La rassegna organizzata al Forte Sangallo dall’associazione culturale Hangar
Festival Nettuno Jazz
Si è conclusa domenica 25 agosto con il concerto del trio di Francesco Bruno, la quarta edizione del festival Nettuno Jazz.24 Segnali Dal Forte, rassegna organizzata presso il Forte Sangallo dalla Associazione Culturale Hangar con il contributo del Comune di Nettuno, sotto ladirezione artistica di Francesco Bruno.
Grandi nomi del jazz, quali Javier Girotto e Vince Abbracciante, Angelo Valori & Medit Voices, Francesco Bruno Trio, performance di danza con Simona Crivellone, di teatro con Arianna Siraco, di poesia con Iago (Roberto Sannino), le mostre d’artecon Leonardo Leonardi, Silvana Maltese, Mirella Celani, Monica Celestino, Monica Galli, Roberta Ghelli, e l’angolo Ascolta la voce dei fiori: un omaggio al Dottor Bach a cura di Valeria Ballarati, hanno coinvolto ed emozionato i tantissimi spettatori accorsi (sold out per tutte e tre le serate) in questo magicosalotto artistico, incorniciato nella nottedalla bellezza del Forte Sangallo.
Alfamusic, storica etichetta indipendente italiana, con un vastissimo catalogo jazz, ha proposto una guida all’ascolto dei brani storici del Jazz su vinile insieme agli artisti presenti.
Per i palati più raffinati dalle ore 20 alle 21 tutte le sere nel cortile esterno del Forte Sangallo è stata servita agli spettatori una degustazione di vini a cura della prestigiosa casa vinicola La Divina Provvidenza di Nettuno, vincitrice del Vinitaly 2024.
In questa edizione del Festival Nettuno Jazz.24 - Segnali dal Forte, la Banca di Credito Cooperativo di Nettuno è stata sponsor ufficiale. Motivo di orgoglio in nome della Cooperazione.
“Segnali Dal Forte”, che quest’anno è stato dedicato alla figura di Giacomo Matteotti per la ricorrenza dei cento anni dalla sua morte, dicono gli organizzatori, è ormai un brand del territorio di Nettuno per i valori di comunità che esprime e le emozioni che suscita, volontariato, cultura e inclusione, ne fanno, anno dopo anno, un evento unico e un capitale umano da non disperdere.
Nettuno in Folklore 2024
Nella serata del 24 agosto, nel Sagrario della Chiesa Madonna delle Grazie di Nettuno si è svolta la IV edizione dell’evento culturale Nettuno in Folklore che ha visto la partecipazione di Italia, Bulgaria, Repubblica Ceca e Taiwan. La manifestazione si è svolta in maniera impeccabile grazie alla presenza del Gruppo di Volontariato della Polizia di Stato che ha garantito il regolare svolgimento dell’importante evento culturale, ottenendo il plauso del Presidente della Stella del Mare Gianfranco Rabini, organizzatore dell’evento, e del Prefetto Antonio Reppucci.
Un grazie particolare da parte del Presidente ANPS Francesco Elviretti verso tutti gli operatori ODV e in particolare ai responsabili del Gruppo per l’organizzazione della sicurezza.
Pietro Cappellari sui delitti degli angloamericani
Omertà e compiacenze
Nettuno, 15 Agosto – Ogni tanto siamo costretti a tornare a parlare dei crimini commessi dai “liberatori” nel 1944 a Nettunia. E questo non per una nostra fissazione, ma per la scoperta di documenti che gettano nuova luce su quanto avvenne nelle nostre città durante l’occupazione angloamericana. Episodi da sempre censurati e addirittura cancellati dalla memoria collettiva che chi ama e studia la storia da uomo libero non può ignorare. Del resto, lo sbarco degli Alleati del 22 Gennaio 1944 è vissuto non certo come un fatto storico, ma come “celebrazione politica”, meglio, come “celebrazione ad uso politico”. Una sorta di “giornata di ringraziamento” a chi ci ha donato “libertà” e democrazia, obbligatoria per tutti… e guai a chi tenti di rovinare la “festa”, facendo notare le falsità e l’immoralità di certe ricostruzioni storiche. Ma così va l’Italia, ed Anzio e Nettuno fanno pur sempre parte di questo Bel Paese, dove addirittura un Comandante partigiano, accusato dai suoi stessi compagni di sequestro, stupro e duplice omicidio di collaboratori della Resistenza, è stato elevato agli onori degli altari solamente per fare uno spot antifascista, mentre eroi di guerra come Mario Bertoni, per fare un esempio, sono ignorati.
Di crimini degli Alleati contro la popolazione civile ne abbiamo parlato già nel nostro studio Lo sbarco di Nettunia e la battaglia per Roma (Herald Editore, 2010), ricordando, tra gli altri, il caso della diciassettenne Giulia Tartaglia, cancellata dalla memoria collettiva solo per non rovinare la falsa storiella dei “liberatori”… con la fantasiosa Angelita-strappalacrime al seguito… Ma Giulia è veramente esistita, Angelita no. Eppure, se chiedete in giro, nessuno vi dirà della prima, mentre sarete inondati di cialtronerie sulla seconda. Sanno di mentire e… mentiranno.
Grazie all’attività di rigorosa ricerca storica del Cav. Emiliano Ciotti, Presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate, si sta procedendo alla catalogazione dei crimini commessi in Italia dagli Angloamericani. Dagli archivi dell’ANVM sono usciti fuori dei documenti in cui si elencavano altre violenze compiute dai cosiddetti “liberatori” a Nettunia, non ultima quella contro il quattordicenne Armando Mariani, investito da un soldato afroamericano e lasciato morire ai bordi di una strada con un’indifferenza che cela malamente puro sadismo e la strafottenza tipica di alcuni militari statunitensi contro la popolazione civile.
Oggi, sempre dagli archivi dell’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate, esce un documento che ci racconta un’altra tragica storia ignorata da tutti.
Era il 2 Agosto 1944 e nella Nettunia “liberata” si moriva letteralmente di fame. Finita la Bengodi della “testa di ponte”, con valanghe di cibarie a disposizione anche dei pochi civili non sfollati, la popolazione era rimasta in balia degli eventi. E quelli che pian piano ritornavano si trovavano davanti un paesaggio spettrale.
Alle 6:00 di quel 2 Agosto, in zona Falasche, agro di Nettunia, un soldato alleato – ovviamente mai identificato – scorse un civile avvicinarsi ad un deposito alimentare militare, oltrepassando il filo spinato che lo delimitava. Non ci volle poi molto per capire che si trattava di qualcuno introdottosi furtivamente nel campo per cercare di rubare qualche scatoletta di cibo. La sentinella intimò perentorio l’alt, ma il giovane, vistosi scoperto, preso dal panico, tentò di fuggire. Il soldato non esitò, caricò il fucile e sparò con decisione alla schiena del ladro che cadde a terra in una pozza di sangue. Trasportato all’ospedale militare alleato, il giovane decedeva poco dopo. Si chiamava Umberto De Filippi ed aveva diciassette anni. Era originario di Roma, città in cui abitava in Via Paruta n. 20.
Così si moriva nella Nettunia “liberata”. A 17 anni, per una scatoletta di cibo.
Di Umberto nessuno ha mai parlato, come è ovvio.
Gli sciacalli che durante l’occupazione tedesca si introducevano nelle abitazioni dei nettuniani per depredarle e venivano colti sul fatto erano fucilati senza esitazione. Qualcuno, nel dopoguerra, tentò di farli passare per eroici partigiani, vittime del “nazifascismo”… Il solito giochetto. Umberto, purtroppo per lui, era stato ammazzato da un “liberatore” e non ottenne questa gratifica. “Un incidente”, come segnalarono i Carabinieri Reali due giorni dopo.
Abbiamo accennato alla sua storia perché per noi la realtà vale più delle ricostruzioni ideologiche che soffocano la comprensione del nostro passato. La nostra dignità di ricercatori, viene prima delle convenienze politiche. Come abbiamo fatto per Giulia Tartaglia, Ernesto Bischetti, Armando Mariani e tante altre vittime di quel triste periodo, noi non smetteremo di lottare perché la memoria degli eventi non sia più occultata dalle Amministrazioni comunali, sempre pronte a quell’omertà che si tramuta in complicità.
Pietro Cappellari
(Direttore della Biblioteca
di Storia Contemporanea
“Goffredo Coppola”)