto all’Assessora di farci sapere se il terzo documento era arrivato e se aveva fissato l’incontro con Acqua Latina è rimasta senza risposta. All’inizio dell’anno convocheremo i cittadini in assemblea per discutere e decidere sulla realizzazione di una manifestazione sulle strade e le piazze più importanti della città”.
Intanto l’assessore Luana Caporaso ha approfittato della conferenza stampa di fine anno proprio per tranquillizzare i cittadini.
“Ormai siamo davvero agli sgoccioli - ha dichiarato - questione di giorni e contiamo di chiudere in maniera positiva questa vicenda. Cogliamo l’occasione per invitare chi ancora non avesse provveduto a effettuare gli allacci, necessari in vista dell’avvio del servizio”.
Francesca Cavallin
Le critiche dell’associazione di promozione sociale “Il Bosco Urbano”
No alle capitozzature
Si alla messa in sicurezza delle alberature, no alle capitozzature. Una dura critica all’operato dell’amministrazione, quella espressa attraverso una nota stampa da il Bosco Urbano, associazione di promozione sociale in difesa del verde e degli alberi, che ha criticato il lavoro eseguito dalla ditta specializzata presso il parco Falcone e Borsellino di via dei Mille. “Gli interventi di “messa in sicurezza” spesso effettuati dall’amministrazione – denunciano gli attivisti del verde - sono interventi che non spiegano il reale motivo delle potature da eseguire nei riguardi degli alberi. Generalmente tale terminologia viene impiegata perché si presenta una condizione di pericolo che dev’essere eliminata, ma in questo caso non è stata data nessuna motivazione su quale possa essere la ragione scatenante del problema. Gli alberi soggetti alla “manutenzione” sembravano apparentemente stabili, con fronde della chioma che non intralciavano la carreggiata stradale per il corretto scorrimento dei veicoli e la struttura scheletrica della chioma si presentava in linea di massima regolare.
Sarebbe stato sensato eseguire degli interventi di riduzione della vegetazione secondo le corrette pratiche arbori-colturali,visti gli interventi di riqualificazione del marciapiede eseguiti in passato, che potrebbero aver recato danni agli apparati radicali dei medesimi alberi. In questo caso sarebbe poi stato necessario effettuare delle analisi di stabilità con prove di trazione per valutare l’effettiva vulnerabilità a schianto. Il Bosco Urbano si domanda dunque quali sono le motivazioni che hanno portato l’amministrazione pubblica ad eseguire, qualora fossero intenzionali, drastici interventi di capitozzatura, dannosa per gli alberi.
E’ una pratica che prevede tagli aggressivi su branche di grosse dimensioni. I risultati che ne derivano sono la riduzione/dimezzamento della durata di vita degli alberi, la suscettibilità ad attacchi patogeni e parassitari che la pianta non è in grado di contrastare e la formazione di nuovi getti vegetativi fortemente vigorosi ma che debolmente si inseriscono sulla struttura dell’albero, e quindi instabili. Il risultato finale non è l’eliminazione di un pericolo ma la produzione stessa del Pericolo”. Misure che contraddicono quanto previsto dal Regolamento per il verde pubblico approvato nel 2010, di cui l’associazione chiede il rispetto.
Francesca Cavallin