L’invito di una signora che ha scoperto la cultura a tarda età
Leggete leggete
Questo l’invito fatto da nonna Marisa, 90 anni appena compiuti, ai suoi giovani fratelli (ultraottantenni), ai suoi figli ed agli innumerevoli nipoti e pronipoti. Nonna Marisa ai suoi tempi ha frequentato la quarta elementare ed ha sempre lavorato duramente nei campi. Ha superato la seconda guerra mondiale lavorando come un uomo per vincere la fame. Sposata, ha poi fatto crescere i suoi cinque figli con il sudore della sua fronte. Ha superato a testa alta i tanti grandi e grandissimi dolori che una vita dura le ha riservato. E’ stata sempre curiosa di sapere e non avendo libri da leggere cercava di darsi delle risposte consultando l’enciclopedia e così ha imparato la posizione e l’altezza delle montagne e la lunghezza dei fiumi. Sa a memoria la profondità dei laghi. Conosce per nome tutte le parti del corpo umano. Già la curiosità. Per questo, per i suoi 90 anni,nonna Marisa, si è fatto donare da parenti ed amici libri di vari generi con dedica. Poi, dopo averli letti, li restituisce ai donatori nella speranza che chi si vede restituire il libro inizi a leggerlo. La sua spiegazione lascia stupiti:
“Leggendo si ha la possibilità di conoscere nuove realtà, nuovi mondi e nuove usanze. Più si legge più si stimola la curiosità di sapere. I libri insegnano a comprendere il mondo, ad approfondire, a riflettere ed a pensare. Le storie ci fanno provare dei sentimenti, delle emozioni e questo ci arricchisce”.
Secondo l’ISTAT i lettori di libri e di carta stampata sono in calo ed andiamo verso una nuova analfabetizzazione. Il mondo è digitalizzato e non ci sono più pagine da sfogliare e profumo della carta stampata da sentire. Tutto scorre velocemente davanti agli occhi e spesso non si comprende il testo letto. La curiosità di sapere non è stimolata e del resto perché pensare,riflettere , immaginare o farsi domande se tutto ci viene fatto offerto tramite i social? Le notizie non sono attendibili ma a chi veramente importa sapere la verità? Le scienze? Lontanissime. Nonna Marisa va controcorrente; trova oggi nei suoi libri la via della conoscenza, di quella conoscenza che una vita difficile le ha impedito. Lo vuole dire a tutti, lo vuole far sapere: che in quelle pagine c’è la vita ma la sua aspirazione dovrà confrontarsi con un falso ed ineluttabile concetto di progresso.
Costanza Fabiano
Il dibattito sul salario minimo appare come una nuova trovata ideologica
Il salario minimo non serve
E’ stata lanciata in rete una petizione, “salario minimo subito”, aperta a tutti i cittadini per sollecitare il governo ad approvare una legge che garantisca il salario minimo a tutti i lavoratori italiani. L’iniziativa è del Partito Democratico, di Azione, di Europa Verde e di Sinistra Italiana ed è supportata dal Movimento 5 Stelle che, quando si tratta di populismo, non manca mai e da Più Europa; ma senza Italia Viva. Continuo a domandarmi perché la democrazia praticata debba essere umiliata da iniziative come quella delle primarie del PD o appunto come quella della petizione www.salariominimosubito.it alla quale anche Pippo, Topolino ed il Commissario Basettoni hanno aderito. La petizione on line è aperta a tutti; non identifica l’IP del computer di chila sottoscrive e non seleziona chi vi partecipa, per cui se una persona vuole aderire centinaia di volte può liberamente farlo e, non vado lontano dalla realtà, se ipotizzo che alcuni sostenitori si possano essere adoperati a far lievitare il numero dei partecipanti.
Questa petizione è una cosa di nessun conto e sbandierarne i risultati è solo segno di debolezza politica e di mancanza di strumenti più efficaci per tallonare il governo. Ma poi c‘è un altro aspetto che rende questo esercizio di pseudo democrazia ridicoloed è il fatto di chiedere alla gente se vuole essere meglio retribuita che è come chiedere ai napoletani se vogliono il reddito di cittadinanza o ai contribuentiesasperati se vogliono abolire le tasse.Ma le retribuzioni degli italiani sono una cosa seria come è serio il problema del lavoro povero.
Fare paragoni fra lo stipendio di un italiano con quello di uno svizzero significa non essere mai stati in Svizzera dove le mele si comprano come i mango in Italia e cioè ad unità e costano un Franco e cinquanta l’una e dove non esiste che un elettricista ti faccia un lavoro senza che ti rilasci regolare fattura a garanzia del fatto, quindi, che lui paghi le tasse su quanto ha percepito. 128 miliardi di evasione fiscale sono ricchezza occulta ma ricchezza reale che resta nelle mani di chi non paga le tasse e fra questi non mancano lavoratori “poveri” che fanno un secondo lavoro in nero. Fare paragoni fra sistemi diversi e fra differenti poteri di acquisto non sempre rende l’idea: in Italia esiste, per esempio, un emolumento che, tranne in Olanda ed in pochissimi altri stati del mondo, non esiste altrove e cioè la tredicesima e la quattordicesima mensilità. Quindi il lavoro in Italia è ben retribuito? Assolutamente no, ma allora si deve fare un discorso globale sul lavoroe sulle retribuzioni.
Se si attuasse il salario minimo obbligatorio, al quale i sindacati sono stati sempre contrari quando c’erano governi di sinistra, un guardiano notturno, che siede per 12 ore in un punto di controllo o una badante che passa giorno e notte con un assistito, dovrebbero percepire 2500-3000 euro al mese. Ma allora chi potrebbe permettersi una badante per un proprio familiare invalido? Che salario dovrebbe prendere un giovane ingegnere del sistema pubblico o privato e un infermiere che hanno speso anni di studio per acquisire le loro capacità e che fanno un lavoro altamente specializzato? 5000, 7000 Euro al mese? Oppure dovrebbe prevalere il metodo praticato nella Russia Sovietica in cui il dirigente e l’operaio percepivano la stessa paga? E’ una scelta, ma non si può prendere solo in considerazione quella che appare essere la fascia di reddito più bassa lasciando il sistema inalterato. E poi su chi graveranno i maggiori oneri per le imprese? Ma, come al solito, sul consumatore finale del servizio prestato: andando ad alimentare la tendenza inflazionistica che sta creando squilibri gravissimi.”Ma c’è in tutta Europa” che fa il paio con“ce lo chiede l’Europa”. Non mi piacciono i paragoni perché servono spesso solo a tirare la coperta su ciò che si vuole coprire. E’ vero, nella maggioranza dei paesi europei esiste un salario minimo obbligatorio ma in Germania, con un costo medio della vita di circa il 35% maggiore dell’Italia e con un salario medio superiore di circa il 60% di quello italiano, il salario minimo è di 9,19 Euro, in Spagna con condizioni socio-economiche e stipendio medio assimilabili a quelle italiane, il salario minimo è di 6,09 Euro. Anche in Bulgaria c’è un salario minimo imposto ma è dell’1,62 Euro l’ora. Ritengo quella del salario minimo e la campagna che ne sostiene la richiesta solo un’iniziativa fortemente demagogica condotta dauna coalizione che non sembra avere battaglie migliori da combattere. Una coalizione di cui fa parte chi già aveva abolito la povertà per legge, che aveva permesso ai proprietari di una villa di restaurarsela a spese dello Stato e che ha governato il Paese a colpi di scostamenti di bilancio.
Il mercato del lavoro in Italia deve essere riformato rimuovendo le incrostazioni lasciate da anni di sindacalismo disordinato ed ai sindacati, regolati attraverso una legge che ne chiarisca le funzioni che attualmente sono quelle definite dallo Statuto dei Lavoratori di 53 anni fa, vengano assegnate responsabilità che ne esaltino la rappresentatività e ne eliminino la frammentazione: che è il germe piu patogeno del lavoro povero. Si chiudano le sigle micro-sindacali che hanno bloccato per anni trattative essenziali per i lavoratori e si elimini la possibilità dei contratti pirata; si creino rappresentanze sindacali che facciano solo l’interesse dei lavoratori e siano meno inclini adeccessivi strabismi politici; insomma si torni alle trattative nazionali per categoria che sono l’unico ed efficace modo di tutelare i lavoratori da stipendi da fame anche fissando minimi salariali articolati che tengano conto di professionalità e specializzazioni. Il Governo deve intervenire continuando a sgravare il salario da uniniquo ed inaccettabile cuneo fiscale per concorrere ad una generica lievitazione delle retribuzioni in questo Paese. Sergio Franchi