Come e perchè i 7.901 comuni italiani possono candidarsi per l’edizione 2024
Divenire Comune Plastic Free
Dal 27 giugno, i 7.901 paesi italiani, siano essi città o piccoli borghi, possono candidarsi a divenire “Comune Plastic Free 2024”. Il riconoscimento della onlus impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica premia l’impegno e l’attenzione verso l’ambiente di ogni amministrazione comunale, in base al proprio livello di virtuosità. Cinque i criteri di valutazione: rapporto di collaborazione con l’organizzazione ambientalista, corretta gestione dei rifiuti urbani, contrasto effettivo agli abbandoni illeciti, educazione e sensibilizzazione dei cittadini, realizzazione di azioni virtuose sul proprio territorio.
Ogni Comune potrà candidarsi gratuitamente entro il prossimo 13 novembre, contattando il referente locale Plastic Free o inviando una mail a comuni@plasticfreeonlus.it. Il Comune riceverà immediatamente tutte le indicazioni necessarie per poter fornire le evidenze che agevolino la valutazione da parte del comitato interno alla onlus. In appena 20 giorni si potrà ottenere un pre-esito con una lista di potenziali azioni da mettere in campo per poter migliorare il proprio livello di virtuosità.
“Con i nostri referenti verificheremo sul campo l’impegno concreto del Comune e attesteremo la veridicità dei dati comunicati ma, soprattutto, saremo accanto alle singole amministrazioni per guidarle ad ottenere l’ambito riconoscimento – dichiara Luca De Gaetano, presidente di Plastic Free Onlus – Per questo, invitiamo a non attardarsi affinché si possa contare su un tempo maggiore per attuare assieme una serie di iniziative e progettualità in linea con la scheda di valutazione così da raggiungere un risultato più importante a beneficio dell’ambiente e della propria comunità”.
Il riconoscimento che premia gli sforzi delle amministrazioni comunali con 1, 2 o 3 tartarughe giunge alla sua terza edizione. Dopo aver premiato 49 Comuni nel 2022 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze e 69 Comuni lo scorso marzo a Palazzo Re Enzo a Bologna, e aver ottenuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, della Camera dei Deputati, del Senato della Repubblica e del Parlamento Europeo, nel 2024 Plastic Free ha scelto Milano come città madrina dell’evento, con cui da poche settimane è stato anche siglato il protocollo di collaborazione.
“L’elenco dei Comuni Plastic Free 2024 sarà reso noto a gennaio mentre la premiazione avverrà a marzo – spiega il presidente De Gaetano – Invitiamo tutti i Comuni a testare il proprio livello di attenzione per l’ambiente e ad ambire al nostro riconoscimento che, come testimoniato anche da casi concreti come quello della Regione Sicilia dove sono stati stanziati 63mila euro, permette l’accesso a risorse dedicate, con ulteriori vantaggi per la comunità locale”.
Ulteriori info su www.plasticfreeonlus.it
Viva il Cuore di Gesù
Il primo giugno, mese del Sacro Cuore, a Nettuno presso la chiesa a lui dedicata, sita in Via Santa Maria, dalla sua teca è stata fatta scendere ed esposta ai fedeli al lato dell’altare. Il 16 nel giorno della sua solennità, Don Franco Ponchia ha celebrato il rito liturgico, aprendo così i festeggiamenti.
Nella preparazione, ha visto alternarsi all’altare per le Sante Messe, Don Massimo Silla, Don Francesco Angelucci e Don Jefferson Arrieche. Sabato 24 dopo la messa presieduta da padre Antonio Raaidy, si è svolta la solenne processione, il S. Cuore è stato accompagnato dalle Confraternite, dalla Banda Musicale Angelo Castellani, gli animatori della Parrocchia, e dal popolo di fedeli, con canti e preghiere per le vie del quartiere, dove è stato accolto da alcuni altarini, dinanzi ai quali è stato fatto girare. Ha attraversato Via Arcione, Via V. Veneto, Piazza G. Garibaldi nella quale come ogni anno ci si sofferma per un momento di riflessione e preghiera. Qui Don Massimo ha consacrato al Cuore di Gesù, la comunità Parrocchiale, e tutte le persone che la compongono, con la promessa di rendere il nostro cuore simile al suo nella purezza e nell’amore, e chiedendo la sua benedizione su noi.
Dopo la preghiera del Padre Nostro e del gloria è proseguita passando per Via XXIV Maggio, arrivata in Via S. Maria con lo sguardo verso il cimitero, un ricordo e una preghiera è stata rivolta ai nostri cari defunti. Si è soffermata poi dinanzi l’Istituto Casa Del Sole delle Maestre Pie Filippini, in via Firenze, dove il sacerdote dopo averle ringraziate per il servizio nella scuola, ha pregato anche per loro. Dopo aver attraversato via Piemonte e Via Lombardia, ci si è ritrovati dinanzi la sua chiesa, dove dopo un altro momento di riflessione e preghiera, il Sacro Cuore ha fatto rientro, ed essere ricollocato al lato dell’altare. Nella mattina del giorno successivo, il Rettore del Santuario Padre Pasquale Gravante ha presieduto la messa di chiusura della festa. L’effige del Sacro Cuore rimarrà ancora per qualche giorno esposta alla venerazione dei fedeli “Presso il Cuore Innamorato di Gesù lasciamo il nostro, dal suo amor sia consacrato. Viva Il Cuore di Gesù
Annalisa Rodo
(Foto di Silvano Cermola)
Un pacifismo che attacca l’Alleanza Atlantica
Russian go home
La guerra scatenata dalla Confederazione Russa nei confronti dell’Ucraina ha visto consolidarsi quelle periodiche manifestazioni di antimilitarismo vestito da pacifismo che vive e vegeta nell’errata convinzione che sono le armi a provocare le guerre mentre la storia inequivocabilmente insegna che è proprio la presenza delle armi e gli equilibri tra le strutture armate che hanno sempre garantito la pace negli untimi ottanta anni. Una pace universale senza armi avrebbe un senso sono se tutti gli stati del mondo vi rinunciassero contemporaneamente e se tutte le armi venissero distrutte insieme alle fabbriche che le producono. Certamente Putin non si sarebbe preoccupato di “denazificare” l’Ucraina se avesse potuto prevedere che i paesi democratici sarebbero intervenuti massicciamente a rifornire il paese invaso di armi, intelligence e tecnologia.
La passeggiata a Kiev verrà studiata sui libri di strategia militare come l’esempio di come non si debbano condurre operazioni militari. Tornando alla corrente internazionale antimilitarista, essa ha origine dall’atmosfera fetida delle paludi vietnamite ed ha l’odore del nepalm con cui venivano distrutte intere foreste per bruciare chi vi abitava. La lunga, sanguinosa guerra del Vietnam ha creato una vera e propria corrente giovanile a livello mondiale che non condannava quel conflitto ma condannava chi lo aveva provocato invadendo un paese straniero senza nemmeno dichiarare guerra. Un vero e proprio stile musicale, quello della ballata, raccontava di violenze e torture mentre il Tenente William Calley ed i sui soldati mostravano al mondo il macabro bottino delle teste di giovani Vietkong. Nacque il pacifismo come movimento antimilitarista moderno anche se quello non ripudiava lo strumento ma chi ne faceva un uso illegale tanto è vero che lo slogan era “Yankee go home”.
La prima anomalia nella guerra in Ucraina, è che i pacifisti di oggi non gridano “Russian go Home”, vista l’analogia dell’invasione, ma invocano la logica dell’interruzione del flusso di armi agli ucraini per costringere i russi a ritirarsi dai territori occupati, che è un idiozia che nemmeno un ideologismo becero riesce a giustificare. Perché di ideologismo si tratta quello che identifica l’arroganza militare e l’invasione ingiustificata di Putincon la stessa matrice che scatenò una guerra sanguinaria negli anni 60. Si attaccano gli Americani, si attribuiscono colpe alla NATO si taccia di sudditanza l’Italia nei confronti degli Stati Uniti. Alcuni elementi andrebbero ricordati che sono storia e non opinioni. Dopo la seconda guerra mondiale si costituirono due blocchi: uno, quello cosiddetto atlantico, la NATO; che praticava la democrazia e il liberismo economico e l’altro, il Patto di Varsavia con l’Unione Sovietica che rivendicava la dittatura del proletariato e la centralizzazione dell’economia. E’ triste rilevare che la Russia che ne era la nazione egemone sia diventata oggi la più grande oligarchia finanziaria della storia. Due blocchi, due ideologie opposte, due concezioni economiche e due atteggiamenti egemoni. L’Italia, cattolica e liberale non poteva che aderire alla NATO e lo stesso Partito Comunista di allora preferì saggiamente l’ombrello atlantico invece di quello sovietico.
L’adesione dell’Italia, come quella della Germania alla NATO hanno rappresentato due elementi essenziali del miracolo economico delle due nazioni. La sicurezza ed il risparmio sulle spese militari garantiti dall’ombrello militare USA hanno accelerato un processo di ricostruzione e fatto crescere un’Italia distrutta dalla guerra fino ad allinearlaalle grandi democrazie del mondo. Non comprendo coloro che contestano la posizione egemonica degli Stati Uniti e che parlano della NATO come se parlassero di altro da noi. La NATO siamo noi, gli STATI UNITI sono il paese leader dell’Alleanza perché pesano militarmente e finanziariamente molto più degli altri componenti.
Gli Stati Uniti hanno storicamente guidato la NATO dopo che decine di migliaia di cittadini di quel Paese sono venuti a dare la propria vita per liberare l’Europa dal Nazi-fascismo e hanno mantenuto una presenza militare in Europa che ha costituito l’unico deterrente contro la comunistificazione dell’occidente europeo. A consolidare il suo ruolo di organizzazione democratica e democraticamente gestita è proprio la corsa ad aderirvi da parte di quei paesi che si liberavano dal gioco sovietico. La NATO e le maggiori democrazie che ne fanno parte, aiutano oggi l’Ucraina nella sua eroica resistenza contro un anacronistico rigurgito di sovietismo capitalistico, nella convinzione che in un mondo globale la difesa della democrazia del mio vicino equivale alla difesa della mia democrazia.
L’Italia, con tutto l’orgoglio di cui la sua storia esige, non può che nutrire gratitudine per gli Stati Uniti e la NATO di cui fa parte ricoprendo ruoli di responsabilità e difenderne i principi democratici che ne ispirano da decenni la storia. L’anti atlantismo becero resta solo un concetto sterile perché non offre alternative oggi come non ne offriva quando le Brigate Rosse volevano cambiare il corso della nostra storia. Un anti-atlantismo destinato a fallire come fallì il terrorismodegli anni 70.
Sergio Franchi