L’ultimo libro dell’economista ex dirigente Banca d’Italia Fabrizio Barca
Disuguaglianze e conflitto
Fabrizio Barca, ”Disuguaglianze e conflitto un anno dopo. Dialogo con Fulvio Lorefice”, Ediz. Donzelli, Roma 2023, pp. 142 Euro 2023.
Barca, Economista e Statistico, ex dirigente di ricerca per la Banca d’Italia, presidente del comitato OCSE per le Politiche territoriali ex Ministro per la coesione territoriale con il governo Monti. Fabio Lorefice analista geo politico, ricercatore di Storia contemporanea Univ. di Bologna. Entrambi fanno parte (F. Barca ne è dirigente) del Forum Disuguaglianze e Diversità. Nell’autunno del 2021 e fino i primi mesi dell’anno successivo, i due intrapresero un serrato dialogo che intendeva percorrere analiticamente le tematiche emergenti dallo scenario geopolitico ed economico in quel periodo segnato dalla pandemia, dalle numerose crisi economiche che si susseguivano a scadenza annuale alla vigilia dello scoppio della guerra Ucraina- Russa. Da quelle conversazioni veniva tratto un testo, pubblicato sempre da Donzelli, dal titolo “Diseguaglianze, Conflitto, Sviluppo”; poco più di un anno dopo : nel marzo 2023 i due co autore riprendono il dialogo facendo il punto sulle nuove situazioni che si sono venute a determinare in Italia e in Europa a seguito del conflitto Russo-Ucraino, il superamento definitivo della pandemia e le vicende socio economiche che ne seguirono, la vittoria delle destre, la Schlein nuova segretaria del PD, e la ‘retrocessione’ dell’Europa (cfr. da p. 67 a 85) a partner secondario della Nato ecc.
Il tutto in un coacervo di vecchie e nuove fragilità, esclusioni e tensioni sociali che Barca e Lorefice documentano con puntualità e rigore. Tensioni determinate dalla situazione delle classi sociali italiane, dalle condizioni legate all’ambiente e al ritorno al fossile, dalle appartenenze di genere, di razza, le trasformazioni tecnologiche e la ’decrescita’ dei ceti medi. Le origini della situazione Russo-Ucraina sono affrontate facendo anche ricorso a una breve ma esauriente ricostruzione storica risalente ai tempi di Gorbaciov e Eltsin (cfr. da p. 15 a 46). Nel capitolo successivo i due si occupano della de-globalizzazione o ri-globalizzazione selettiva: un processo inedito che influirà -tra le altre cose- negativamente sulla transizione delle fonti energetiche, annullando in nome degli interessi degli stati emergenti, quella sensibilità ambientale che si era determinata in questo ultimo quarto di secolo fino a un quinquennio fa (cfr. p. 48).
Per non parlare della conflittualità ‘diffusa’ che un generale riassestamento globale può determinare, la generalizzata corsa al riarmo mondiale, poi il declassamento a ruolo di secondo piano dell’Europa che fa il paio con l’arretramento, in Italia, dei partiti politici (e della Politica più in generale) dopo la pur necessaria vicenda Draghi. Successivamente la vittoria della destra che può fare da battistrada a un’ondata di destra in tutta Europa e in altre parti del globo con le conseguenze sugli assetti di Welfare che possiamo immaginare, la continuazione rafforzata delle politiche liberiste ammantate da populismo e da sovranismo; pratiche, simbologie, linguaggi tipiche della destra corporativa e conservatrice.Infine la sinistra e il partito che non c’è, la Schlein e le vicissitudini dei 5S e del cosiddetto terzo polo. Le analisi e le riflessioni interdisciplinari di due studiosi si sinistra, ma né politicamente né partiticamente allineati, in merito a questo ultimo biennio.
Un biennio segnato da eventi e cambiamenti epocali in Italia, in Europa e nel mondo.
Giuseppe Chitarrini
Gli ordini di protezione
Le cronache ci riportano, con frequenza desolante, notizie di violenze consumate in ambito familiare, tra quelle mura domestiche che spesso si rivelano mortifere e spietate. Il nostro ordinamento offre alcuni strumenti per reagire a tali abusi, sia in ambito penale che civile.
Delle tutele civilistiche scriveremo in questo spazio, con riferimento agli “ordini di protezione contro gli abusi familiari”.
Anzitutto definiamo cosa sia un abuso familiare; la legge lo descrive come quella condotta, posta in essere da un coniuge o da altro convivente, idonea a ledere la salute, l’integrità morale o la libertà (intesa come capacità di autodeterminarsi), dell’altro coniuge o di altro convivente. Sono comportamenti idonei ad integrare un abuso familiare, ad esempio, le percosse, le minacce, gli insulti, i controlli asfissianti, la violenza assistita (che si verifica quando un minore assiste a scene di violenza poste in essere da un genitore a danno dell’altro), la privazione di mezzi necessari alle primarie esigenze di vita. Tali condotte, il cui elenco è solo esemplificativo e non tassativo, per poter legittimare l’emissione di un ordine di protezione, devono essere valutate sia a livello qualitativo che quantitativo; si dovrà quindi considerare la loro idoneità a rappresentare un grave pericolo per chi ne è vittima, nonché la loro entità, la durata nel tempo e la loro capacità offensiva. Parte della giurisprudenza ritiene, inoltre, che l’offesa debba essere prodotta mediante reiterate condotte pregiudizievoli, altre pronunce ritengono invece sufficiente anche un solo episodio violento. Per quanto invece attiene all’estensione soggettiva di questa tutela, il soggetto protetto non è solo il coniuge ma ogni convivente, per cui, ad esempio, anche i genitori vittime di maltrattamento da parte dei figli. Inoltre gli ordini di protezione possono essere disposti anche quando la convivenza è cessata, come previsto, a seguito della riforma Cartabia, dall’art 473 bis 69 del codice procedura civile.
Terminiamo questo breve contributo vedendo quali provvedimenti possono essere adottati dal giudice civile a tutela delle vittime di abuso familiare. Il giudice, in primo luogo, ordinerà al soggetto che ha realizzato l’abuso di interrompere la sua condotta e di allontanarsi dalla casa familiare, inoltre, se fosse necessario, gli ordinerà di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima, quali il luogo di lavoro, la casa della sua famiglia d’origine o dei suoi congiunti o i luoghi d’istruzione dei figli. Può anche essere disposto l’intervento dei servizi sociali o di associazioni a sostegno della vittima. Tutti questi interventi però sarebbero poco incisivi se non venisse assicurato alla vittima anche un sostegno economico; spesso infatti le vittime non dispongono di redditi propri e dipendono economicamente dal convivente che le ha abusate e che viene allontanato dalla casa. In questi casi, il giudice può disporre il pagamento periodico di un assegno a favore del convivente che, per effetto dell’allontanamento dalla casa familiare dell’abusante, sia rimasto privo di mezzi economici, fissando le modalità per la sua corresponsione e prevedendo, se necessario, che l’importo sia versato all’avente diritto direttamente dal datore di lavoro dell’obbligato, detraendolo dalla retribuzione di quest’ultimo.
Spetterà al giudice fissare la durata di questi provvedimenti, che non potrà comunque superare l’anno, pur essendo prevista la possibilità di proroga in presenza di gravi motivi e per il tempo strettamente necessario. Sono quindi provvedimenti temporanei, per far fronte a situazione di urgenza, il cui fine è proprio evitare il degenerarsi di una relazione familiare turbata.
Avv. Alessandra Lupi
Se avete domande su questo argomento potete scriverle all’indirizzo mail studiolegaleal@virgilio.it.
L’Avv. Alessandra Lupi riceve a Roma e Lido dei Pini, previo appuntamento telefonico ai numeri 06.9178201 oppure 349.6358027. (@alessandralupiavv #iltaccuinogiuridicodellavvalessandralupi).
Oggi parliamo della terapia del colore con Jessica
La cromoterapia
Parliamo oggi di Cromoterapia e lo facciamo con Jessica.
Ciao Jessica, prima di addentrarci nel tema ci dai una definizione di cromoterapia?
“La cromoterapia è la terapia del colore. Con l’aiuto del colore si vanno a calmare stati emotivi e psicologici alterati da una determinata situazione emotiva. Lavorando con i colori adatti riusciamo ad esprimere al mondo ciò che siamo”.
- Quando ti sei avvicinata al mondo del colore?
“Ero piccolissima e questa passione mi è stata trasmessa da mio padre Secondo Ghelli, che ringrazio infinitamente. Papà vendeva tele per le strade di Roma. La pittura era il suo regno e con lui ho avuto un rapporto bellissimo. Se devo associare un colore a mio padre lo associo al giallo. Per me il giallo è il colore del Sole, rappresenta la casa, la famiglia. Quando lo indosso mi sento energica, sto bene emotivamente, mi sento allegra e piena di gioia. Il giallo è papà”
- Da piccola e poi da adolescente come è cambiato il tuo rapporto con la pittura?
“Da piccola dipingevo un po’ dappertutto usando colori molto accesi, poi sono andata al liceo artistico è lì ho avuto modo di studiare nuove tecniche e di approfondirle. Ho avuto un rapporto molto stretto con gli acquerelli. L’acqua rappresenta le emozioni e in quel periodo ero un po’ malinconica. Dipingevo con questa tecnica e i miei disegni rappresentavano il mio stato d’animo. Ad un certo punto una mia amica di nazionalità russa mi propone un set di colori provenienti dalla sua nazione e lì mi si è aperto un nuovo mondo. Ho iniziato un nuovo viaggio interiore iniziando a dipingere argomenti che riguardavano la botanica ed è nato intorno ai 18 anni il mio amore per l’insegnamento.
Durante il liceo ho partecipato con la scuola a diversi contest su temi astratti con tecniche ad olio e i miei dipinti arrivavano sempre a classificarsi nelle prime tre posizioni.
Terminato il liceo continuo il percorso e mi iscrivo al RUFA (Rome University of Fine Arts), accademia belle arti di Roma e in quel momento inizia il mio vero percorso”.
- Infatti da qui tu poi sei andata avanti ed oggi trasmetti questa tua passione ai bimbi della primaria, essendo tu docente di una scuola parentale di Aprilia. Ci racconti questa ultima parte del tuo percorso?
“Il RUFA mi ha fatto crescere tanto ed esplorare nuovi mondi. Ho avuto modo di conoscere vari artisti, ho partecipato a diverse mostre anche con i miei insegnanti e ho sempre avuto dei riscontri positivi. Inizio il mio percorso un po’ bohèmien (termine francese che indica l’artista che vive in modo anticonformista, libero n.d.r.) dove con i miei compagni si dipinge insieme, si condivide la pittura e si ascolta la musica per ben tre volte a settimana”.
- A questo punto la domanda nasce spontanea: “alla cromoterapia come ci sei arrivata”?
“Dopo un percorso personale, terminata l’accademia, mi sono avvicinata al mondo olistico in cui ho scoperto tecniche meditative, il reiki, i tarocchi e la numerologia. Frequentando un corso dedicato alla cromoterapia ho avuto la possibilità di riavvicinarmi ai colori con una visione molto più profonda. Ho avuto modo di applicare questa scienza olistica abbinandola ad altre tecniche sopra citate e ho avuto una consapevolezza sempre più forte di come tutto sia energia del colore.
Non è un caso che i chakra abbiano dei colori specifici ed abbinati a cristalli di uno specifico colore ed oli essenziali con tecniche meditative l’individuo può arrivare a sperimentare la calma interiore e a provare un nuovo stato di benessere.
Il colore giusto ha un suo potere e un suo messaggio e una volto scoperto il proprio si possono superare dei blocchi emotivi che magari ci tengono fermi su una determinata situazione.
La cromoterapia ti rimanda alla natura, noi siamo natura, siamo circondati da colori dentro e fuori di noi”.
- E oggi oltre a insegnare ai tuoi piccoli il mondo dei colori cosa fai?
“Attualmente collaboro con colleghi che si occupano di danza e teatro e con loro cerchiamo di portare le persone a stare bene, rilassate e in pace con loro stesse”.
- Un sogno che vorresti condividere con noi?
“Fondare un’officina dell’arte olistica e non solo. Un mondo parallelo dove poter aiutare le persone a stare bene con loro stesse e con i propri simili condividendo momenti di quotidianità in serenità e tranquillità.
Oggi sono arrivata a un percorso di vita dove ho imparato a gestire lo stress grazie ai miei colori.
Tutto questo lo devo a mio papà Secondo cui voglio dirgli grazie pubblicamente per avermi fatto conoscere questo mondo speciale”.
Una donna in continua evoluzione con la capacità di farti un piccolo quadro di te semplicemente osservando la maglietta che stai indossando.
Quello che ho notato di bello in Jessica il suo essere osservatrice, empatica e tanto accogliente.
Potete seguirla sui suoi profili instagram: jessica_ghelli_ e facebook: Jessica Ghelli https://www.facebook.com/profile.php?id=61550652248413 e se vi ha incuriosito sapere il perché il bianco è il vostro colore preferito potreste approfondirlo insieme a lei.
Barbara Balestrieri