SIMPOSIO
2023 d.C.
Nello studio della storia si continuano a separarele due fasi storiche: prima di Cristo e dopo Cristo. Le campane delle chiese non hanno mai smesso di suonare e il mondo del lavoro si ferma nelle Festività solenni. «Perché non possiamo non dirci “cristiani”?». È la domanda di Benedetto Croce che riflette sulle pagine del Nuovo Testamento nel pieno della II guerra mondiale, quando nazismo e fascismo cercano nelle loro radici una nobiltà superiore a tutte. «[...] in questa terribile guerra mondiale ciò che è in contrasto è una concezione ancora cristiana della vita con un’altra che potrebbe risalire all’età precristiana, e anzi pre-ellenica e pre-orientale, e riattaccare quella anteriore alla civiltà, la barbarica violenza dell’orda?». Gli eventi storici «non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana» […] un evento unico nella storia dell'umanità perché, a differenza di tutte le altre «operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale […] la sua legge attinse unicamente dalla voce interiore».
Al di fuori della chiesa istituzionalizzata, il grande filosofo laico che sempre distinse Stato e Chiesa (vedi la netta disapprovazione al Concordato nei Patti Lateranensi) si riferiva esclusivamente al messaggio di Gesù che parla di amore e rispetto per il prossimo, ma soprattutto di uguaglianza tra le tutte le genti. Prima di Lui questo non era mai avvenuto.
Un messaggio che la recente Costituzione europea non ha sufficientemente inteso ignorando le radici cristiane implicite nelle varie culture degli stati che la compongono?
Giuliana
1 gennaio 2023
Cari tutti,
in occasione di queste festività possiamo disporre di più tempo libero da impiegare a nostro piacere. Il Tempo è un privilegio che ricerchiamo costantemente in una vita sempre più forzatamente frenetica che ci obbliga a rinunciare a tanta parte delle esperienze umane più connaturate al nostro spirito: stareun po’ di più in compagnia degli amici eraccogliere i nostri pensieri in momenti intimi di riflessione.
L’uomo ha bisogno di socialità, di esercitare il suo intelletto, di curare il suo spirito per essere definito un essere umano, ma molto spesso è osteggiate da uno stile di vita che lo costringe ad un totale assorbimento fisico e mentale e da impegni lavorativi per poter vivere dignitosamente (o quasi).
Una realtà, quella di oggi che porta, sempre con maggiore insistenza all’isolamento delle persone che sono indotte a rifugiarsi in mondi virtuali e alla rincorsa sfrenata di ottenere beni materiali nei social da ostentare per illudere e illudersi di avere una vita felice. Inconsapevolmente sprechiamo quel poco tempo libero di cui disponiamo: con la testa abbassata su uno schermo di un cellulare, a guardare le fallaci perfezioni montate ad arte delle vite altrui e a ricercare di emularle.
La nostra “felicità”da esibire, si riduce all’attimo di uno scatto da “postare”, a cercare consenso dai “like” di altri senza dare importanza a chi ci sta semplicemente vicino o senza chiederci che cosa realmente accade nel mondo.
Perché non proviamo ad immergerci in questi giorni di festa spegnendo il telefono e provando a stare con noi stessi e con gli altri senza finzioni e ostentazioni?
Questo è possibile se ritroviamo il vero senso del nostro stare al mondo, riflettendo, leggendo i grandi filosofi, le poesie, ascoltando l’anelito all’amore universale dei grandi compositori.
Questo è lo spirito ecumenico del Simposio di Ettore e Giuliana come luogo e tempo di incontro culturale tra persone che si aggregano e che si arrichite grazie alla condivisione e all’accoglienza che rendono il mondo più luminoso.
Oggi che abbiamo accettato di testimoniare questo messaggio per il futuro, l’ultimo augurio che facciamo a tutti voi in occasione dell’inizio di un nuovo anno, è quello di ricreare in ogni casa, in ogni piazza, in ogni luogo che frequentiamo questo spiritodi accoglienza e riflessione, aggregandoci, colmando le solitudini e lasciando uno spazio per la riflessione interiore, quel benefico momento di raccoglimento che ci permette di stare con noi stessi senza timori.
Auguri di cuore.
Silvia e Alessandro
Domenica 15 gennaio 2023 - ore 16.30
Simposio in via Venezia 16
Lido di Cincinnato - Anzio
Antonio Silvestri e Francesco Bonanni
L’IMMAGINE SACRA
TRA XIII E XVII SEC.
Evoluzione iconografica
nell’Arte e nella Storia
LA CULTURA ITALIANA
DAL ‘200 AL ‘600
Sono ammesse le
sacre immagini nella chiesa?
di Francesco Bonanni
Il “Culto delle immagini” ha rappresento uno dei motivi di contrasto tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli.
Il no dell’imperatore a Oriente
Difatti nel 730 l’Imperatore d’Oriente Leone III Isaurico, sia per sottrarsi alle accuse di Idolatria provenienti da parte islamica che per contrastare la setta eretica degli asceti armeni dei Pauliciani, decretò l’eliminazione del culto delle immagini.
Il sì del papa a Roma
La Chiesa di Roma utilizzò le immagini per trasmettere la sua Dottrina ad un popolo in massima parte analfabeta. Anzi l’emotività che queste tramettevano avevano un’efficacia di gran lunga superiore a qualsiasi testo scritto. È in tale contesto che nacque e si sviluppò l’Arte Sacra nella quale si cimentarono i più illustri artisti di tutti i tempi. Fino al Settecento la Committenza, per quanto riguarda le arti figurative, era quasi totalmente di provenienza ecclesiastica.
Inoltre sia tale Committenza che la sua esecuzione nelle varie epoche hanno subito l’influenza delle varie vicende politiche e soprattutto religiose per cui ne hanno rappresentato una fedele testimonianza visiva.
Controversie dottrinali
furono numerose nella Storia della Chiesa sin dagli inizi. Lo stesso Costantino, quando a suo comodo concluse col Cristianesimo il primo Compromesso Storico, cercò di porne rimedio convocando e dirigendo il primo Concilio Ecumenico, quello di Nicea, nel quale con la definizione del “Credo” furono enunciati i principi della nuova Religione. Ma la Chiesa di Roma del Duecento, che aveva consolidato il suo potere e si era riscattata dalla egemonia imperiale, aveva assunto stili di vita e comportamenti che agli occhi di molti fedeli apparivano in contrasto con i Principi Evangelici. Da questi severi giudizi prosperarono numerosi movimenti di Contestazione, dai Catari ai Valdesi, contro i quali Papa Innocenzo III promosse addirittura una Crociata che risultò fra le più sanguinose della storia della Chiesa.
Ma Innocenzo III fu anche il Pontefice che oltre a salvare dalla Inquisizione Francesco d’Assisi lo riconobbe come un messaggero di umiltà e di povertà tanto utile alla immagine della Chiesa che con lui non appariva soltanto nei suoi aspetti di Potenza Politica ed Economica ma anche in quelli caritatevoli. Ad Assisi nel 1228, due anni dopo la morte di San Francesco, per volere del Papa Gregorio IX, iniziarono i lavori per la costruzione di una Basilica che terminarono solo nel 1292 sotto Papa Innocenzo IV. Nella cripta collocata nella Basilica Inferiore ove è custodito il corpo del Santo ci sono gli affreschi dei più grandi artisti dell’epoca, da Cimabue a Giotto e a Simone Martini.