Il Dio cristiano e gli dei dell’antichità greco-romana
Nell’Arte del Rinascimento grazie alla conoscenza delle opere di Plinio il Vecchio, di Filostrato e di Luciano di Samosata, avvenne la riscoperta degli Dei greco-romani e dei Miti Classici. Un esempio è rappresentato dalla “Calunnia” del Botticelli che è la riproduzione di un’opera pittorica descritta da Luciano di Samosata.
Questo periodo è caratterizzato dall’osservazione dal vero e dal conseguente Naturalismo e quindi dallo studio della figura umana ed in particolare dalla sua anatomia. Il fascino della Mitologia greco-romana, frutto di una Società in una fase di laicizzazione e liberata dal pesante Misticismo del passato, lo troviamo nelle celeberrime opere del Botticelli ove primeggia la figura di Venere, la Dea della bellezza e dell’amore profano.
Riforma contro Cattolicesimo
Il Seicento invece è condizionato dalla Controriforma e le Arti figurative di questo periodo ne sono una chiara testimonianza. Massima espressione di quest’epoca è Michelangelo Merisi detto il Caravaggio che con i suoi chiaroscuri ha voluto denunciare la drammaticità di un’epoca in cui la Chiesa, che per vari motivi ma soprattutto per contrastare il dilagante Protestantismo, si vede costretta a compiere un’operazione di opprimente regresso sia sul piano politico che culturale.
IL LUOGO
DEL BATTESIMO DI GESÙ
luogo santo per ebrei,
cristiani e musulmani
di Giovanni Alberti
É detta “la città tre volte santa”, perché quasi ogni sua pietra ha un valore religioso profondo per ebrei, cristiani e musulmani.
Proprio per questo la sua storia è tanto ricca di devozione quanto di contese e lotte religiose ciò non diminuisce però il suo magnetismo e non impedisce ai fedeli di ogni latitudine di mettersi ogni anno in pellegrinaggio verso le sue pendici. A Gerusalemme non si “giunge”, si “sale”: andare verso la Città Santa è sinonimo di “elevazione”, anche topograficamente oltre che spirituale.
Per i cristiani di ogni confessione, le tappe irrinunciabili nel pellegrinaggio verso Gerusalemme comprendono le sponde del Giordano, nel luogo in cui Giovanni battezzò Gesù, il sito di Qumrane e poiBetlemme, dove tutto ebbe inizio, con la grande basilica della Natività.
Infine ecco apparire la città Santa: il Muro occidentale del Tempio, sempre affollato di ebrei in preghiera; la Spianata delle Moschee, fulcro della zona mussulmana della città; e poi le tante chiese - con la basilica del Santo Sepolcro in testa che marcano gli eventi che hanno segnato la vicenda terrena di Gesù.
Nessuna altra città al mondo contiene, in così pochi chilometri quadrati, così tante coordinate religiose e così tanti punti di fuoco per la fede di milioni di cristiani nel mondo. La maggior parte delle comitive, per raggiungere la Giudea da Nazaret , percorre la valle del Giordano fino a Gerico, sosta al sito del Battesimo, visita alcuni siti archeologici di estremo interesse (il Palazzo Hisham, splendido esempio di arte islamica omayyade; le rovine di Gerico vecchie di 10 mila anni) , raggiunge il monastero ortodosso della Quarantena. Alcuni gruppi di pellegrini visitano Qumran, dove sono stati rinvenuti i famosi rotoli del Mar Morto, altri raggiungono la fortezza di Masada, splendida dimora di Erode che domina il Mar Morto, ultimo baluardo della resistenza giudaica piegata dai romani solo dopo un lungo assedio. Un ‘altra via per raggiungere Gerusalemme e Betlemme passa attraverso la Samaria, e ci conduce a Sebastia(dove si visitano la Basilica dedicata a Giovanni Battista e le rovine erodiane) e a Nabulus, con il pozzo della Samaritana e il Monte Garizim, dove i samaritani ancora oggi si ritrovano per le festività religiose di epoca bizantina, a testimonianza che fin dai primi secoli cristiani in questo luogo i pellegrini si recavano per rinnovare le proprie promesse battesimali come avviene anche oggi in un tripudio di canti e preghiere.
YOUNG SOPHIA
Il pensiero dei giovani
Il SETTECENTO E LA MUSICA/15
di Gianluca Farulla
(La Sapienza Università ex allievo L. M. Chris Cappell College)
In tutte le belle arti l’essenziale sta nella forma.
La forma permette la contemplazione e il giudizio.
La forma produce un piacere che è anche cultura e
dispone lo spirito alle idee. L’essenziale non può essere la sensazione, perché questa produce solo godimento e si allontana dal giudizio razionale. Tutte quelle arti che non sono
strettamente legate con idee morali diventano semplici distrazioni.
IMMANUEL KANT/7 (1724-1804)
Musica e affetti
A differenza del “rumore”, l'elemento costitutivo fondamentale della musica è il suono di per sé considerato “bello” perché sorge dalle vibrazioni isocrone dell’aria, (che si ripetono con lo stesso intervallo di tempo), quindi da un principio matematico. Di conseguenza dovrebbero considerarsi “belle” anche le sensazioni che percepiscono il suono. In realtà, le vibrazioni sono troppo veloci per essere distinte singolarmente. Nella “facoltà di giudizio” Kant considera questo principio di regolarità che governa vibrazioni e percezioni del suono come il risultato di una molteplicità di componenti. Lo definisce; «l'effetto di un giudizio della forma nel gioco di molte sensazioni». I suoni, a seconda del timbro, dell'altezza e degli altri elementi che costituiscono la musica, sono in grado di suscitare in chi li ascolta determinati stati d'animo con una gamma assai ricca di tonalità emotive e di contenuti di pensiero ad esse associati.
La musica è come una lingua dotata da un suo significato: «quasi una lingua universale delle sensazioni comprensibile da ogni uomo», ovvero «un linguaggio degli affetti» regolato secondo la legge dell'associazione.
Le sensazioni sono spogliate di qualsivoglia valore cognitivo e diventino coscienza di stati di eccitazione del corpo.
Musica e regole
Tuttavia la musica non è per Kant esclusivamente il linguaggio degli affetti. La musica sviluppa anche la dimensione "sintattica", cioè un’organizzazione degli elementi del suono: la melodia (la successione dei suoni) e l'armonia (la consonanza, gli accordi) necessari nella composizione musicale di un «tema». Il tema ha un ruolo strutturale nell'articolazione formale di un brano e costituisce «l'affetto dominante del pezzo» a cui si riconducono e si rendono conformi le molteplici invenzioni melodiche e armoniche. Tutto questo quando lo si consideri di nuovo in rapporto agli affetti espande oltre ogni misura il potere espressivo della creazione musicale. Il tema musicale ha un ruolo decisivo perché «serve ad esprimere l'idea estetica di una totalità coerente di una quantità inesprimibile di pensieri».
Pensare l’infinito
Questo passaggio dagli «affetti» ai «pensieri» rende possibile di pensare mediante l'intelletto, senza alcun limite e tendenzialmente all'infinito, che è propria dell'idea estetica e del bello artistico. L’espressione degli affetti è solo un elemento funzionale ad un’espressione estetica più vasta, meno determinata poiché il tema è comunque controllato dall’intenzione compositiva del musicista. Nell’ascolto, la sensazione del suono condiziona in maniera determinante. L’idea estetica, pur essendo di natura intellettuale e indipendente dal dato sensibile, viene nuovamente catturata dai suoni che alimentano le idee estetiche. Questa a loro volta si riflettono nuovamente sul suono, animandolo di significati vasti e sfuggenti, inesprimibili per mezzo di concetti. Un godimento musicale che alterna le sensazioni alle idee e di nuovo da queste ritorna alle sensazioni. Kant sta dimostrando la potenza del linguaggio musicale.
CARA MARIA,
insieme all’anno nuovo avresti festeggiato dopo pochi giorni anche il tuo compleanno, invece, tuo malgrado e stato il tuo ultimo appuntamento. Inaspettatamente, in silenzio. Noi, tuoi amici. come non sentire forte un senso di perdita e tristezza. Il Simposio era per te un punto di riferimento, dicevi, come per scusarti quando non potevi partecipare agli incontri. Invece, quanto ci sei stata vicina e hai contributo a sostenerlo, sempre, e non solo moralmente. Nei momenti più difficili, la tua presenza era costante, premurosa, attenta ad ogni necessità. Sapevi infondere coraggio e una forza eccezionale, un vivere la vita con pratico ottimismo ti distingueva fra tutti. Quando Ettore mancò, tu rimanesti perché non si sentisse il vuoto che aveva lasciato e questa tua forza cercavi d’infonderla a chi sembrava di averla perduta. Tu così temerario che amavi il cielo, le spericolate avventure insieme a Giorgio il fedele compagno della tua vita. Oggi, l’immagine tua così energica, volitiva, intraprendente che adoravi la natura, emerge sorridente avvolta tra le piante rigogliose e le fioriture del tuo splendido giardino. Il luogo ameno e riservato che avevi creato con sapiente amore e perseveranza giorno dopo giorno. Sicuramente quella “sapienza” ti è stata di conforto in questi ultimi anni di sofferenza e di forzato isolamento. Così con l’esempio di quella indomita volontà di vita attiva, i tuoi affezionati Amici del simposio vogliamo sempre pensarti.
UN ADDIO
ALL’ANNO CHE MUORE
Solstizio d’inverno
Nata nell’austerità dell’inverno,
nella buia profondità di dicembre,
questa notte sto e mi fermo,
come sta e si ferma il sole.
Andare, stare, tornare?
Attendo, mi faccio pietra levigata
per diventare granito da scolpire.
Sottile stanotte il confine fra vita e morte
e buio e freddo avanzano.
Devo lasciare che qualcosa si compia,
che il vecchio muoia, che il mio bagaglio
si faccia più leggero.
La notte mi avvolge, con lei il silenzio.
I ricordi mi chiedono di altre stagioni,
di momenti perfetti, di quella parte di me
che chiede Vita.
Io non so rispondere.
Posso solo osservare e respirare la densità
di questo adesso.
Faccio gli ultimi tagli di potatura,
mi libero di carichi non miei
e trovo il mio baricentro a terra,
placo le paure, accetto il punto in cui sono,
senza fughe nel desiderio di vite passate o
future,
incomincio a coltivare nuovi semi.
Vado…
Madre Terra mi attende,
i miei passi sul suo suolo,
uno davanti all’altro.
Ivana Moser
20 dicembre 2020