La stampa incapace di interpretare la realtà e le vicende politiche attuali
Meloni prima e poi
Il giornalismo d’informazione è sempre basato sulla notizia, quello politico, in particolare, è alimentato dagli eventi e dalle curiosità che spesso la politica offre in abbondanza. L’attendibilità di un articolo si misura nella modalità in cui esso è strutturato, a parte i fondamentali “chi, quando, dove, come e perché”, l’informazione seria ed attendibile dovrebbe sempre distinguere la notizia e cioè i fatti, dal commento di chi li racconta. In Italia non è così: si legge sul giornalismo cartaceo ma ancor più si assiste in quello televisivo a dibattiti nei quali si riesce a malapena a distinguere il giornalista dal politico. La gazzarra a cui si assiste nei tanti talkshow delle nostre televisioni haben poco a che vedere con l’informazione, col giornalismo e nemmeno con dibattito serio tra le parti politiche. Giornalisti, come Daniele Capezzone, che lancia i suoi “si vergogni“ a rappresentanti politici dell’opposizione e parlamentari, come un certo Michele Gubitosa, che nega tutto anche l’evidenza per quanto riguarda le azioni positive del governo.
Il lettore ed ancor meno lo spettatore fanno una gran fatica a comprendere come stanno realmente le cose. Lo stesso parlamentare che, tanto per la cronaca, è uno di quelli che è stato eletto in Campania perché, dopo aver eliminato la povertà, aveva millantato la capacità del suo partito di mantenere il reddito di cittadinanza, è arrivato ad attribuire “alla Meloni” un “totale fallimento della terza rata del PNRR” perché, invece dei previsti 19 miliardi, l’importo era stato di 18,5, con mezzo miliardo rimandato alla quarta rata. Ma che sta facendo il Governo? Come sta andando il nostro Paese? La congiuntura globale è decisamente negativa e, per alcuni aspetti, drammatica eppure il nostro Paese vanta un incremento del PIL superiore a quello della Francia e della Germania che è in netta recessione ed il tasso di disoccupazione è sceso al 7,4% , come mai negli ultimi 20 anni. L’indice di fiducia dei consumatori cresce al 108,6, quello delle imprese sale al 107,8, nonostante un’inflazione indotta molto elevata.
Il cuneo fiscale è stato abbattuto di 4 punti portando un po’ di ossigeno ai redditi più bassi e la tendenza è quella di procedere con ulteriori abbattimenti utilizzati anche come strumento generalizzato di aumento dei redditi del personale dipendente. Il reddito di cittadinanza è stato abolito e sostituito con un più equo e sostenibile sostegno alle famiglie bisognose e da un sistema di avviamento all’impiego la cui efficacia è però tutta da verificare. Il disastroso superbonus del Governo Conte, che ha permesso di restaurare le ville di migliaia di italiani ed anche qualche castello , a carico dei contribuenti, con danni incalcolabili sulle nostre finanze,è stato fortemente ridimensionato. Una frenetica attività riformatrice, che si è già esplicata in una cinquantina di provvedimenti tra decreti legge, disegni di legge e disegni di legge delega, è in atto con proposte sulla giustizia, sul sistema fiscale e contributivo, sulla scuola, sulla famiglia, sul sostegno alla natalità, con un tasso di approvazione del 56,1%, il più alto nella storia della Repubblica dopo quello del Governo Renzi.
Ma la sorpresa della ragazzotta della Garbatella è quella che si fa apprezzare da tutti. Ricordo le minacce di quella stampa addomesticata: “Meloni, pericolo per l’Italia” , “Con Meloni l’Italia fuori dall’Europa”, “La donna più pericolosa d’Europa”, “La post fascista che vince le elezioni in Italia con l’aiuto di Putin con conseguenze estreme”. Ora abbiamo il Times che titola “Giorgia Meloni leader più popolare d’Europa”. Il Figaro scrive “percorso senza errori” e, a denti stretti, anche dal PD sprazzi di onestà intellettuale azzardano “è meglio del previsto”, “è capace”. Insomma da reietta a protagonista della politica internazionale, che incontra il Presidente degli Stati Uniti su richiesta di quest’ultimo e ci parla di NATO, di Ucraina ma anche di immigrazione e che mette Roma al centro del Mediterraneo convocando una conferenza europea ed africana sull’immigrazione, che resta uno dei problemi più difficili da risolvere. Stipula patti con la Tunisia e si porta dietro a garanzia la Presidente della Commissione Europea e viene definita, dal Presidente della Repubblica di Albania, intervistato da Fazio nella sua nuova trasmissione sul Nove, come: “La più importante novità politica in Europa”.
Dopo l’imbarazzante duo Conte-Di Maioed il catastrofico avvicinamento alla Cina con l’adesione alla “via della seta”, dopo una dissennata politica energetica filo russa, dopo i segni di vergognosa sudditanza con la visita a dittatore della Cirenaica Haftar, la politica gestita, inaspettatamente, con successo da un Presidente del Consiglio e da un Ministro degli Esteri che parlano correttamente quattro lingue, stanno riportando l’Italia nella posizione di protagonista che merita. Certo che resta la spina nel fianco dell’immigrazione clandestina, un problema irrisolto, che il sistema “Europa” preferisce non venga risolto, perché, in vista delle prossime elezioni europee, sarebbe un successo del Governo e della sua Presidente e questo destabilizzerebbe gli equilibri politici di Bruxelles. Che esistano poteri non tanto occulti che stanno usando l’arma dei migranti per frenare l’attivismo del Governo Italiano non è un segreto; se un Governo finanzia una ONG, che per definizione è un “Organizzazione Non Governativa”, non lo fa per beneficienza. Sono convinto però che la Presidente del Consiglio, che dispone di una maggioranza solida e coesa, ne verrà fuori con la costernazione del povero Gubitosa che dovrà continuare a negare l’evidenza per ordine di scuderia.
Sergio Franchi
Un’etica appiattita su un falso conformismo
Politically correct
Nel decorso ventennio è diventato di moda, nella vita sociale del nostro Paese, una specie di misuratore delle espressioni, un segnalatore delle sgrammaticature lessicali e per essere alla page con il provincialismo più bieco lo abbiamo chiamato “politically correct”. Ho voluto verificarne il significato nel vocabolario e ho sintetizzato che il corretto politicamente è “detto di comportamenti, atteggiamenti, discorsi prudentemente sorvegliati, tali da non offendere la sensibilità e il rispetto generale” ma può anche essere sinonimo di “bigotto, conformistico e ipocrita”. In Italia è diventato e costituisce una specie di “rivoluzione culturale” tutta scritta in un tacito manuale rosso di maostica memoria.
E così i ciechi sono diventati “non vedenti”, i menomati fisici “diversamente abili”, i negri “cittadini di colore”, i carissimi e utilissimi bidelli sono diventati “collaboratori scolastici” e gli spazzini sono assurti al ruolo di “operatori ecologici” e cosi via. Ma niente ha cambiato la condizione degli interessati. Oltre al linguaggio si è passati, in modo subdolo e progressivo, al controllo degli atteggiamenti e non è possibile criticare i Rom che rubano perché non si deve criticare un’etnia, non si può nemmeno alludere all’orientamento sessuale di una persona perché non solo non è “politically correct” ma una proposta di legge vorrebbe diventasse reato. E poi diventa politically correct chiamare famiglia qualsiasi microorganismo sociale, prendere in affitto il corpo di una donna pagando un canone molto elevato per riprodurre la specie ed amenità di questo genere.
Insomma si è passati ad un controllo etico che non è di un paese a democrazia matura ma di una società che risente di una forte influenza ideologica; un’influenza alimentata da giornalisti, da scrittori, da sociologhi e da politologhi orientati a sinistra: anche perché la destra non dispone di influencer culturali di pari caratura. Poi arrivò uno che di mestiere fa il generale e, come un generale tirò fuori l’Italia dal Covid, ha pubblicato un vademecum con cui propone di uscire dall’equivoco con l’intento di riportare le opinioni dalla parte giusta al di fuori di una correttezza politica, spesso innaturale e quasi sempre illogica. Opinioni e comportamenti che un’evoluzione involuta ha inteso non solo definire leciti ma che pretende che essi debbano anche essere considerati come prevalenti.
Mondo al Contrario è un forte attacco al “politically correct”, alle storture ed alle illogicità in cui il mondo italiano si è rannicchiato. E per farlo prende a termine di paragone, la natura, la logica, i numeri ed il buonsenso. Che non si sia capaci di utilizzare uno dei tantissimi termini italiani per definire un gayda il senso della manipolazione culturale di cui la materia è oggetto; che il “gay pride sia turpe e blasfemo”, non è un’affermazione peregrina se si porta in giro l’immagine della Madonna nuda; che un’etnia prevalga sempre sulle altre, lo dice l’evidenza storica. Perché le femministe si offendono per essere chiamate fattucchiere se uno degli slogan che esse usano è: “tremate, tremate le streghe son tornate”?. Perché continuare a definire normale ciò che la natura e milioni di anni di storia hanno considerato anormale? Non è normale per una coppia di donne o di uomini riprodurre la specie checché ne dicano gli intellettuali dell’intellighenzia nostrana. Perché deve soffrire le pene e pagare i costi di un processo chi ha sparato ad una persona che è entrata nella sua abitazione per rubare o per uccidere?
Comportamenti ed espressioni che anni di vita “al contrario” ci hanno forzato a considerare come normali, come necessari per un giusto equilibrio sociale, ma che molti di noi hanno sempre considerato figli di una normalità ideologicamente surrogata. Che la violenza provenga da quella che il sistema “al contrario” definisce vittima è plasticamente rilevabile dai fatti; se è vero come è vero che le violente dimostrazioni sono contro la Giornata Internazionale della Famiglia e l’impedimento a presentare un libro sulla famiglia tradizionale da parte di una donna Ministro della Repubblica, provengono proprio da quelle minoranze ritenute perseguitate. Non sono a conoscenza di un gay pride contestato dagli eterosessuali, o manifestazioni per bloccare una delle tante iniziative inneggianti alla “famiglia arcobaleno”.
Il generale Vannacci ha aperto un varco, ha detto ad ognuno di noi che non siamo soli a pensare che le favole hanno un forte carattere educativo, che per fare un figlio ci vuole un uomo ed una donna, che la difesa è sempre legittima, che ogni popolo ha diritto di difendere la propria storia e la propria identità, che la libertà di espressione deve avere un valore assoluto quando esiste il rispetto degli altri. Insomma tutti concetti condivisi da popoli moderni e da democrazie avanzate, tutti concetti e comportamenti che si possono porre in atto senza la necessità di violentare la logica e la natura.
Sergio Franchi